6. Cedere

"Brenda, ti prego." alzo gli occhi al cielo sentendo la mia amica ripetere queste parole per l'ennesima volta, mentre mi cucino un hamburger e delle verdure al volo prima di tornare a lavoro. "Lui porterà un amico e io ho bisogno che venga anche tu. Dai, mi piace davvero tantissimo."

Appoggio il telefono sul mobile, mettendo il vivavoce, mentre continuo a prepararmi il pranzo. "Ma perché deve portare un amico? Gli serve sostengo? E poi perché l'amico ha bisogno che gli trovino un'accompagnatrice?" non mi piacciono gli appuntamenti al buio, rischi sempre di trovarti a uscire con dei cretini, e al momento ne ho già uno nella mia vita, non me ne servono altri.

"Dai, mi ha detto che il suo amico sta affrontando un periodo difficile e che voleva coinvolgerlo in un'uscita. Per favore, non sarà malissimo se è amico suo, puoi farmi questo favore?" il suo tono speranzoso e supplicante mi fa tentennare. È da tanto che non esco con le mie amiche, è da tanto che non mi prendo qualche ora per me, potrei approfittare di oggi visto che stanotte non lavoro nella palestra perché domani è chiusa... in fin dei conti l'amico del ragazzo che sta frequentando non può essere peggio del biondino snervante, perciò.

"Accetto, Astrid. Ma se il tipo senza nome si rivela un maniaco o solo Dio sa cosa, mi alzo, me ne vado e non voglio sentire nulla." Cerco di mantenere un tono indifferente, come per dimostrare la mia risolutezza, ma lei sta già ridendo e battendo le mani come una bambina per aver vinto contro di me.

"Ti mando l'indirizzo del ristorante."

Sbuffo e annuisco, accettando il mio triste destino. "Ricevuto, Astrid."

*****

Sistemo bene il mio vestito nero, visto che si è leggermente stropicciato mentre ero seduta in auto, e mi dirigo verso l'ingresso del ristorante. Sono in ritardo di circa dieci minuti, perciò la mia amica e i ragazzi stanno già aspettando dentro, ma purtroppo ho finito più tardi del solito a lavoro e ho fatto le corse per poter tornare a casa e prepararmi in modo decente.

Lancio uno sguardo al ristorante e mi viene quasi la nausea vedendolo. Questo è un posto così di lusso che quasi mi vergogno degli abiti che ho indossato, le persone qua dentro avranno costosa persino la biancheria, però mi ricordo di quanto lavoro onestamente e duramente per mantenermi e tutta la vergogna passa. Non ho nulla di cui imbarazzarmi, la maggior parte delle persone che fanno parte del mondo del lusso non sono realmente signori. Ho imparato che i soldi non fanno la signorilità, e io so di valere molto più di alcuni elementi che navigano nell'oro.

Prendo un bel respiro profondo e decido di entrare. Immediatamente mi si avvicina un cameriere e io smetto di guardarmi intorno, prestandogli la mia attenzione e informandolo del fatto che mi stanno aspettando, al tavolo prenotato a nome di Melnik Artem. Vengo accompagnata da loro e poso lo sguardo su Astrid che, notandomi, si alza e mi dà due baci sulla guancia, stringendomi e ringraziandomi. Dopodiché mi presenta il suo ragazzo, o quello che presto lo sarà, che così all'apparenza sembra un tipo abbastanza normale, e poi il mio sguardo si sposta d'istinto sull'amico misterioso. Non ci posso credere.

Scoppio a ridere in modo nervoso mentre mi chiedo a che diavolo di gioco stia giocando il mio destino. Si diverte? Sono diventata il suo passatempo preferito? Pare proprio di sì.

Mi sorride con il suo solito modo di fare odioso e mi schiaccia uno occhiolino, parlando prima che lo faccia io. "Sono piacevolmente sorpreso, non avrei mai immaginato che fossi tu l'amica di Astrid, principessa."

Stringo forte i pugni e mi giro verso la mia amica sentendo la sua domanda. "Vi conoscete già?"

"Purtroppo." rispondo di getto, sistemandomi meglio la borsa sulla spalla. "Non ho nessuna intenzione di mangiare al tuo stesso tavolo." mi volto nuovamente verso di lui, prestandogli la mia attenzione. Non posso fare a meno di notare come sembri diverso ora rispetto a quando lo vedo sempre. Ha i capelli perfettamente sistemati e indossa un pantalone bianco e una camicia del medesimo colore.

