8.
Non fu così facile ignorarlo. Non perché Todoroki non gli lasciasse un secondo di pace, ma proprio perché Todoroki non fece assolutamente nulla. Se ne fregó altamente. Continuava a fare esattamente le stesse cose di tutti i giorni, non guardava nemmeno Izuku in faccia.
Niente.
E questo gli rese difficile ignorare il comportamento di Todoroki, perché doveva essere lui quello che aveva ragione, non l'altro. Era una questione di orgoglio.
In ogni caso, non gli parlò per tutto il giorno. Alla sera, in camera, pensò di discuterne con Uraraka, ma non ne aveva voglia, così si distese sul letto, coprendosi gli occhi con un braccio.
Doveva smettere di pensarci, doveva togliersi l'immagine di quei capelli rossi e bianchi, di quegli occhi di due colori diversi e della scottatura sul lato sinistro del viso.
Sbuffò e si rigirò nel letto. Aveva sonno, visto che la sera prima, per evidenti ragioni, non aveva dormito bene, e quindi si addormentò quasi subito.
"Scusa per l'altra sera. Non volevo farti male, ero solo arrabbiato. Vorrei farmi perdonare, ti va se torniamo alla piscina questa sera alla stessa ora dell'ultima volta?"
Non era firmato, ma Izuku sapeva benissimo da chi era quel biglietto.
E sapeva benissimo cosa rispondere.
Quella mattina Todoroki si alzò controvoglia. Aveva scritto quel bigliettino a Midoriya solo perché si vedeva lontano un miglio che stava cercando di ignorarlo, sembrava un bambino che aveva messo il muso alla mamma perché non gli ha comprato le caramelle.
Averlo vicino era divertente, senza di lui le cose tornavano noiose. Era facile da prendere in giro.
Todoroki fece un sospiro prima di decidersi ad alzarsi dal letto.
Appena finì di prepararsi, aprì la porta per uscire, e trovò per terra il biglietto che aveva lasciato ad Izuku la sera prima.
Era strappato.
"Ma sei scemo?" fu il commento della ragazza.
"Non sminuire tutto quello che faccio." rispose Izuku.
"Non lo sto sminuendo. Sto dicendo la verità. Sei - uno - scemo." scandì ogni parola dell'ultima frase.
"Dicevi di volerlo aiutare, e poi strappi la sua occasione di chiedere scusa?" lo accusò Uraraka.
"M-Ma io-"
"Niente ma! Niente io! Questa sera tu andrai da lui e gli chiederai di andare, punto. Che tu voglia o no. Vederti con quella faccia è tremendo."
"Da quand'è che mi dai ordini?" disse scherzando Izuku.
"Da quando sei un idiota. Su, vai, e vedete di prendervi presto uno stanza, voi due."
Izuku era davanti alla porta di Todoroki, zaino in spalla e mano sollevata pronta a bussare.
Era la cosa giusta? Doveva tornare indietro?
Izuku sospirò. Aveva ragione Uraraka. Non aveva forse detto di volerlo aiutare e di non lasciarlo solo? E non stava facendo proprio il contrario di quello che aveva affermato?
Prese un ultimo respiro profondo, e fissò lo sguardo in avanti, deciso a bussare.
E l'avrebbe fatto, se solo la porta non si fosse aperta prima.
"Ah sei qui." disse Todoroki col solito tono inespressivo.
Izuku era pietrificato.
"S-Sì, sono qui, e forse non ci sono più..." disse quasi fra sé e sé mentre si girava lentamente, imbarazzatissimo.
"Va bene. Andiamo."
Todoroki si incamminò, e Izuku si riscosse, seguendolo a ruota.
Uscirono dalla struttura, ma stavolta Todoroki prese una strada diversa.
"Dove stiamo andando?" chiese Izuku cominciando a preoccuparsi.
"Sorpresa." rispose l'altro senza nemmeno girarsi.
"Ancora?" sbuffò Izuku. Todoroki non rispose, così il ragazzo si limitò a sospirare e seguirlo a testa bassa.
Si stavano addentrando in un boschetto, e più andavano avanti, più diventava buio. Izuku cominciava a chiedersi se sarebbero mai arrivati, e soprattutto se Todoroki avrebbe saputo tornare indietro. Stava per parlare quando Todoroki si fermó e buttò lo zaino per terra.
"Eccoci.", disse.
