21
Quando quel lunedì mattina Bryan uscì di casa per recarsi al lavoro, Isaac – ancora in rotta di collisione con Yona e quindi del tutto intenzionato a non presentarsi in agenzia – si decise che forse era arrivato il momento di chiedere aiuto e consiglio a qualcuno.
Era davvero preoccupato a causa dell'idea, per lui, folle a cui aveva dato il suo stesso consenso e non valeva niente il fatto che, nonostante tutto, fosse contrario alla situazione proprio perché, alla fine, aveva detto di sì.
L'uomo si recò in soggiorno in jeans e T-shirt, attirando su di sé lo sguardo sbalordito di Maria, che non aveva mai visto Isaac sfoggiare un abbigliamento tanto casual nemmeno per le sue uscite con gli amici.
-Dove vai?- gli chiese la donna, spinta da una curiosità irrefrenabile, ma Isaac le diede un bacio veloce a una guancia e uscì di casa senza dirle nulla.
Maria non voleva più essere "il suo piccione viaggiatore" e Isaac avrebbe esaudito il suo desiderio. Senza contare che non se la sentiva ancora di parlare con lei, dopo il loro ultimo litigio, soprattutto perché sapeva di dovere affrontare la questione spinosa del suo possibile "sfratto" e non ne aveva assolutamente voglia, nonostante lo avesse promesso a Bryan.
"Bryan" pensò con un sospiro.
Bryan voleva frequentare altri? Benissimo... "Un corno!" si disse e salì a bordo della propria auto, sentendosi di nuovo arrabbiato, "Stanno cercando di farmi scottare la calma degli ultimi vent'anni!"
Procedette in direzione della Lagoon State Beach – comunemente conosciuta anche come la "spiaggia dei surfisti" – allontanandosi da Zuma Beach, che era, invece, la spiaggia più vicina all'isolato in cui viveva.
Si fermò soltanto quando si trovò davanti una villetta circondata da mura di pietre grezze. Suonò al citofono, ma gli rispose una voce femminile, stupendolo un po', dato che non ci si aspettava proprio di udire la voce di una donna in un posto in cui si sapeva vivevano tre uomini.
"Sicuro non era la madre di Claud" dedusse Isaac, mentre dava il proprio nominativo alla voce che proveniva dall'altoparlante e il cancello veniva subito aperto, per farlo entrare. Lasciò la macchina sul vialetto e procedette sull'acciottolato che conduceva all'ingresso dell'edificio a un solo piano, in stile moderno, che era il luogo in cui viveva, appunto, Claud con i suoi compagni e la madre. Sulla porta di casa vide una donna con la divisa da infermiera, che lo accolse con un caloroso sorriso.
-Signor Gonzales, benvenuto. Il signor Blake non mi aveva avvisato che aspettava visite. Per fortuna che mi ha fornito una lista delle persone a cui mi è concesso aprire la porta di casa...-
"Claud e la sua gestione superficiale della vita: metti che questa povera donna apriva a un Isaac Gonzales albino... dopotutto, lei non mi ha mai visto prima. Potrebbe aprire a chiunque pur restando in buona fede".
-Una visita a sorpresa, in effetti- disse Isaac, rimandando i suoi ammonimenti mentali nei confronti di Claud a un altro momento.
-Oh... e mi sembrava un po' strano che non mi avesse avvisato. Il signor Hayes è al lavoro e gli altri due dormono, che io sappia...-
-Sì, avrei dovuto immaginarlo. Il Seraphim è aperto anche di domenica-
-Sono appena rincasata con la signora Blake. Una passeggiata mattutina, ...-
-Oh, ma che bel giovanotto!- esclamò l'ennesima voce femminile, stupendolo e interrompendo l'altra, e Isaac si volse in direzione della donna che, su gambe tremanti, aiutandosi con una stampella, si stava avvicinando a loro. Mingherlina e con lunghi capelli ricci e bianchi che ricordavano da vicino le nuvole più candide e soffici, Stephany Blake sembrava davvero entusiasta della visita inaspettata da parte del giovane, anche se non si conoscevano abbastanza da far pensare a Isaac di essere stato riconosciuto da lei.
-Buongiorno- la salutò l'uomo e Stephany si aggrappò a un braccio dell'infermiera, per sorreggersi meglio.
-Credo che sia arrivato il momento di riposarsi un po', signora- disse la donna e l'anziana immediatamente mise il broncio, probabilmente non concorde con quanto l'altra aveva detto.
-Mi sono svegliata mezz'ora fa! E poi mi sento bene- ribatté Stephany con fare infantile e Isaac spostò lo sguardo tra le due, sentendosi fuori posto e a disagio per la situazione che si stava creando. Sorrise con accondiscendenza, guadagnandosi l'ennesimo complimento da parte della madre di Claud, tanto che decise di approfittarne e prese lui stesso la donna sotto braccio, accompagnandola nell'ampio salone e facendola accomodare su una poltrona.
