13. Strane sensazioni e intimità

"Ehi..." raggiungo Mykhailo nei parcheggi del centro sportivo e lo fermo prima che salga sulla sua auto "possiamo parlare?"

Ho pensato molto a ciò che gli ho detto prima e per questo mi sono sentita tanto in colpa, so che non dovrei agire così, ma non riesco a controllarmi. Sembro quasi pazza, agisco e dico cose completamente diverse tra loro, ma mi sento quasi bloccata, non so tenerlo lontano e nemmeno voglio.

Il biondo annuisce appena e chiude il cofano dell'auto dopo averci posizionato dentro il borsone, girandosi completamente verso di me. "Dimmi, ti ascolto."

I suoi occhi verdi mi trafiggono e io ci devo mettere tutta la mia buona volontà per reagire e parlare, non facendo la figura della cretina. "Scusami per prima, non volevo prendermela con te. Sei stato carino a cercarmi questo lavoro e non avevo nessun diritto a parlarti in quel modo."

"È okay." fa spallucce minimizzando il tutto, ma continua a guardarmi come se dovesse aggiungere altro ma non fosse sicuro se sia la cosa migliore da fare, ma alla fine decide di sì. "Perché mi vuoi tenere lontano, Brenda? Capisco che non andiamo d'accordo, che discutiamo sempre... ma sembra che quando tra noi c'è pace, tu debba per forza rovinarla perché ti spaventa."

Trasalisco all'istante e deglutisco... non pensavo ci avesse pensato su e avesse analizzato così bene il problema. Nemmeno io avevo davvero pensato a tutto questo in questo modo poi.

"Non sono spaventata..." La mia voce non mi sembra nemmeno mia, non sono convincente nemmeno per le mie stesse orecchie, e questo Mykhailo non se lo lascia certamente sfuggire.

"Quale è il problema?" si avvicina più a me e posa una mano sul mio viso, accarezzandomi piano. Non mi ha mai toccato in modo così dolce e delicato e mi maledico quando mi rendo conto che questo mi piace fin troppo. "Puoi parlarmene, davvero."

"È una lunga storia..." le parole mi escono da sole dalla bocca ma capisco che è troppo tardi per ritrarle, non capisco perché sia così semplice parlare con lui, non capisco perché dal primo momento io ne sia così attratta, in fin dei conti noi non ci sopportiamo, no? "Comunque non mi va di parlare, piuttosto possiamo andare a casa mia e stare un po' insieme?"

Dalla sua espressione capisco che non si aspettava minimamente che gli facessi una proposta del genere, ma si riprende subito e annuisce, accentrando la mia offerta di pace e indicandomi la sua auto con un cenno del capo. "Va bene, andiamo."

Non me lo faccio ripetere due volte, faccio il giro della macchina e mi accomodo nel sedile del passeggero, mentre lui sale al lato destro. Subito nell'abitacolo vengo investita dall'odore del suo forte profumo, ma cerco di non mostrarmi per niente scalfita, legandomi la cintura e guardando dritta davanti a me.

Sposto appena lo sguardo quando vedo le sue dita spostarsi sul navigatore e accenderlo, preparandolo per farmi inserire la via. "Metti la destinazione, principessa." alzo gli occhi al cielo per questo stupido nomignolo e faccio come mi ha detto, digitando l'indirizzo di casa mia.

"Spero che non ti spaventerai, nel mio palazzo non c'è certamente tutto il lusso che c'è nel tuo." mi prendo leggermente gioco di lui, appoggiandomi nuovamente al sedile e girandomi verso la sua direzione. Lo vedo sorridere e inumidirsi le labbra, ma non mi guarda, continua a tenere lo sguardo fisso sulla strada davanti a noi.

"Non sono abituato solo agli agi, non sono cresciuto in questo modo." fa spallucce, tenendo una mano sul volante e una sul cambio, è incredibile quanto sia sexy anche mentre guida "La mia famiglia non era ricca, e per giocare a calcio i miei genitori hanno fatto tanti sacrifici, sacrifici che ora vengono ripagati. Mi piace coccolarli, visto quello che hanno fatto per me, e non mi vergogno di farlo ora che posso permettermelo."

Mi addolcisco sentendo le sue parole, trovandolo davvero bello. Non è da tutti essere riconoscenti con i propri genitori e amarli, così come non è da tutti avere due genitori che ti amano da morire, e io ne so qualcosa.

"Saranno sicuramente fieri allora."

Lui annuisce sorridendo, ma poi mi guarda per qualche secondo con un'espressione maliziosa dipinta sul viso. "Sbaglio o questo è un complimento? Attenta principessa, che rischio di montarmi la testa."

