-Truth-
Agguanto le chiavi della mia auto un attimo prima di uscire di casa e chiudere la porta. Sento che la frequenza cardiaca è aumentata e non riesco a farla ritornare stabile,la mie mente è offuscata solo da brutti pensieri ,che sto cercando di mandar via in ogni modo.
« Zayn,perché hai preso le chiavi della macchina? » Mi chiede Harry,che sembra sconvolto dal fatto che io voglia guidare dopo anni. Ed effettivamente non so neanche io perché voglio farlo,ma dobbiamo arrivare da Diana alla svelta.
« Non c'è tempo per le domande,Harry. » Passiamo velocemente per i corridoi della sala caldaie di questo palazzo,queste zona è messa davvero male,la muffa
ha divorato i muri in tutti questi anni e,i tubi ,arrugginiti,sgocciolano. Arriviamo nel garage e cerco tra tutte le auto per trovare la mia,non ricordo più quale sia il suo posto,sono anni che non vengo qui giù. Scorgo la mia auto fra tutte le altre e,finalmente possiamo raggiungere Diana all'ospedale.
Apro la portiera della mia Jeep nera,quasi nuova di zecca visto che l'avrò guidata si e no dieci volte,dopo gli attacchi d'ansia,non sono più riuscito a stare chiuso in uno spazio abbastanza ristretto per un po' . Infilo la chiave e metto in moto in pochi secondo ed esco dal vialetto. Appena superate le prime macchine schiaccio l'acceleratore e sfreccio verso il San Peter Hospital.
« Ehi Zayn,che ne dici di rallentare un po'?Ci tengo alla mia pelle. » Harry si sta tenendo alla maniglia in cima al tetto dell'auto come se potesse precipitare da un momento all'altro.
« Harry non è il momento di farsi prendere dal panico, smettila di picchiettare la mano su quel fottuto cruscotto,non è un tamburello! »
Appena dopo esser passati sotto il tunnel vedo già in lontananza la croce rossa dell'ospedale. Quando vedo l'entrata dell'ospedale sempre più vicina,un fastidioso inconveniente ferma la mia "corsa verso la gloria",il semaforo è scattato sul rosso. Impreco a denti stretti fissando il cerchio luminoso rosso che mi sta davanti sperando che da un momento all'altro scatti sul verde.
Sento qualcosa poggiarsi sulla mia spalla. Mi volto e vedo l'argento degli anelli di Harry.
« Amico tranquillo,arriveremo in tempo. » Annuisco nervosamente e ,torno a puntare lo sguardo sul semaforo. La luce è diventata giallo acceso. La pianta del piede comincia a fremere sul pedale dell'acceleratore. Picchietto l'indice sul volante freneticamente. Ora è verde,ma l'auto davanti a me non parte. Abbasso il finestrino e sporgo la testa fuori.
« Ci vuole tanto a premere l'acceleratore?Forza! » Urlo dal finestrino suonando il clacson ripetutamente,il conducente mi risponde con una suonata da parte sua e poi parte. Finalmente mi sto avvicinando di nuovo all'ospedale. Le ruote girano veloci sull'asfalto,entro nel vialetto dell'ospedale e ,parcheggio l'auto al volo nel primo spazio che vedo.
« Forza andiamo. » Dico agli altri,ma ormai sto correndo,e sono rimasti più dietro rispetto a me.
Entro nella hall e vado dritto dalla donna dietro il bancone dello sportello informazioni.
« Mi scusi,dove trovo la paziente Diana Price,è stata ricoverata da poco in questo ospedale. » La donna cala lo sguardo e, dà un occhiata sulla cartellina. Terzo piano ,stanza numero tre signore.
« Grazie mille. » Non aspetto la sua risposta e corro agli ascensori. Arrivo davanti la porta della grande macchina e un foglio con la scritta GUASTO si fa spazio proprio sull'acciaio brillante della porta. Perfetto . Perché il signore ce l'ha tanto con me oggi?
