3

"Ryan".

Qualcuno suonò al campanello del negozio, richiamando l'attenzione di Bryan e ponendo fine ai suoi pensieri. Titty, da un paio di minuti, si trovava in giardino, intenta in una conversazione telefonica da cui aveva voluto tagliarlo fuori. Non gli piaceva che l'amica lo mettesse da parte: lo conosceva bene, Titty sapeva che Bryan era abbastanza egocentrico e possessivo quando si trattava delle attenzioni delle persone a cui era profondamente legato. Se Isaac non aveva mai avuto motivo di lamentarsi della gelosia del marito era proprio perché Bryan viveva in sua funzione, adattandosi a tutto quello che l'uomo desiderava.

"E sei stato fortunato, perché ti sarebbe potuto capitare un dominante stronzo, bastardo e violento, che si approfittasse della situazione e invece... hai Isaac" si disse con un sospiro, mentre si avvicinava all'ingresso per ricevere il suo ospite. Vide oltre la porta a vetri un uomo che conosceva di vista, con la divisa da fattorino e un paio di pacchi depositati ai suoi piedi.

-Signor Williams, c'è una consegna per lei- disse quello, quando Bryan aprì la porta; sospirò, firmò i documenti e trascinò le scatole dentro il negozio. Proprio al termine delle sue fatiche, venne raggiunto in contemporanea da Titty e da Veronica e Thomas – i suoi dipendenti di ritorno dalla pausa pranzo.

-Perché tutti spariscono quando c'è da faticare?- domandò con fare retorico e Titty si guardò le unghie di una mano con aria snob.
-Figurati se ti aiutavo anche se stavo qui. La manicure mi costa un occhio della testa- disse e Bryan scosse la testa, mentre Thomas sollevava un pacco da terra per porlo sopra il bancone da lavoro.

-Ma aspettavamo consegne per oggi? Credevo che stessi compilando il modulo degli ordini- disse Veronica, affiancandosi a Titty con la – per nulla – velata intenzione di porsi fuori dalla possibilità di essere coinvolta per aiutare gli altri due.

Thomas le rivolse uno sguardo di sottecchi, come se i due stessero condividendo parte di una conversazione da cui avevano intenzione di tenere fuori gli altri, ma Titty se ne accorse e prese a osservarli con più attenzione, insospettita da quel loro atteggiamento.

-Anche questo sta su- disse Thomas, dopo avere posto il secondo pacco al fianco del primo. Bryan lo ringraziò e l'uomo scrollò la testa, e il lungo dread che aveva lasciato libero dalla morsa dell'elastico che gli stringeva tutti gli altri sulla nuca, in una coda, ondeggiò davanti ai suoi occhi scuri. Veronica lo afferrò con una mano, tirandolo un po' verso il basso, indispettendo il collega, accompagnando quel suo gesto a una risatina divertita. Poi i due si recarono nel giardino, lasciando Titty e Bryan da soli.

-Stanno insieme?- chiese Titty all'amico, osservando con sguardo critico le movenze di Veronica, che rideva a qualcosa che Thomas doveva averle detto, mentre si toccava ripetutamente i suoi lunghi capelli biondi e si accarezzava le labbra con un dito, in un modo soltanto in apparenza innocente. La giovane aggrottò la fronte, riconoscendo nell'altra un atteggiamento seduttivo, del tutto indirizzato al collega che, però, non sembrava molto impressionato dalle sue avances, anzi, la rigidità delle spalle di Thomas lasciava intendere che fosse persino un po' infastidito.

-Non lo so e non mi interessa particolarmente. Finché lavorano e non rompono le palle, non mi interessa- disse Bryan e mentre apriva uno dei due pacchi, la sua mente tornò a Ryan. Odiava la facilità con cui la sua amica aveva pronunciato quel nome, riportando a galla in lui pensieri e ricordi che aveva ormai accantonato in fondo al baule del proprio io, lì dove era solito cacciare dentro tutto quello che voleva dimenticare.