L'infermiera sparì dalla circolazione per qualche secondo e quando tornò non era più sola. Dietro di lei comparve Ryan, assonnato e con i capelli scompigliati, il viso un po' gonfio, intento a sbagliare rumorosamente. Appena Stephany lo vide batté le mani entusiasta e Ryan le si avvicinò con un sorriso, per poi baciarle una guancia con affetto, guadagnandosi anche lui qualche complimento da parte della donna.
-Ciao- salutò il giovane, rivolgendosi all'amico e sbagliando ancora. -Come mai da queste parti?-
-Non volevo disturbarti-
-Tranquillo. Jade si è svegliato presto per andare a lavoro e la sua sveglia ha svegliato anche me e Claud. Stavo soltanto cercando di addormentarmi di nuovo. Stanotte siamo tornati a casa che erano tipo le tre-
-Mi dispiace...-
-Sul serio, non c'è bisogno- lo interruppe Ryan, allontanandosi da Stephany e dell'infermiera, facendo cenno ad Isaac di seguirlo nella zona cucina.
L'uomo lo seguì guardandosi attorno con discrezione, stupendosi – esattamente come ogni volta che si recava lì – di quanto quel luogo risultasse un'accozzaglia assurda delle cose più disparate, che nulla, a un primo sguardo, parevano avere in comune, ma che nel loro insieme restituivano, contro ogni previsione, una visione assolutamente armonica.
Il minimalismo di Claud cozzava con il disordine di Jade, mentre l'attenzione ai dettagli che contraddistingueva Ryan pareva fare da collante tra i due: la stanza era avvolta da una costante penombra – perché a Claud la luce in casa non piaceva – ed erano state sistemate delle tende alle finestre che lasciavano trapelare la luminosità strettamente necessaria per muoversi senza schiantarsi contro qualcosa. Un po' ovunque erano sparse foto dei tre – in qualcuna vi erano immortalati anche scatti di Stephany – che, insieme alla collezione di modellini di automobili di Jade, disposti su una mensola sopra la televisione, costituivano gli unici elementi decorativi sparsi per casa.
-Quindi Claud è sveglio?- domandò Isaac, continuando a guardarsi intorno, con l'intenzione di farsi trovare preparato nell'eventualità in cui il serafino fosse sbucato fuori all'improvviso. Dopo quello che gli aveva raccontato Bryan riguardo l'esito della loro notte brava, Isaac non era certo di volere incontrare Claud, anche se lui stesso comprendeva quanto ciò fosse un controsenso, dato che si trovava in casa sua.
-Sì. Sta in spiaggia- disse Ryan e gli diede le spalle mentre accendeva la macchinetta del caffè, per poi indicarla con un dito, fissando l'amico con sguardo eloquente.
-Sì, grazie- rispose Isaac alla sua muta domanda e Ryan gli diede di nuovo le spalle.
L'uomo rimase a fissarlo per un po', poi si girò verso le due donne, scoprendo che non si trovavano più dietro di loro – probabilmente l'infermiera era riuscita a convincere Stephany a riposarsi un po'. Riportò la propria attenzione sull'amico e sussultò nel trovarlo a braccia conserte, intento a fissarlo con espressione indecifrabile, appoggiato contro il bordo del piano da lavoro di uno dei mobili della cucina.
-Ti assicuro che Claud non ha messo gli occhi addosso a tuo marito- disse Ryan con voce priva di sfumature e Isaac aggrottò la fronte.
-Ti ha raccontato quello ch'è successo con Bryan?- gli domandò e, così facendo, ebbe conferma che l'episodio di cui lo aveva messo al corrente il suo compagno non era stato solo un modo, buono come un altro, per provocarlo: Bryan si era davvero svegliato nudo nello stesso letto di Claud.
"Dannazione" imprecò mentalmente, provando una cocente sensazione di gelosia.
Ryan annuì e sbadigliò. Si strofinò un occhio con il dorso di una mano e infine scrollò la testa, mentre la macchinetta comunicava con un bip che il caffè era pronto. Il giovane lo versò in due tazze e prese posto su uno sgabello al fianco dell'amico, iniziando a sorseggiare il suo in silenzio.
-È una cosa di cui posso parlare con te?- domandò Isaac in un sussurro, rigirandosi la tazza tra le mani.
-Sei arrabbiato con Claud?-
-No-
-Allora sì-
-Potrei fare spesso il nome di mio marito-
-L'hai già fatto- gli fece notare Ryan.
-Ti dà fastidio?- il giovane si strinse nelle spalle e bevve un altro sorso di caffè, sentendosi più sveglio. -Sei ancora arrabbiato con lui- aggiunse Isaac e quella non fu una domanda.
-Sono deluso, non arrabbiato- lo corresse l'altro, sottolineando le proprie parole con il movimento di un dito.
