Agosto
È il primo d'agosto quando Simone sta tornando in Italia, e riceve da Viola un messaggio in privato. La quale evenienza è molto strana.
Lo avvisa, premettendo di non preoccuparsi, che Manuel e Mimmo sono da lei, e se può, appena possibile, venirseli a prendere, alla fine del messaggio, scrive l'indirizzo. La verità è che Simone non va neanche a casa, già dalla stazione si dirige verso l'indirizzo scritto dalla sua compagna di classe, perché quella raccomandazione di non preoccuparsi, lo fa solo preoccupare.
"Se chiedo delle spiegazioni non me le darai vero?" Mormora a Viola quando entra nel salone, con gli occhi scorrendo le condizioni dei due ragazzi, che stavano facendo colazione sul tavolino, approfittando palesemente di quanto sia abbondante. Lei alza le sopracciglia e fa segno di no con la testa, "non penso veramente sia giusto che te lo dica io".
"Avete finito di sgozzarvi?" Chiede alzando la voce, fermo sul pianerottolo. Entrambi i ragazzi si girano verso di lui, e Mimmo fa per alzarsi, avvicinandosi all'uscita.
Manuel però, si gratta solo il retro del collo e borbotta, "penso che rimango un altro po' qua," afferra le chiavi dello scooter e le lancia a Simone, il quale le prende agilmente al volo, "prendete la mia, io poi scrocco a Nicola". Viola corruccia le labbra, ma non dice nulla, si accorge di essere parzialmente simile al fratello e che forse anche lei avrebbe fatto questa decisione.
"Uh, ora scendo, inizia ad andare" Mimmo risponde a Simone, il quale lo squadra, palesemente infastidito di non sapere cosa stesse succedendo. Alla fine però, tra lo sguardo elemosinante del suo fidanzato e quello serio di Manuel, li insulta sotto i baffi e inizia a scendere le scale.
Il napoletano si accosta al divano su cui erano seduti, appoggiandosi al materiale soffice, e si avvicina a Manuel con il volto, in modo da poter parlare a voce bassa, "se non ne vuoi parlare, ok, ma nisciun è ccá, per giudicarti'". Manuel non gli risponde, si morde il labbro mentre lo fissa, lasciando che Mimmo ceda, infatti quest'ultimo annuisce a vuoto e si alza dalla sua posizione, facendo per andarsene.
"Mimmo" lo richiama a sè Manuel, all'improvviso, però, con tono franco e sentito, "vòi sapere una verità che non vedi sulla tua relazione? Simone ti ama, non ti lascerebbe pe' me".
Gli occhi azzurri di Mimmo si spostano sul pavimento, evitando il suo sguardo. Ci sono tante cose che vorrebbe dire a Manuel in modo sincero, senza doversele sputare addosso come insulti, approfittando di questo momento di schiettezza. È sicuro che la maggior parte però, di queste cose, debba arrivarci da solo, e sentirsele dire non cambierebbe nulla.
C'è solo una cosa, che Mimmo sente che Manuel ha bisogno di sentirsi dire. "E tu vuó sapé 'na mia percepzióne della la tua attuale relazióne? Ti piace Nina solo perché accetti l'amore ca pensi di meritarti, e se ce credi do tutte le còlpe e pensieri e tormenti che hai in testa, pensi di meritarti proprio come lei ti tratta, e questa relazione".
Manuel rimane immobile anche quando Mimmo se n'è già andato, quando ha salutato Viola, quando sente il motore del suo motorino rombare partendo da fuori.
"Wow" sussurra Viola. E wow, veramente.
Sono due giorni che Manuel non torna a villa Balestra, sia a Simone che a suo padre ha scritto che è da Nina, o da sua madre o con Viola. Ogni volta è una giustificazione diversa. Nè Mimmo, nè Nina, gli scrivono nulla.
In realtà era rimasto da Viola, e con suo padre, sia giovedì che venerdì. Da Nina non è mai tornato, ma loro non ne sanno neanche la motivazione. Manuel si sente stratificato in un numero di bugie che si stanno ammassando l'una sull'altra.
Sabato va da sua madre, nella casa di quella sua amica. Pranzano insieme, si fa una doccia, e indossa una tuta e un vecchio maglione di lei, perché non ha tanti vestiti là. Sicuramente glieli sta allargando ma sua madre non ne sembra adirata, anzi, stranamente felice.
È sera quando Manuel si accoccola con Anita come non facevano da tanto, si vuole dire che oramai è troppo grande per queste effusioni tenere con la madre, ma è così confortevole e a suo agio che lascia che le accarezzi i capelli ricci per ore. Gli mancava.
"Ho detto delle stronzate sia a Nina che a Mimmo, e altre cazzate anche a Simone" bisbiglia lievemente, "alla fine della fiera so' sempre io lo stronzo ma', perché nun riesco a fanne a meno?".
Anita gli accarezza la ferita sulla guancia, che ora si sta lentamente rimarginando ma ancora è fin troppo visibile e cocente. "Scusati sinceramente con loro, digli la verità, perché l'hai fatto, e se ti vogliono bene veramente, capiranno, non sei uno stronzo, Manuel" gli sussurra, gentile.
Manuel borbotta, non è sicuro che si merita ancora di essere perdonato. Una parte del suo cervello si chiede se sia fabbricato da quella stessa sindrome a cui Mimmo si riferiva, di accettare solo ciò che si merita, ed avere una così bassa valutazione si sé stesso. Nonostante il dolore nella vita sia inevitabile, forse non significa che debba sempre pensare di meritarselo.
Il fatto è che, veramente non poteva pensare di ritornare con Nina, ma forse non faceva per niente parte di questa sua tecnica di autodistruzione, ma di quanto non volesse semplicemente più averla accanto.
"Nina è bisessuale, e non me l'aveva detto" Manuel le confessa, portandosi le dita agli occhi e strofinandoli, "avrebbe dovuto?" Gli chiede sua madre e lui risponde sotto voce, "no, probabilmente no".
"Stai solo cercando una scusa per lasciarvi?" Anita gli chiede, le nasce un sorriso quando Manuel sbuffa sonoramente, sente il rombo del movimento sulle sue cosce. Manuel sposta le mani dalla sua faccia, capovolge un po' il capo all'indietro per poter chiedere alla madre guardandola negli occhi, "tu?".
"Di recente ho iniziato a leggere un libro," Anita inizia a dire quello che sembra un discorso molto lungo, su cui ha ragionato in tanto tempo dall'impostazione, "'What Love Is: And What It Could Be' di Carrie Jenkins, è un analisi filosofica, più che pragmatica sull'amore, su come riconoscere le complessità dell'amore e decidere da soli come amare, l'autrice, motivata dalle sue relazioni poliamorose, esamina i modi in cui i nostri parametri dell'amore sono cambiati di recente, per accettare maggiormente le relazioni omosessuali, interrazziali e non monogame, e mi ha fatto riflettere su quanto possa essere una lettura per chiunque cerchi di capire cosa significhi dire 'ti amo', che sia giovane o vecchio, gay o etero, maschio o femmina, poliamoroso o monogamo... utile a decidere da solo come scegliere di amare".
Il figlio rimane ad ascoltarla, cercando di capire dove il suo discorso voglia andare a finire, dove sia il punto nel raccontargli quest'ennesima lettura nella vita di sua madre, "e pensavo che se solo Dante lo leggesse forse capirebbe dove ci sia il problema nelle sue relazioni, forse addirittura se riuscisse ad essere sincero, invece di tradire a destra e a manca, forse riuscirebbe a instaurare un rapporto poliamoroso, o qualcosa del genere" conclude con una certa malinconia.
Lui aggrotta il naso, che puntualmente gli provoca dolore, e le risponde, "secondo me Dante nun ce riescirebbe, perchè non è che lui non sa di essere poliamoroso ma è solo stronzo, perché comunque una relazione con più persone è ancora più impegno non meno, implicherebbe essere innamorato de loro, tenerce a loro, prendersene cura, avere una relazione stabile con addirittura due persone, e, sopratutto, nun mentì a ben due persone," Anita ride serenamente al modo in cui glielo stava dicendo, "mi sembra ancora più faticoso di una coppia banale pe' un tipo come il professore".
