Giugno


Era stata avanzata, proprio da parte di alcuni testimoni parte del programma protezione testimoni, la proposta di predisporre misure di protezione da effettuarsi in loco, evitando in questo modo lo sradicamento dalle proprie città d'origine e dando anche un forte messaggio alle organizzazioni criminali da parte dello Stato che si ergerebbe a difensore supremo dei propri cittadini. Inoltre quando tutti gli scagnozzi di Malosso si rivelano di minore importanza al grande schema e il pericolo dichiarato non gravoso, a Mimmo viene ridata la sua identità. Ma soprattutto la sua libertà.

Dante offre casa sua come notificata residenza di Mimmo, finché il ragazzo non possa stabilirsi da solo. Sinceramente, Manuel se lo aspettava, era proprio nella natura del professore un atto del genere ma come aveva visto gli occhi di Simone brillare quando glielo annunciava a pranzo un giorno, gli rimangono, invece, impressi.

Il caldo di quell'estate era micidiale già a Giugno, le cicale risuonavano così fermamente che a volte sembrava di sentirle anche nei pensieri. Ventilatori e condizionatori erano sempre accesi all'interno della villa Balestra, ma quel caldo torrenziale sembrava inarrestabile.

Mimmo si ritrovava nel mezzo di un corridoio, di un corridoio vuoto, il corridoio che si spingeva in tutte le stanze del primo piano della Villa. E tutte erano vuote, c'era solo lui, nel bel mezzo.

E c'era così tanto spazio, così tanta aria, così tanto intorno a lui che si sentiva soffocato e claustrofobico della libertà spaziale attorno a lui.

Non c'era nessuno in casa. Oppure c'erano così tante stanze e posti in questa casa che anche se ci fosse qualcuno non riusciva neanche rivelarne la presenza, un brivido gli sale lungo la schiena alla sola realizzazione.

"Oh" Mimmo sente qualcuno dire alle sue spalle, quando si gira, vede la figura di Manuel che lo guarda con le sopracciglia aggrottate, come se fosse un folle che stesse facendo chissà cosa. "Ue" Mimmo gli risponde, curva leggermente le labbra all'in sù e poi, girandosi intorno a lui, s'accorge che la casa sembrava comunque ancora enorme dietro e intorno alla nuova presenza.

Rimangono in silenzio, Manuel si avvicina a lui e sembra guardarsi intorno anche il ragazzo, a stupore di Mimmo.

"È enorme, vero?" Manuel gli sussurra, come se ancora non avesse avuto l'occasione di dirlo a qualcuno. L'ex carcerato procede ad annuire velocemente, "...mastodontica" borbotta.

"È strano passà da nov', diece metri quadrati, a... non te lo so manco dire quanti metri questi sò, così tanti che non riesco a vederne il confine intorno a me," Mimmo gli dice gesticolando intorno a lui con le braccia ampie, anche se non è sicuro di saperne il motivo per cui glielo sta dicendo, "non che prima stessi dentro a na Regg'... forse non l'ho mai vista prima 'na casa accussì gross" aggiunge, e non pensa di aver mai parlato con Manuel prima senza litigare o battibeccare. Però vede l'altro ascoltarlo, anche se non si stanno guardando, ma solo prendendo nei loro occhi quante stanze ci siano solo lungo questo corridoio, camminando pigramente uno accanto all'altro.

"Forse n' c'ha sens" Mimmo ride, "no, io... te ho capito" Manuel tira fuori con sforzo, ritirando rumorosamente aria tra i denti.

Mimmo si gira verso di lui, ma l'altro evita il suo sguardo, girandosi verso una finestra in una delle stanze "quanno pure io avevo avuto problemi co' la polizia... du cazzate," Manuel grattandosi il sopracciglio, dice solo, non volendo scucirsi su quanto in realtà abbia rischiato "c'era una parte de me che se rideva del fatto che avrei dormito, in cella, in 'na stanza più grande della mia cameretta."

Il napoletano ride, riempendo il silenzio con un suono molto dolce. Mimmo si perde anche lui nella stessa finestra, come a realizzare che pure oltre a quella infinita casa ci fosse ancora altro spazio di un boschetto.

"Tu sij mai stat' in una casa senza pagà, non in affitto?" Mimmo gli chiede, con una voce mangiucchiata, Manuel ride di tutto gusto rispondendogli, "cristo mai, non m'è mai appertenuto niente, immaginate na casa" e Mimmo sogghigna in accordo con lui, di una risata un po' amara.

Manuel ruba uno sguardo verso il ragazzo accanto a lui, e si accorge di quanto lui abbia capito quanto sia strano avere qualcosa di così grande che sia tuo. Senza dover riflettere ogni mese se ti verrà tolto un tetto dalla testa.

Il romano inizia a camminare verso la cucina, dove voleva farsi un caffè prima che si perdesse in questa conversazione, ora con un bisogno di farlo per potersi distrarre dai pensieri. "Penz a quanto pò costà in affitto sta casa!" Mimmo gli urla, a voce alta per farsi sentire da quello che stava scappando da quelle questioni che gli premevano fin troppo.

"Una quantità di soldi che nun me apparteranno neppure in un 'n'ata vita" Manuel gli tuona e la risata di Mimmo gli si confonde nel rumore della Moka e il verso delle cicale. Sente i suoi passi allontanarsi e il caffè uscire. Durante quella giornata poi, non si parlano più.

