Sommeil

Un sospiro. Un altro sospiro.
Il cagnolino abbaia. Il giovane sbadiglia. Si stiracchiano entrambi prima del milionesimo tornante.
«Nous sommes presque arrivé, ami» mormora Abel, rivolto al barboncino che ha salvato dalla strada da così tanto tempo che ormai è più un pezzo di lui stesso, che l'unico membro della famiglia. Appena terminato di ronfare aveva preso ad abbaiare a intervalli regolari, come un bambino impaziente di arrivare alla meta: il rumore del motore e la guida tranquilla del marsigliese hanno su di lui l'effetto di un sonnifero, ma i tornanti ne sono l'antidoto e probabilmente lo stanno anche infastidendo.

Come previsto, comunque, tre o quattro abbaiate dopo aver formulato la sua affermazione Abel parcheggia il veicolo in un posteggio tutto terra e sassi. Il piccolo brontolone è al settimo cielo: con la codina muove la stessa quantità di aria d'un ventilatore di ultima generazione. Al contrario, a lui quasi dispiace d'essere giunto a destinazione.
La Jeep è comoda, fluida, grande abbastanza da non costringerlo in posizione fetale come tutte le automobili in cui sia mai stato. Ha fatto ben tre pause in autostrada, per far sgranchire le gambe al cagnolino; e dopo l'ultima passeggiata ha steso il sedile, e c'è rimasto sopra a rilassarsi. È letteralmente più comodo che sul divano di casa, grazie alle modifiche apportate mentre attendeva di essere ammesso all'esame pratico - l'ultimo step prima della guida in autonomia.
Questa volta però non vuole indugiare in macchina; l'attendono paesaggi mozzafiato e aria pura, cioè i due motivi per cui s'è alzato questa mattina, e non vede l'ora di goderseli.
Prende in braccio il batuffolo candido, lo porta senza guinzaglio fuori dal parcheggio; e poi, finalmente, gli permette di appoggiare le zampette sul terreno nonché di decidere in quale direzione procedere.
Sulle spalle ha uno zaino che parrebbe smisurato addosso a chiunque, ma che in mezzo alle sue scapole sembra quasi piccolo. Ci ha messo dentro tutto ciò che potrebbe tornare utile, e anche qualcosa in più: il pranzo ad esempio, che in genere avrebbe già consumato da un paio d'ore, è calcolato in tre porzioni - lui, il cane e un'eventuale persona in più. E dato che ha un certo appetito, non attende altro che potersi sedere e mangiare con il vento fresco sulla pelle e il sole negli occhi, un sole così vicino che solo un mese passato nel cuore del Sahara gli permette di affrontare senza occhiali da sole o cappellino con visiera.
Il marsigliese e il cagnolino superano chilometri di boscaglia sempre più bassa e qualche passaggio roccioso (per affrontare i quali il piccolino s'arrampica sulle spalle del padrone); e infine, nel cuore di un prato smisurato e privo di presenze umane, si fermano.
Dopo aver finalmente fatto un pranzo ridotto, in pratica, ad una cena anticipata, Abel si stende su uno dei teli multicolore che s'è portato; e in pochi minuti si addormenta, il piccoletto acciambellato sul suo petto, le mani giunte dietro il capo e le gambe leggermente divaricate, come prossimo a spiccare il volo verso un mondo tutto diverso.

A questo punto voglio che si prenda in mano del coraggio autentico, e che ci si avvicini al viso mite del dormiente. Ancora un po'. Ancora un pochino...
I suoi occhi ballano dietro le palpebre: egli sogna.
Ed ora: tié!