Salgo di corsa le scale,scalino dopo scalino,passo dopo passo mi avvicino sempre di più alla mia meta,la stanza numero tre. Arrivato al terzo piano mi ritrovo davanti ad un corridoio pieno di porte. Cerco disperatamente la stanza in cui si trova Diana fino a trovare la stanza con attaccato in cima alla porta il numero 3. Mi fermo davanti ad essa e do un respiro profondo. Mi asciugo le mani sui pantaloni poi prima di aprire la porta mi passano per la testa montagne di pensieri. E se non volesse vederti? Non ricorda neanche il tuo nome probabilmente. Le possibili opzioni mi vorticano in testa come un tornado di parole. Ma poi ricordo che non devo pensarci troppo,così mi faccio coraggio e apro questa porta. Appena la vedo mi fermo sulla soglia, Diana è stesa nell'letto,con una flebo nel braccio,ha lo sguardo rivolto alla finestra,e guarda l'esterno come se volesse evadere,ed infondo vorrebbe scappare saltando da questa finestra ora,senza neanche curarsi del fatto che siamo al terzo piano. Si volta verso di me e noto una strana espressione formarsi sul suo viso. Sto cercando di capire se è felice o no che sia qui,ma la sua espressione è indecifrabile come un codice tedesco della seconda guerra mondiale.
« Ehi muso lungo,che ci fai qui? » La sua ironia non muore mai,ma almeno sono sollevato che non abbia chiesto di andarmene. Mi avvicino verso di lei e, resto in piedi davanti al suo letto. La mia lingua credo che abbia subito una paralisi,perché la sento come bloccata.
« Siediti pure. » Dice spostando le gambe verso destra per farmi spazio.
« Come stai? » Emette un verso divertito,che idiota che sono,come vuoi che stia? È in un letto d'ospedale.
« Certo che sei proprio forte tu,ma tranquillo me la cavo. Come facevi a sapere che ero qui? » Ecco,questa è un bella domanda,ma dirò semplicemente la verità,niente bugie.
« Me lo ha detto la tua amica Angel,lei ed Harry stanno arrivando. Ho saputo che dopo questa tappa qui,tua madre ti farà ricoverare in un centro di disintossicazione. » Si passa una mano tra i capelli e si volta verso di me.
« Se quella stronza pensa di chiudermi li ,le manca qualche rotella,non metterò mai piede in un posto del genere,solo io posso uscire da questo,io da sola. »
« Diana,con tutto il rispetto per te e il tuo problema,ma non puoi fare tutto da sola. » Sporge il braccio fuori dalla coperta per prendere l'elastico per capelli dal codino e prende i ciuffi più corti di capelli per farsi un piccolo chignon alto. È così fottutamente bella anche dentro un letto d'ospedale.
« Zayn,non venirmi a dire cosa posso o non posso fare,sono stanca della gente che mi dice cosa fare,mia madre spedirmi in un centro di disintossicazione come un pacco e lasciarmi li,ma non può farlo,e non lo farà,ne ora,ne mai. » Sono un cretino,ma che speravo di fare? Di farla ridere? Farla stare meglio? E invece sto solo peggiorando la sua condizione.
« Scusami,non intendevo infastidirti,non so neanche perché sono qui. Mi dispiace tolgo il disturbo. » Faccio per alzarmi ma sento la sua piccola mano fredda e debole poggiarsi sulla mia,e sento una scarica elettrica percorrermi la spina dorsale.
« Non te ne andare. Scusa se ti ho risposto in questo modo,ma sono al quanto arrabbiata,ti prego, non uscire da quella porta. »
Sento il cuore accelerare di nuovo, e il sangue sta affluendo alle tempie sempre di più. Faccio come dice,e mi risiedo sul duro materasso senza batter ciglio.
« Ehi,facciamo il gioco dell'altra volta? » Le domando senza pensarci neanche per un attimo. Annuisce .
