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La nebbiolina viola si diradò lasciandoci in un grigio e squallido quartiere di Milano, scandagliai la zona con lo sguardo in cerca di umani, ma stranamente non ne vidi. Un'altra cosa che notai fu l'assoluto silenzio, innaturale, soprattutto per una città caotica e affollata come quella, ma, cosa più importante, fu l'odore denso e metallico del sangue a scuotermi, il cerchio alla testa incominciò a farsi sentire e i miei muscoli cominciarono a tendersi, sguainai le spade. Ombra dalla lama nera e lucida assorbiva la luce attorno a sé, mentre Luce, dalla lama bianco iridescente, la emanava.
-Sangue.- sentenziò Lukos, che quanto a fiuto era sicuramente ai miei livelli, feci un cenno secco d'assenso.
-Andiamo avanti io e te come al solito, Kepprik e Nulla coprono.- ordinai, poi mi incamminai, Lukos al mio fianco, la sua presenza calda era sempre rassicurante, soprattutto in battaglia e non ero mai riuscita a evitare di provare quella pericolosa sensazione, non solo sulla pelle ma anche in mezzo al petto, ma ormai sapevo nasconderla molto bene, in una vita dove si contavano i giorni in cui si sopravviveva, affezionarsi a qualcosa era più che pericoloso.
Ci dirigemmo dove l'odore sembrava più forte, la mia gola si seccò, dalla piccola piazza in cui eravamo comparsi, costellata da qualche albero qua e là, attraversammo la strada, guidati dalla traccia del profumo del sangue, girammo a sinistra, per continuare a camminare per qualche minuto, finché non ci fermammo davanti ad un gruppo di alti condomini.
Incastonato tra quei tetri palazzoni ingrigiti dallo smog c'era un piccolo spazio squadrato, l'odore permeava l'aria ed era così intenso che i battiti dei cuori dei miei compagni iniziarono a rimbombarmi nelle orecchie, lo scorrere del liquido nelle loro vene stava diventando assordante, era successo molte altre volte, il fatto che non bevessi sangue di alcun tipo accentuava sintomi del genere, costringendomi così a sviluppare un controllo sulle mie pulsioni fin da subito, sopratutto perché durante i combattimenti il sangue era all'ordine del giorno.
Esattamente al centro della piazzetta un giovane elfo dai capelli biondi era steso in una posizione innaturale, tutte le sue articolazioni erano state dislocate, sembrava una macabra marionetta con attorno un lago di sangue, da dietro Kepprik lanciò una sfera verdognola, come da manuale si stava accertando che non ci fosse qualche cosa di strano, corpo a parte; la nebbiolina verde, dapprima pervase l'aria, poi si dissolse totalmente, non rivelando nessuna trappola, altrimenti la polvere si sarebbe depositata su di essa.
-Grazie Kepprik.- lo ringraziai mormorando, gli occhi fissi davanti a me, mi mossi, feci due passi verso l'elfo e notai che la sua faccia era stata parzialmente mangiata; mi avvicinai di più, continuando a trattenere il respiro, per evitare che l'odore del sangue mi riempisse i polmoni e mi rendesse ebbra.
In quel momento un qualcosa di enorme cadde dal tetto di uno di quegli edifici, diretto alla mia testa, con totale freddezza piegai la mie gambe e sfrecciai di lato, la creatura atterrò sul cemento. Non parve gradire la mia schivata perché sibilò rabbiosa, quando misi gli occhi su di lui, mi chiesi che ci facesse lì un Naga indonesiano. Il suo corpo era serpentino dalla vita in giù, il torso e il viso erano di uomo, dai muscoli tesi e allenati, la lingua biforcuta tastava l'aria e gli occhi gialli da rettile mi guardavano fissi, Lukos si trasformò immediatamente, un enorme lupo color mogano apparve al mio fianco e la nostra squadra incominciò a muoversi come un meccanismo ben oliato. La freccia di Nulla colpì il suo petto e vi penetrò come se i muscoli della creatura fossero stati di burro, non appena la punta della freccia entrò in contatto con la carne cambiò forma, dapprima divenne liquida e filiforme e poi legnosa, intrappolando poi la creatura in una rete stretta di rovi ustionanti che crebbero in un battito di ciglia, il Naga sibilò rabbiosamente.
-Che ci fai in questo territorio?- domandai a bruciapelo, era vero che l'Armata Centrale faceva le indagini ma anche noi potevamo informarci, il Naga fece un sorriso maligno e non rispose, concentrandosi nel rompere i rovi di Nulla, i quali si stringevano sempre di più ad ogni tentativo.
