21. La bellezza è interna

«Davvero, Blythe, non è necessario» mormora Noah.

I due ragazzi sono seduti sul letto in camera di Noah e Blythe non ne vuole sapere di lasciar perdere, almeno fino a che non sarà sicuro che l'amico l'avrà perdonato. Giunge ancora una volta le mani a preghiera, per ribadire il concetto, e sta per alzarsi, ma Noah, memore di quanto è accaduto qualche minuto fa, lo ferma per un braccio.

«Non serve che tu ti metta di nuovo in ginocchio. D'accordo» si arrende, «sei perdonato. Anche se devo ammettere che sei stato davvero stronzo. Cazzo, lo sapevi che stravedo per Allyson!»

Ancora una volta, Blythe annuisce, costernato. Non può assolutamente dar torto all'amico e ha agito da vero stronzo, ma è per questo che ha insistito così tanto per farsi perdonare.

«Però... ripetimi: sul serio le hai detto che non ti interessa e che non ti piace?» domanda Noah. Blythe conferma.

Gli ha raccontato a modo suo tutto ciò che lui e Allyson si sono "detti" e Noah è rimasto colpito da quanto Blythe si sia dimostrato un amico fedele, uno di quelli che non tradisce l'amicizia di un altro solo per una bella ragazza.

«E lei c'è rimasta male?»

Blythe sposta lo sguardo, riflessivo, e fa finta di essere attirato dalla collezione di action figures del Trono di Spade che ha Noah in camera. Scrolla le spalle, quando l'amico gli pone di nuovo la domanda, e poi si alza.

«Sei stato molto dolce a farlo, Blythe. Stai diventando più di un amico per me, lo sai, quasi un fratello. Però, ecco...»

Noah si solleva a sua volta dal letto e si pone alla sinistra di Blythe che, nel frattempo, scruta tutti i DVD e i manga che Noah ha nella sua libreria.

«Io non penso di avere una possibilità con lei o che mai l'avrò.»

Si gira per far capire all'amico, grazie alla sua espressione, che non comprende quel ragionamento: Allyson è una ragazza e nessuna ragazza, a suo parere, può essere considerata come inarrivabile. Ha visto nella mente di Allyson molta insicurezza dovuta probabilmente al fatto che la cheerleader pensa di essere solo un bel visino e un bel corpo, ma è certo che sia molto di più di quello; così come Noah non è solo un nerd dai capelli rossi e che porta gli occhiali.

La bellezza è interna.

«A lei piace un tipo diverso di ragazzo» spiega lui. «Un tipo come te.» Punta l'indice contro Blythe e lui si lascia scappare uno sbuffo, esasperato. «Ti dico che è così» continua.

Non vuole rispondergli perché non gli piace questa punta di autocommiserazione che avverte nelle parole di Noah; nessuno dovrebbe parlare così di se stesso. L'ha sentito spesso tra le parole delle sue coetanee, da sua madre, a volte anche dalla psicologa e da... Daisy. Per un attimo, l'immagine della ragazza bionda gli appare davanti agli occhi, ma prova a scacciarla via subito: l'espressione distaccata e cupa di Daisy è un tarlo che gli preme nel cervello e di cui spera presto di liberarsi.

«Lo sai perché mi piacciono tanto i film della Disney?» chiede ancora Noah, estraendo dalla libreria il DVD della Bella e la Bestia. «Perché anche uno sfigato come me alla fine riesce ad avere la sua rivincita. È sempre stato più facile per me rinchiudermi in questo mondo, che affrontare la realtà: non c'è un happy ending; non sposerò mai la principessa.»

Blythe, con rabbia, gli leva dalle mani quel DVD e, senza curarsi dello spavento che ha provocato in Noah, lo getta a terra, per poi prenderne un altro. Non è casuale quello che sta facendo, infatti, volutamente, ha preso quello della serie tv "The big bang theory". Punta il dito contro il personaggio di Leonard e poi contro quello di Penny.