Quando Manuel finisce di parlare pensa di averla ferita, ma Anita ha uno sguardo molto attento e limpido, come se avesse veramente prestato attenzione alle parole del figlio. Si chiedeva se sarebbe riuscito a spiegarsi così bene anche con questioni che lo riguardavano personalmente, e se anche loro, Mimmo, Simone o Nina, gli avrebbero, poi, rivolto uno sguardo così luminoso.
Anita gli chiede, ridendo, quando fosse diventato così esperto di rapporti a tre. Manuel non lo sa.
Nina domanda a Manuel di parlare, è tramite un messaggio, ha un paio di cuoricini rossi. Gli dice di passare a casa sua.
Dopo un sospiro prolungato, suona al campanello, e quando lei apre la porta, la rivede dall'ultima volta. Ora il suo viso è candido, le guance sono rosa chiarissime e le labbra fini sono in una serena espressione.
Non lo fa entrare, esce lei dalla porta. "Me la sono presa con te, perché avevo delle cose da risolve' con me stesso, nun so se tu possa perdonarmi mai, non è il tuo ruolo farlo, ma" Manuel ingoia un malloppo di saliva che gli faceva allappare le corde vocali, e prende il coraggio di dirlo, "non penso che dovremmo rimanere insieme".
Nina sorride, le iridi che gli son sempre sembrate così spassose e con un tono di amorevole, ora erano irradiate da qualcos'altro, di ripicca.
"Si, ok, Manuel... non m'interessa sinceramente, non ti credo, sei stato omofobo nei miei confronti, sei falso e meschino, il punto più basso delle mie relazioni, inoltre sono pansessuale e quindi hai anche invalidato la mia identità, e non voglio che una persona del genere sia intorno a mia figlia," gli dice la ragazza, con uno sguardo serio, calmo "sono io che ti sto lasciando, non tu a me".
"Ni', veramente, dovremmo parlà come due adulti, so' stato ingiusto e cattivo, non voglio giustificàme, ma mo' me pare che me la vuoi solo far pagare," Manuel non tentenna sulle sue parole, gli sembra di star parlando con qualcuno che non ha mai conosciuto "che te stai vendicanno".
Nina sbatte le palpebre, e si porta una mano al petto, profondamente offesa dalle parole dell'ormai ex ragazzo, "sei proprio uno stronzo egocentrico Manuel, e pure omofobo, mi spiace per Simone e Mimmo guarda, che ti stanno ancora appresso".
Eppure era stato sincero. Si era scusato, aveva riconosciuto i suoi errori. Ma si ritrovava di fronte solo una serpe che sibilava ciò che sapeva l'avrebbe ferito, per Nina doveva essere stato facile trovare le parole giusto per ferirlo, lo conosceva, aveva imparato a conoscerlo.
Quando pensa che sta per sentirsi veramente ferito dalle sue parole, dalle parole di quella che voleva proteggere da tutto, se ne va. Non le dice più nulla, si morde un labbro e scappa via. Nina gli sbraita qualcosa ma la sua voce non gli arriva neanche più alle orecchie. Vorrebbe che non ci arrivasse mai più.
Sale sullo scooter e inizia a guidare, tra la furia e il risentimento, i piedi e le braccia gli si muovono istintivamente, in automatico, e si dirigono verso villa Balestra, inconsciamente. Verso casa.
Non fa in tempo a scendere dal mezzo che Mimmo e Simone gli corrono incontro. Non li vedeva da così tanto ma gli sembra un eternità, non pensava che due persone potessero mancargli così tanto.
Mimmo ha le sopracciglia aggrottate in tensione, le sue mani avvolte contro un lembo della sua giacca in ansia. Gli occhi grandi di Simone sono ripieni di apprensione, le labbra sono rivolte verso il basso, sofferenti, e non vuole mai più vederlo così.
Manuel si rende conto solo in un secondo momento che probabilmente è in condizioni assurde, pessime. Ha ancora addosso i vestiti della madre, i capelli scompigliati, le occhiaie delle notti insonne, il taglio sulla guancia, le iridi arrossate e il mocciolo cadente.
Fa per aprire la bocca, deve scusarsi, se l'era ripromesso. O non sarebbe mai più riuscito a vivere nel suo corpo, ma non fa in tempo a cercare le parole che Mimmo gli corre tra le braccia, lo stringe a sè, sente le dita esili tirargli la pelle della schiena, il mento premuto contro la spalla e la guancia che gli struscia contro la barba.
"Mi disp-" "stai zitto coglione, lo so, cristo, stai solo zitto".
Manuel si lascia abbracciare, capisce che in realtà sia Mimmo che ha bisogno di quel momento, di sentirlo così vicino da avercelo premuto contro il corpo.
È quando incontra gli occhi profondi e bagnati di Simone dietro di Mimmo, che Manuel non resiste, ed una lacrima traditrice gli sfiora la guancia.
Simone sbatte le palpebre, facendo scendere l'acqua salata dai suoi occhi, si avvicina ai due e, impulsivamente, dà un bacio nei capelli arruffati e ricci di Manuel. Lui ride con la bocca impastata di lacrime.
Non gli era servito neanche di spiegarsi per essere capito.
Mezz'ora dopo, quando per Mimmo sembra abbastanza per lasciar andare Manuel e non ha più bisogno di verificare che sia realmente lì, quando Manuel può fingere casualmente che non abbia il tono ricoperto di tristezza, Simone dà degli stupidi uomini ad entrambi e se li tira in casa, proprio fisicamente, spingendoli nel bagno.
Mimmo si siede sul lavandino, con le gambe a ciondoloni, Manuel sul gabinetto chiuso e Simone, in piedi, gli mette dei cerotti colorati sulle ferite. Non ce n'era nessun bisogno. Ma glielo lascia fare lo stesso, ha bisogno di questo.
Un lunedì sono tutti e tre a leccare ghiaccioli alla menta, gli ultimi rimasti nel congelatore, mentre guardano un nuovo film che sta avendo successo sui social media dove c'è Jacob Elordi, quello diretto da Emerald Fennel. Pensavano fosse più spaventoso che stomachevole com'è.
"Però lui è pop' bell in sto film" commenta sovrappensiero Mimmo, come unica nota positiva del film, nel momento in cui il personaggio, Felix, è disteso sul terreno a petto nudo che fuma, ammaliante, una sigaretta. Manuel è d'accordo, ma non riesce neanche a pensarlo razionalmente, immagina riuscire a dirlo senza annodarsi la gola alla lingua.
"Come hai capito di essere bisessuale, Mimmo?" Manuel, invece, gli riesce a chiedere di punto in bianco, lui risponde in un flusso di pensieri, "bho niente di speciale, non è stato qualcosa di sorprendente nello specifico, nd 'e docce penzavo che un tizio fosse figo, a vvolte qualche attore in TV, poi mi volevo chiavare Simone e quando me sei venuto addosso l'avrei voluto in un n'ata manera, e così via capì, no?".
"Ma che cazzo stai dicendo, davvero?" Si gira verso Mimmo, smettendo di applicarsi alla pellicola in televisione, riferendosi, ovviamente, a quell'ultimo commento su di lui. Mimmo gli rivolge un occhiata di traverso, fa spallucce, poi torna a mangiare il suo gelato e a guardare il film.
"E te non sei geloso?" Manuel chiede pacatamente umoristico ma anche genuinamente curioso a Simone, il quale reagisce con un solo "posso biasimarlo?".
Continuano il film senza aggiungere altro.
Il sabato sera di quella settimana lo passa ad una festa in un locale con Viola, la quale l'aveva invitato perché suo padre aveva già riservato champagne e ostriche per quattro, senza sapere che Rayan era in vacanza con degli amici.
Originariamente era una serata per presentare il suo ragazzo alle sue cugine, ma adesso l'aveva trasformata in una introduzione al suo nuovo fratello.
