Blythe sta percorrendo il corridoio della scuola alla ricerca del suo amico, Noah. Lo cerca tra gli sguardi divertiti e ancora esaltati per la notte scorsa, tra le risate delle ragazze che riverberano tra le pareti, nei gruppetti di quei ragazzi che, in quella scuola, sono i "normali", coloro che non appartengono a nessuna categoria "figa".
Sbuffa e si passa una mano tra i capelli quando, giusto al centro della scuola, non lo vede da nessuna parte.
La sera prima, quella di quella maledetta festa, non è riuscito a raggiungerlo né a contattarlo in seguito. Noah è scappato e lui, ancora mezzo bagnato, eccitato e sconvolto, non ha avuto la prontezza per corrergli dietro.
Ha passato la notte in bianco, torturandosi i ciuffi della sua chioma, inspirando il medicinale del suo inalatore e sbloccando e bloccando il suo cellulare in attesa della risposta ai suoi troppi messaggi. Nella confusione di quanto successo, gli è anche passato di mente di andare da Daisy. Un SMS di prima mattina della ragazza, però, lo ha tranquillizzato sulla sua condizione fisica.
Daisy gli ha detto di stare tranquillo, che non è obbligato a passare da lei tutte le notti. E, per quanto si senta in colpa per ciò che era successo con Noah, Blythe ha tirato un sospiro di sollievo: almeno lei non è arrabbiata.
Ciò che lo tormenta ancora di più è che tutti, in quella scuola di provincia, stanno parlando di quella scena di cui lui, Allyson e Noah sono stati protagonisti.
Dal punto di vista delle ragazze, la storia è romanticissima: i due ragazzi che si innamorano senza mai dirsi veramente niente, un bacio dolce sotto la luna e al sapore di cloro. Dal punto di vista dei ragazzi, invece, la storia assume dei tratti diversi: lui che se la stava per scopare tra un boccone dell'idromassaggio e l'altro, ma viene bloccato da quello che è il suo vero amante, Noah.
Non vuole nemmeno pensare all'assurdità di certi pensieri e a quanto siano retrogradi e trogloditi; l'amicizia è amicizia e per Blythe è molto importante, soprattutto perché rara per lui.
Passa davanti a un gruppetto di ragazze e loro lo indicano parlottando e ridendo; ma finalmente, davanti al distributore di bevande, Blythe scorge Noah. Lo raggiunge a grandi falcate e quando gli è vicino lo strattona forse con troppa veemenza, perché l'amico si sposta e si pone entrambe le mani sul volto, a proteggersi.
Si rende conto del malinteso e alza le mani in segno di resa.
«Oh... scusa, non pensavo che fossi tu» borbotta Noah. Estrae una lattina di Dottor Pepper e prende il resto dal distributore. «L'aula di inglese e dall'altra parte, terza porta da sinistra.»
Blythe schiude le labbra e resta per qualche secondo interdetto dal fatto che Noah ricordi perfettamente gli orari dei suoi corsi; poi gli stringe il braccio e lo costringe a girarsi così che possano trovarsi faccia a faccia.
Si indica, poi fa lo stesso con Noah e con la sua bocca. L'amico lo conosce così bene che afferra al volo.
«Parlare di cosa?»
Blythe comincia a spiegare le sue motivazioni agitando le braccia, muovendo le mani e cambiando continuamente le espressioni del viso. Noah è in un silenzio strano per la sua persona, lo fissa solo con le labbra socchiuse e lanciando occhiate di sbieco ai suoi compagni che, curiosi, si stanno fermando per osservare Blythe e il suo discorso.
Dall'esterno, sembra che il ragazzo stia urlando, seppur, dalle sue labbra, non venga fuori nessun suono.
«Blythe...» sussurra Noah, lo sguardo ancora ai suoi compagni. «Blythe, non capisco.» Gli blocca le mani e Blythe, solo in quel momento, si rende conto della folla che si è creata intorno a loro.