Il sabato di quella settimana, Nina, durante un litigio, lascia Manuel. Lei si stava lamentando della situazione con Lilli col suo ragazzo ma qualunque cosa gli dicesse Manuel per rincuorarla, Nina la percepiva come un attacco nei suoi confronti. Finché la polacca non sbotta dicendo che adesso non ha più bisogno di lui perché ha un lavoro stabile e prima o poi riavrà l'unica che ama più di qualunque cosa, più importante di chiunque.

Per Manuel, non si sono veramente lasciati, ma Nina gli ha urlato di sparire e non presentarsi mai più a casa sua.

Mentre torna alla villa con la moto del più giovane Balestra, Manuel si ricorda di una foto che aveva appeso nella camera di quest'ultimo dove c'erano lui con Simone, Lilli e Nina. Gli viene una voglia matta di strapparla in mille pezzi.

Quando parcheggia, scaraventa il casco in un punto imprecisato ed inizia a pestare i piedi lungo tutto le scale, occhi accecati dalla rabbia.

Arrivato alla porta della cameretta di Simone, non bussa neanche, spalanca la porta e con una mano strappa la foto sulla bacheca così forte che se non fosse stata una polaroid si sarebbe già stracciata.

"Ma che cazzo stai facendo?" La voce di Simone lo distoglie dalla sua furia omicida verso la fotografia istantanea. Si gira verso l'interlocutore e vede Simone steso nel suo letto, con Mimmo addormentato sul suo petto.

Simone non aveva una maglia addosso e solo la tuta del pigiama, sembrava star scrollando pigramente sul telefono prima che Manuel irrompesse nella sua camera. Mimmo ha addosso solo una maglia così allargata che non gli copre una spalla e così grande da arrivargli quasi alla fine dei boxer. La sua faccia è premuta contro il pettorale di Simone, le labbra e il naso premuti contro la pelle bianca.

Manuel si guarda tra le dita e vede la foto, gli sembra solo adesso di riconoscere cosa stesse per fare. Sente le coperte essere strascicate da Simone mentre cerca di aggiustarsi in una posizione seduta, ma muovendosi, sveglia anche il ragazzo addormentato tra le sue braccia.

Mimmo si asciuga gli occhi con un dito, e a Manuel sembrava veramente un coniglietto dalla dolcezza dei movimenti. Manuel solo nell'aspetto sembrava un 'avanzo di galera' molto più di Mimmo, gli pare di ragionare nel profondo della sua mente.

"Io... uh" Manuel inizia a dire qualcosa, mentre il napoletano sbatte gli occhi un paio di volte prima di sedersi ai piedi del letto, le gambe nude esili si stendono tranquille lungo la superficie, "tutt' a pposto?" Gli chiede, ora, con la bocca impastata dal sonno.

Il romano guarda Simone, il quale ha un aria ancor più preoccupata di Mimmo. Probabilmente più consapevole di in che guai lui sia capace di cacciarsi.

"Ho litigato... anzi, me so lasciato con Nina, la mi' ragazza" precisa anche per Mimmo, vede gli occhi grandi di Simone ora colmarsi di dispiacere più che di preoccupazione, e Manuel non riesce a non pensare a come il suo cuore sia così grande da riuscire ancora a riservargli dello spazio per stare male anche per lui. Si sposta la foto tra le dita e mormora, "la stavo per straccià" la alza poi tra due dita in modo che Simone possa riconoscere l'immagine.

Quest'ultimo si alza subito dal letto, sbuffando. I suoi piedi nudi che fanno rumore sul pavimento, gli leva la foto dalle mani e aggiunge con voce soffice, "non straciallà la foto, sei solo incavolato, poi te ne penti e chi ti sente".

Manuel sorride un pochino, perché Simone è sempre capace di farlo ridere. Ma torna molto cupo subito dopo.

"'Nda'amo a ballare" Mimmo dice dal basso della sua posizione rispetto agli altri due, con le gambe incrociate sul letto. Simone sbuffa sonoramente mentre Manuel gli alza un sopracciglio. "Lui non vuò pop jì, mò magari se vieni tu, si convince" il napoletano suggerisce con un tono luminoso, a volte a Manuel gli sembrava che splendesse di luce propria talmente fosse spesso solare.

Mimmo si alza dalla sua posizione e avvolge le sue braccia sulle spalle di entrambi, Manuel fa per allontanarsi infastidito ma lui lo tiene stretto e dice "no,no sentitemi tutti e due" sia Simone che Manuel si guardano, "tu trovi un'altra femmina con cui trombare," Mimmo gli dice girandosi prima verso di lui, e poi verso il suo ragazzo gli sussurra con tono appassionato "e noi trombiamo nel cesso".

Simone diventa di un rosso fuoco e spinge Mimmo dai fianchi sul letto, Manuel invece si mette a ridere.

"Sei n'coglione" Simone gli mugugna, mentre Mimmo sogghigna steso sul letto, la maglia che aveva indosso ora la riconosceva come una delle tante del pigiama di Simone. "Però, tieni ragione" Manuel riflette su sè stesso, preso da una concretizzazione che si era già perso e rovinato due feste solo stando appresso a Nina, non che gli dispiacesse o se ne pentisse, ma nel momento in cui lei veniva a meno dei suoi sforzi, un po' le voleva far rodere.

