29

Dopo avere passato la notte dagli amici, Bryan si apprestava a tornare a casa.

Keith era rincasato intorno alle tre del mattino, travolgendo Bryan con il suo innato entusiasmo, dimostrandosi davvero contento nel scoprirlo suo ospite, con grande gioia di Bryan stesso, che si era sentito accolto dagli amici. Avevano trascorso una nottata inaspettatamente serena, con Evan che ogni tanto protestava per il sonno, Keith frizzante come al solito; Rocky e Adriana appollaiati ai loro piedi.

Avevano parlato tanto, riso quando Evan si era addormentato e poi svegliato di colpo a causa del russare dei cani e mandato a quel paese gli altri due che lo avevano preso in giro per questo. Durante quelle ore in compagnia degli amici, Bryan aveva smesso di sentirsi di troppo, anzi, nonostante le proteste del veterinario, entrambi lo avevano fatto sentire parte di qualcosa di importante: la loro amicizia.

Non aveva avuto tempo per deprimersi, per vedere tutto nero, perché Keith non lo aveva lasciato solo per un istante ed Evan, nonostante il sonno, appunto, non lo aveva cacciato neanche una volta. Era stato Bryan a volere andare via, e aveva cercato di farlo più di una volta, ma loro lo avevano trattenuto, esaudendo quello che era anche il suo desiderio – passare ancora un po' di tempo con loro – ma che si era privato di esprimere a voce per non disturbarli.

Poi Evan si era addormentato davvero e profondamente, Bryan aveva fatto colazione con Keith e subito dopo aveva deciso di andarsene.

Nonostante tutto, aveva come la sensazione che quella parentesi di spensieratezza si fosse conclusa troppo presto. Si trovava ancora una volta davanti la porta d'ingresso di casa sua e l'ansia e la paura erano tornate a farla da padrone nel suo petto. Deglutì sonoramente, richiamando a sé tutto il proprio coraggio e la speranza che potesse, finalmente, sentirsi benvenuto in casa propria, ed entrò.

Sperava davvero che Isaac lo accogliesse come avevano fatto Evan e Keith, anche se capiva che c'erano buone probabilità per cui il suo sposo potesse, in effetti, essere arrabbiato.

Sperava solo di potersi scusare presto con lui e di buttarsi tutto alle spalle.

Quello che più di tutto si augurava era che Isaac fosse disposto ad ascoltarlo e, soprattutto, che alla fine non scappasse da lui.

Bryan voleva essere accettato per quello che era davvero, compreso il suo modo di amare che, sicuramente era diverso da quello degli altri, ma faceva parte di lui e se potevano accettarlo i suoi amici, in cuor suo pregò che altrettanto potesse fare suo marito.

Gli bastò fare un paio di passi dentro casa per individuare subito Isaac, seduto su una poltrona del soggiorno, gli occhi chiusi e la testa reclinata sullo schienale. Il giovane trattenne a sé il coraggio accumulato e gli si fece vicino, sfiorandogli poi una spalla in punta di dita, per richiamare la sua attenzione.

Isaac spalancò subito gli occhi, facendolo sussultare, rivelando che era sveglio. Lo fissò con una rabbia tale che a Bryan parve che la pelle stesse per prendergli fuoco. Quando l'altro si alzò, lui fece un passo indietro e subito abbassò lo sguardo sul pavimento: il coraggio totalmente esaurito.

Non voleva che Isaac si arrabbiasse ancora di più ed era certo che era esattamente quello che sarebbe accaduto se solo si fosse azzardato a essere sincero con lui, così come lo era stato con Evan. Ormai era praticamente certo di essere diventato un peso per suo marito e dirgli chiaramente che no, quello che facevano a letto non gli piaceva, non gli piaceva sentirlo tanto distante, vederlo raramente in casa e ancora di meno al suo fianco, temeva davvero che lo avrebbe fatto andare fuori testa.

-Te lo sei scopato quel tizio?- sibilò Isaac e Bryan scosse la testa. -Hai passato la notte fuori. E io non ho chiuso occhio mentre tu facevi la puttana con uno sconosciuto chissà dove!-

Bryan scoprì proprio in quell'occasione quanto spaventoso potesse apparire suo marito quando era arrabbiato. Si era lamentato con lui perché era un aspetto di sé che gli aveva sempre tenuto nascosto e in quel momento comprese anche il perché Isaac aveva preferito evitargli quello spettacolo.
Bryan sospirò e assorbì tutta la sua furia, sentendosi sempre più scoraggiato.

Era stato soffocante e Isaac gli era sfuggito via da tutte le parti. Stava cercando di essere meno oppressivo e ad Isaac non andava bene lo stesso.
"Ma quindi... perché ha scelto me?"