Sposta lo sguardo sui ragazzi alla sua sinistra, poi se ne frega e giunge le mani a preghiera.
«Scusa? Scusa di che?»
Blythe allunga le labbra e le stringe; Noah arrossisce.
«Non è importante» sibila, avvicinandosi ancora un po' all'amico per non farsi sentire dagli altri. «Davvero, Blythe, non devi scusarti di nulla. Lei preferisce te, ed è ovvio, mi pare.» Alza le spalle e simula un atto di menefreghismo; quindi si sistema lo zaino sulle spalle. «Vado a lezione» bofonchia, prima di lasciare Blythe di nuovo solo in corridoio.
☹☹☹
La giornata scolastica è iniziata male, è proseguita peggio e si sta per concludere ancora malissimo. Ignorare tutte quelle battutine sul bacio con Allyson non è stato facile, persino Matt si è unito al coro di quelli che pensano che tra lui e Noah ci sia qualcosa. Ha scoperto, in più, che qualcuno l'ha anche filmato mentre provava a spiegare al suo amico cos'era successo in realtà. Il video di un minuto e trentacinque secondi ha fatto il giro della scuola ed è arrivato anche – per sbaglio – a lui.
L'ha cancellato, ovviamente, e ha passato tutte le ore scolastiche con le cuffie nelle orecchie, nascoste tra i capelli, e l'inalatore ben saldo tra le mani.
Quegli stupidi ragazzini devono trovare davvero divertente il suo problema o non riderebbero ora che, mentre cammina per uscire da scuola, rivedono quelle immagini che, se messe su internet, diventerebbero in un attimo virali.
Si afferra il labbro inferiore tra i denti, estrae il suo cellulare e fissa la chat con Daisy, indeciso se scriverle e chiederle di passare un po' di tempo insieme a lui – non di notte, ma magari al parco o a prendere un gelato – o di lasciar perdere. Ha bisogno di un'amica, di una persona sincera e che, soprattutto, lo aiuti a non pensare al casino che ha combinato con Noah. Di solito, è proprio il ragazzo occhialuto che gli fa scordare i pensieri negativi e che gli regala grosse risate; ma ora dovrà rispettare il suo disappunto e lasciare che sbollisca.
«Ehi, Blythe!» si sente chiamare.
Si volta e, appoggiata a un armadietto giallo, c'è Allyson tra le sue amiche cheerleader in cui riconosce anche Daisy. Prende la palla al balzo e si dice che non dovrà pensare a cosa scriverle, ma che gli basterà comunicarle se le va di stare un po' insieme.
«Come va?» gli domanda Allyson, non appena è di fronte alle ragazze.
Si limita a sorridere e avverte una delle cheerleader – non conosce il suo nome – sospirare; aggrotta la fronte, perplesso, e si ritrova a incrociare lo sguardo di Daisy per avere una qualche spiegazione da lei. Quando lo fa, però, si rende conto che la ragazza ha il capo abbassato e giocherella con il laccio che pende dal suo zaino.
«Beh, allora vi lasciamo soli» afferma una delle ragazze.
Allyson sorride, soddisfatta, e lascia che le sue amiche comincino a prendere le loro cose per "lasciarli da soli"; Blythe prova a fermare Daisy per darle appuntamento per quel pomeriggio ma, a testa bassa, la ragazza se ne va senza dargli il tempo di fare nulla.
«Allora...» comincia Allyson, le dita affusolate a sfiorare la giacca di pelle di Blythe, che ancora sta fissando Daisy. «Hai dormito bene stanotte? Mi hai pensata?»
Con rabbia, Blythe fa togliere le mani di Ally da sopra la sua giacca e la guarda male: è chiaro che abbia detto a tutte le sue amiche che stanno insieme e che abbia inculcato quel pensiero anche in Daisy. È furioso, adesso, per due motivi: perché ha deluso Noah e perché Daisy crede che abbia baciato Allyson di sua spontanea volontà, quando ha rifiutato lei.