-Anch'io sono deluso da Claud. Hanno dormito nudi nello stesso letto-
Ryan poggiò la propria tazza sulla superficie del tavolino e tornò a incrociare le braccia sul petto. Non si stavano guardando negli occhi, dato che erano seduti l'uno di fianco all'altro, e il giovane approfittò della cosa per evitare di specchiarsi nelle emozioni dell'amico, tentando di mantenersi, così, calmo.
-Non hanno fatto niente- disse e percepì Isaac muoversi a disagio.
-Ognuno di noi è diverso dall'altro. Certe cose che per voi sono normali, per me sono inconcepibili-
-Benissimo. Ma tuo marito non ha due anni e Claud non si è approfittato di lui. Quindi gradirei che questo punto restasse chiaro: non è colpa di Claud-
-Gli ha messo in testa strane idee-
-Claud non ha la capacità di fare il lavaggio del cervello a nessuno. A qualsiasi cosa tu ti stai riferendo, sicuro Claud non c'entra niente-
-Gli ha parlato del vostro rapporto, del fatto che lui continua ad avere altri amanti. E dice che siete felici così- disse Isaac con un sospiro e Ryan gli rivolse uno sguardo in tralice. Temeva che stesse per udire pure da lui le ennesime parole cariche di giudizi che aveva ricevuto spesso – soprattutto da quei ficcanaso dei suoi colleghi al Seraphim – da quando quella storia era saltata fuori.
-Sì, siamo felici- sibilò il giovane e Isaac si girò verso di lui, aprendo le braccia come a voler indicare tutto e niente.
-Ne sono contento. Ma non è il tipo di rapporto che farebbe felice me- disse l'uomo, stupendolo, e Ryan aggrottò la fronte.
-Che c'entri tu? A Claud, sia io che Jade, abbiamo imposto solo una regola: niente sesso con chiunque faccia parte, anche alla lontana, della nostra cerchia di amici. Primo, perché non abbiamo intenzione di innescare scenate di gelosia o causare casini con le persone a cui vogliamo bene. Secondo, perché ci sta gente, nella nostra famiglia, di cui sia io e che Jade finiremmo per sentirci feriti e traditi, se Claud finisse per farci sesso-
-E posso anche intuire a chi tu ti stia riferendo-
-Non è un mistero per nessuno- fece Ryan, tornando a sorseggiare il suo caffè con aria assente. -Claud è ancora innamorato di Keith e Jeffrey. Se finisse per fare sesso con uno solo di loro... quello, per me e Jade, sarebbe un tradimento imperdonabile-
-Io non potrei sopportare che Bryan mi tradisse neanche con uno sconosciuto-
-Siete monogami. È giusto così. Infatti hai usato la parola "tradimento", mentre io e Jade non ci sentiamo traditi dal sesso extra che Claud fa con altri-
-Ma Bryan, dopo avere sentito della vostra storia... ha deciso di darci la possibilità di frequentare altre persone-
-Stai scherzando?- gli domandò l'amico, allibito.
-Magari è solo curiosità...- tentò di giustificarsi Isaac, assumendo istintivamente un atteggiamento protettivo nei confronti del proprio compagno.
Ryan batté la propria tazza sulla superficie del tavolino, facendo schizzare fuori un paio di gocce scure che andarono a bagnare il piano di legno chiaro.
-L'amore non è un gioco!- tuonò e Isaac curvò le spalle in avanti, dando l'impressione di essersi accartocciato su se stesso. L'uomo trasse un profondo respiro e si fece coraggio e, a grandi linee, raccontò all'amico tutto quello che era accaduto il giorno prima, sentendosi un po' più leggero ad ogni parola che lasciava la sua bocca. Nulla a che vedere con la chiacchierata che si era concesso con Emma. Nonostante Ryan fosse rimasto in silenzio, limitandosi ad ascoltarlo senza interromperlo, Isaac percepì la sua presenza come una calda carezza rassicurante, mentre anche il suo sguardo si ammorbidiva e i suoi grandi occhi castani si colmavano di un'espressione dolce nell'udire le sue parole.
Probabilmente, quello era proprio uno dei motivi per cui Isaac vedeva in Ryan un amico e in Emma soltanto una "persona che conosceva". Non che la donna avesse chissà quale limite o difetto: Emma era una donna meravigliosa, ma Isaac non la percepiva come un'anima affine e quel suo limite gli aveva impedito, negli anni, di avvicinarsi a lei.
Al termine del racconto di Isaac, Ryan si concesse qualche altro secondo di silenzio, riflettendo su quanto aveva appreso. Subito gli si evidenziarono tutta una serie di motivazioni per cui, l'idea di Bryan, non era affatto "geniale". Si era allontanato dall'amico per tanti perché che aveva deciso fosse meglio tenere per sé, ma lo conosceva abbastanza bene per sapere che, quale che fosse la ragione, Bryan rischiava di mandare all'aria il suo matrimonio con Isaac per una cosa che, ne era certo, non lo avrebbe aiutato affatto a raggiungere l'obiettivo che si era prefissato.
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