Loro sono simpatiche, timide, e tremendamente spassose a riguardo dell'assurda situazione tra lei e Viola, vogliono farsi raccontare qualunque dettaglio su Nicola e Anita. Riflettono solo qualche mezz'ora nella conversazione, che ora anche Manuel è loro cugino, all'incirca.
È, potenzialmente, molto ubriaco, a un certo punto. Soprattutto grazie alla moltitudine di alcol offerto. Però era da un po' che una sbronza non gli alleggeriva il cervello in modo così afrodisiaco, le ultime volte si era sempre ritrovato triste o arrabbiato.
C'è un ragazzo che lo sta guardando, da qualche minuto. Lo fissa seduttivo, ha gli occhi chiari e le labbra grandi, il naso aquilino e la mascella pronunciata. Lo guarda mentre si lecca le labbra, gioca con la cannuccia e si arruffa i capelli biondi ricci.
Qualche minuto dopo, Manuel si ritrova tra le sue gambe che si barattano saliva e sapore di cocktail vari. Lui è ancora seduto sullo sgabello accanto al bancone, le gambe divaricate così che Manuel possa stare alzato in mezzo ad esse. Le sue mani sono appoggiate sui suoi fianchi mentre quelle del romano sono una sulla sua coscia e l'altra sulla guancia.
Le labbra sono screpolate, sporgenti e carnose, non sono morbide, quasi aggressive. Sbattono con i denti un paio di volte e sente le sue mani grosse stringergli i fianchi ogni volta che succede.
Poi gli viene da vomitare, lo sente nel fondo della gola. Quindi gli mette una mano sul petto, e corre in bagno.
"Manu?" È la voce di Viola che lo risveglia dalla sbornia, ha la guancia appoggiata alla tavoletta del water, il che è altamente anti igienico se riuscisse a pensarci, e con le gambe è steso per terra. Quei pantaloni dovrà buttarli. La canzone pop della festa è completamente ovattata lì dentro, e si sente di più in sé stesso.
"Qua" borbotta, spingendo la porta del cunicolo aperta con un piede, il rumore della ruota della sua carrozzina si avvicina a lui. "Vivo?" Gli chiede ridendo, Manuel le sorride.
Poi lui indossa uno sguardo serio immediatamente successivo, le sue iridi non riescono a concentrarsi sul resto della stanza, sulla figura di Viola di fronte a lui, sulle luci forti, sulle labbra che stava limonando prima.
Emette un suono amareggiato, e sbatte con la testa un paio di volte sulla plastica della tazza. "Dio, non ci credo..." borbotta arricciando il naso.
Viola, con il solo aiuto delle sue mani, tenendosi tra i braccioli della sua sedia, la porta del bagno, la tazza e il pavimento, struscia accanto a suo fratello. Appoggia la testa anche lei alla tazza, trovandosi quasi naso a naso con lui, i suoi capelli lunghi toccano pericolosamente dove non vorrebbe, ma poco le importa.
"Perché sei qua giù?" Le chiede con un filo di voce, Viola gli sorride e risponde dolcemente, "penso che hai bisogno di parlare di qualcosa e voglio guardarti negli occhi mentre lo facciamo, fratello".
Lui la osserva, Viola ha le braccia conserte contro il petto e le gambe sono inermi sul pavimento freddo. Non è neanche sicuro se lei senta quanto sia freddo qui per terra, sa solo che si è sdraiata, strusciandosi con la sola forza delle braccia, sul pavimento lercio di un locale solo per potergli parlare, per potergli trasmettere un posto sicuro in cui dire quello che sente.
La carrozzina è abbandonata accanto alla porta, e sembra così strano vederla senza sua sorella sopra.
"Mi hai visto prima?" Manuel le chiede, il tono quasi un sibilo, Viola annuisce abbozzando un sorriso confortevole. Rimangono entrambi in silenzio qualche secondo, la musica attutita e debole fa da atmosfera insieme alle gocce del lavandino.
Manuel riesce ad esprimere, "mi sono baciato con un ragazzo e mi è piaciuto, assai" e Viola lo lascia approfondire quanto vuole, non risponde niente subito.
"Era la prima volta che succedeva?" Gli chiede sua sorella quando non dice altro. "No, è successo già un'altra volta... e anche un po' di più di un bacio" risponde appena riesce a far entrare dell'ossigeno nei suoi polmoni.
Viola lo guarda come se fosse veramente stupido, ma sembra quasi gentile nel farlo. E Manuel ride, perché forse è veramente veramente stupido.
E vederla trattare l'argomento come se fosse qualcosa di estremamente semplice, che gli lascia poterne ridere a riguardo, si sente al sicuro, per la prima volta, di non reagire in modo complicato a riguardo. Rimangono su quel pavimento, accanto alla tazza del cesso di un pub malandato per un tempo indefinito. Almeno finché le sue cugine non li cercano, ed aiutano anche Viola a risalire sulla sedia a rotelle.
Tutta l'operazione mentre Viola e Manuel ridono a crepapelle, come se avessero inalato dell'elio esilarante. I loro sguardi si cercano, e si scambiano pensieri che andavano oltre le parole.
È martedì quando Manuel è davanti al bancone della libreria dove lavora sua madre, aspettando che finisca di parlare al telefono. Sta picchiettando con le dita sul vetro per rilassarsi.
"Eccomi" dice solare appena poggia il telefono, "che ti serviva?". Manuel cerca di essere il più incidentale e fortuito possibile, "passavo per di qua e me so' ricordato de quel libro che me avevi raccontato, 'na settimana fa, oramai me hai messo la pulce all'orecchio, devo leggerlo", cerca di mantenere a freno l'imbarazzo, e di far passare quanto sia solo casualmente interessato alla lettura.
Anita sogghigna innocente, ma Manuel sa bene che non sia per nulla senza malizia quel sorriso, "lo farei volentieri, ma stavo parlando con Simone di... una cosa, ed ho finito per prestarlo a lui".
Manuel involontariamente arrossisce così tanto che la madre, immanente, ricambia quelle guance e aggiunge, con una risata sotto i baffi, "non ti vedevo così impacciato ed in imbarazzo da delle pers... da una lettura, da una vita" decide di usare come termini.
Oramai il giovane Ferro non la sta neanche più ascoltando, sta solo aspettando il momento in cui può svignarsela, "aspetta" Anita si abbassa verso uno scaffale dietro di lei, sfiora con un dito un paio di copertine e poi sceglie il libro che cercava, "prendi questo da leggere al suo posto, secondo me lo troverai anche molto interessante".
Glielo mette tra le mani guardandolo negli occhi, ma Manuel è veramente troppo a disagio per poter capire cosa voglia intendere. Quindi, appena quel momento finisce, se la fila via, con quel libro tra le mani.
Inizia a correre, senza meta ma solo per esaurire l'epinefrina. È quando senza fiato, infondo alla strada, che legge tra le mani che libro la madre gli ha abbandonato.
'The Bisexual's guide to the Universe: quips, tips, and lists for those who go both ways'.
"Porca puttana...", sussurra.
A ferragosto spendono la giornata ad una grigliata organizzata dalla famiglia di Matteo in un area picnic accanto a un fiume e vicino ad una foresta, sono invitate così tante persone, tra Matteo, i fratelli e amici degli amici, che quasi non si raccapezzano quelli che si conoscono tra di loro.
È la prima volta che Manuel rivede Nina da quella volta, da quando si sono lasciati. Per fortuna, lei invece non lo nota, e la perde di vista un secondo dopo, dietro un gruppo di persone che gli passano davanti.
Manuel è seduto su un ceppo, con una canna tra le labbra, ai suoi piedi, su un telo, è steso Simone, con le braccia dietro la testa e gli occhi chiusi. Mimmo è seduto sul bordo del telo, con i piedi del suo ragazzo appoggiati sul suo grembo. Matteo e Rayan erano andati a prendergli da mangiare, poco prima.
