Ateismo, religione e violenza

In questi giorni sto leggendo L'illusione di Dio e si fa riferimento a episodi di forte violenza nei confronti dei non credenti. Emblematico è il caso di un pastore che aveva incitato i malati di cancro a non assumere farmaci che alleviassero i loro dolori; in risposta dei non credenti avevano deciso di organizzare una manifestazione CONTRO quest'idea. La polizia, contattata, rispose che li avrebbero manganellati per il gusto di farlo.

Non so se sia capito bene: volevano manganellare delle persone che incitavano a prendere farmaci per aumentare la possibilità di sopravvivere o almeno per alleviare il dolore.

Immagino che qualsiasi credente moderato troverebbe da ridere: che fine hanno fatto il "ama il prossimo tuo", il "porgi l'altra guancia" e "amate i vostri nemici"?

Sebbene da quest'immagine possa trasparire un immenso odio per i non credenti, in realtà sarebbe più corretto parlare di minoranza.

Se l'America fosse stata un paese a maggioranza atea, dove i credenti sono generalmente disprezzati, i ruoli si sarebbero invertiti.

Non importa che il paese sia credente, ateo, agnostico o altro: questi modi di pensare possono educare all'amore come all'odio. Il problema deriva dalla mancanza di una morale e dal desiderio di violenza, sfogato rigorosamente sulle fasce meno numerose e quindi più deboli. 

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