Scuote la testa in maniera vigorosa; si pone l'indice sul petto, poi lo muove contro la ragazza e nega ancora una volta col capo.
«Cosa...» Allyson gli si avvicina, arcua un sopracciglio e rotea il capo. «Cosa stai cercando di dirmi?»
Che non volevo baciarti, che, anche se mi è piaciuto, non sarebbe mai partito da me, che non mi piaci e che devi smetterla di far credere agli altri che sia così.
Schiude le labbra e si pente di non avere nel suo vocabolario sufficienti gesti per spiegarle questa frase così complicata ma al tempo stesso così semplice. Non vuole offenderla, ma la sua insistenza lo infastidisce.
Allora, afferra il suo cellulare e, veloce, compone un bel messaggio di spiegazione; poi porge il telefono alla ragazza. Allyson lo legge stringendo la fronte per la perplessità.
«Non ti piaccio?» domanda.
Blythe annuisce.
«Perché ti piace Daisy?»
Si rende conto, dallo sguardo spiritato che ha la ragazza, che a tutti costi Allyson vuole trovare una giustificazione a quel rifiuto; è una bella ragazza, solare e disponibile e probabilmente è la prima volta che le viene detto di no. Tuttavia, non può confermare e dirle che, sì, ha ancora più a cuore Daisy che lei. Così resta fermo, senza né confermare né smentire.
«Sì o no, Blythe?» insiste, comunque, lei.
Fa segno di no, ma evidentemente non sembra convincerla.
«Lo sapevo! È incredibile come quella ragazza debba sempre togliermi tutto ciò che mio. Prima il ruolo di capitano, poi te...»
Alzandole il viso, prendendo il mento tra il pollice e l'indice, Blythe ferma tutte le altre parole. C'è invidia tra le due ragazze, ma Allyson si sbaglia di grosso sul conto di Daisy; soprattutto perché non ha nessuna intenzione di "togliergli" Blythe.
«Cosa?» sussurra Allyson, deglutendo. Blythe si batte una mano sul petto, in segno di costernazione. «No, non è colpa tua.» La ragazza ne è così sicura che i suoi occhi lasciano andare via qualche lacrima. «Non è così...» continua a insistere.
Blythe si assicura di incrociare perfettamente le sue pupille, prima di farle capire per l'ennesima volta che il problema è lui, non Daisy.
«Quindi è solo questo: non ti piaccio?» chiede, ancora.
Con difficoltà, il ragazzo annuisce.
Blythe compie un passo, ma l'immagine di se stesso, fermo di fronte a lui, lo blocca. Si vede solo per un attimo attraverso gli occhi di Allyson, finché non si ritrova a casa della ragazza, di fronte lo specchio. Allyson si aggiusta il trucco, si sistema i capelli e si accerta che i suoi vestiti siano a posto, nessuna sbavatura o qualcosa fuori posto. Si tocca la pancia, poi sale sulle punte e si fissa il fondoschiena.
È perché non sono bella?
Quando tutto ritorna alla normalità, Blythe sa come rispondere ad Allyson e cosa dirle per non offenderla.
"Sei bellissima" scrive Blythe sul suo cellulare, "troppo per me". Quella frase fa spuntare un sorriso sincero sul volto della cheerleader, che si passa una mano sotto l'occhio destro a togliere una piccola lacrima.
«Non sai cosa ti perdi» bisbiglia, fingendo un fare minaccioso e strappando un sorriso anche a Blythe. «Dovrò sopportarti ancora, però. Ti conviene resistermi, perché la tua occasione è andata.»
Detto ciò, gli fa un occhiolino e se ne va.
Blythe sospira, liberandosi di un grosso peso: almeno con Allyson sembra tutto risolto.
Blythe ha scaricato Allyson in modo abbastanza gentile direi. Voi che ne pensate? Come vi è sembrato guardare attraverso gli occhi di Allyson?
Fatemelo sapere nei commenti!
A martedì,
Mary <3
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