Anche Mimmo sembrava aver notato la bionda però, infatti gli chiede con una voce mangiucchiata, "ma come mai vi siete lasciati, poi? Alla fine non c'he mai detto niente," aggiunge poi, quando si gira verso di lui, incontrando la sua espressione "se ce lo vuo' dì".
Manuel inizia a riassumere a grandi linee cosa sia successo, Simone si alza sui gomiti e si dimostra interessato. Gli parla sia del primo istante che della seconda parte, ammettendo i suoi errori ma descrivendo quanto lei sia sembrata rancorosa e spietata delle sue sofferenze, anche quando lo ha visto praticamente inginocchiarsi per pentirsene. Nonché lo dica ridendo, gli cita anche come voleva salvarli da lui. È stato anche fin troppo sincero a riguardo, pensa.
Mimmo lo guarda con un paio di iridi che non riesce bene a decifrare, l'espressione è anche descrivibile come furente, ma non è proprio il termine più esatto. Manuel azzarderebbe possessivo, ma la sola idea gli lascia un brivido lungo la schiena.
Simone, come un fulmine a ciel sereno, all'improvviso, dice, rivolto a Mimmo "ti ricordo che sono vent'anni". Manuel aggrotta le sopracciglia, confuso, e risponde solo "vent'anni... chi?", "vent'anni se uccide qualcuno", ribatte immediatamente Simone, facendo sbuffare Mimmo mentre Manuel ride.
La camicia di Simone si solleva leggermente, lasciando intravedere la peluria addominale mentre Mimmo ha uno sguardo imbronciato così paffuto che Manuel vorrebbe saltare addosso ad entrambi.
Le persone intorno a loro sono tantissime, tutte di provenienze diverse, con storie diverse, con ideologie diverse, e a Manuel, nonostante non stia facendo assolutamente nulla, forse anche solo perché gli è venuto in mente, il pensiero gli fa ansia. Eppure non è spaventato, solitamente è sempre solo quando qualcosa lo scombussola. Si accorge, come se fosse una sorpresa, la scoperta del secolo, che se accettasse questa parte di sé, non sarebbe da solo comunque, ma con Simone e Mimmo. Non sa perché se ne rende conto solo ora.
Qualunque paura, qualunque evento, qualunque catastrofe, non sarebbe solo. Conviene che forse non è mai stato veramente solo. Ma lasciarli entrare in lui così razionalmente, sarebbe diverso.
Il resto della giornata rimangono a fumare insieme, a mangiare un quantitativo di carne cotta poco o abbrustolita che potrebbero diventare vegani e dormono un sacco. Stanno sotto le stelle, le stelle ad agosto sono veramente luccicanti.
Sono costantemente in una sorta di dormiveglia e spesso Simone e Mimmo accoccolati, per quanto possano senza rischiare nulla, e Manuel si lascia mettere un braccio lungo le spalle da Simone.
Si sente in pace, come mai pensava avrebbe potuto riottenere. Gli ricorda quella pace di quando sei un bambino, di quanto nulla nel mondo ti importa, più che di essere sereno.
Sono le quattro di notte quando hanno le facoltà mentali per andarsene, salgono sui loro motorini, Mimmo alle spalle di Simone e iniziano a sfrecciare scendendo dalla collina del parco. Urlano, gridano e ridono, l'adrenalina gli corre nelle vene e la luna e le stelle risplendono sopra di loro.
Guarda la giacca di Mimmo svolazzare velocemente, il ragazzo si gira verso di lui e gli sorride così dolcemente che pensa quasi sia dedicato veramente a lui un sorriso così meraviglioso.
Si addormentano uno sull'altro abbioccati lungo il divano del soggiorno, sente Mimmo sussurrare qualcosa e Simone che gli canzona di addormentarsi per una buona volta, a Manuel fanno ridere così forte che entrambi lo rimproverano di stare zitto o avrebbe svegliato Dante e Virginia.
Pensa sia stato il miglior ferragosto della sua vita.
L'inizio della settimana successiva, Mimmo è a un incontro con Pantera accompagnato da Dante, il quale ha impedito sia a Simone che a Manuel di accompagnarli. Dovrebbe essere qualcosa di semplice, di ordinario e routine, ma ciò non impedisce a, più o meno tutti, di rimanere in ansia.
Manuel e Simone sono sempre stati capaci di parlarsi meglio nelle situazioni più difficili, quando i loro nervi sono a fior di pelle o le vene scoperte pronte ad essere lacerate dalla minima disattenzione.
Manuel è seduto in camera sua, steso ad occhi chiusi, ha le cuffie alle orecchie e una canzone di Luchè che gli rimbomba nel cranio. Assolutamente non quella che il napoletano ascoltava nella doccia a tutto volume che a Manuel era rimasta in loop nella testa per una settimana.
Sente un tonfo ai piedi del suo letto, semiapre un occhio destro e vede Simone lasciargli un libro sulle coperte. Non ha neanche il bisogno di vedere la copertina per comprenderne l'entità.
Prima che possa averne alcuna reazione a riguardo, Simone esce dalla sua stanza, con le guance a fuoco e le labbra tra i denti.
Manuel si caccia via le cuffie dalle orecchie e si alza con i piedi sul materasso, con le dita raggiunge il libro che aveva letto questa settimana sullo scaffale, quello che la madre gli aveva prestato. Scende con un botto sul parquet e scivola per tutto il corridoio fino alla camera di Simone.
Quest'ultimo non era tornato nella sua stanza evidentemente, ma probabilmente in salotto. Manuel appoggia sulle coperte rifatte perfettamente, la... guida bisessuale all'universo.
Guarda il libro poggiato sulle coperte blu, non gli sembra fuori posto ma gli fa paura. Come se questo possa essere l'ammissione finale. Potrebbe prendere quel libro, e impedire che ciò avvenga. Scappare per l'ennesima volta.
Ma perché scappare da Simone? Da Mimmo?
Manuel, mentre cammina lentamente fuori dalla stanza di Simone, senza il suo libro, pensa che ora ha solo bisogno di poterlo dire ad alta voce. Deve solo avere il fegato di dichiararsi bisessuale senza tremare, senza arrabbiarsi, senza avere paura; con fierezza.
C'è solo una persona a cui vorrebbe dirlo, una mattina in cui si sveglia quando tutti stanno ancora dormendo. Quando si alza, è la prima cosa che gli viene in mente. Come una necessità incombente, decide che deve approfittarne.
Con solo i boxer ed una canotta, mette le infradito ed esce dalla porta finestra. Si siede sulla sdraio in giardino e prende il telefono.
Aspetta che il numero bussi col cuore in gola, col cuore in gola perché sente una voglia di dirlo che non ha mai, mai provato prima.
Non aspetta neanche che Chicca risponda che Manuel le dice, "sono bisessuale". Ora è fuori, è fuori nel mondo, l'ha detto ad alta voce, lo ha cacciato dalla sua gola, dal suo stomaco che si intrecciava, dalla mente che glielo impediva.
"Sono felice per te, Manu" Chicca gli risponde, la voce sembra un po' intorpidita dal sonno ma anche così semplicemente contenta come non la sente spesso, "hai anche già scoperto che vorresti fidanzarti con due tipi e stabilirti in una... troppia...? O devo aspettare un'altra chiamata alle cinque di mattina per quello?", immediatamente la Chicca peperina e sempre con la battuta pronta torna a parlargli.
Manuel ribatte saccente, "guarda che solo perché so' bisessuale" come ha ben appreso la sua conoscenza dai due libri che sta spulciando, espone, "non significa che voglio scoparmi doje persone".
Chicca si lascia scappare un risolino, "no no, hai assolutamente ragione ma a te piacciono due uomini quindi, cerchiamo di decidere cosa vuoi fare, relazione aperta, polycule o come se chiama, scegliere tra i due, le opzioni so' tante". Manuel rimane in silenzio, guarda gli uccellini che iniziano a canticchiare e svolazzare alle prime luci del mattino.