Mimmo alza la testa dal materasso e si gira pigramente verso Manuel, con un sorriso sornione "su quale delle due parti 'aggia avuto raggione?", Simone all'istante lo soffoca col cuscino su cui erano stesi poco prima, mentre l'ex carcerato sotto di lui invano cerca di liberarsi dalle due braccia. E Manuel si trattiene molto a non scoppiare a ridere all'intero siparietto. Non pensava che mai si sarebbe sentito in quel modo intorno a loro.

Ci sono molti locali aperti ma alla fine scelgono quello che meno sarebbe costato con un uber, questo perché Manuel era senza moto e in tre su una (nonostante Mimmo insiste che a Napoli l'abbia fatto più di una volta e non sia mai successo nulla) non sembrava l'ideale.

"Quella" Mimmo indica a Manuel una ragazza che sta ballando quando sono solo loro due appoggiati ad uno dei muri nel fondo del pub, strapieno di gente, con le luci strobo e la musica alta, Simone sparito a prendere il secondo giro di drink a tutti e tre. Manuel era convinto che veramente avrebbe speso la serata da solo a dover sorbirsi la coppia a limonare e strusciarsi, invece i due non si erano neanche lontanamente comportati come una coppia smielata e invasiva.

La ragazza che gli indica è veramente una bellissima ragazza. È mora con i capelli mossi lunghissimi ed alcune ciocche colorate di rosa, è bassina ma dai seni molto grandi e il faccino dolce. "Pe' piacerte i maschi, buon gusto" Manuel ride e Mimmo sposta la testa come fanno i cagnolini quando son confusi, "e chi t'ha dit' che me piaciono solo 'i maschì?".

Manuel gli rivolge uno sguardo sconvolto, gli occhi spalancati ma con un sottostante estro di pronto a spaccargli la faccia per star prendendo in giro Simone, proprio come immaginava stesse facendo. "Stai calmo, compà" Mimmo alza le mani in difensiva, con un sorriso tranquillo, "mi piacciono sia i maschi, che 'e femmene".

E Manuel va un secondo in corto circuito, poi annuisce con la bocca ancora semi aperta, Simone in quel momento si trova ad arrivare con i loro bicchieri di plastica riempiti di liquidi colorati e glieli riversa tra le mani.

Mimmo sposta gli occhi vagamente un po' verso la ragazza che stavano guardando prima e un po' Manuel "dai, come s'affronta a sciglia'? 'e femmene songhe seducenti, bell'e vista, hanno lineamenti cchiù morbidi, purtament' 'elegante, e so quasi tutt bbell'assaje!" Ride, il suo accento ancora più marcato dopo un long island a stomaco vuoto.

Gli occhi chiari di Mimmo un po' annebbiati dall'inizio di ebbrezza si perdono, poi, nelle dita di Simone, e forse anche col coraggio dell'alcool continua a sparlare, "... 'e masculle invece sono grossi, musculatura cuaddrata e marcata, poderosi, sovrastanti ca te dominano, sono più... bestiali" commenta oramai senza ritegno, leccandosi le labbra. Manuel si perde nelle parole come se potesse riconoscerle come proprie mentre Simone sembra confuso dal perché glielo stia dicendo ma le sue guance porpora si rendono intravedibili anche nel buio del locale.

Simone e Mimmo si rimangono a guardare qualche secondo mentre sorseggiano i loro bicchieri, Manuel ha gli occhi premuti sulla mora, che ora sembrava averlo anche notato e ricambiato l'attenzione con due bellissimi occhi verdi. "Però, te hai scelto" si volta verso i due, ignorando la giovane, "che?" Mimmo si sforza a prestare attenzione a lui invece che ai muscoli delle braccia di Simone che si piegano sotto la camicia.

"Te, hai scelto... tra maschi e femmine" Manuel insinua indicando le due parti che dovessero rappresentare le sue parole, gesticolando in modo dinamico, sembrando quasi nervoso dall'argomento. Simone sembra sul punto di difenderlo, di far iniziare a partire il pippone infinito su quanto stia invalidando la sua sessualità con quel commento ma Mimmo lo coglie sul tempo. E forse per fortuna, perchè Simone non è sicuro che Manuel l'avrebbe ascoltato, mentre forse come glielo avrebbe detto l'interessato sarebbe stato più diretto e nella sua lingua.

"È ccà che hai sbajato," sorride Mimmo, non molto impreparato o colto di sorpresa dalla domanda, "io non ho scelto tra gli omini e le donne, ho scelto tra Simone e tutti gli altri; comme tu scegli tra la tua mogliera e tutte le altre femmene, non è tanto diverso".

Mimmo non ha passato la maggior parte della sua vita in luoghi lgbtq+ friendly, e non ne sa tantissimo dei termini tecnici ma si è sempre sentito molto determinato dei suoi sentimenti. Forse perché gli è sempre stato insegnato che le emozioni rendano gli uomini deboli, o forse perché non ne ha sempre provati tantissimi per tantissime persone.

