2.
Non era una novità... la sua vita notturna li dentro ormai era nota a tutti, tanto quanto lei era a conoscenza di quella dei propri colleghi, ma erano una famiglia e, ad insaputa dello zio, si coprivano gli uni con gli altri. Certo, non era uno sciocco... come le faceva lui le cose che vietava agli altri, sapeva benissimo che anche loro agivano allo stesso modo. Fin quando nessuno apriva bocca, nè lui stesso coglieva i ragazzi sul fatto o ne venisse a conoscenza, tutto andava bene. I guai nascevano dal momento in cui sapeva. Eccome se erano guai... le sue sfuriate erano ormai note a tutti, e nessuno aveva voglia di subirne.
Come ormai andava a finire la maggior parte delle volte, anche quella notte non era riuscita a controllarsi. Si era lasciata andare nelle braccia di quello sconosciuto. Non sapeva nulla, non sapeva chi fosse... ma di certo qualcosa impresso gli era rimasto. Lo osservava dormire mentre ripensava ai loro corpi desiderosi l'uno dell'altro... vogliosi. le sue mani che le stringevano le natiche. La sua calda bocca che le sfiorava delicatamente il collo, per poi lasciarle dei lievi morsi. I loro corpi avvinghiati... si, non sapeva chi era... ma che importava quando era riuscito a farla impazzire.
Immersa nei suoi pensieri, non si era accorta che il misterioso ragazzo aveva aperto gli occhi e stava li, nel suo silenzio, ad osservare ogni singolo dettaglio di quel viso così delicato... così perfetto. Sfiorandole il volto, le tolse dinanzi una ciocca ribelle. Questo suo gesto, aveva distolto la ragazza dai propri pensieri.
"Scusami, non mi ero resa conto che fossi già sveglio" gli disse.
"Non importa... era bello osservarti"
Nell'udire quelle parole, dette così dolcemente... era scattata sull'attenti. Erano poche le regole che si era fissata, e tra queste vi era l'impossibilità ad avere un rapporto con chiunque decideva di portarsi a letto. Nessuno sapeva chi era, nessuno sapeva nulla di sei. La notte prima due corpi in uno, il giorno dopo... due perfetti sconosciuti. Non era poi così complicato. Si era alzata andando alla ricerca dei propri indumenti, senza dire neanche una parola.
"Stai già andando via?" le chiese lui, confuso.
"Cos'è... credevi che dopo una scopata saremmo andati a bere un bel caffettino e magari a raccontarci le nostre vite? Ti sei fatto un'idea sbagliata. Il tuo tempo è scaduto, devi andartene via, e se non lo farai tu sarò io a farlo".
"Non conosco neanche il tuo nome... non comprendo perchè tanta ostilità nei miei confronti dopo ciò che c'è stato tra di noi".
"Allora non sono stata abbastanza chiara? Tra di noi? Dimenticalo il tra di noi. Non c'è stato nulla se non semplicemente del sesso... ed ora vedi di sparire" rispose la ragazza aumentando il tono della voce, poichè alterata.
Non aveva parole. Vedersi trattato come una pezza lo aveva irritato, ma che senso aveva ribattere? In totale silenzio si era rivestito, e per come era arrivato, senza neanche salutarla era andato via. Le aveva dato fastidio? Molto. Era lei che cacciava via la gente... era lei che aveva quell'atteggiamento da dura con loro. Eppure quel giorno, per la prima volta qualcuno aveva ricambiato. Doveva lasciarsi quella nottata alle spalle. Aveva afferrato le proprie cose e, nel cuore della notte, in tutta calma, era rientrata nel proprio loft. Aveva gettato tutto a terra, e stremata si era buttata sul letto, addormentandosi pochi attimi dopo.
Un bip assordante l'aveva fatta svegliare di scatto. Aveva il cuore in gola... le mani le tremavano appena per lo spavento preso. Con gli occhi ancora assonnati, aveva preso a passare la mano sul comodino, fin quando non aveva trovato la fonte del suono. Aveva tentato invano di staccare quella maledetta sveglia, ma non riuscendo e presa dalla frustazione l'aveva tirata contro il muro. Era rimasta con la testa poggiata sul cuscino per pochi attimi, finchè non aveva deciso che era il momento di darsi una mossa.
Si era recata in bagno, aveva bisogno di una calda doccia per scollarsi di dosso il peso della precedente notte. Per quanto potesse sforzarsi di non pensarci, non riusciva. Voleva non cadere nel suo solito giro, voleva non lasciarsi andare al piacere ma non riusciva. Lui aveva creato quel mostro, lui l'aveva resa quello che era e questo non riusciva a perdonarlo a se stessa. Lottava, ma cadeva sempre... non riusciva a rialzarsi. La sua voce le rimbombava in testa. Lì, sotto il getto dell'acqua calda aveva preso a fare ciò che meglio riusciva a fare, quello che lui le aveva insegnato, quello per cui era stata da lui costretta.
I suoi occhi si erano chiusi, i suoi sensi amplificati... il rumore dell'acqua che le scorreva addosso, il calore sulla propria pelle... la sua mano che delicatamente passava tra le sue gambe. Prima con dolcezza, poi con più foga fin quando non raggiunse il piacere lasciandosi cadere a terra sotto il getto ancora corrente, e scoppiando in lacrime.
"Tu sei mia... tu non devi amare... sei un oggetto, una macchina di piacere, ma questo... il tuo cuore, mai nessuno dovrà averlo".
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