-Non ti ho tradito- mormorò e la voce pacata e tagliente di Isaac riuscì a sovrastarlo lo stesso, mettendolo a tacere con tutta la propria furia sibillina.
-Certo. E hai passato la notte qui, infatti-
-No. Da Evan e Keith-
-Bugiardo-
-È la verità...- tentò di dire, ma l'altro lo mise a tacere con uno sguardo di fuoco e a Bryan parve che le parole si seccassero in bocca. 

"Io lo so. So perché l'ho scelto" pensò e i suoi pensieri si fecero così pressanti da azzerare il resto delle sue percezioni. Persino le parole di Isaac smisero di avere senso e al giovane parve che gli occhi si riempissero con un fermo-immagine dell'altro, furioso, ma muto, e distante. "Perché lo amo. Amo il suono della sua voce. Il modo in cui sorride timido. E amo la sua ostinazione, la sua dedizione al lavoro. La sua espressione concentrata quando sta facendo qualcosa, quella dolce quando mi coccola. Mi piace come stiamo bene accanto, come la sua pelle risalta a contrasto della mia. Non lo cambierei per nulla al mondo. Vorrei... solo un po' di più. Vorrei che lui mi amasse un po' di più".

-Se scopro che hai pure coinvolto i miei amici per coprirti...- disse Isaac e Bryan, per riflesso, scosse la testa.
-Non...-
-Hai detto tu che hai dormito da loro!-
-Perché è vero- mormorò atono e l'altro spinse con forza una poltrona, facendola stridere contro il pavimento.
-Tu non sei uscito con Evan e Keith, ieri sera!- riprese ad urlare Isaac e Bryan si sentì... spegnere.

Non avrebbe saputo come altro spiegare la sensazioni spiazzanti che provò in quell'istante. Era così stanco da non sentire più nulla. Isaac non gli credeva e la cosa incredibile era che non esistevano precedenti, nella loro relazione, per cui lui non avrebbe dovuto credergli. Bryan non gli aveva mai detto una bugia, neppure una piccola, spacciandola per innocente.

Quando era successo il casino con Evan e Claud gli aveva pure fornito i dettagli della serata. Quando aveva pensato di "aprire" la loro coppia lo aveva coinvolto immediatamente, definendo quell'idea parlandone con lui.

C'erano state tante cose non dette tra di loro, ma bugie no. Mai.

Eppure Isaac non credeva alle sue parole.

"Quanto può essere vero un amore senza fiducia?" si chiese, mentre abbassava pure un po' le palpebre e i suoi muscoli si facevano pesanti. Una specie di improvvisa sonnolenza, disturbata in sottofondo dalle urla del marito, che gli arrivavano come se si trovasse dall'altro capo della casa.

-Okay- disse Bryan – anche se non aveva idea a cosa stesse dicendo "okay".
Isaac si bloccò di colpo, ansimante e ferito, fissandolo incredulo. Tentò di riacquisire la calma e, in effetti, ci riuscì: una calma bruciante, più devastante della rabbia di prima.

-Okay? Così, su due piedi, ammetti che non mi ami più?-

"Ah" pensò Bryan, "No. In realtà ti amo troppo".

Ma che importanza aveva dirglielo se tanto non gli avrebbe creduto?

-Non ho detto...- tentò di dire, ma l'altro lo interruppe subito.
-Ti ho chiesto di essere sincero con me, di dirmelo, se non mi ami più, e tu mi hai risposto okay!-
-Non ti stavo ascoltando- ammise il giovane con un sospiro e Isaac credette di stare per impazzire sul serio. 

Si premette un palmo contro le labbra e distolse lo sguardo dalla patetica figura del marito, che lo fissava immobile e privo di ogni sorta di emozione, come se davvero non gli importasse nulla di ciò che stava accadendo.

-Avevi cose più importanti da fare?!- gli chiese con fare sprezzante.
-Pensare a quanto ti amo- disse Bryan, sentendosi morire dentro, una sensazione struggente, perché già immaginava quale sarebbe stata la reazione dell'altro.

Isaac rise con amarezza e lo mandò a quel paese. Sembrava essersi calmato, come se non gli importasse più di niente; infastidito dal potrarsi della situazione in cui si trovavano.

-Sei un bugiardo. Mi hai appena confermato che non mi ami più-
-Non ti ascoltavo, te l'ho detto-
-E io non ti credo!-
-Perché? Ti ho mai dato alito di pensare che potessi dirti bugie?-
-Adesso!-
-E prima? In passato non mi sembra di averti mai detto bugie-

Isaac aggrottò la fronte. Purtroppo, in quel momento, non riusciva proprio a collegare il cervello e ricordare gli risultò praticamente impossibile. Più cercava di riportare alla mente episodi in cui Bryan gli aveva mentito e più i pensieri si azzeravano. Era davvero stanco dei suoi capricci, di tutta quella tensione, delle incomprensioni e del teatro che Bryan aveva messo in scena senza alcun motivo. Aveva avuto intenzione di portarlo all'esasperazione?

Ci era riuscito.