Scegliere di stare con Simone non era stata una scelta difficile, Simone era diventato tutto per lui, era l'inizio di una nuova vita ed una luce infondo ad un tunnel che sembrava solo buio. E poi Simone era un figo anche fuori oltre che dentro, lo trovava incredibilmente attraente. Ciò non lo aveva reso gay, era abbastanza convinto che le donne lo eccitavano ancora, quindi se secondo il suo ragazzo questo significava essere bisessuali, gli andava bene.

Manuel è un po' interdetto sul fatto che abbia senso. È come se qualcuno gli avesse appena dato il permesso di farlo, anche se è completamente etero. "È bisessuale, non significa in automatico sia un ninfomane" Simone commenta solo, sembra un po' inviperito ma Manuel invece ha solo sentito bisessuale detto ad alta voce, e non sottinteso con qualche mezza parola.

Quella sera Manuel non fece nulla con la mora, lui non si avvicinò per provarci e lei sparì con un ragazzo alto due metri a un certo punto. È abbastanza sicuro che neanche Mimmo e Simone abbiano scopato nel bagno. Verso le quattro di notte son tornati tutti insieme a casa e si sono addormentati tutti tra il letto di Simone e il pavimento della stanza.

Manuel e Nina tornano insieme il giorno dopo, lei gli aveva chiesto se ne potevano parlare e lui ancora un po' stontito dalla sera prima aveva guidato fino a casa sua con molta attenzione di non addormentarsi alla guida. Erano rimasti, poi, tutta quella domenica insieme, Manuel aveva anche dormito da lei.

Nina gli aveva detto che lui aveva reagito in modo eccessivo, dandogli fondamentalmente la colpa della rottura, però l'aveva detto ridendo. Infine sottolineandogli che lei lo amasse così tanto che era disposta a stare con un coglione e bruto come lui.

La mattina di lunedì, la coppia si saluta dolcemente, dandosi bacini alla porta di casa. Manuel desume che Nina ne valga la pena di ogni commento spiacevole, litigata ed insulto. Mentre aspetta il pullman alla stazione, almeno per avvicinarsi a dove si trova la villa, Nicola lo invita nella sua auto e lo accompagna. Quando gli chiede perché non è rimasto dalla sua fidanzata fino a che qualcuno, Dante o Simone, potesse andarlo a prendere invece di aspettare i mezzi, Manuel non sa bene come rispondergli o cosa dirgli.

Quando arriva sul porticato della villa, dalla porta finestra vede Simone e Mimmo intenti a preparare la colazione in cucina.

Mimmo era seduto sul bancone della cucina con le gambe a penzoloni e Simone era posizionato tra le sue gambe mentre versava la polvere del caffè nel filtro della caffettiera.

I due sembravano intenti, dai gesti e da ciò che si poteva udire dalla porta socchiusa, a parlare animatamente su se la polvere per la moka dovesse essere pressata o meno, nonché sulla quantità e in che proporzione rispetto all'acqua. Per Mimmo sembrava essere molto importante la questione.

Manuel li guarda avvolti l'uno e nell'altro, a spendere qualunque momento insieme sempre alla ricerca della pelle dell'altro. Anche solo fare il caffè insieme con le cosce di Mimmo che sfiorano i fianchi di Simone.

A guardarli, Manuel riesce solo a pensare che sia Mimmo che Simone non darebbero mai la colpa all'altro per tutto ma si proteggerebbero a vicenda dai loro stessi mali.

Il 14 Giugno è il compleanno di Laura, e, prevedibilmente, decide di organizzare una festa in riva al mare. Esporta chiunque a portare un costume e da programma, dopo, il pomeriggio a bagno maria, avrebbero cenato in un locale lì di fronte.

Laura invita Simone e Manuel, ma, sorprendentemente anche Mimmo. Glielo aveva scritto a tutti per messaggio sul gruppo di classe e, in esso, precisava che le facesse piacere se Mimmo volesse venire anche se non si conosceva bene con lei e con il resto del gruppo, perché si sentiva in colpa a lasciarlo da solo in villa con il professore levandogli sia Simone che Manuel per un'intera giornata. In un post scriptum aggiunge che Matteo voleva conoscere un criminale e aveva troppe domande che nessuno aveva mai il coraggio di chiedere sulle prigioni.

Mimmo all'inizio non è sicuro se dovrebbe andare ma viene convinto sopratutto da Dante. Il quale gli dice che dovrebbe iniziare ad assaporare la libertà che aveva ottenuto e guadagnato duramente. Simone gli chiede quand'è stata l'ultima volta che si era fatto una nuotata al mare, ed il gioco era stato fatto, Mimmo si era essenzialmente deciso a partecipare.

Nicola si propone di accompagnarli,tanto comunque ci avrebbe dovuto portare Viola, e la macchina era abbastanza grande per anche gli altri tre. Anita, quindi, che si sente sempre in debito per tutto, insiste che lei e Dante li sarebbero andati a prendere.

Però Simone annuncia la mattina stessa della festa che lui e Mimmo sarebbero andati con la sua moto sia all'andata che al ritorno, Virginia gli intima solo di non sfruttare la cosa per fare tardi e di stare attenti. A Manuel manca avere la sua moto.

Stare in macchina lui, Nicola e Viola, gli fa provare qualcosa ma non sa ben definire cosa. Lui gli fa qualche domanda su Nina ma quando Manuel inizia a rispondere svogliatamente, Viola lo minaccia di essere un impiccione.