Chicca sospira, "Manu, mal che vada, avrai qualcosa di divertente da raccontare" ma lui non vorrebbe mai che Simone e Mimmo siano solo qualcosa di divertente da raccontare, "non lo so, Chì, secondo me è propio 'na cazzata perché ce so io in mezzo, non sono riuscito a tenermi una persona pe due mesi, immagina due, due a cui tengo veramente, non so quanto me li merito, secondo me devo solo accanna' e aspettare n'altra stronza, o stronzo che se pija a sto poco de buono".
La voce di Manuel è rassegnata, il suo amore è aspro ma anche così provato da tutto, ricoperto di cerotti. Lei però, con una voce cristallina, autentica e veritiera, come se stesse raccontando una legge fisica, qualcosa di inespugnabile e vero, gli dice "sei così tanto una bella persona, che mette il suo 100% in chiunque, Manuel, che ti meriti di essere amato da addirittura due persone, da tutte quelle che riescono ad amarti, da tutte quelle a cui riesci ad amare, da tutte le persone buone e perfette perché ne fai parte, fingi di essere questo stronzo senza cuore perché dimostrare quanto ci tieni ti fa più male, non privarti della tua felicità solo perché pensi di non meritartela".
Non ha mai pianto così tanto nella sua vita in un solo mese, quindi si trattiene, ma era stato molto difficile non crollare in lacrime.
Passando per il corridoio, un giovedì sera, la porta della stanza di Simone, la quale è praticamente anche quella di Mimmo, nonostante, in teoria, stia nella camera degli ospiti, è spalancata e li vede raggomitolati l'uno nell'altro a leggere un libro sul divano da terra componibile.
Per essere precisi, Simone è appoggiato al poggia braccio destro con un libro in mano, leggendolo ad alta voce in tono costante per entrambi, Mimmo, invece, è seduto a metà di esso, sostenuto dallo schienale. Le gambe di Balestra sono nel suo grembo mentre Mimmo ha le sue braccia appoggiate su esse, giocherellando con un fidget spinner.
Mimmo incontra i suoi occhi e gli fa segno di entrare con una mano, Simone sentendo i suoi passi si interrompe, e sposta leggermente le gambe, in modo che possa sedersi ai piedi del divano, vicino all'altro bracciolo. Manuel fa un segno con la testa, come a chiedere se può veramente intromettersi, ma Simone lo interrompe prima che possa effettivamente rifiutarsi di sedersi con loro, "muoviti e siediti che voglio sapere se Inej si salva".
Rabbonito, decide di non mettersi contro il lettore. Per qualche minuto si aggiustano tra di loro, incastrando le loro membra per starci tutti. Manuel si siede appoggiandosi all'altro lato del sofà, con un piede dietro le spalle di Mimmo, sullo schienale, e l'altra gamba piegata appoggiata alla coscia del napoletano e in mezzo a quelle distese di Simone, le quali portano i suoi piedi sulla pancia di Manuel.
Manuel odia ammettere quanto starebbe così, incastrati tra di loro, per ore. È comodo. Stanno comodi.
"Fate spesso questa cosa?" Chiede Manuel quando Simone si interrompe per fare un sorso d'acqua, con un braccio si allunga verso il comodino per prendere la bottiglia, tirandosi con loro entrambi talmente sono intrecciati. "No, solo un altro libro abbiamo letto insieme" gli risponde Mimmo. Quando incontra lo sguardo di Simone, capisce di aver inteso bene.
Rimane in silenzio ed aspetta che Simone ricominci a leggere. Sperando che le guance siano plausibilmente rosse dal calore e non dall'imbarazzo.
Il giorno successivo, Manuel dopo aver guardato, e litigato, con Mimmo sui migliori film supereroistici, esce con Simone a fare un giro in moto. Non ne hanno una vera motivazione o destinazione, piace solo ad entrambi guidare intorno alle strade di Roma.
Decidono di prendere un po' di fastfood da portare a casa, e, mentre Simone è dentro nella fila, Manuel lo abbandona per andare a fumare. Lui gli tira un dito medio dalla finestra ma Manuel glielo ricambia con un sorriso loquace.
Vagabonda nel caldo della piazza, tirando qualche soffiata di tabacco tra un passo e un altro. Però, a un certo punto, si accorge di essere già stato qua. Anche tantissime volte, questo parco, gli è tanto familiare.
Ha paura di avvicinarsi a quella panchina, c'è una parte di lui che ha questo nodo di aver ferito Nina profondamente. Di averla abbandonata dopo averle promesso di proteggerla.
Si siede sul metallo, il quale è così caldo che la sofferenza gli sembra giusta. Con gli occhi si staglia sul parco, quello in cui solo quattro mesi fa aveva provato a rubare una bambina, quando le vede.
Nina è seduta sui sassolini bianchi, con uno sguardo sereno e compiaciuto, mentre Lilli è di fronte a lei con due bambole, chiaramente fin troppo intrigata dai suoi giochi per notare qualunque altra cosa.
La sua ex ragazza alza lo sguardo e lo nota. Si guardano per qualche secondo, come se avessero visto un fantasma entrambi.
Poi lei gli sorride, come non l'aveva vista sorridere nei suoi confronti mai. E' amichevole. Manuel spera che ci possa essere per entrambe ancora, un giorno, diventando amici. Infondo forse non deve fare una scelta, di non vedere mai più Lilli o fidanzarsi con Nina. Anche lui le sorride. Come forse non si sono sorrisi da mai, in realtà. Felici, in pace, senza secondi fini. Forse sono più felici così entrambi.
Spegne la sigaretta contro l'anfibio, getta la sigaretta e torna da Simone.
Domenica sera Anita è a cena in villa Balestra, oramai un abitudine così radicata che non veniva neanche trovata strana la sua presenza. Tra un boccone e l'altro, con una semplicità cristallina, la madre di Manuel dice, guardando negli occhi uno alla volta Manuel, Mimmo e Simone, "'What Love Is: And What It Could Be' è stato scambiato tra tutti e tre o ancora ci vuole un po' prima che uno di voi me lo restituisca?".
Manuel si soffoca, Simone vorrebbe morire a giudicare dall'espressione e Mimmo boccheggia.
Anita ride solamente alle loro reazioni, continuando a mangiare pacata, e quando Dante chiede spiegazioni su cosa stesse succedendo, lei non gli dice nulla, proprio niente, lasciando il professore ribollire dalla curiosità.
Virginia invece sussurra un "oddio Rafe, Pete e Micheal" riferendosi ad un famoso trio di una commedia, palesemente fin troppo informata e conscia di cosa stesse succedendo.
Il 27 agosto, un giorno inutile e stupido come qualunque altro di agosto, Manuel quasi ci prende un infarto. Dante arriva alla porta della sua camera e gli regala, incartato in un pacco regalo, un libro.
Terrorizzato che possa aver capito qualcosa, che sua madre possa esserselo fatto sfuggire di aver intuito qualcosa, mentre scarta la carta, ha il cuore in gola con la minaccia di scoppiare.
Quando però, tutta la carta è stracciata e ridotta sul pavimento in mille pezzi, dalla copertina legge John Stuart Mill, il filosofo britannico di cui avevano parlato l'anno scorso. "Tua madre mi ha detto che hai iniziato ad interessarti alla lettura" inizia a spiegare Dante, quando Manuel gli risponde con un paio di sopracciglia confuse alla visione del regalo scoperto, "ma quando gli ho chiesto come mai di questo improvviso interesse, mi ha detto che avrei dovuto chiederlo a te... ho solo pensato che avrei contribuito a questo hobby molto fruttuoso per il tuo futuro".
Manuel rimane immobile per qualche secondo, con quel nome tra le mani, pensa alla filosofia, alle giornate dello scorso anno, di quest'anno, dell'amore riscoperto nella vita e nella scuola, il cuore gli dice che vorrebbe dirglielo.
È impulsivo quel momento, si sente così al sicuro in quella casa, nell'espressione dolce del professore, "no, non ho iniziato a leggere" gli dice, lui sembra un po' deluso, "volevo solo capire se sono bisessuale".
Dante gli sorride, e Manuel pensa di aver fatto la cosa giusta. Gli sorride come l'aveva fatto tutte le volte che l'aveva visto come un figlio, e sa che per lui, è sempre stato una figura paterna sostitutiva. A Manuel un po' mancava fidarsi ancora ciecamente di un adulto.