"Perché no? Ti ricordi dell'altra sera e ti imbarazza?" sbianco sentendo le sue parole, non riesco a credere che stia portando fuori questo argomento ora e davanti ad altri. Che razza di faccia. "In fin dei conti hai solo rovesciato un secchio d'acqua ai miei piedi, non è così grave." ridacchia sotto i baffi, inventando questa storia e sapendo bene che ho temuto parlasse della realtà.

"Ti prego, Brenda..." Astrid quasi mi scongiura e io mi volto verso di lei, incrociando il suo sguardo speranzoso. Sembra tenerci davvero tanto e io, ultimamente, sono stata un'amica poco presente, perciò non posso deluderla ancora. "Non so cosa sia successo tra voi, ma Mykh è un ragazzo simpatico... davvero, prova a conoscerlo."

Annuisco appena, anche se so che sull'ultima frase si sbaglia, e mi accomodo nella sedia vuota, mentre tutti gli altri -dopo essersi scambiati un'occhiata- si siedono nuovamente, dato che si erano alzati per accogliermi.

Alzo lo sguardo e sorrido alla mia amica e a Melnik, mentre alzo gli occhi al cielo quando vedo che il biondo mi sta osservando con un cipiglio divertito. So che non mi lascerà in pace per tutta la cena e so che dovrò trattenermi dall'ammazzarlo, ma non gli darò la soddisfazione di stuzzicarmi liberamente per paura che riveli ciò che c'è stato tra noi.

Il cameriere ci porta i menù e ci avvisa che un altro cameriere passerà per prendere le ordinazioni di ciò che vogliamo bere. Concentro la mia attenzione sul fascicolo rilegato in pelle rossa e devo ammettere che pure questi urlano ricchezza da lontano. Non sono mai stata in un posto così, e non pensavo nemmeno che ci sarei mai stata. I prezzi accanto ai piatti sono esorbitanti e mi sento in colpa a ordinarli pur sapendo di essere ospite di qualcuno che può permetterselo. È legale pagare così tanto per un po' di tartare?

"Pensavo odiassi la ricchezza, principessa." prima di alzare lo sguardo verso il biondo, che sfortunatamente è seduto davanti a me, conto fino a 10, anche se so che è inutile, mi fa perdere la pazienza in ogni caso. "E poi eccoti, vestita carina in un ristorante di lusso, attenta a non svenire."

È davvero un idiota. È mai possibile che parla così davanti al ragazzo della mia amica? Non voglio rovinarle l'appuntamento passando per una persona che giudica all'apparenza o che. "Non sarebbe conveniente svenire con te nei paraggi, potresti approfittare di me incosciente." gli faccio un occhiolino falso e ridacchio, sapendo di averlo irritato, mentre gli altri al tavolo ci ignorano.

"Non mi servirebbe fossi incosciente, visto l'altra sera." si sporge in avanti, parlando con tono più basso, in modo tale da farsi sentire solo da me. "Se vuoi possiamo inventare una scusa e sparire per finire ciò che abbiamo iniziato."

Schiocco la lingua sul palato, continuando a sorridere per non attirare l'attenzione di Astrid e Artem. "Preferisco cucirmela, Misha."

Lui ride come chi sa di avere il coltello dalla parte del manico e io stringo forte i pugni per scaricare il nervoso che mi fa provare, girandomi poi dalla mia amica appena interviene nel discorso, picchiettandomi la spalla. "Hai visto, Brenda? Andate già d'accordo."

D'amore e d'accordo proprio, non si vede? Non sto minimamente pensando come sarebbe divertente rovesciargli in testa il vino dei nostri vicini di tavolo... no no, assolutamente. Mi limito ad annuire e sorridere. Sarà una lunga serata.

*****

Mi sistemo nel divanetto del locale e poso il drink sul tavolino davanti a noi, per poi guardarmi intorno per non dare peso al biondo che accanto a me allarga le gambe per far scontrare di proposito le nostre ginocchia. So che lo sta facendo per stuzzicarmi, così come per tutta la cena non ha fatto altro che fare battute maliziose velate che capissi solo io. Pensando che una volta lasciato il ristorante e venuti in questa discoteca me ne sarei liberata, ma a quanto pare non è così. Astrid e Melnik sono in pista a ballare e io sono seduta qua con il biondo.