Matteo e Laura hanno i costumi da bagno coordinati, ciano con una decorazione a palme bianche, risultano carinissimi. L'unico altro costume da bagno rilevante agli occhi di Manuel, è quello di Mimmo. Perché Manuel sa che è di Simone. Gli va un po' largo, ma stretto con il lacetto ai fianchi non gli sguscia via.

La battuta ricorrente di Matteo per tutto il pomeriggio è riprendere qualunque ragazzo guarda per troppo a lungo la festeggiata, ribadendo 'è 'a ragazza mia' fin troppo fieramente, Laura alza gli occhi al cielo ogni volta ma sotto ad essi sorride zuccherata.

Nina lo picchia sulla spalla sinistra, canzonandolo di non fare mai così con lei, quasi nessuno lo trova divertente apparte Manuel stesso. Non si chiede perché più di tanto.

Matteo effettivamente riesce a fare le domande che voleva a Mimmo, un po' tutti in realtà a un certo punto sembrano concentrati sulla questione. Lui non sembra infastidito, anzi racconta quasi tutto mentre ride, con qualche battuta o in modo leggero. Anche Nina lo trova interessante.

Manuel nota quanto Mimmo abbia gli occhi lucidi quando sono tutti nel mare a tuffarsi dagli scogli, a ridere e spingersi, quando Luna glielo fa notare, lui dice che è l'acqua salata ma è palese che questa libertà e felicità che loro trovano normale, per l'ex carcerato sia travolgente. Rayan prende Viola in braccio a mo' di sposa e se la porta in mare con lui quando la vede abbattuta di non poter fare il bagno come tutti i suoi compagni di classe.

Quando Nina inizia a baciarlo lungo il mento quando sono entrambi più distanti dal resto del gruppo, con gli occhi, oltre lei, non di proposito, guarda Simone e Mimmo. L'ultimo sembra proprio impegnato a non osservare troppo a lungo come le gocce dell'acqua salata discendono lungo il corpo del suo ragazzo, ma anche Simone non risulta da meno, sembra ignegnarsi in mille conversazioni perché non può fissare così a lungo le labbra bagnate di lui.

"Non fartelo venire duro in mezzo qua, scemo" Nina gli sussurra sculacciandogli una coscia sott'acqua, distraendolo dai due ragazzi infondo. Lei nuota verso il resto del gruppo con una risata, quindi, si unisce anche lui ai più.

Si rende conto, però, che nessuno di loro, apparte lui, sa che Mimmo e Simone stanno insieme. Poi pensa a se Dante ne fosse a conoscenza, e conviene che probabilmente no, o almeno, non per certo.

La cena è buonissima e la torta di Laura ha sù scritto, con una crema alla fragola, 'volevo dire a Tiziano Ferro che spesso non me lo so spiegare neanche io'. Sono stati Luna e Matteo a decidere la frase e Nina gli sussurra "sulla tua ci scriverei 'smadonno ma nun mollo'" lasciandosi sfuggire un risolino. Manuel pensa sia molto coerente ed effettivamente divertente.

Ma il primo pensiero che formula, di getto, appena lei inizia a parlare della questione, è che non sa se chiederebbe proprio a Nina cosa scrivere sulla sua torta di compleanno.

Il ritorno a casa con Viola e Anita è strano. Sua madre ha preso in prestito la macchina di Dante ma lei aveva insistito che non c'era bisogno di accompagnarla visto che suo figlio, come racconta testualmente davanti a Manuel e Viola in macchina, era stato abbastanza maturo e responsabile da non vendere il suo stesso motorino, unico mezzo di trasporto.

E Manuel nonostante risponda, "ma vattene a fanculo 'ma", pensa che abbia ragione.

Il lunedì della settimana dopo, Manuel, quando esce dalla cucina verso il salone, ancora addormentato, si ritrova davanti Mimmo e Simone sul divano che si stanno mangiando la faccia a vicenda. Riflette che solo due uomini possono essere eccitati alle dieci di mattina.

I due caffè della loro colazione abbandonati sul tavolino e in sottofondo, in televisione, Undici e Mike che litigano, sono completamente ignorati per perdersi nelle bocche l'uno dell'altro.

Quando Manuel si siede sul divano con il suo caffè i due si staccano immediatamente come se fossero stati scoperti da qualcuno con un grande segreto, palesemente consci della sua presenza solo quando hanno sentito il divano abbassarsi e il rumore delle molle. Ma il romano continua a bere il suo caffè e a guardare la televisione di fronte a lui.

"Sti duj so peggiori di me e Nina, ma litigano solo?" borbotta alzando un sopracciglio. La coppia si guarda intorno spaesata ma poi Mimmo si riaccocola sul petto di Simone, e lo guarda come se gli volesse chiedere se veramente non si fidasse di Manuel. Di Manuel. Lui.

Simone, distraendosi nelle sue iridi azzurre, non si rende conto di a che punto della storia fosse Mimmo a sentirsi più a suo agio con Manuel intorno a comportarsi come una coppia.

"Se amano sulo pe' il trauma-bonding, come si chiama quella roba lì" Mimmo dice poi con un inglese maccheronico, con così tanto accento napoletano che sembravano facessero parte della sua lingua quelle parole. Manuel ride mentre le ripete cercando di imitare il napoletano, Mimmo gli tira il cuscino che ha dietro la schiena.