Da quando convive con Mimmo e Simone, sta così bene che ha paura quasi sia finto. Tutto sembra incastrarsi come un puzzle perfetto.
Manuel e Mimmo parlano di motori, si sporcano le mani mentre Simone li guarda, condivide con lui questa passione in modo confortevole, a grandissima sorpresa di entrambi. Che ogni volta che stanno insieme senza litigare si sorprendono di quanto si stia bene. Con Simone ha scoperto anche un nuovo interesse come il restauro di quel mobile del cazzo, che è ancora nel corridoio di villa Balestra.
Agli allenamenti di Simone, Mimmo e Manuel parlano di calcio perché di rugby sinceramente non ne capisce nessun italiano. In grande loro stile rivali, hanno litigato di brutto al Roma vs Napoli. È sicuro che anche Simone e Mimmo abbiano delle cose che lui non condivide con loro, come ascoltare la musica insieme. Ma non si sente geloso, anzi sollevato che abbiano qualcuno con cui fare qualcosa che amano fare, qualcosa che però a lui non interessa particolarmente.
A tutti e tre piace leggere insieme libri, aiutarsi con le faccende, darsi ripetizioni di materie, prendersi per il culo costantemente, spendere del tempo insieme anche non facendo nulla.
A Simone e Manu piace fumare e bordo piscina o fare i giri in motorino da nessuna parte, a Simone e Mimmo cucinare insieme e fare gli appuntamenti quelli stomachevolmente romantici, a Mimmo e Manuel piacciono i film Marvel e litigare, fare le botte, senza mai offendersi seriamente.
Simone non ama guardare le serie trash, pensa siano una perdita di tempo, inoltre si annoia facilmente come uno dagli altolocati gusti in film, Mimmo e Manuel si commenterebbero tutta la produzione cinematografica di Maria De Filippi.
Mimmo non ha dei grandi ricordi rigelati a nessuna parte di Roma, Simone e Manuel sono nella loro città e fa parte dei loro cuori, come anche il loro passato che li lega profondamente. A Manuel non frega nulla di fare i bagni nella vasca insieme coi petali di rose, Simone e Mimmo sono nettamente più romantici.
A Mimmo piace toccarli sempre, nota, è come se debba essere sicuro che ci siano. Simone deve includerli in ogni fottuto programma, cerca sempre di averli intorno. Manuel è più il tipo delle grandi e piccole opere d'amore non esplicite, fa le lavatrici, a volte pulisce la loro camera, cerca un lavoro a Mimmo, sente il bisogno di risolvere i loro problemi.
In questi tre mesi, a un certo punto, avevano iniziato a funzionare in gruppo. Letteralmente nel significato di funzionare. Come se fossero un grande macchinario, e ognuno, in silenzio, comprendeva le azioni degli altri due, i modi di fare, i gesti, le scelte. Litigavano, non è che fossero anime gemelle. Però se si litiga in due, un terzo riesce sempre a convincerli nel comunicare.
Erano un trio. Però, a Manuel, sembrava che solo lui lo percepisse. Quindi non li cercava mai particolarmente, con paura di star invadendo i loro spazi di coppia.
Un mercoledì pomeriggio, Mimmo e Simone sono sul divano a guardare un film di Wes Anderson. Il primo sembrava quasi addormentato ma teneva gli occhi aperti solo perché ci teneva il suo ragazzo, mandando un messaggio a Manuel di, letteralmente, venirlo a salvare.
In quel momento, Dante, si siede sul divano accanto a loro. In casa ci sono solo loro quattro, Viriginia è a qualche ritrovo di teatro dei suoi.
"Ma la sapete la news, ragazzi?" Il professore gli inizia a dire con una voce eccitata, come se avesse appena vinto il gran premio. Simone non gli presta tanta attenzione, concentrato sul suo capolavoro in TV, mentre Mimmo si era girato verso di lui con lo sguardo assonnato.
Manuel sta scendendo dalle scale in quel momento, sorridendo alla richiesta di aiuto del napoletano. "Beh, Manuel è bisessuale, non è grandioso? Quanto i giovani d'oggi siano liberi di essere quello che vogliono, non si sentano costretti in catene che ha creato la mia generazione, ma capaci di combattere, e sono sicuro che soprattutto Manuel, sia uno molto, furente, farebbe bene alle associazioni lgbt" spiega Dante, il suo discorso è sinceramente sentito, è il suo tono da lezione in classe.
Ma si interrompe quando Mimmo lo sta guardando con un paio di occhi sgranati mentre Simone si gira completamente indignato. "Ma che cazzo?" L'ex carcerato sussurra, sconvolto dall'aver sentito l'intero enunciato, "incredibile vero? Aveva sconvolto anche a me la notizia di Manuel, ma se ci pensate ha sen," lo sovrasta immediatamente la voce Simone, "ma non è per quello che stiamo scioccati, ma perché ce lo stai dicendo, non capisci che magari non vorrebbe", adirato e rancoroso il suo tono.
"Dirgli cosa?" È la voce di Manuel, che fa salire una tensione che è possibile tagliare con un coltello talmente sia fitta e palpabile da tutti. Dante si alza dal divano, con lui quasi subito dopo anche la coppia.
Il professore gli sorride, "niente Manuel, raccontavo la tua scoperta, cioè, tanto loro stanno insieme e sono tuoi amici, ti volevo dare un posto sicuro, un safe space come lo chiamate voi giovani".
Simone guarda il viso di Manuel cadere a pezzi. Si distrugge in così tanti piccoli cristalli che sembra quasi non possa mai più essere ricostruito. Il telefono gli cade dalle mani, il tonfo è meno rumoroso di quello che ha fatto il suo cuore. La verità, è che aveva già immaginato il momento in cui l'avrebbe detto a Simone e Mimmo, per quanto la sottile rivelazione che c'era già stata nella comunicazione non verbale del loro scambio libri, Manuel si immaginava il momento in cui avrebbe fatto quella grande rivelazione. E ora gli era stata strappata via.
Nonché quella conseguenza che Dante l'avrebbe fatto anche con altre persone. Nonostante sua madre lo avesse già intuito, probabilmente in realtà da prima dello stesso Manuel, la rabbia che gli si incandescenza al pensiero di fargli outing con la sua stessa madre, lo rende furioso.
Nella sua testa si è sempre visto come un tipo impulsivamente aggressivo. Forse era una sorta di protezione dei suoi stessi sentimenti più fragili, in quanto la sua rabbia era sempre stata di una stazza enorme rispetto al resto delle sue emozioni.
Nel giro di qualche secondo, quello che era uno sguardo scomposto, ferito, si ricompone con un ascia di guerra. I suoi pezzi vengono incollati indietro dall'ira.
Sul tavolo accanto a lui, c'erano un paio di volumi abbandonati dai vari residenti, tra cui quello che gli aveva regalo Dante. Ne strappa le pagine, lo scaraventa a terra, insieme ad altri che appartenevano al professore. Ha gli occhi irzi di rabbia fissi negli occhi dell'uomo, dell'uomo di cui si era fidato, e quando guarda Dante intristirsi alla scenata, Manuel si accorge di star esagerando, una parte di lui è sicuro di starlo uccidendo.
A questa realizzazione, la rabbia gli si mescola ai sensi di colpa, e calpestando i piedi a terra, condito da bestemmie colorite, si sposta in giardino per non lasciare che tutto intorno a lui cada nella sua furia.
Simone gli corre dietro, chiamando il suo nome. Mimmo tira la manica del professore e gli dice, con una voce bassa ma diretta e determinata, "via via".
Dante si gira verso il suo nuovo interlocutore, i suoi occhi sono chiaramente lucidi, "cosa?" Gli dice un po' ridendo, quella risata nervosa che cerca di mascherare. Mimmo però, non vacilla, "per favore professò, sparisci, pe 'na 'ora massima, non penso stia capendo la gravità della cosa".
