VIIII Dicembre
-Bene, direi che l'albero è venuto perfetto.
Dopo un giorno stavano ancora guardando la loro opera, orgogliosi di loro stessi.
-A chi dobbiamo fare i regali a proposito?
Chiese Robert iniziando a prepararsi per il centro commerciale.
-Ai nostri amici e, se vuoi, a tuo padre.
Rispose abbassando di scatto lo sguardo, persa in qualche brutto ricordo. Ovviamente suo marito se ne accorse subito, così le si avvicinò cingendole i fianchi. Aurora non si oppose. Erano davanti alla vetrata che rifletteva il cielo grigio e monotono di New York, con candida neve che scendeva lentamente.
-Una volta facevo i regali ai miei genitori, e loro mi mandavano souvenir da Cape Town.
Infatti lui si chiedeva sempre cosa ci facesse la piccola testa di una scimmia intagliata in legno d'acero dentro il suo portafoglio. Da quando si era trasferita a casa sua scopriva molti oggetti mai visti. Ad esempio teneva in doccia un bagnoschiuma sicuramente di provenienza africana oramai vuoto, ma ogni volta lo annusava come se potesse sentire di nuovo l'odore che emanava. Se ne rendeva conto che gran parte del suo dolore proveniva dalla mancanza totale ed improvvisa dei genitori. Poteva capirla perfettamente.
-Sono sicuro che il regalo più bello per loro sia la tua felicità, ed è mio compito renderti felice non dimenticarlo.
Le baciò la tempia appoggiando la guancia sulla sua, chiudendo gli occhi, le mani all'apparenza rudi da uomo la toccavano con completa delicatezza.
-Non sei la mia donna perché tu sei libera e non appartieni a nessuno se non alla libertà stessa, ma per me sei la donna che voglio far sorridere nel bene e nel male, che voglio proteggere e sapere che verrò ricambiato. Perciò ora siamo qua, tristi e immersi nei brutti ricordi, e io ti tengo per mano perché non sarai mai da sola a piangere o ridere. Non più.
Aurora lo abbracciò accarezzandogli il ciuffo, stringendolo fortissimo come se dovessero diventare un solo corpo, una sola anima. Senza Robert nessuno poteva consolarla, senza Robert nessuno poteva distoglierla dalla malinconia.
-Ti amo.
E condivisero un lungo bacio, rendendo il cielo un po' meno grigio.
Andarono al centro commerciale, comprando di tutto per gli amici, addirittura Rob comprò una elegantissima penna stilografica per il proprio padre severo ma giusto. Forse veniva al cenone di Natale, forse non dovevano pranzare solo in tre mentre la compagnia stava con la propria famiglia. E l'attore si chiese come sua moglie avrebbe affrontato il fatto di non poter più festeggiare assieme ai suoi genitori. Lui non lo faceva mai da troppi anni, c'era abituato al dolore, ma lei nonostante i mesi aveva le ferite ancora fresche, completamente nuova a questo tipo di mancanza. Promise a se stesso di non farle passare quello che aveva passato lui durante quegli anni.
-Amanda mi ha appena chiesto se possiamo prendere un albero di Natale per lo studio, e ha specificato di volerlo vero.
Disse con disprezzo, guardando Robert che stava semplicemente pensando a come sbatterla sul muro una volta tornati a casa.
-Lo compro io, tu aspetti fuori chiaro?
Annuì con riluttanza e poco dopo erano già con l'albero in spalla, ma Aurora lo fermò.
-Dopo che vuoi fare?
Rob furbo fece finta di pensarci su.
-Credo che toglierti quei vestiti sia una bella idea.
Disse come se niente fosse, facendole mordere il labbro inferiore completamente innamorata quando si comportava così sfacciatamente.
Consegnarono l'albero allo studio, poi pranzarono da McDonald's creando imbarazzo tra i clienti che vedevano come Rob infilava la mano sotto il cappotto di Aurora per palparla senza pudore. Addirittura si guardò attorno per assicurasi di non essere visto e premé la patta dura contro il suo fondoschiena, con forza, quasi facendola cadere contro la donna davanti a loro. Era incontrollabile, senza parlare di quando stavano mangiando, mentre La Rosa tutta tranquilla mangiava sentiva una mano tirarle giù le mutandine accarezzandole il clitoride.
-Adesso basta Robert.
Disse fulminandolo con lo sguardo, così lui alzò le mani in segno di resa ma sempre con il ghigno malefico in faccia.
Ovviamente appena tornati a casa nemmeno il tempo di posare le borse a terra che subito la sbatté contro il muro, una mano venosa posata su di esso e l'altra stretta sul suo fianco. La testa inclinata, il respiro rovente sul collo.
Rob quel giorno voleva dominare e l'avrebbe lasciato fare.
-Lo sai che quando indossi quei pantaloni stretti mi fai diventare pazzo, uh?!
Ringhiò pressandola al muro, spogliandola in malo modo.
-E tu lo sai che non devo essere l'unica senza vestiti?
Rispose lei altrettanto maliziosa, baciandogli il collo, ma venne rispedita al suo posto con i polsi stretti in una morsa ferrea.
-Oggi comando io.
Ribatté minaccioso, mordendole la vena centrale del collo, il vecchio punto debole.
L'assaltò di baci, prosciugandole saliva e respiro, ansimando mentre tremava tutto togliendosi con frenesia gli indumenti. Sorrisero ma per poco poiché non lasciava mai le sue dolci labbra, prendendola in braccio ed entrando dentro di lei con il muro che le sosteneva la schiena. Gemevano all'unisono sorretti dalla passione e lussuria che sprizzava dai loro pori in quei momenti proibiti.
*per chi è un animale notturno, stanotte ci sarà qualcosa. Commentate e votate altrimenti vi crucio...*
Qua da Shinimal è tutto
Al prossimo capitolo.
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