28. Io ti perdono, perdonati tu

Appena arrivo al palazzo di Mykhailo, saluto cordialmente il portiere che mi accoglie con un magnifico sorriso, come se fossi la figlia prodiga che è tornata a casa dopo molto tempo.
Ho parlato con lui qualche volta, mentre magari aspettavo che il biondo tornasse dagli allenamenti. Ho scoperto che si è trasferito a Londra più di trent'anni fa ed è rimasto qua perché ha conosciuto sua moglie, con la quale ha poi dato alla luce ben cinque bambini. Ora sono ormai degli adulti e lui sta pure per diventare nonno. È un uomo davvero alla mano, nonostante lavori per molti classisti che vivono in questo palazzo.

"Buonasera signor Harry, Mykhailo è rientrato?"

Annuisce e mi porge una caramella dal cestino che tiene sempre sopra la scrivania della portineria "Buonasera signorina Brenda, è rientrato poco fa. Devo annunciarla?" scuoto la testa davanti alla sua domanda e prendo una caramella alla mora, ringraziandolo.

"No, vado direttamente da lui, non sapeva che sarei passata."

"D'accordo. Buona serata signorina Brenda." gli sorrido cordialmente e poi inizio a salire gli scalini fino al piano del biondo. Ho bisogno di fare le scale per prendere ancora tempo e per calmarmi. Cosa gli dirò? Tutto verrà da sé? L'unica cosa che spero è che non vada male, sia perché non voglio deludere Melnik sia perché non voglio ferire ancora me stessa.

Arrivo davanti all'appartamento di Mykhailo e immediatamente suono il campanello, mordendomi il labbro inferiore come per scaricare la rabbia. Da dentro sento interrompersi la musica, ossia Numb di XXX Tentacion, e poco dopo la porta si apre davanti a me.

Sgrano gli occhi quando mi rendo conto che mi ha aperto con addosso solo i pantaloncini del Chelsea. È a torso nudo ed è leggermente sudato, devo metterci tutta la buona volontà del mondo per non mettermi a fissarlo come una deficiente. Certo che mi ci vuole proprio poco per farmi imbambolare quando di parla si lui.

"Ciao... so che non mi aspettavi, ma possiamo parlare?"

La sua faccia è un misto di meraviglia e paura, ma comunque cerca di mascherarlo e mi lascia spazio per accomodarmi in casa sua. "Certo... entra pure. Scusa le condizioni, ma mi stavo allenando." quando metto piede nel soggiorno vedo il tappetino posato per terra con accanto due pesetti, ma mi rigiro subito verso di lui quando lo sento chiudere la porta. "Vuoi qualcosa da bere?" sembra agitato, e il fatto che quando prende la maglia da sopra il divano gli cada dalle mani me lo conferma, ma comunque subito la raccoglie e se la infila, fingendo indifferenza.

"No, grazie. Sono a posto." indico il divano "Posso sedermi?"

Lui annuisce all'istante, con troppo vigore, ma comunque mi accomodo, e lui si siede nella poltrona davanti a me, prestandomi la sua attenzione. Mi fa strano essere qui, dopo tutto ciò che abbiamo condiviso, mi fa strano essere davanti a lui e mi fa strano star mettendo da parte il dolore e la rabbia per parlargli.

"Come mai sei qua?" me lo chiede senza mezzi termini, mantenendo una facciata apatica, e io fingo di non vedere come picchietta le dita nervosamente sul ginocchio.

"Ho saputo che non stai bene, ho cercato di capire cosa sta succedendo, soprattutto dopo averti visto ieri notte a casa mia." Dico una mezza verità, per non fargli sapere che mi manda qua il suo migliore amico "Sembravi sconvolto, ma soprattutto mi sembravi fuori di te. Come vanno le mani?" vedo che ora sono fasciate e mi si stringe il cuore.

"Meglio... Melnik mi ha medicato prima che litigassimo, ma lascia stare, ho combinato un casino." lo dice con tono triste, e stavolta non tenta nemmeno di mascherarlo. "Comunque immagino che tu non sia qua solo per le mie mani..."

"No, infatti. Mi ha colpito molto che fossi ubriaco, che avessi guidato in quelle condizioni. Da quando ci conosciamo sei sempre stato in ordine, hai sempre cercato di mantenere tutto sotto controllo, ora non ti riconosco più, e mi dispiace." su questo non mento, nonostante tutto una parte di me è sofferente a vederlo ridotto così, sembra solo il guscio di quello che era. Gli occhi verdi di cui mi sono innamorata non sono più gli stessi, non brillano più.

"Non è un bel periodo, ma mi riprenderò, Brenda." fa spallucce e continua a picchiettare le dita per scaricare la tensione "Non c'è bisogno che tu venga qua per episodi come quello di ieri... ero solo fuori di me, era una giornata difficile, ma oggi sto già molto meglio. Come vedi."