"Devo ammettere che ti trovo sexy con il vestito, ma anche con la divisa da lavoro non sei male." lo ignoro sentendo le sue parole, ma lui non si arrende. "Che ne dicessi se ti facessi rilassare un attimo, principessa? Ti vedo piuttosto tesa." ridacchia e, prima che abbia il tempo di chiedermi cosa intenda, posa la sua mano sulla mia coscia. Sento milioni di brividi colpirmi, ma cerco di restare lucida e gliela faccio spostare, dandogli un colpo secco.

"Riprovaci e ti ritroverai senza mani." solo ora mi giro verso di lui e solo ora mi rendo conto di quanto sia dannatamente vicino. Dio... tenerlo a distanza si rivela più difficile del previsto. Mi fa perdere ogni inibizione quando è attaccato a me, il calore del suo corpo e il suo profumo mi mandano in confusione. Per non parlare dei suoi occhi verdi che mi fissano.

"Ah sì? Avevo in mente di darti un po' di piacere per farmi perdonare di essere stato un po' stronzo l'ultima volta in palestra." riposa la mano sulla mia coscia e, capendo che non ho nessuna intenzione di fermarlo, sale sempre più su. Quasi mi manca il fiato, mi sento accaldata in un attimo, e quando raggiunge l'elastico delle mie mutande, la cosa si amplifica. "Non è una cosa che normalmente farei qua, sapendo che da un momento all'altro potrebbero tornare i nostri amici, ma con te mi viene voglia di trasgredire un po'."

Prima strofina le dita attraverso il tessuto, poi sposta le mie mutande e, senza nessun preavviso, mi infila due dita dentro. Spalanco la bocca all'istante e mi aggrappo al suo braccio, stringendolo forte quando inizia ad andare dentro e fuori in modo sempre più veloce.

"Mio Dio..." Le parole mi escono da sole dalla bocca, come un gemito, e lui improvvisamente toglie le dita da dentro me, guadagnandosi un'occhiata maligna. Ma che diavolo fa? "Perché hai smesso?" vorrei darmi più contegno, ma le parole mi escono come un lamento.

"Perché ti ho già detto che mi innervosisce quando nomini il nome di Dio invano." fa spallucce e si sistema meglio nel divanetto, allontanandosi da me e lasciandomi vogliosa e a metà dell'opera. "Quando imparerai, avrai ciò che desideri."

Digrigno i denti e mi viene voglia di saltargli al collo e strozzarlo. È così dannatamente irritante. Non so come si possa definire anche lontanamente simpatico come invece ha fatto la mia amica. "Sei uno psicopatico, te l'ha mai detto nessuno? Cristo, non ti permetterò più di avvicinarti a me."

"L'hai appena rifatto, ti ho detto di non nominarlo." Sbuffa nervosamente e poi sorride all'improvviso. I suoi cambi di umore repentini iniziano a farmi sorgere delle domande. "E comunque l'avevi già detto che non mi sarei mai più avvicinato, e appena ti ho messo le mani addosso stavi già gemendo come non mai."

"Sei uno stronzo, non ho mai conosciuto un ragazzo come te. Sei il peggio del peggio."

Avvicina la sua bocca al mio orecchio, mordendo appena il lobo e poi inizia a sussurrare. "So che non hai conosciuto nessuno come me, ed è per questo che mi desideri da morire. Vorresti sentirmi dentro di me mentre mi muovo e ti faccio provare il piacere più forte della tua vita. Vorresti il mio corpo sopra il tuo. Vorresti che io abbia il comando. Vorresti me e solo me."

Deglutisco sentendo le sue parole e il suo tono basso e seducente, ma cerco di restare concentrata e gli do una spinta, facendolo allontanare da me. "Sogna, Misha." Continuo a usare il nomignolo che mi ha suggerito lui con tono ridicolizzante, ma a lui non sembra importare.

Fa per rispondermi, ma per fortuna veniamo interrotti dai nostri amici che fanno ritorno nel privè, ridendo e mano nella mano. Ringrazio il cielo per avermi salvato da un possibile continuo scambio di battute e dalla tentazione di cedere ancora a lui e ai suoi modi di fare esperti.

Mi allontano dal biondo, sedendomi più vicina alla mia amica, e mi concentro sul racconto che sta facendo a proposito di una lite che è avvenuta in pista tra due ragazze molto ubriache, cercando di scordare la sensazione delle sue dita dentro di me, cercando di non immaginare ciò che mi ha descritto e cercando di scordarmi quanto lo desidero ardentemente.

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