"Non puoi," Dante aggrotta le sopracciglia, "cacciarmi da casa mia", Mimmo si morde un labbro, e cerca di non ferirsi troppo, "vatten da Anita, da Floriana, da qualunque altra ci sia, nun c'aggia sapere, se tieni a Manuel, pe ddavvero, vattene".
Dante osserva Mimmo, la fermezza con cui gli sta dicendo quelle parole. Ingoia un malloppo di saliva e inizia a camminare verso l'uscita, "non volevo fare una cosa cattiva" sussurra a Mimmo girandosi un'ultima volta, solo con la testa, verso il napoletano. Lui annuisce, e basta, senza far trasparire ulteriore emozione. Dante si morde un labbro, chiaramente ferito dalle sue stesse azioni, è sicuro che questa volta la conseguenza sia stata così aggressiva che non gli capiterà mai più di rivelare, 'per sbaglio' altri segreti simili.
Appena lo vede fuori dalla porta sul retro, non incontrando così Manuel e Simone, Mimmo si dirige anche lui verso le due voci.
Simone si distrae un secondo da Manuel dato il rumore della moto del padre, alzando un sopracciglio a Mimmo, "hai... Cacciato mio padre?" Gli chiede. E Mimmo scrolla solo le spalle. Non fossero davanti al romano completamente avvolto da un rammarico e accanimento cieco, gli avrebbe fatto ridere.
Manuel è lì che calcia il terreno, spostando terra e sabbia, mentre Simone cerca di parlargli, di farsi ascoltare. È incoerente ciò che sta dicendo, un po' borbottando un po' parlando ad alta voce, maggiormente sembrano preoccupazioni e insulti. Simone si vede, con quegli occhi grandi così espressivi, che comprende cosa significhi avere qualcuno che ammiri tradirti la tua fiducia.
È la paura che dà benzina al fuoco della sua rabbia. Quando Mimmo si è avvicinato a loro, Simone prende un braccio di Manuel forzatamente, cercando di calmarlo, di volerlo far respirare da quello che sembrava star per spiraleggiare in un attacco di panico.
Ma lui continua a parlare, a dire cose.
E quindi Mimmo lo bacia.
E Manuel smette, si immobilizza.
"L'unico modo per zittirte", sussurra Mimmo, con le guance rosa, che comunque, funziona. Lo sguardo di Manuel è improvvisamente più limpido, come se l'astio che lo accecasse fosse stato diradato da qualcosa di più potente.
Poeticamente potrebbe dire che sia l'amore, ciò che è più potente, ma la verità spicciola sarebbe che è l'eccitazione.
Manuel lo ribacia, senza nessun tipo di preavviso nei confronti dell'altro. Sono completamente disarmonici, lingue che si fanno a botte una contro l'altra, la mano destra di Manuel gli raggiunge i capelli, tirandoli. Hanno la stessa potenza, fervore di quando si sono presi a legnate.
Quando i due si staccano, con i fiati pesanti, automaticamente senza neanche comunicarselo, guardano Simone. E cazzo, se non aumenta la loro frenesia.
Simone sembra così, infoiato. È indescrivibile come li sta guardando, un po' più alto di entrambi, li osserva rapito, estasiato.
Si spingono a vicenda dentro casa, nel soggiorno, vicino al mobile più prossimo e confortevole possibile, il divano.
Mimmo tocca Manuel con ardore, le punte delle dita che sussurrano lungo la sua nuca, dirigendolo con una presa leggera verso il basso. Manuel ha una voglia di combatterlo, di sovrastarlo, ma in questo preciso momento gli è grato. Si sente così sensibile e indulgente che qualsiasi cosa più intensa potrebbe artigliarlo, infilzarlo dove è tenero. Li inspira entrambi e lascia che la loro dorata familiarità lo riempia.
Mimmo è inginocchiato accanto a Manuel mentre Simone cade, spinto dal romano, sul divano. L'ex carcerato guida Manuel delicatamente, per la prima volta usando un atteggiamento più gentile, afferrando i capelli dietro la sua testa. Il ritmo che Mimmo ha impostato per loro due è ipnotizzante, quasi sonnolento. Simone rimane quasi in stasi alle azioni dei due, Manuel avvicina le sue dita alla tuta dell'unico seduto su uno spazio confortevole.
Manuel gli lancia uno sguardo a Simone, e quando incontra la sua espressione, gli occhi quasi lucidi, la bocca socchiusa e le guance arrossate, gli tira giù i pantaloni con forza, insieme ai boxer, con una voglia di volerlo vedere ancora più distrutto di così solo sotto le sue dita. Mimmo ha ancora le sue esili dita avvolte nei suoi capelli, e sembrano solo una gentile rassicurazione.
Le cosce di Simone tremano dall'aspettativa, dalla visione dei due ragazzi inginocchiati ai suoi piedi. Mimmo appoggia la sua testa sul ginocchio di Simone quando il membro di quest'ultimo viene esposto, Manuel inizia dei primi tentativi con quello che piacerebbe a lui da un lavoro di mano.
Simone si irrigidisce, quasi istantaneamente, sotto le mani di Manuel e da lui esce un gemito basso. Il romano è fuori di testa per quanto sia bello tutto ciò ed è sprofondato in una sorta di culla di conforto, con le palpebre che si chiudono.
Si avvicina con le labbra all'arnese, ha quel fervore dell'inesperto, avido di avere immediatamente tutto. Mimmo si morde le labbra fino a torturarle alla visione, è così adiacente che riesce ad osservare le vene del cazzo di Simone che pulsano e la saliva di Manuel che si distende sul suo mento fino a cadere sul pavimento.
Manuel è famelico nel prenderlo, l'impegno nel riceverlo fino in fondo è ammirevole, è palese che sia il tipico uomo che mette i desideri dei propri partner in prima posizione. Sembra molto talentuoso a qualcosa che non aveva mai fatto prima, probabilmente.
Mimmo si sporge e bacia la guancia di Manuel nel punto in cui è tesa sopra la testa del membro di Simone, fa scorrere la lingua contro le labbre incurvate di Manuel, per poi spingere la sua lingua contro la lunghezza di Simone che mancava a Manuel, fuori dalla sua bocca. Simone sospira tremante a questo, e gli occhi di Manuel gli si spostano addosso, gli pizzicano di lacrime di tenerezza.
Mimmo lo tira completamente indietro, dalla mano che lo stava dolcemente massaggiando le ciocche. "Tutto ok?" Sussurra Mimmo mentre con un pollice gli accarezza la mandibola. E Manuel non sa davvero come esprimere, come utilizzare le sue corde vocali per dire che essere tenuti così, sospesi, dissolti in un paradiso di piacere tra loro due, è un sogno diventato realtà. Si sente come se non dovesse pensare a delle cose fin troppo complesse, perché il sesso è semplice, ti fa sentire bene, ed è una gioia.
"Si, si", respira invece, gli unici monosillabi che riesce ad affermare. È solo ora che la sua attenzione è stata spostata dal succhiare Simone che nota che è mezzo rigido nei suoi pantaloni.
Non sa se Mimmo lo coglie, o se vuole solo dargli una tregua, ma allunga su Simone una mano delicata, lo mette in mostra agli occhi di Manuel, la punta di un dito scivola lungo la spalla di Simone, sopra la maglietta, poi segue il lato della sua cassa toracica, il suo fianco, la sua coscia. Manuel lo guarda rapito, come se non avesse mai visto Simone nella sua vita. Mimmo, alla fine del suo percorso, tira l'orlo della sua maglia e il giovane Balestra comprende l'indizio e si caccia via la maglia. Nessuno lo ha mai guardato come fa Manuel in quel momento, quando è esibito davanti a lui, nudo, duro e arrossato. Gli fa arricciare le dita dei piedi nelle scarpe.
"Comm è frisc, eh?" Mimmo cerca di spezzare il nervosismo, con una piccola battuta, c'è una risata senza fiato nella voce di Simone.