Non gli puntai l'arma alla gola perché, probabilmente, conoscendo Nulla, gli avrei reso un favore, così restai pronta nel caso si liberasse, cosa che fece, inaspettatamente. Dopo aver ignorato le mie domande continuò a divincolarsi e i rovi cedettero, non appena ebbe iniziato a sanguinare per via delle ferite. Lukos fu veloce e gli azzannò un braccio, approfittai di quella distrazione per correre verso di lui e con un balzo gli fui davanti, librai entrambe le mie spade e le feci cadere contemporaneamente sul suo collo, la testa volò via roteando, il corpo cadde a terra scosso da spasmi. Appena il suo sangue fu a contatto con il cemento, sfrigolò e un odore acido permeò l'aria. Il suo sangue corrodeva, per questo era riuscito a liberarsi, presi una pezzuola magica e pulii immediatamente le mie spade che poi rinfoderai, Lukos si avvicinò al mago che gli versò tra le fauci del liquido trasparente da una boccetta panciuta che aveva fatto comparire da sotto la sua tunica.
Una volta pulito il sangue del Naga, Kepprik, con il suo passo incerto, si avvicinò al corpo, io mi piegai sulle pozze di sangue attorno alla vittima, flettendo le ginocchia, vi intinsi un dito e annusai, non appena mi accorsi che non era sangue d'elfo, ne rimasi confusa, Lukos ancora nella sua forma lupesca fece lo stesso, avvicinò il suo enorme tartufo al liquido rosso e viscoso e inspirò profondamente, poi alzò di scatto gli occhi castani e acquosi si puntarono nei miei.
Non è suo questo sangue. la sua voce profonda risuonò interdetta nella nostra testa, gli altri due compagni si voltarono verso di noi, io inspirai profondamente, mi bloccai, tra il profumo ferroso e sensuale del sangue ne notai un'altro, un odore che risvegliò in me la sensazione di averlo già sentito.
-C-come?- balbettò Kepprik sull'orlo di una crisi isterica, io annuii, Nulla aggrottò la fronte, per poi massaggiarsi il mento con una mano.
-Di cos'è?- chiese l'elfo, io e Lukos ci guardammo con un uno sguardo d'intesa.
-Di mago.- sussurrai pratica, dopodiché cadde il silenzio, come di consueto decisi direttamente cosa fare -Ora portiamo il corpo in sede, prendete una fiala di sangue, io vado a farmi un giro. Kepprik passami delle sfere dell'invisibilità e della dimenticanza.- ordinai sbrigativa, ma nessuno si mosse, tutti e tre rimasero immobili con lo sguardo puntato su di me.
Vengo con te. si propose il licantropo, la zampa già un passo in avanti, mi voltai verso Lukos, lentamente.
- Perché dovresti? Sono il vostro comandante e non posso nemmeno fare un giro di perlustrazione? Qualcosa mi sfugge.- chiesi atona, già con lo sguardo verso la scia di quello strano profumo che continuava a chiamarmi, sapevo di averlo già sentito, ma il non riuscire a collocarlo nei miei ricordi mi infastidiva parecchio, la smania di scoprire di cosa si trattasse e di dove collocarlo nei miei ricordi mi attanagliava stretta.
- Non ti lasciamo sola, questo l'avevamo deciso prima di venire qui stamattina.- sbottò Nulla, li ignorai, girai i tacchi e cominciai ad incamminarmi, il passo morbido di Lukos fu subito al mio fianco.
Non parlammo più, continuai a seguire la traccia che mi attirava, mi ricordava qualcosa, mi scervellai passando in rassegna il mio passato, sembrava essere in un ricordo molto lontano che continuava a sfuggirmi, il profumo aveva delle note dolci, enigmatiche, più mi avvicinavo ad esso e più mi faceva sentire a disagio.
L'odore divenne stomachevole proprio davanti ad uno sfascia carrozze, l'insegna era incrostata di ruggine, la luce grigia e malata della città rendeva le carcasse di macchine ancora più tristi.
Toccai la rete rovinata dal tempo e cercai di capire se ci fosse il battito di qualche uomo all'interno. Silenzio.
Mi avvicinai alla porta e con un gesto della mano la forzai, con passo lento e silenzioso entrai, sentivo la calda presenza di Lukos dietro di me. Serpeggiai tra le macchine sfasciate senza fare il minimo rumore, l'odore divenne nauseante e proprio in quel momento qualcosa nella mia mente scattò, mi bloccai.