«Sì, stanno insieme» conferma Noah, che ha visto tutta la serie anche più di una volta. «Ma è pur sempre finzione, sempre utopia.»

Ancora uno sbuffo lascia le labbra di Blythe, che nega vigorosamente. Per tentare di fargli capire ciò che vuole dire, indica i due attori ancora una volta.

«È vero, sono stati insieme anche nella vita, ma...» Noah, però, non riesce a terminare la frase perché Blythe lo blocca giusto in tempo: non ci sono ma.

I due ragazzi rimangono in silenzio per qualche secondo, limitandosi a comprendersi a vicenda solo con uno scambio di occhiate; poi Noah si arrende.

«D'accordo, diciamo che hai ragione tu. Continuerò a sognare, chissà magari un giorno il brutto anatroccolo diventerà un bellissimo cigno.»

La fronte corrucciata di Blythe fa alzare gli occhi al cielo a Noah. «Non è possibile!» esclama. «Nemmeno il brutto anatroccolo conosce.»

Blythe sghignazza, mentre Noah gli fa segno di seguirlo. «Vieni!» urla, come se non fosse un invito, ma un ordine. «Ti offro qualcosa, anche se non lo meriteresti!»

Ancora ridendo di gusto, Blythe segue l'amico in cucina, dove gli sarà offerta una buonissima torta al cioccolato accompagnata dall'immancabile – per Noah – Dottor Pepper. 





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Blythe si dondola sull'altalena del parco giochi, quello a tre isolati da casa sua, mentre aspetta che Daisy arrivi.

Dopo la chiacchierata con Noah ha ripreso coraggio: le risate che l'amico gli ha provocato per tutto il pomeriggio precedente gli hanno dato la carica per invitare Daisy a trascorrere un pomeriggio insieme a lui. È sicuro che anche lei pensi che tra lui e Allyson ci sia qualcosa, ma ritiene che possa usare quelle ore che ha a disposizione con la ragazza per due motivi: spiegarle come stanno le cose; ma soprattutto continuare a conoscerla meglio, a conoscere i suoi interessi.

La discussione con la dottoressa Murphy gli rimbomba ancora nelle orecchie e tutte le notti che ha passato con lei non sono servite a capire come agire. Se potesse controllare il suo "potere", proverebbe a entrare di nuovo nella mente della ragazza per carpire qualcos'altro, ma purtroppo non può: a quanto ha capito, è un dono che va e viene e che si acuisce solo quando l'altra persona ne ha davvero bisogno.

Più ci riflette e più è convinto di questa sua teoria. La prima volta, con sua madre, la donna fingeva di stare bene, quando avrebbe voluto avere un abbraccio o una pacca sulla spalla; la seconda, con Sally, la ragazza aveva bisogno che Matt si fermasse, che non continuasse a toccarla senza la sua volontà; la terza, la più terribile, è stata quando Daisy aveva bisogno di essere fermata; e l'ultima, quella con Allyson, l'ha aiutato a comprendere come agire, ma soprattutto a dirle ciò che la ragazza voleva sentire.

Ciò che Blythe non può fare, però, è porre rimedio a ciò che tormenta l'animo umano: non con tutti ci è riuscito. Non ce l'ha fatta con suo padre, che continua a uscire di casa e a correre a perdifiato; e nemmeno con la commessa del supermercato, che si struggeva perché non sarebbe riuscita a pagare il college ai suoi figli.

Con Daisy, però, sa che quel che ha già fatto non basterà e che, soprattutto, non gli dispiace stare insieme a lei; ogni notte si mette la sveglia alle due e un quarto e scatta subito all'erta, pronto, pimpante e felice. E, infatti, proprio non può impedire alle sue labbra di alzarsi in un sorriso spontaneo quando la vede arrivare verso di lui.

Fa più freddo in questi ultimi giorni di novembre, per cui Daisy non indossa la sua solita gonna, ma un pantalone nero con sopra un pesante cappotto beige; ha in testa un cappellino grigio, da cui i suoi capelli biondi spuntano a ciocche sparse; e le mani ficcate nelle tasche.