"Non c'è pericolo, sei già un pallone gonfiato." gli schiaccio un occhiolino e poi torno seria "Sono loro che ti hanno trasmesso la tua fede?"

Sorride in modo dolce e capisco così che si è perso nei suoi ricordi. "È stata mia nonna. Quando ero piccolo avevo degli incubi, mi svegliavo spesso spaventato, perciò lei prima di dormire mi disse di farmi il segno della croce e aggiunse che così avrei allontanato i brutti sogni. Le diedi ascolto, lo feci, e smisi di fare brutti sogni, da lì ho iniziato a pregare e credere."

"È una bella storia... davvero." immaginare un mini lui mi fa stringere il cuore, ma ignoro questa sensazione ancora una volta. "È bello credere tanto in qualcosa e sentirsi protetti."

"Tu non credi?"

Ci penso su qualche secondo prima di rispondere, poi scrollo le spalle "Non lo so... non ho tanti motivi per farlo. Non ho avuto vita semplice, niente e nessuno mi ha mai aiutato, se esiste un Dio non sono certamente il suo primo pensiero."

"Non dire così, lui ama tutti... e protegge anche te. Ha un piano anche per te. Magari il meglio deve ancora venire, non bisogna mai smettere di pensare in positivo." le sue parole sembrano così ricche di convinzione che per qualche secondo credo davvero che sia così, ma poi torno alla realtà. Non esiste un lieto fine per quelle come me, non ho mai visto nemmeno uno spiraglio di luce, non ho mai avuto nemmeno un briciolo del meglio che lui pensa che arriverà. "In fin dei conti ti ha fatto conoscere me, quindi direi che ti ama da morire."

Scoppio a ridere sentendo la sua ultima frase e gli do un pugnetto sulla spalla, come a rimproverarlo. "Forse questa è l'ennesima punizione che mi ha dato, forse sto espiando le colpe di una vita passata."

"Ah sì? La chiami punizione godere come non mai grazie a me?" si vanta, posando la mano sulla mia coscia e stringendola appena. Mi sento bruciare anche se la mia pelle è coperta dalla stoffa. "Non mi sembri tanto disperata quando scopiamo, direi tutto il contrario da come mi preghi ogni volta che affondo dentro te."

"Come se a te non piacesse!" lo rimbecco, fingendo che le sue parole non mi stiano facendo nessun effetto "È da appena mi hai vista in palestra che non desideravi altro che mettermi le mani addosso."

"Non ho problemi ad ammetterlo." ferma l'auto al semaforo rosso e si gira verso di me "Eri nella mia mente in ogni momento, mi attraevi da morire e volevo averti. Non mi vergogno a dirlo e non mi vergogno a dire che il sesso con te è il migliore che abbia mai fatto e per questo non mi lascio mai sfuggire l'occasione per farlo. Sai proprio il fatto tuo, principessa."

Sento il sangue affluirmi alle guance e deglutisco, non vorrei reagire così, ma quello che dice e la sua mano sulla mia gamba non aiutano di certo. "E io ammetto che mi piace vederti morire per mano mia." mi slego la cintura e mi sporgo verso di lui per baciargli il collo e posare la mano sul cavallo dei pantaloni della sua tuta. Trattiene all'istante il respiro e io sorrido compiaciuta. "Ecco, vedi... potrei dimostrarti in ogni momento che so bene che muori per me ma..." lancio un'occhiata al semaforo e riposo lo sguardo su di lei "ma il semaforo è verde e noi presto faremo incazzare la fila verso di noi."

Mykhailo sembra ritornare solo ora ad avere le piene facoltà di se stesso, respira profondamente e lancia un'occhiata al semaforo e poi allo specchietto retrovisore, mentre io mi risistemo sul mio sedile con una finta espressione innocente.

"Questa me la pagherai, lo sai, vero?" riparte e lo vedo stringere il volante, cosa che mi fa ridere "Non è carino stuzzicare qualcuno e lasciarlo così."

"Ah no? Mi pare che tu abbia fatto altrettanto qualche volta, per esempio nel divanetto della discoteca, ricordi?" continuo a ridacchiare mentre lui non mi guarda, ma continua a tenere la mano salda sulla mia gamba "Direi che la mia può considerarsi una vendetta."

Ride anche lui, scuotendo la testa, portando la mano più verso l'alto. "La tua era una punizione, l'avevi meritato." posa le dita sopra la mia intimità e strofina le dita sul tessuto dei pantaloni, ma basta questo per farmi sfuggire un gemito. "Sai che posso giocare sporco esattamente come fai tu?" ora sono io quella che deglutisce e si morde il labbro inferiore subito dopo, come per trattenermi "Non è mai un bene fare la stronza con me."