-Io credo che sia meglio chiuderla qua- disse in un sussurro e incrociò le braccia sul petto, fissandolo con sguardo eloquente.

Bryan accarezzò con gli occhi il suo corpo partendo dalle gambe, salendo ai fianchi stretti, le spalle ampie e il petto contro cui si era abbandonato innumerevoli volte, trovandovi sempre un porto sicuro. E il viso, gli occhi scuri e profondi di Isaac, le sue labbra carnose, i lineamenti che parevano essere stati scolpiti dal più grande artista al mondo.

-Non voglio- disse con un filo di voce, perché sapeva che se si fosse azzardato a tentare di parlare normalmente, sarebbe scoppiato in lacrime. Si stava trattenendo con tutte le proprie forze, per non infastidire Isaac, per non essere ai suoi occhi – per l'ennesima volta – un ragazzino debole e fastidioso.

-Non ne avevo dubbi. È il mantenimento, il tuo problema, no? Per questo hai fatto di tutto per portare me a fare il primo passo...-
-Non capisco come ti possa venire in mente una cosa del genere-
-Era tutta una messa in scena, no? I regali, la mia assenza, Maria, i miei sbagli, le mie mancanze. Come se fossi l'unico colpevole, no?- e più il tono di Isaac si faceva tagliente, maggiore era il panico che pietrificava Bryan.

L'idea di perdere Isaac lo terrorizzava, gli immobilizzava i muscoli, spezzava il cuore e lo rendeva incapace a ragionare. Si immaginava in un futuro senza di lui e, anche se aveva detto a Luke che frequentava altri per essere preparato per quando ciò sarebbe avvenuto, si sentiva morire all'idea di doverlo sperimentare per davvero.

-Mi... dispiace- disse, anche se era difficile articolare parola se pure i muscoli della bocca parevano non volere collaborare. -È colpa mia-
-Sì! Dannazione, è colpa tua! Perché sei tu che hai voluto tutto questo! Sei tu che hai rovinato tutto!-
-Mi dispiace...-
-Cazzo me ne faccio delle tue scuse, adesso?! Dopo tutto quello che mi hai fatto passare nelle ultime settimane!-
-Non volevo...-
-Sì che volevi! È sempre stato il tuo obiettivo fin dall'inizio! E hai pure cercato di farmi passare per il cattivo della situazione, di mettermi tutti contro!-
-No...-
-Continui a mentire!- tuonò Isaac e le parole erano riuscite a fomentare di nuovo la sua rabbia.

Ormai aveva scollegato il cervello dalla bocca e stava tirando fuori cose su cui mai aveva speso un solo pensiero prima d'allora, su cui non aveva ragionato, che mai aveva sentito sue finché non le aveva dette all'improvviso.

-È andato bene il tuo appuntamento, eh?! Ti sei già innamorato? E certo, tanto a me non mi ami più, giusto?-
-Io ti amo...-
-Bugiardo!-
-Io... credo che tu non mi abbia mai amato come io amo te- sussurrò Bryan e batté le palpebre, percependo le lacrime rigargli le guance. Aveva fallito anche quella volta, si stava dimostrando esattamente la persona fastidiosa che aveva portato Isaac ad allontanarsi da lui.

-Come osi!- tuonò l'uomo e Bryan sussultò.
-È sempre così...- balbettò. -C'è sempre uno che ama più dell'altro, in una coppia...-
-E di certo, nella nostra, non sei tu-
-Tu sei sempre stato il mio tutto e io volevo essere il tuo. Non ci sono mai riuscito, non sono mai stato abbastanza...-
-E questo giustifica quello che mi hai fatto passare nelle ultime settimane?-
-No, ma...-

-Hai fatto tutto tu! E stai continuando pure adesso. Cos'è? Hai costruito una sceneggiata da riferire agli altri per passare, ancora una volta, per vittima?-
-Di cosa? Io ti ho sempre amato, venerato...-
-Adesso stai esagerando! Non ti ascolterò un minuto di più- sibilò Isaac, inspirando profondamente dal naso ed espirando con estrema lentezza, socchiudendo gli occhi.

Era stato accusato di essere un marito poco attento, paragonato a quelli dei film che cercavano di comprare i loro affetti con cose materiali, tentando di sopperire così alle proprie mancanze. E non andava bene che ci fosse Maria, ma Maria in quel momento non c'era, eppure loro stavano litigando lo stesso. E Bryan lo aveva tradito e glielo aveva detto chiaramente che lo avrebbe fatto e lui, pur di lasciarlo libero, aveva contribuito a gettare suo marito tra le braccia di un altro e lui lo stava pure negando.

Era davvero esasperato dai capricci di Bryan, dal modo subdolo con cui giocava con i suoi sentimenti. Cosa cambiava tra lui e il suo ex?

"Assolutamente nulla" si disse e si convinse ancora di più che sì, era arrivato il momento di chiudere quell'ennesimo capitolo fallimentare della sua vita.

-Voglio il divorzio-

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