"Il fatto che ora tu non sia ubriaco non mi convince che stai meglio... solo che stai cercando di nasconderlo meglio." sospiro e mi sporgo leggermente in avanti "Mykhailo... io e te non stiamo più insieme, ma non voglio vederti ridotto così..."

"Perché lo fai? So che ti ho fatto a pezzi. Appena ci siamo lasciati, non sai quante volte ho sentito Astrid parlare preoccupata a Melnik di come stessi... e mi sono odiato per questo." sospira pesantemente e poi sferra un pugno al bracciolo della poltrona, facendomi trasalire "La colpa è solo mia. Avrei voluto proteggerti, ma ti ho distrutta comunque. Che razza di persona fa questo? Che differenza c'è tra una come Cornelia e uno come me, eh?" alza la voce, con gli occhi che luccicano, lasciandomi leggermente interdetta.

Non avevo idea che avesse dentro così tanto odio per se stesso, non avevo idea che si desse così tante colpe. Ma allora perché non è tornato subito da me? Perché non ha impedito che stessimo entrambi male? Perché non ha impedito che il tempo ci uccidesse e facesse a pezzi noi e i nostri sentimenti?

"Mykhailo... non c'è niente in comune tra te e lei. Quella è una ragazza senza scrupoli che farebbe di tutto per ottenere il suo scopo, tu sei solo un ragazzo che vorrebbe aiutare gli altri..." solo Dio sa quanto mi costi dire queste parole, visto che a me non ha fatto bene lasciandomi... ma non voglio certamente mettere fuoco alla benzina. Ora non ha bisogno di sentirsi accusare ancora, non ha bisogno che io lo butti ancora più giù.

"Non puoi pensarlo davvero. So che fai incubi su di me, so che mi sogni... che piangi. So che ti ho rovinato, so che mi amavi e ti ho abbandonato e deluso come tutti." una lacrima gli bagna il volto, proprio come ieri, mostrando chiaramente la sua sofferenza. "Ti ho rovinata... e mi sono rovinato. Ti ho amato come non avevo mai fatto con nessuna, Brenda. Volevo solo tenerti al sicuro."

Si passa il dorso della mano sugli occhi e si asciuga la lacrima, ma i suoi occhi continuano a restare lucidi, come se fosse sull'orlo di una crisi.
Con il cuore pesante e dolorante, mi alzo e mi inchino accanto a lui, prendendo le sue mani tra le mie. Una parte di me esplode sentendo la sua pelle a contatto con la mia, sentendo i famigliari calletti che ha sulle dita a forza di sollevare i pesi in palestra, sentendo quanto mi va forte il cuore per questo stupido e semplice contatto.

"Mykhailo... va avanti. Non restare bloccato a questo. Ci siamo fatti male, abbiamo sofferto, ma ora non devi più pensarci. Non ha senso che ti autodistruggi per ciò che è stato." mi fa male dirlo, ma l'ho amato troppo per restare ferma a vederlo spegnersi. Sento chiaramente quanto sta male. Non sta fingendo. Non vuole pulirsi la coscienza. Lui davvero si sente in colpa per me. "Hai sbagliato, non era il modo giusto, ma volevi proteggermi, ok, va bene. Ora lo accetto."

Trasalisce e stringe forte la mia mano. A questa distanza vedo chiaramente le sue iridi verdi, sento il suo profumo familiare e il suo calore mi avvolge completamente. Non vorrei che fosse così, ma sa ancora e maledettamente di casa. "Perché lo stai facendo? Fino a ieri mi odiavi, mi guardavi con disprezzo... perché hai cambiato idea?"

"Perché nessuno merita di soffrire così... hai già pagato il tuo prezzo, ora sta diventando troppo grande la tua punizione. Perdonati, riprendi pieno possesso della tua vita, va avanti." glielo dico cercando di convincerlo, di motivarlo, sforzandomi di sorridere nonostante vorrei solo piangere. È difficile parlargli così, ed è difficile fingere di non amarlo più. "È il tuo momento, la tua opportunità di splendere, non buttare tutto al cesso così."

"Mi manchi... capisci? Oltre il senso di colpa, c'è questo vuoto dovuto alla tua mancanza. Non so più come colmarlo, forse perché non c'è un modo per farlo."

Deglutisco sentendo la sua confessione e mi sforzo di non mollare la sua mano e scappare a gambe levate per colpa della sua paura. Gli manco... e me lo dice così dopo mesi come se niente fosse?

"Si può andare avanti... vivevi anche prima di conoscere me. Hai una carriera così promettente al Chelsea, ho visto che vieni convocato persino in nazionale... hai intenzione di sprecare tutto questo per la nostra relazione andata male?" glielo chiedo cercando di cambiare il discorso, non avendo la forza di sentirgli dire che gli manco, ma pare che lui non sia della mia stessa idea.