Izuku lo guardó un po' sconcertato. Si guardò in giro ma non vide nulla, era tutto scuro.
"Eccoci... dove?" chiese quasi sottovoce.
In risposta, Todoroki si stese per terra e puntó il dito al cielo.
"Vieni qua, stenditi anche tu e guarda."
Izuku obbedì, appoggió lo zaino per terra e si stese di fianco al ragazzo osservando il cielo.
Erano stesi in un piccolo spiazzo senza alberi, quindi potevano benissimo osservare il bellissimo spettacolo che avevano davanti.
Le stelle si vedevano benissimo, sembravano diamanti, e la mezzaluna pareva una falce pronta a spezzarli uno ad uno. Il tutto misto alla tranquillità del posto dov'erano e la sensazione dell'erba leggermente umida sotto di loro rendeva quella visione quasi soave.
"Grazie." bisbiglió Izuku senza staccare gli occhi dalle stelle. Era rimasto talmente incantato che si era dimenticato del perché era lì. Era solo grato di esserci.
"Midoriya", disse Todoroki, "ti ho chiesto di venire qui perché ti volevo parlare di una cosa." Si mise a sedere, e Izuku preoccupato lo imitó, togliendo l'attenzione al cielo per concentrarsi su Todoroki. Il suo occhio azzurro sembrava uno zaffiro splendente nell'oscurità.
"Io non volevo venire in questa scuola." Todoroki abbassó lo sguardo. "Mi ha costretto mio padre, Endeavor, penso tu sappia chi è."
Ad Izuku subito si illuminarono gli occhi.
"Sì! È sempre stato reputato l'attore numero due!"
"Ma..." Todoroki lo osservò con sguardo che sembrava un misto fra la sfida e la disperazione. "Non sai chi è davvero."
Todoroki si passó una mano sul viso, e cominció a raccontare.
"Mio padre è l'attore numero due. Il suo obiettivo é sempre stato quello di essere il numero uno, ed è stato l'unico ad impegnarsi con tutto se stesso per raggiungerlo. Ma non ci è mai riuscito, e mai ci riuscirà. Per questo sono nato io." alzó per un attimo lo sguardo ma lo riabbassó immediatamente. Sullo zaffiro si era creata una crepa.
"Ci ha trattato malissimo, per lui non eravamo la sua famiglia, eravamo strumenti da usare. Mia mamma mi odiava. Odiava tutto quello che aveva un collegamento con lui, era oppressa, segregata insieme a quel bastardo. Lei voleva andarsene via, e si vedeva. È stata lei a farmi questa cicatrice, mi ha buttato dell'acqua bollente addosso." si coprì la parte sinistra del volto. "Sono tormentato dagli incubi, non mi lasciano, non mi hanno mai lasciato e non mi lasceranno... Io li odio, li odio..."
Izuku era rimasto pietrificato. Non sapeva cosa dire, cosa fare, cosa pensare. Voleva solo aiutare Todoroki.
"Todoroki..." sussurró.
Lentamente, Izuku sollevó una mano e delicatamente la appoggió sulla scottatura di Todoroki e cominció ad accarezzargli il viso. Piano, molto piano, era un gesto puramente istintivo ma Izuku voleva sfiorare ogni singola parte del viso di Todoroki. Voleva scoprirlo.
Todoroki era rimasto sorpreso, ma il gesto non gli dispiacque. Si lasciò cullare dai movimenti gentili della mano di Izuku, e si abbandonó completamente a lui.
Ad un certo punto, Izuku si fermò prendendo il viso di Todoroki con entrmbe le mani e fissandolo negli occhi.
"Se tu lo vuoi, io ci saró." e lo abbracció.
esatto, mi sono completamente dimenticata di questa storia.
e sì, sempre esatto, ho metà di questo capitolo pronto da giugno.
Ah già, avete ragione, è scritto di merda.
vabbè.
sono sicura che ho risposto alle vostre domande :))
no raga, vi giuro, sono successe talmente tante cose che bOOM.
Scrivere è stata l'ultima cosa a cui ho pensato.
Poi adesso che sono in una scuola nuova, figuriamoci lol
tra l'altro ho scelto un tecnico informatico con delle statistiche del 50% di bocciati in prima ogni anno quindi insomma, una scuola facile :,)
no vabbè tanto sono secchiona.
so che non state capendo niente.
vi amo.
magari provo ad essere una persona migliore e scrivere di più.
non lo so.
ciao. :D
//Linds
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