Simone però è concentrato sulla scena della serie Netflix ora, gli occhi grandi erano illuminati dalla luce dello schermo, "pe' davvero, pensate che stiano così male insieme?" Mormora poi. Sia Manuel che Mimmo dicono in coro, in ordine, "sì, frà" "sì, amò".

Simone, ora, si gira verso di loro e gli alza due dita incriminatorie, "non vi permettete ad allearvi, mo'".

Manuel rimane con loro a finire almeno la puntata, anche se lui era rimasto alla primissima stagione quindi si era anche anticipato metà serie. Quando i minuti stanno per scadere, fà per andarsene, prima però esclama, quando si trova alle spalle del divano, dove gli occhi di Simone e Mimmo non possono raggiungerlo, "dovreste dirlo a tutti che state insieme, non ve vergognate, scialla che male che vada con qualche coglione lo sfondamo de botte... de nuovo". I due rimangono in silenzio alle sue parole, e Manuel si dirige verso la sua camera per proseguire la giornata.

Alla fine è solo Dante quello che ha un comportamento imprevisto alla notizia della nuova relazione del figlio. Sembra un po' disagiato dai due, riservandogli sempre tanti sorrisi e attenzioni, come se fossero una specie da proteggere e non due semplici ragazzi che stanno insieme. Nonché iniziato a dirlo direttamente ad altre persone, infatti Anita già lo sapeva quando Simone e lei si parlano a cena, una domenica sera.

Manuel pensa che se fosse successo a lui gli avrebbe dato molto più fastidio di quanto poco Simone stia reagendo alla situazione. Una parte di lui si domanda se crescere significhi anche accorgersi quanto i propri eroi siano in realtà degli esseri umani, con un sacco di difetti. Tra quest'ennesima cazzata di Dante e ciò che aveva fatto a sua madre, la quale ci era pure tornata insieme, Manuel non riusciva a non concludere che il professore fosse proprio un uomo. Detto nel modo più negativo possibile.

Per il resto, Manuel è sicuro che sia stato Simone che lo abbia detto alla loro classe, anche se non sa bene in quale occasione. E poi ha pubblicato una storia sul suo profilo Instagram, per gli amici stretti, dove i due si baciavano. Luna aveva scritto sul gruppo di classe, taggandolo, che se lo è scelto proprio bene. Tutti sembrano aggiungere qualcosa, una battuta, un cuoricino, uno sticker, una reazione; Manuel ci riflette per qualche minuto ma alla fine si scopre così tanto tempo a scegliere che finisce per visualizzare l'intera conversazione e nient'altro.

Il 23 giugno è una domenica, e Virginia organizza un pranzone a tema cucina brasiliana perché aveva passato tutto lo scorso mese a studiarne e ad impararla, quindi adesso voleva sfoggiarne la bontà.

Sia Anita che Nina sono invitate, insieme a tutto il resto dei residenti di casa, e Virginia chiede ai due Ferro se sarebbe carino includere anche Nicola e Viola, ma entrambi convengono che sarebbe solo imbarazzante e forse addirittura ridicolo.

Virginia non si siede mai durante tutto il pranzo, troppo impegnata a descrivere ogni piatto e a servire tutti con maestria. Dante si siede a capotavolo, alla sua sinistra c'è seduta sua madre e i due posti accanto sono occupati da Manuel e Nina. Di fronte a Manuel e sua madre ci sono Mimmo e Simone. Tra un poema e l'altro della nonna, riescono anche a dirsi qualche parola.

"La feijoada è uno dei piatti più caratteristici del panorama gastronomico brasiliano," Virginia ricomincia con il suo solito tono teatrale mentre poggia l'ennesimo vassoio sul tavolo, oramai non c'era manco più posto per i loro gomiti, "è uno stufato la cui origine è comune ad altri piatti simili della cucina povera europea, come la cassoeula lombarda".

Anita ne approfitta per prendere parola e girarsi verso il figlio, "a proposito di poveri" incomincia molto allegramente la frase lei, facendo sorridere Manuel, "vedi de ricomprarti la moto".

"Te ricordo, che l'ò venduta pe tre e settantacinque, na minchia fondamentalmente" inizia a blaterare Manuel con la sua solita verve tipicamente romana e la gestualità approfondita e studiata, "manco me ci prendo n'a bici".

Anita aggrotta le sopracciglia e incrocia le braccia, dopo aver posato rumorosamente le posate sul piatto, "quello perché sei un coglione e te sei fatto fregà, e mo ce possiamo move a malapena" lo canzona con lo slancio tipico delle loro conversazioni madre-figlio.

Nessuno, al tavolo, si permette di nominare il motivo per cui Manuel ha venduto la moto, né lui, né Anita e assolutamente non Nina. La quale rimane solo ad ascoltare il battibecco.

"Secondo mme" Mimmo inizia a dire con un boccone ancora in bocca, si ferma solo per ingoiare e poi continua "'na Beverly 500 o na Honda Jazz 250 quasi morta a quattrocento la trovi da 'nu concessionario dint' 'e quelli dove nun c' va nessuno, 'forse 'nu poco in periferia, di quelli piene 'e debit".

Manuel guarda un angolo della stanza in alto, come se stesse riflettendo su qualcosa, "poi ci cambio due pezzi con quelli de ricambio che tengo ancor da qualque parte, così se tene in piedi magari" sembra riflettere più con sé stesso.