« Che hai in mente? » Sorrido,e mi passo una mano nel ciuffo.
« Lo scoprirai. Perché sei qui dentro? » Incrocia le braccia al petto.
« Ho preso una dose troppo grande,era notte,ero rientrata da poco in casa ubriaca fradicia,non ricordo nulla. Ma ricordo che ero su di giri. Mi preparai la siringa come sempre,ma forse l'ho riempita troppo perché non ero lucida. Pochi minuti dopo sento la testa che stava per scoppiarmi,e sono collassata. Almeno così credo,me l'ha raccontato mia madre. » Cazzo. Era la sera di quando siamo usciti. No Zayn non sentirti responsabile. Mi continuo a dire,ma i sensi di colpa mi stanno mangiando l'anima.
« Ora tocca a me. » Esclama,strappandomi via dai miei pensieri. Protendo la mano verso di lei in un patetico gesto di cavalleria.
« Prego. » Non resta a pensare nemmeno due secondi a cosa voleva chiedermi,sono convinto che sapeva già cosa chiedermi.
« Perché ti sei precipitato qui quando hai saputo che ero qui? » Merda. Adesso sono nei guai sul serio,cosa cazzo le rispondo.
« Perché ho sentito il bisogno di venire qui,ti basta? » Sorride compiaciuta,e poi mi scruta per un attimo.
« Zayn,la prima persona che non detesto. » Istintivamente scoppio in una risata.
« Wow grazie,tu si che ci tieni a me. » Nella sua maniera,ha provato a dire che tiene a me,e non so come prenderla,sto cercando di restare calmo e non dare a vedere che ho tutti i muscoli del corpo irrigiditi e il respiro irregolare.
« Posso rubarmi un'altra domanda? » Mi volto di scatto, rilassando i muscoli.
« E' contro le regole,ma farò un eccezione per te. » Mi da un buffetto sulla spalla,ma non lo sento neanche ,è così debole,è più magra dell'ultima volta che l'ho vista.
« Sarebbe troppo chiederti di abbracciarmi? » Ecco,adesso sto per sentirmi male,credo che sto per avere un attacco d'ansia,le gambe stanno cominciando a tremare.
« Zayn? » Scuoto la testa e mi riprendo.
« Non importa lascia stare,era solo un idea stupida. » All'improvviso protendo le braccia verso di lei e l'attiro verso di me,stringendola quel tanto che basta per farle sentire il mio calore,spero vivamente che non senta il mio battito cardiaco che adesso sarà a 200 pulsazioni al minuto. La sento rilassarsi per un attimo ed inspirare. E tutto ad un tratto questa vita prende colore anche solo per un secondo,anche solo per un niente,sono uscito dal buio. Poi la lascio andare e lei si ristende con la schiena contro la spalliera. Ha una strana espressione. Sembra stanca.
« Bhe,penso che ora devi andare. » Annuisco e scatto all'in piedi.
« Si,hai ragione,allora ci si vede ... ciao.» Cazzo sembro proprio un impedito,non sono neanche in grado di salutare una ragazza. " Ci si vede" Ma per favore! Mi gratto la nuca e,prendo la giacca. Mi volto e raggiungo la porta.
«Ehi Batman, » Mi volto di scatto.
« Si? » Poggia la testa al muro.
« Non volare via,questo giro ti ho lasciato vincere,ma presto vorrò la rivincita. » Abbozzo un sorriso,e inumidisco le labbra con la lingua prima di formulare la frase.
« Sarà lieto di concederti un occasione,mi lady. » Scoppia in una sana risata.
« Oh piantala,ti prego! » Esco dalla stanza faccio sporgere solo la testa dallo stupite della porta.
« Diana? » Porta lo sguardo verso di me.
« Mm? »
« E' meglio che ti ci abitui. » Dico,e chiudo la porta riuscendo a vedere il suo bel sorriso ,prima di andare.
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