«Ciao» pronuncia, non appena gli è di fronte. «Dove vuoi andare?»

Secca, lapidaria, quasi anche un po' annoiata.

Estrae il suo cellulare dalla tasca e scorre la chat dei messaggi; ne compone uno, poi sbuffa.

«Ho freddo» dice. «Andiamo in un bar a prendere qualcosa di caldo?»

Blythe è stupito da questo atteggiamento di Daisy: non l'ha mai vista comportarsi in questo modo. Si limita ad annuire e poi la segue.

Lei gli fa strada senza staccare un attimo gli occhi dal suo telefono, così tanto che Blythe – a un certo punto del cammino – è costretto a tirarla per un lembo del cappotto affinché non finisca sotto una macchina.

Stringe i denti, quando Daisy nemmeno lo ringrazia, e respira profondamente per impedirsi di reagire come vorrebbe: scuoterla per le spalle e domandarle che le prende.

Si siedono in un tavolino appartato di un bar, uno in fondo al locale e più vicino alla cucina, e Daisy ordina una cioccolata calda; lui, invece, indica alla cameriera una fetta di torta sul menù. Non è per lui, però: vuole provare a comprare la ragazza con i dolci, magari in questo modo riuscirà a farla sfogare con lui. C'è sicuramente qualcosa che non va.

Quando la cameriera se ne va con le loro ordinazioni, Daisy si leva il capotto e il cappello e afferra di nuovo il cellulare. Sbuffa ancora.

Blythe tamburella con le dita sul tavolo per richiamare la sua attenzione e lei si limita ad alzare solo gli occhi.

«È Allyson» dice. «Mi sta rompendo le palle da stamattina, lei e quel maledetto progetto di chimica.» Si ferma, scrive ancora e poi ritorna a rivolgersi a Blythe: «Ma lo saprai di sicuro, state insieme, no?»

Scuote la testa, per negare a quell'affermazione.

«Te la vuoi solo portare a letto?»

Ancora una negazione, ma accompagnata da un'espressione sconcertata.

Daisy alza le spalle, indifferente. «Fatti vostri» afferma, poi ritorna di nuovo a chattare.

Blythe sospira e capisce che c'è un unico modo per comunicare con lei, allora le manda un SMS: "Non ti ho baciato perché sei una persona speciale."

«Allyson, invece, è una puttana?» scatta lei, in una strana difesa della ragazza.

"No, certo che no!"

«E allora cosa?»

Daisy poggia con violenza il suo telefono sul tavolino e fissa, furiosa, Blythe. Il ragazzo è confuso e non sa proprio cosa scriverle per farle capire che il bacio con Allyson non ha avuto il significato che avrebbe avuto uno dato a lei. Se le loro labbra, quella notte nel suo letto, non si sono unite è solo perché Blythe ha a sua volta delle insicurezze, paura di non sapere come approcciarsi con una ragazza, di baciarla e poi restare bloccato senza respiro perché non ne è capace, perché nessuno gliel'ha mai spiegato, perché ci aveva rinunciato all'amore. Il bacio con Allyson è stato lasciarsi trascinare dal lato passionale della ragazza; ma con Daisy non potrebbe mai, si sentirebbe uno stupido a lasciare che sia lei a condurre il gioco.

«Comunque vuole sapere se domani ci vediamo per quello stupido compito di chimica» taglia corto lei, cambiando argomento.

Blythe inghiotte la sua stessa saliva, prima di acconsentire a quell'appuntamento.

«Bene. Glielo scrivo» comunica Daisy.

Poi arrivano le ordinazioni e Daisy approfitta del fatto che ha la bocca piena per non rivolgere più una parola a Blythe e il loro pomeriggio prosegue così: tra la rabbia di lei e lo sconcerto di lui. 


Buon martedì! Sono stata così presa da alcune cose che avevo da fare che mi stavo dimenticando di aggiornare!

Come sempre, spero che il capitolo vi sia piaciuto. 

A presto, 

Mary <3 

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