"Si, stanno nel mio garage" Dante si intromette nella conversazione, Manuel annuisce alzando le sopracciglia, "se sei bravo a cambiarli i piezz, tu te la 'mbrogli anche bene a rivenderla poi" aggiunge Mimmo facendo spallucce.

Anita sorride, anche se pensa di aver capito quasi nulla dell'intera conversazione, e proferisce, "mi sembra perfetto, quanno vai?". Virginia, dalla sua posizione, sbuffa perché ancora non capace di poter riprendere il timone della conversazione.

Manuel spalanca gli occhi e alza le mani al cielo, come esasperato dalla madre che volesse addirittura sapere quando avrebbe iniziato a fare qualcosa e non solo preso una vaga decisione a riguardo. "Possiamo andarci noi con la moto di Simone anche domani, non pensi?" Nina dice, proferendo parola per la prima volta durante tutto il pasto.

Simone arriccia il naso a come la polacca abbia deciso tutta da sola di prendersi la sua moto e Dante, per una volta nella sua vita, è affine con l'idea del figlio. Infatti non sembra anche lui molto d'accordo a lasciare che i due si mettano a fare un viaggio fino a chissà quale sperduta concessionaria per trovarne una che faccia un prezzo abbordabile. Soprattutto in quanto se facessero un altro incidente perché troppo distratti l'uno nell'altro, dopo aver raccomandato così tanto Nina, sarebbe stato un disastro con Lilli.

"Perché non ci andate tu e Simone?" Dice quindi Dante, Nina sembra rimanerci male ma non abbastanza da intervenire, dall'altro lato del tavolo, invece, l'appena nominato immediatamente ribatte, "'cor cazzo, 'co sto caldo poi, penso potresti nominare solo il calcio come qualcosa che mi interessa meno delle moto".

Manuel lo prega un po' con gli occhi di accettare, di farlo per lui, così quella conversazione poteva finire, ma Simone non gli pareva vacillare.

"E allora" Anita proferisce come una sentenza, con quella voce che usava sempre quando non voleva sentire obiezioni, "ci andate tu e Mimmo, mi sembrava anche un po' n'espertino".

Il quale era completamente rapito dalla farofa che stava mangiando, la bocca impastata da purea, che quando si ritrova nominato da Anita riesce solo a dire "io?".

Lei annuisce soddisfatta, e Simone muove le labbra tese con gli angoli piegati verso il basso e dice solo "ha senso". "Ma come c'ha senso?" Mimmo si gira verso di lui, come tradito dal suo stesso fidanzato. Ma a Simone egoisticamente andava molto meglio lasciare la sua moto a Mimmo e Manuel, che Manuel e Nina.

Cerca di non interrogarsi sul perché provi ancora una così torba e nascosta gelosia per Manuel, questa stessa gelosia che lo aveva portato a schifare completamente Nina, nonostante personalmente non gli avesse fatto nulla. L'idea di Mimmo e Manuel non è che non gli dia fastidio, ma in un modo diverso, quasi una sorta di desiderio celato. Decide di non volersi complicare le cose, e quindi abbandonare il pensiero.

Anche a Dante sembra piacere la soluzione, Nina non ha molto da commentare a riguardo e gli unici scontenti sembrano proprio gli interessati.

Manuel apre la bocca per ribattere che potrebbe anche andare da solo e dare così manforte allo scontento di Mimmo ma prima che possa effettivamente agire, Virginia gli ruba subito la scena, iniziando a spiegare uno dei suoi ennesimi piatti. Manuel cerca di incontrare lo sguardo di Anita o Dante, ma entrambi sembrano convinti di aver risolto la paturnia. Sente Mimmo sbuffare, e anche lui si arrende.

La madre, prima di andarsene, gli raccomanda di non andare da solo. Quindi Manuel, che di prese per il culo alla madre ne aveva già fatta una troppo grossa, decide di non ribattere.

"Quindi come saje qualche cosina sur le moto?" Gli chiede Manuel mentre scendono dal mezzo di Simone alla quarta concessionaria che hanno individuato, o più che altro che aveva individuato. La lista gli era stata fatta proprio dal più giovane Balestra, perché loro due preferivano fare qualunque cosa più che pensare di dover passare il pomeriggio dell'ultimo di giugno sotto il sole in moto.

Entrambi, infatti, sono in canotta e pantaloncini, il degrado di un uomo.

"Mio zio le rivenneva" risponde Mimmo mentre slaccia il casco da sotto il mento. "Tu zio aveva 'na concessionaria?" Manuel domanda con un tono stupito. Intanto con la mano bussa sulla saracinesca d'acciaio.

Mimmo ride un po' pigramente, con il piede gioca con i lacci dell'altra scarpa e gli risponde senza guardalo negli occhi, "certo come no, 'o zi' mio rivendeva auto e machin rubate, e c'era anche 'no spaccio annesso penso, cambianno 'a targa e tutto il resto appresso". Manuel rimane in silenzio e lo guarda, ma riesce poi solo a rispondere un piccolo "ah, scusa".

Si imbarazza un po' a non aver trovato altro da dire ma Mimmo, tranquillizzandolo, gli esprime "ma va, niente paura" con un tono sereno come il solito.