Era vero che lui e Ryan, un anno prima, avevano condiviso qualcosa di orribile e traumatico, ma Bryan era andato avanti abbastanza tranquillamente, a differenza del – ormai – ex amico che, invece, aveva preferito tagliare i ponti con lui e con tutto quello che avrebbe potuto fargli ricordare nei dettagli l'esperienza che avevano condiviso e che la sua mente – per fortuna – aveva rimosso.

Il rumore sottile e morbido del taglierino che incideva lo scotch lo catturò, distraendolo. Aprì il pacco e aggrottò la fronte, notando subito la busta di piccole dimensioni che sovrastava la quantità abnorme di eleganti scatole incellofanate, confezioni extra-large dei suoi cioccolatini preferiti. Titty sbirciò il contenuto del pacco e sollevò un sopracciglio, trattenendo a stento un risolino, mentre Bryan apriva la bustina e ne tirava fuori un cartoncino.

Riconobbe subito la calligrafia del mittente e lesse il contenuto del biglietto, sentendosi arrossire un po'.

Cosa si regala a un fioraio per chiedere scusa? Tanti cioccolatini! Tanti dolcetti per il mio dolcetto preferito.
Sei l'unico afrodisiaco che riesce ad accendere in me il desiderio più primordiale e stasera te lo dimostrerò.
Ti Amo.

-Oh! Ma com'è carino!- cinguettò Titty, dopo avere sbirciato il biglietto e Bryan si affrettò a premerselo contro il petto, rivolgendole un'occhiataccia.
-Sono cose private!- disse e ripose il cartoncino dentro la sua busta, per poi conservarlo in una tasca dei pantaloncini viola che indossava, e aprì il secondo pacco, di dimensioni più piccole.

Tuttavia, appena sollevò una parte del cartone, la richiuse subito e allontanò la scatola dallo sguardo incuriosito dell'amica.

-Cos'è?- chiese Titty, che fremeva di curiosità.
-Cose nostre!- urlò Bryan e la sua espressione fece scattare un campanello d'allarme nell'altra, che si trovò a interpretare quella reazione come fin troppo spropositata.
-Stai iniziando a comportarti in modo strano-
-Sono normalissimo-
-Affatto. Fammi vedere- disse la giovane e allungò una mano verso il pacco.

Bryan reagì di scatto e colpì la scatola per allontanarla da lei, ma utilizzò più forza di quella che aveva voluto imprimere nel proprio gesto, tant'è che finì per spingerla fuori dal bancone, facendola cadere a terra.

Sgranò gli occhi colmo di imbarazzo e si chinò a raccogliere in fretta e furia le manette pelose che erano saltate impudentemente allo scoperto.

-Ma stai fuori?- esclamò Titty, alzando gli occhi al soffitto e incrociando le braccia sul petto. -Ti pare che mi sconvolgo per una cosa così? Soprattutto dopo che tu stesso mi hai...-
-Io sì!- la interruppe Bryan, livido di rabbia, mentre richiudeva il pacco con abbondante scotch.
-In che senso?-

-Mi dà fastidio, okay? Mi dà fastidio che lui viva questa cosa come una cosa normale, tanto da farsi venire in mente di spedirmi i nostri giochetti qui, a lavoro!-
-È la vostra intimità, non c'è nulla di male e ci stanno i negozi che vendono questa roba anche sulle strade principali e più trafficate della Contea...-
-Ma saranno cose nostre?!- la interruppe Bryan. -E se le avessero viste anche Thomas e Veronica? O qualche cliente? Tra poco devo riaprire-

-Che male ci sarebbe stato?- gli chiese di rimando Titty, indicando i due con un dito, mentre lui era intento a sistemare dei sottopianta e lei a spazzare il vialetto che serpeggiava tra le aiuole del giardino, continuando a ridacchiare e a cercare di instaurare una conversazione con il collega. -Quei due sono in piena fase corteggiamento e per te non ci sta problema-
-È diverso-
-Dimmi perché- insistette Titty e Bryan aggrottò la fronte.