Mi ricordai finalmente quando l'avevo sentito, il mio cuore si crepò, velocissima mi voltai verso Lukos, tra le sue zanne penzolava un sacchettino, lo afferrai e presi delle sfere bianco perlacee e le gettai a terra, una sottile nebbia brillantinata ci coprì e non riuscii più a vederlo. Eravamo invisibili, mi assicurai il sacchetto alla cintura e procedetti sempre con il passo morbido, attenta a non rivelare la mia presenza, quando arrivammo verso il centro del piazzale dello sfascia carrozze udii delle voci vuote, metalliche, mi fermai per trattenere il respiro e il muso di Lukos sbatté contro la mia coscia.
Le voci stavano discutendo, erano tre, no anzi quattro, probabilmente, cercavano qualcosa che non avevano trovato, cercai di avvicinarmi di più, per riuscire a vederne i volti, ma uno di loro bloccò gli altri dicendo che aveva sentito qualcosa, sbiancai, a tastoni cercai la pelliccia di Lukos, non appena le mie dita entrarono in contatto con il suo morbido manto mi ci aggrappai e gli montai in groppa; lui capì al volo, sentii i suoi muscoli scattare e ci voltammo velocemente, mi acquattai sulla sua schiena e come un fulmine uscì dal lì. Afferrai il sacchetto e con freddezza ne tirai fuori una sfera del trasporto non rintracciabile, mentre cercavo, un foglietto mi si accartocciò in mano, era l'indirizzo della nostra sede. Benedissi mentalmente Kepprik e la sua previdenza, scagliai la piccola sfera magica davanti a noi e una polvere indaco ci avvolse, Lukos spiccò un balzo e quando atterrò fu sul lungo tavolo del refettorio, il rumore delle sue unghie che grattavano il legno riempì la stanza. Uno schiocco di dita di Kepprik e la polvere cadde tutta insieme sul legno massiccio segnato da mille cicatrici di migliaia di passati, rendendoci visibili, smontai da Lukos, gli altri due ci guardarono con aria interrogativa.
-Senza Cuore, c'erano dei Senza Cuore nella nostra scena del crimine.- la mia voce calma e inespressiva graffiò l'aria immobile e polverosa della nostra sede, Kepprik ebbe un tic all'occhio, Nulla sempre fedele al comportamento elfico non mosse un ciglio, Lukos tornò alla forma umana e scese dal tavolo con un salto, completamente nudo.
-Penso ci abbiano fiutati, uno di loro ha detto che ha sentito qualcosa.- disse mestamente, Kepprik ebbe uno spasmo e si sedette sulla panca.
-Non dovete preoccuparvi di questo.- scesi anche io e cominciai a dirigermi all'obitorio per esaminare il corpo, ma qualcosa mi afferrò, mi voltai e mi ritrovai Nulla davanti.
-Stai scherzando. Se ti fiutano è finita, il mago che li controlla ti troverà e sarai morta nel giro di una settimana.- per la prima volta potei vedere vera preoccupazione in quegli occhi.
-Quanti erano?- chiese Kepprik con un filo impercettibile di voce, si stava torturando le mani e batteva istericamente la punta del piede a terra.
-Quattro credo, ma non siamo riusciti a vederli, ce la siamo dovuta battere prima.- spiegò sbrigativo Lukos, lo sguardo vuoto fisso a terra, come se volesse dimenticare ogni cosa.
-Solo un mago davvero potente riesce a prendere un cuore di una persona e mantenerla in vita e solo uno ai massimi livelli riesce a tenerne quattro contemporaneamente. Nulla ha ragione, sei in pericolo.- cercò di farmi capire il mago, ma io passai lo sguardo su ognuno di loro, sentendo un pungolo di irritazione dritto nella schiena.
-In che corpo dell'Esercito Magico siamo?- chiesi in tono tranquillo, loro si guardarono leggermente spaesati, non gli diedi tempo di rispondere -L'Avanguardia e il Potere Centrale dove vuole mettere quelli che vuole morti?.- cominciarono a capire -Esatto, proprio qui, se questo mago è così di alto livello è sicuramente al servizio del Potere Centrale, non credo che un novizio dell'armata magica sia capace di evocare un Naga e tenere ben quattro Senza Cuore. Sapendo questo anche se mi rintracciasse, o meglio se ci rintracciassero- d'altronde c'era anche Lukos- scoprirebbe che ho già la spada di Damocle direttamente sulla mia testa. Nulla di più facile e senza il minimo sforzo.- girai i tacchi e mi diressi all'obitorio, desiderosa di studiare il corpo della vittima il prima possibile.
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