Simone si spinge in avanti sul divano con il bacino, e con una mano preme il suo pollice contro il labbro inferiore di Manuel. Il quale, viene lentamente e dolcemente riportato all'attività precedente intorno al membro di Simone solo dagli sguardi.
Con la coda dell'occhio, Manuel vede Mimmo avvicinarsi a Simone, appoggiarsi a lui, con un braccio si alza vicino e si siede sul divano. Oltre alla sua bocca, si sente solo il dolce suono dei loro baci. Li guarda, mentre si scambiano le effusioni, sono scoordinati e spesso s'interrompono per lasciare Simone ansimare.
La mano di Mimmo, che ora si trova in una posizione più alta, tra i capelli di Manuel è raggiunta dalla mano di Simone e li sente avvolgersi le dita a vicenda sulla sua testa, poi quella di quest'ultimo si sposta e gli stringe la schiena. Simone è davvero vicino, quasi come se si stesse preparando lassù. La scapola di Manuel si adatta perfettamente alla sua mano enorme, che l'avvolge.
Anche Mimmo deve sentire che sta quasi arrivando: solleva Manuel in una posizione alzata ma piegato verso di loro, lo lascia ansimare caldamente nel collo di Simone.
Balestra raggiunge con le sue mani i jeans di Manuel, e, con l'aiuto di Mimmo glieli tira via. Manuel si appoggia scomodo contro il corpo di Simone, ha un ginocchio tra le gambe di quest'ultimo e l'altra semplicemente appoggiata a terra.
Mimmo avvolge le sue dita attorno ai loro due cazzi duri, quello di Simone è pesante, bagnato dalla bava di Manuel. Entrambi morbidi, scivolando dentro e fuori dai suoi pugni, tutti e tre i loro corpi premuti vicini.
Simone avvolge la sua mano destra intorno ai fianchi di Mimmo, stringendo la pelle bianca mentre Manuel si appoggia con la sua mano sinistra contro la spalla di Mimmo, ma lui, invece, la graffia, la marchia, la stringe duramente. Condividono tutto, l'aria, il sudore e i suoni silenziosi che emettono, i sussurri incalzanti e i gemiti spezzati che si accavallano l'uno sull'altro, la pelle liscia e trascinata.
Si baciano così, sull'orlo del baratro: Mimmo inclina la testa di Manuel all'indietro affinché Simone gli mangi la bocca, affamato, timido e goffo, e Manuel sente il respiro di Mimmo sulla sua pelle per tutto il tempo, la sua lingua appuntita lungo il bordo dell'orecchio. Non può resistere a lungo, quindi alza la bocca e si gira quel tanto che basta per raggiungere Mimmo.
Manuel è più veemente e disinibito mentre pomicia con Mimmo, è una sorta di silenziosa sfida, di implicita rivincita per aver un po' dominato le azioni di tutti, si mordono le labbra e spingono uno contro l'altro come una promessa che la prossima volta non sarà lui a comandare.
Finisce per leccare una striscia sullo zigomo di Mimmo, prendendogli tra i denti lembi di pelle chiara, spingendovi il naso in modo che Mimmo si giri verso Simone.
Li osserva da un soffio di distanza mentre anche loro si baciano, le lingue che brillano tra le loro labbra, mentre Simone sposta la posizione della sua mano e afferra la parte posteriore del collo di Mimmo, premendo insieme le loro fronti. Manuel è così impotente riguardo al modo in cui li ama, sente qualcosa brillare dentro di lui che sa che funziona, che ci stanno lavorando.
Quando Mimmo spinge le dita lungo Manuel un'ultima volta, versandolo sulle sue dita, il romano sente un gemito basso, doloroso, e si rende conto che proviene dalla sua stessa gola; si alza mentre Simone preme le labbra sulla sua spalla e si avvicina anche lui alla fine, tremando, al fianco di Mimmo. Mentre quest'ultimo, si spinge contro la coscia di Simone e viene imbarazzatamente nei pantaloni.
Galleggiano tutti sulle onde pesanti del loro piacere per qualche minuto lento. Mimmo sente la sua spalla che gli fa male mentre Manuel è sicuro di avere un labbro spaccato. Simone non crede neanche di aver vissuto l'esperienza, non riuscirà mai a levarsi dalla mente l'immagine dei due ragazzi più attraenti che abbia mai visto in mezzo alle sue gambe, impegnati solo su di lui.
Manuel cade rumorosamente contro l'altro spazio non occupato del divano, rimangono minuti interminabili semi nudi a respirare. "Cristo" sussurra Manuel, la voce è così rotta che fa ridere Mimmo. Simone probabilmente non è ancora tornato dal suo settimo cielo.
"Fanculo, devo cercare un letto più grande se dobbiamo continuare questa cosa, questo divano non sarà mai più disponibile" è la prima cosa che Simone dice, tra i respiri, completamente improvviso, sente gli altri due ragazzi annuire contro il divano.
Manuel dischiude gli occhi e osserva la stanza intorno a lui, come a voler essere sicuro non sia stato tutto un sogno bagnato. Il suo telefono con lo schermo spaccato, le pagine stracciate del libro, e quello stesso, sono ancora sparsi sul pavimento del soggiorno.
Il giorno successivo, Manuel incolla le pagine del libro con lo scotch, non è un lavoro perfetto ma rende il volume leggibile. Lo lascia in soggiorno, ed è un tacito iniziale perdono con Dante. Non riesce ancora a parlargli veramente, ma non pensa di essere capace di tagliare i rapporti con lui. Anche se, se lo meriterebbe.
Parlano tanto, tutti e tre, Mimmo, Simone e Manuel. Non è ancora definito ciò che sono, non sono neanche loro estremamente sicuri di cosa stiano facendo. È ovvio che la reazione di tutto ciò da parte di chi vogliono bene possa fargli paura.
Scopano tanto, ma quello gli viene così naturale che non ne devono discutere particolarmente. Simone è il primo a definire che non vorrebbe che abbiano rapporti, sia sessuali che romantici, con altre persone a parte loro tre, non vuole una relazione aperta. Non sa se è possibile farlo, ma Manuel gli dice che solo loro devono sceglierne le regole, nessun altro.
Non hanno idea di cosa succederà, delle difficoltà del futuro, ma fa meno paura affrontarlo insieme.
È l'ultimo di agosto e la ferita sulla guancia di Manuel è invisibile, completamente guarita. Quando vede Mimmo in pigiama in mezzo al corridoio della villa, ha un sorriso placido addosso e uno sguardo ancora addormentato.
"Alla fine m'egg abituato a questa cas', riesco addirittura a dire che è un po' casa mia" gli dice appena sente i suoi passi, "è facile quanno sei 'n continuo distrate de me e Simone che vogliamo mettete le mani addosso costantemente, dai, non è che hai tutto sto tempo per filosofeggiare" Manuel lo prende in giro.
Mimmo aggrotta le sopracciglia e spalanca la bocca, profondamente offeso, afferra Manuel per il collo, stringendogli la pelle con le unghie sulla sua nuca. Manuel si spinge contro la sua bocca e si baciano. "Non vi siete manco lavati i denti, che schifo" la voce petulante di Simone, che la mattina è molto seccante e intrattabile, inizia a risuonare dal fondo del corridoio. Passa davanti ai due e va direttamente in cucina, così da prepararsi il caffè.
Con uno sguardo di comprensione, perché Manuel e Mimmo vanno d'accordo solo quando c'è da infastidire Simone, gli corrono dietro e lo punzecchiano dietro la schiena. Il quale ricambia subito il gesto, iniziando a battibeccarli interminabilmente.
Le loro risate sono l'unico suono che si erge, melodioso e felice, è il rumore della serenità, è il rumore dell'estate e del sole. Il verso delle cicale, è ancora rimbombante, ma non lo sentono neanche. Inebriati gli uni negli altri.
Mimmo è seduto sulla sedia a cavalcioni, Simone è appoggiato al bancone mentre Manuel è ancora sullo stipite della porta. Li guarda litigare sul caffè, sulla polvere e la quantità d'acqua.
E Manuel sorride teneramente, le labbra sottili curvate all'in sù.
Agosto è finito.
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