-Perché!- tuonò il giovane, ma poi intuì che fosse più saggio abbassare la voce e si fece vicino all'amica, sussurrando le successive parole a un palmo dal suo viso, ma senza ricambiare il suo sguardo. -Perché... forse a me non piacciono più questo genere di cose, ma piacciono ancora a Isaac e ho paura che sia questo che ci fa litigare anche se nessuno dei due vuole ammetterlo-
-Ma voi fate sesso anche normale... Cioè, volevo dire...- disse Titty, pentendosi subito di essersi fatta sfuggire quelle parole.

-Ecco. Appunto, normale- ribatté infatti Bryan, con amarezza. -E a me piace tantissimo, ma a Isaac... Isaac rimane insoddisfatto. Quindi è questo: sto a disagio per questa situazione e mi dà fastidio che lui non se ne renda conto-
-Dovresti parlarne con lui-
-Non sono argomenti che posso prendere così, di mia spontanea volontà. E poi potrei farlo sentire mancato di rispetto...-
-Oppure, dato che fuori dal letto restate una coppia alla pari, ti ascolterà e sarà lieto di venire incontro alle tue esigenze... in tutti i sensi!-

Bryan sgranò gli occhi per l'allusione dell'amica e rise imbarazzato.

-Che cretina!- esclamò.
-No, sono un cazzo di genio del male!- ribatté lei, concludendo la sua frase con una risata malefica. Poi accostò le labbra a un suo orecchio. -Ma... secondo te. Se Thomas le dà picche...-
-Lascia stare Veronica!- la interruppe Bryan, comprendendo dove l'amica voleva andare a parare.

-Ma! Io non volevo insinuare nulla!-
-Tu tieni le tue belle manine dalla manicure costosa a bada, soprattutto lontane dalle persone con cui io ho a che fare di continuo-
-E va bene...- acconsentì Titty, mettendo il broncio, ma poi baciò l'amico sulle labbra, di punto in bianco, facendolo trasalire. Un bacio a stampo e brevissimo. -Patto sigillato!- trillò e Bryan si guardò intorno, tentando di capire cosa gli stava sfuggendo. -Io tengo le mie manine lontane da Veronica e da tutte le belle sirene che ti girano intorno... e tu! Parlerai apertamente con Isaac! Un patto sensazionale!-

-No, aspetta...- bofonchiò Bryan, ma Titty si stava già dirigendo verso il giardino e il giovane le afferrò un polso per fermarla, mentre lei sorrideva soddisfatta. -Okay- acconsentì alla fine, con un sospiro. -Ma sappi che se Isaac dopo mi molla, il divorzio me lo paghi tu!-
-Ma chi vi separa a voi due piccioncini al miele!- ribatté Titty, facendo una smorfia disgustata.

Bryan sorrise e scosse la testa, un po' rincuorato dalle convinzioni dell'amica.
Le diede le spalle e iniziò a tirare fuori dalla scatola più grande le confenzioni di cioccolatini, allungandone un paio a lei - tanto sapeva che non sarebbe stato in grado di consumarli tutti da solo, Isaac aveva il vizio di esagerare sempre. Poteva permettersi economicamente di essere esagerato, ma quello era un altro tasto dolente della loro relazione, che il giovane preferiva tenere da parte, lontano dalla possibilità di affrontarlo in modo concreto, con il rischio di innescare tutta un'altra serie di mal contenti e incomprensioni con il marito.

"Un'altra cosa da nascondere dietro un sorriso" si disse con una punta di tristezza, gettando anche quella insieme alle altre in fondo al suo baule.

