'In bocca al lupo'


Era incoraggiante, la nonna, al telefono e lei ne aveva bisogno. Ferma al semaforo, sentiva attorno lo sfrecciare delle auto, ma non le vedeva: vedeva solo fumo e nebbia. Il cielo sereno le ricordava quello del paese. Lì c'erano il lago e le colline intorno. Qui il cielo era più alto e povero di stelle, ma i laghi non erano distanti e dalla sua finestra vedeva vette innevate nelle mattine limpide in cui si risvegliava con nuova voglia di fare, scoprire, camminare.

Anna camminava in lungo e in largo, in questa città ancora sconosciuta dopo mesi, in cui aveva conosciuto poche persone, ma davvero buone: città alienante, dagli ampi spazi e dai tempi amplificati, dalle distanze enormi, dalle distanze brevi. Abituata al tè con la vicina di casa, non sapeva chi fosse, ora, la sua vicina. Cresciuta tra una via e tre piazze, usciva per comprare una cornice e si ritrovava nel centro commerciale ad otto fermate di tram. Fremeva ad attendere i semafori rossi, ma la domenica prendeva il treno e in poche ore era ovunque.

Ora desiderava solo sedersi nel parco. Lì al sole pensò a quante cose erano accadute in sei mesi, a come era cambiata ed erano mutati i suoi sogni, a quante paure e gioie aveva pianto nel suo monolocale. Gli occhi giocarono con i raggi luminosi tra i rami secchi dell'albero di fronte, poi sfocarono la vista e videro nebbia.

"Come fai a stare lassù, c'è sempre la nebbia" le chiedevano in paese. "Mica vero, ce n'è di più qui" rispondeva.

Poi l'aveva vista, una sera, che copriva leggermente una suggestiva palla luminosa e si era fermata un attimo a guardare affascinata quello spettacolo della natura. "Chissà che consistenza ha e se ad infilarci la mano se ne trova un'altra, spaventosa, che tira via dentro l'ignoto, o una morbida a cui allacciarmi e non lasciarla più".

Lo sguardo si fermò su una nuvola. Così si sentiva: nuvola passeggera nella vita di qualcuno; cercava di ancorarsi ad una cima forte, ma il vento la soffiava via. Un alito fresco le solleticò i capelli. Ripercorse in un istante il frenetico girovagare da un'agenzia interinale all'altra, perché, pur se non v'aveva trovato l'amore, voleva restare a Milano.

"Come stai? Lo vedi Jo?" le chiese una voce al cellulare, come se il suo star bene fosse legato alla presenza di lui, e a volte era vero, anche troppo, ora che Jo era reale, dopo anni di sola chat.

"Sono stanca". Era stanca di girare, cercare annunci, ricevere rifiuti. "Vorrei una pausa".

Davanti alla porta di casa qualcosa le fece capire che essa era davvero necessaria: una pausa per i pensieri, le emozioni, le aspettative. Il contenuto della sua borsa era a terra mentre frugava nelle tasche. Le chiavi non c'erano, ma non si sentì perduta, perché in quella città in cui non conosceva i vicini, gli amici erano al capo opposto della linea metropolitana e la famiglia a centinaia di chilometri più a sud, Anna aveva un pezzo di essa quattro piani sotto di sé.

Come sei entrata?" le chiese Jo, in chat.

"Avevo dato l'altra chiave a mia cugina".

Anna è stata al paese ed è tornata a Milano perché Milano le piace. Anna è tenace e troverà lavoro in questa grande città ricca di promesse non ancora mantenute. Anna sogna con i piedi per terra: troverà l'amore dietro uno di questi angoli. Anna ama, canta e balla insieme agli amici e alla vicina di casa argentina: Anna ha trent'anni e un nodulo al seno. Anna piange, ride e si sente viva perché è padrona delle sue emozioni. Anna ce la farà perché lo vuole.

"In bocca al lupo" dice la nonna.

"Viva il lupo" rispondono Anna e Rita con la bocca sporca di marmellata fatta in casa.

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