"Ma questo non cambia il fatto che mi sento vuoto. Eri davvero così importante da rendere tutto più colorato e perfetto. Ti ho spezzato." lo ripete ancora, con un'altra lacrima che gli scappa al controllo. "E ho spezzato me."

"Vuoi rimediare? Mi renderebbe più tranquilla se tu riniziassi a vivere! Se riprendessi in mani tutto ciò che stai trascurando."

Mi guarda stranito, per qualche secondo sembra perso nei suoi pensieri, poi rinizia a parlare. "Saresti così felice se tornassi come una volta? Tanto da scordare cosa ti ho fatto? Non ha senso... perché una persona che ha sofferto per me dovrebbe voler il meglio per me?"

"Perché ti ho amato nel modo più puro che possa esistere al mondo." e questa è la cosa più vera di tutto il discorso "Perché non potrò mai e poi mai odiare chi mi ha reso viva. Il tuo dolce ricordo resterà sempre nel mio cuore, e non potrò mai cancellarlo. Non si può dimenticare chi ti ha stravolto la vita. Ti ho perdonato, Misha. Ora va avanti, perdonati tu." glielo ripeto, facendo fatica a trattenere le lacrime.

Lui sospira, si alza dalla poltrona e fa mettere in piedi anche me. Siamo talmente vicini che sento il suo fiato sul mio viso, cosa che mi fa sentire i brividi su tutto il corpo. Per qualche secondo resta a guardarmi, mi fissa intensamente negli occhi facendomi stringere lo stomaco, e dopo mi attira tra le sue braccia e mi stringe.

Mi irrigidisco all'istante davanti al suo gesto, non aspettandomelo, ma poi mi permetto di rilassarmi. Ritorno a sentire quella sensazione che sentivo sempre quando stavamo insieme, quella sensazione di protezione che solo lui sapeva darmi. "Grazie, Brenda. Davvero... grazie di esserti preoccupata per me, di avermi detto queste parole." me lo sussurra all'orecchio e stavolta devo davvero sforzarmi tantissimo per non singhiozzare "Proverò davvero a tornare in me... proverò a perdonarmi. Tu nel frattempo prenditi cura di te."

Scioglie l'abbraccio, mentre io annuisco. "Lo farò." sento un gelo artico dentro quando ci separiamo, ma continuo a tenere su la stessa espressione fintamente tranquilla. "E tu di te. Mi raccomando, hai una bellissima vita davanti, devi vivere ancora tante soddisfazioni." gli accarezzo dolcemente il viso e poi indietreggio, facendogli capire che per me è il momento di andare via.

"Ti accompagno alla porta." fa come mi ha detto, nonostante non sia per niente distante da noi, e me la apre, senza smettere di osservarmi.

"Ora vado... mi raccomando. Pensa bene a quanto vali, non sprecare mai una briciola di tutto questo."

"Non lo farò. Non ora che tu mi hai ricordato tante cose." sorride appena e mi scosta un ciuffo di capelli dal viso, per poi ritrarre la mano. "Buonanotte Brenda."

Fa male questa scena... mi sembra quasi di stargli dicendo addio ancora.
Anche se l'altra volta non ho potuto farlo, visto che mi ha lasciato con una lettera, mi ero abituata all'idea di non averlo più, però ora mi sembra quasi che sia al punto di partenza e debba salutarlo per sempre, per poi riniziare la vita da sola. "Buonanotte Mykhailo." gli rivolgo un altro piccolo sorriso e poi mi volto le spalle, con un peso nel cuore e la speranza che quello che ho fatto possa bastare per aiutare lui e per tranquillizzare Melnik.

Scendo lentamente le scale, sentendo le gambe quasi fatte di cemento, e permetto finalmente alle lacrime di venire giù. Ora non ho nessun motivo per trattenerle, e ho bisogno di sfogare tutte le mie emozioni.

Mi siedo su uno dei gradini che collega un piano all'altro, e resto per non so quanto, cercando di calmarmi e di dirmi che ho fatto la cosa giusta. Ho aiutato un mio amico e ho aiutato il mio ex... quello che mi ha distrutta, ma anche quello che ho amato tanto... mi sento divisa a metà e ferita, ma non posso fare niente.

Mi sento come se avessimo definitivamente chiuso un capitolo, e una parte di me mi urla che ho fatto male, e capisco così che nutrivo ancora una piccola speranza che tutto tra noi due potesse tornare come una volta. E mentre ho questo pensiero mi rendo conto quanto sono sciocca, una sciocca bambina che crede ancora alle favole.

È ora che cresci cara Brenda, questa è la fine della tua favola, e per te non c'è nessun 'e vissero felici e contenti'.

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