Titty lasciò il negozio dell'amico intorno alle tre del pomeriggio. La sua pausa pranzo era finita da un pezzo e doveva tornare a Hollywood, in vista di un appuntamento con un registra. Aveva ancora un paio di ore per sperare di riuscire a districarsi nel traffico di L.A. e lasciarsi alle spalle Malibu per arrivare in tempo alla sua agenzia. Tuttavia era in pensiero per Bryan e si stava domandando se avesse potuto concedersi una deviazione dal proprio itinerario per fare un'improvvisata a Evan e chiedere il suo aiuto.

Alcuni dei suoi amici di sesso maschile, a differenza sua, non erano attratti dalle donne e avevano un modo di interagire all'interno della coppia diverso da quello che per lei rientrava nella normalità, tanto che spesso certe dinamiche la lasciavano un po' perplessa.

"Questo perché non c'hai mai capito un cazzo di uomini" ammise con se stessa, felice di poter fare quell'osservazione lontano dalle orecchie di possibili testimoni: dichiararsi apertamente "fallibile" era una cosa che indispettiva Titty, dato che era una persona abbastanza arrogante e divertita dalla propria arroganza, con la quale cercava di nascondere agli occhi degli altri le proprie insicurezze e debolezze.

Alla fine si decise di telefonare a Evan, mentre si trovava a bordo della propria auto, impostando il vivavoce del cellulare. L'amico rispose dopo il terzo squillo e, come lei poteva immaginare, non fu affatto cordiale.

-Cosa non ti è chiaro di: "sto a lavoro"?!- tuonò l'uomo e Titty rise, concentrandosi nella guida.
-Capisco che la tua mascolinità sia limitante, mio caro. Essere multitasking è una prerogativa del tutto femminile-
-No. Semplicemente i miei pazienti necessitano della mia assoluta attenzione...-
-Rischi di farti graffiare una manina da un gattino innocente?- lo punzecchiò Titty e l'altro tacque, probabilmente offeso.

-Che vuoi ancora? È la seconda volta che mi chiami in meno di un'ora- disse Evan, cedendo per primo in quella muta battaglia tra di loro.
-Quindi sai perché ti sto chiamando...-
-E, come ti ho detto poco fa, no. Non esiste! Dannazione! Stanne fuori anche tu...-
-Guarda che chiamo Keith-
-Lascia fuori pure mio marito che, per fortuna, ha posto i sigilli alla sua cazzo di "agenzia matrimoniale"-
-Allora stasera passo dal Seraphim-
-Ma mi stai ascoltando?!- urlò Evan, esasperato.

-Oh... se dici stronzate le mie orecchie si rifiutano di ascoltarti-
-Quindi hai già dimenticato i casini che avete combinato quando vi siete immischiati nelle relazioni di altri?-
-Ci siamo- lo corresse Titty, fermandosi davanti a un semaforo e recuperando una sigaretta. Non era un'accanita fumatrice, ma le accuse dell'amico la stavano innervosendo parecchio – probabilmente perché sentiva che, in fondo, Evan aveva ragione. Spense l'aria condizionata e tirò una boccata di fumo, espirando poi fuori dal finestrino che aveva aperto dal lato del guidatore.

-Solo perché mi avete coinvolto. Io sono contrario a queste cose e lo sai. Se B. e Isaac hanno dei casini, evita di trasformarli in cataclismi, grazie, e lascia che se la vedano tra di loro-
-Quindi...-
-Non dire nulla a Keith- la interruppe l'uomo e Titty sbuffò, spegnendo la sigaretta nel posacenere dell'auto, consumata solo per un paio di tiri.
-Va bene, va bene- disse, battendo le mani contro il volante. -Ma almeno possiamo stare vicini a un amico in difficoltà?-

-Ovvio. Non molliamo mai un amico in difficoltà, siamo una famiglia e ci proteggiamo a vicenda. Ma arriva anche il momento di stare a guardare e farsi i cazzi propri...-
-Ma...!-
-E questo!- disse Evan, alzando la voce per impedirle di controbattere. -È uno di quelli. Statti buona e aspetta che B. abbia bisogno di te. È questo che fanno gli amici- concluse, chiudendo bruscamente la conversazione con lei.

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