I due rimangono in silenzio davanti alla porta, e Manuel decide di bussare un'altra volta. Sentono una voce burbera e pesante che gli urla di aspettare un fottutissimo secondo con un fortissimo e strettissimo accento romano.

Manuel e Mimmo si guardano un momento e poi si fanno ridere a vicenda. A Manuel, ora più leggero, qualcosa gli piomba in testa che avrebbe voluto dire prima, "me e tuo zio simo compari comunque, se magna bene eh co la coca" il romano gli confessa e Mimmo gli offre lo sguardo sconvolto di qualcuno al quale il mondo viene stravolto a sentire il retroscena di un personaggio.

Quando il romano vede l'altro così stupito dalla rivelazione di parte del suo passato, gli sorride innocentenente, prima di mormorare, "so stato in certi giri, non sono mica un tipo tanto apposto, è solo grazie a Simone e suo babbo che so uscito de sta situazione, i soldi so' sempre mancati a casa mia e 'mi madre faceva trecento lavori insieme".

Manuel legge negli occhi chiari di Mimmo qualcuno che lo stia ascoltando con sincerità, non si sarebbe mai aspettato che sarebbe stato lui una persona con cui sarebbe riuscito ad immedesimarsi, a capirsi. L'altro gli sorride e gli posa una mano sulla spalla, scrollandolo un pochino.

"Ja t'aggia fa' ridere un po'," marca molto il suo accento, Mimmo con un sorriso sornione, "io a sette anni sapevo già cambia' 'e tarche, a malapena sapevo scrive ma su quello ero bravissimo, con le dita piccole che mi ritrovavo, sono io il caso perso, tu sei un tipo più che apposto, 'o ffaceste pe' chi amavi, no?".

Manuel si scosta dall'altro, con un attengiamento lento, lasciando che la mano di Mimmo gli cada dalla sua spalla, in modo da poterlo fissare negli occhi, nell'anima, per potergli spiegare, con un tono basso e schietto, che, "nella mia visione, ricongolionita ssicuramente de la vita, te sei stato più che... giustificato rispetto a me a essere finito, ma che finito, te ce sei nato in 'na situazione de merda, ne hai meno de colpe di me e nun sei 'n caso perso, era l'unica cosa che ti avevano insegnato ad essere e fare".

Mimmo boccheggia un paio di volte, incerto su cosa rispondergli, preso sotto torchio dallo sguardo sicuro e sincero che Manuel gli stava rivolgendo, come non glielo aveva mai visto. Prima che possa però, trovare nelle sue meningi e tra le labbra, qualunque parola da dire, si spalanca davanti a loro la concessionaria e un uomo grosso, in canottiera e birra alla mano gli intima cosa vogliano a quest'ora del giorno.

Alla fine uno scooter lo trovano, ha un pochino tanti di chilometri, la batteria scarica e la revisione scaduta, ma avevano fatto un ottimo compromesso per ciò che avevano di fondo monetario. Manuel è convinto che tra lui e Mimmo, i loro accenti e modi di fare, in un'altra vita sarebbero stati dei bravissimi affaristi. Magari in un altro universo che fosse stato più gentile con loro.

Durante il viaggio di ritorno, Manuel è sicuro di aver sentito Mimmo ringraziarlo per quelle parole, in silenzio e mezzo mangiato dai rumori della strada. Arrivati a villa Balestra, il romano gli avrebbe voluto rispondere a quella frase che gli aveva smollato lì di proposito per non essere sentito ma Mimmo aveva immediatamente detto, prima che lui potesse riportare quel momento, "bé eh, è stato divertente tutto sommato, penzavo addirittura a qualcos' 'e peggio".

Manuel decide quindi di lasciar perdere. "Mejo de 'n pomeriggio a giugno sotto er sole appiccicati uno contro l'altro sul motorino girando mezza Roma a litigare co' vecchi scrocioni ci sono tante cose, peggio come poteva andare?" inizia il suo monologo lamentoso il romano, mentre elenca sulle dita ogni punto, "potevamo litigare... o essere sparati da nu vècchjo", Mimmo conviene ridendo.

Sentono Simone arrivare, con il visino pulito e la camicia bianchissima leggera, mentre loro due erano due ammassi di sudore e pelle puzzolente, i capelli bagnati e lerci.

"Se vi siete divertiti così tanto" Simone inizia avendo udito le risate già dall'interno, "inizierete a uscire insieme?".

Sia Manuel che Mimmo lo guardano come se avesse un terzo occhio, come se gli stesse chiedendo di compiere un atto assurdo, e se ne escono con due sonori, "'cor cazzo" e "c'ô cazz'". E poi si indicano a vicenda, come a voler dimostrare che abbiano ragione.

Manuel si avvicina alla pompa dell'acqua in giardino, all'inizio con lo scopo di sciacquare gli anfibi ricoperti di polvere e grasso, ma quando sente l'acqua fredda sulla mano, prende in considerazione di farsi la doccia in giardino.

"Devo fà na doccia" vede Mimmo dire con la coda dell'occhio mentre si annusa sotto le ascelle, poi quando era già per metà oltre il porticato, aggiunge mezzo urlando, "vieni con me?". Pensa di non aver mai visto Simone muoversi così agilmente in tutta la sua vita, notoriamente lento e pigro.

Forse Manuel fa la doccia in giardino veramente.

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