"Ferma la macchina, Misha." il mio tono di voce risulta quasi una preghiera "Non mi importa dove, l'importante è che lo fai."

Il compiacimento sul suo viso, qualche settimana fa, mi avrebbe fatto cambiare idea, mentre ora non mi importa assolutamente, voglio solo fare sesso con lui ora.

"Siamo nel bel mezzo di Londra, dove vuoi che mi fermi?" scrollo le spalle davanti alla sua domanda e mi sporgo verso di lui, gli bacio l'orecchio e poi gli lascio una scia di baci sul collo, cercando così di corromperlo.

"Non lo so, in un parcheggio sotterraneo, in un garage, in qualsiasi posto tu voglia, ma ho bisogno di averti ora." continuo a baciargli il collo e la sua pelle diventa d'oca "Ho bisogno di sentirmi completamente persa per te, completamente tua."

"D'accordo, forse conosco un posto." si limita a dire questo, mentre allontana la mano da me e accende la freccia per svoltare, così io ritorno ancora al mio posto e attendo che faccia ciò che gli ho chiesto.

Guida con aria tremendamente seria e in questo momento vorrei proprio essere nella sua testa per sapere quali pensieri la affollano, ma appena mi rendo conto di aver avuto questo pensiero mi vergogno terribilmente, che cavolo mi prende? Dovrei essere interessata solo a ciò che mi regala durante il sesso, interessata alla magnificenza del suo corpo, invece i miei pensieri viaggiano da soli verso sentieri che non dovrei esplorare.

Entra in un parcheggio sotterraneo e, guardandomi intorno, mi rendo conto che questo palazzo è ancora in costruzione, capisco all'istante che ha scelto questo posto perché è deserto.

Spegne l'auto e tira il freno a mano, prima di girarsi verso di me. Io sposto il sedile all'indietro per avere più spazio e lui fa lo stesso, aiutandomi poi a sedermi a cavalcioni su di sé.

"Questo palazzo è in costruzione, è della famiglia di Melnik." ride e posa le mani sul mio sedere, spiegandomi l'idea che ha avuto per appartarci "È un posto perfetto, nessuno ci vedrà e nessuno ci caccerà o arriverà all'improvviso."

Infilo le mani in mezzo ai suoi capelli biondi e glieli porto all'indietro, muovendomi appena per far strofinare le nostre intimità. "In realtà avevi già preso in considerazione l'idea che ci saremmo probabilmente fermati, vero?"

Lui scoppia a ridere e mi sorprendo a pensare quanto sia carino quando ride e arriccia il naso, ma mi maledico subito dopo per questo sciocco pensiero.

"Lo ammetto, sapevo che ci sarebbe venuta voglia di strapparci i vestiti di dosso molto prima di arrivare a casa tua." mi alza la maglia sopra la testa e poi la lancia ai nostri piedi, baciandomi il collo e poi il seno che lascia libero aprendo il gancetto con una mossa rapida. "O almeno ci speravo, perché ti desidero da stamattina."

Butto istintivamente la testa all'indietro e lo lascio agire indisturbato. Lascio che le sue labbra e la sua lingua bacino e assaggino ogni centimetro della mia pelle, non riuscendo a trattenere i gemiti.

Nel frattempo infilo la mano dentro i suoi pantaloni, spostandomi leggermente indietro, e lo accarezzo, ma senza spostare i boxer. Un grugnito abbandona la sua gola e io ridacchio, capendo l'effetto che gli faccio.

"Brenda, mi farai impazzire. Ti voglio, ti voglio da morire." mi bacia con impeto e io ricambio con la stessa foga, trasformando il bacio in qualcosa di ancora più passionale "Non so cosa mi succede quando sono con te, ma mi perdo completamente. Basta giochetti."

Ferma le mie carezze e velocemente mi aiuta a spogliarmi, e io faccio lo stesso con lui. In poco tempo ci ritroviamo nudi e mi posiziono sopra di lui, facendo in modo che mi penetri all'istante. Desidero sentirlo dentro di me, non mi frega di altro.

Poso le mani sulle sue spalle e lo guardo mentre mi fissa negli occhi. I suoi pozzi verdi riflettono la lussuria più pura e questo mi incentiva a iniziare a muovermi. Inizio ad andare su e giù lentamente e poi sempre più veloce, mentre lui rinizia a torturare i miei seni.

Continuiamo così per diverso tempo, completamente persi nel piacere e persi l'uno nell'altra.
I nostri respiri e i nostri gemiti si mischiano, i vetri si appannano, e la mia sciocca mente, in questo momento, non riesce a ricordare il perché lo odio così tanto... mentre i nostri corpi diventano una cosa sola, purtroppo mi scopro a rimuginare sul fatto che inizio a pensare che lui non sia poi così male.

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