Grazie a questa spintarella che mi sono permessa di dare, siamo dentro la sua mente. So che si vede tutto nero, ma che ci si metta pure comodi: a breve inizierà lo spettacolo anche per noi.
Bisogna sapere che Abel è un gigante buono. Ciò che riempie quei 198 cm di altezza è una persona adorabile con un animo più che normale, per come la normalità può esistere.
Soltanto che gli è stato tolto qualcosa, di modo che ora deve lottare per riconquistarlo: è questo sforzo che lo contraddistingue, e che lo rende... Chi è.
Sì, ho imparato a parlare così tanto nei temi di storia a riguardo degli argomenti sui quali non sapevo abbastanza per riempire tutto il foglio protocollo. Mi dilungo, credo, perché non si distingue ancora nulla; ma soprattutto, questo lungo pezzo di introduzione alla prossima frase è il mio tentativo di conquistare la simpatia di chi la leggerà.
Il passato! Ecco cosa manca ad Abel, il piccolo Abel, il gigantesco Abel. Ed è questo che sogna, puntualmente, quando al risveglio non riesce a ricordare alcuna immagine.
Non è una malattia o una mancanza sorta in modo "naturale", a seguito di un incidente - gli è stato lavato il cervello, la sua integrità mentale è stata corrotta dall'organizzazione criminale Shadaloo, che aveva l'obiettivo di cancellare l'esistenza della sua anima come fa con ogni ostaggio.
Desidero dare ragione al grande Freud, però, e mescolare le due cose. Il fatto, cioè, che l'anima coincida con la memoria; e che la memoria non si possa del tutto eliminare. Ed è qui che aggiungo che Master Bison gli ha anche impedito di ripristinarla, probabilmente conscio della teoria dello psicanalista, ma dimentico di un particolare - la censura.
Ci siamo. Non penso sia chiaro, ma tutto il discorso intricato appena concluso significa che stavolta la censura vuole prendersi la sua parte; e dimostrare che l'inconscio è un gran tesoro. Quanto stiamo per vedere, insomma, è un ricordo censurato.
Da giovane - nella sua prima infanzia - aveva un amico, un ragazzo assolutamente insipido e noioso, ma che è rimasto il suo conoscente più vicino fin quasi alla maggiore età. I suoi capelli corvini e le sopracciglia spesse non si sono rivelati le sue uniche peculiarità; con l'adolescenza sono iniziate anche per lui le fissazioni, le idolatrie, e in particolare ha sviluppato un interesse quasi morboso per le arti - la settima arte, principalmente, e il periodo del Dada come àncora per esplorare anche gli altri campi. Ah, le avanguardie storiche, l'inizio di una modernità sofferente e contorta, tanto poetica quanto violenta. A tutti piacciono le avanguardie storiche; ma fortunatamente non capita spesso di fissarsi con tale periodo.
Per comprenderle a fondo bisogna conoscere anche ciò che le precede; non c'è progresso che non condanni il passato, e per questo le avanguardie risultano prive di significato a coloro che non conoscono l'arte che esse si impegnano a superare.
Il ragazzo, insomma, era un grande appassionato d'arte, ha fatto studi artistici, e poi è scomparso nei meandri del suo studio. Ma prima che di lui si perdesse ogni traccia, ha lasciato un gran segno nell'anima del suo migliore amico: gli ha mostrato un film in bianco e nero che considerava apice di un certo tipo di arte, l'inizio della modernità, la vera rivoluzione - come forse non sarà più possibile averla.
Datata 1921, firmata Hans Richter, questa clip univa i suoi interessi in un'aura di sacralità quasi disturbante. Ritmo 21, una danza di forme visive e uditive; la prima pellicola di una serie ma anche la più iconica. In quel video il ragazzo si è consumato, nella concezione - involontaria - del suo amico. Poco dopo la visione che ne hanno fatta assieme, la loro amicizia è infatti scemata fino a spegnersi. Abel non ha avuto tempo di correggere l'impressione che il fanciullo e il video gli avevano fatto, non è riuscito a distinguerli l'uno dall'altro; la sua memoria è stata compromessa ben prima che avesse modo di farlo. E la censura ha peggiorato notevolmente le cose, in autonomia totale.
Sì, era necessario spiegarlo proprio qui e proprio ora...

Ecco che in mezzo al buio al quale le pupille della nostra immaginazione s'erano ormai abituate compare un quadrato bianco, leggermente sporco, e sul grigio: da un piccolo pixel che era, quasi un'allucinazione o una suggestione, si ingrandisce come avanzando; e s'avvicina, s'avvicina fino ad occupare tutto lo spazio disponibile. Poi un rettangolo perfettamente nero si apre nella sua metà, si allarga e si divide in due rettangoli che s'allontanano fino a scomparire. Ogni forma traballa, è come insicura; il colore che caratterizza il bianco-grigio non è mai fermo ma in fermento. Non c'è sottofondo, a parte inspiegabili sospiri, una confusa melodia di pianoforte e una frase ripetuta in continuazione: "Life is but a dream", la vita non è che un sogno, mormorata in una lingua che non è né italiano (la nostra) né francese (la sua).
Intanto i rettangoli e i quadrati e le linee e i vuoti si rincorrono dentro e fuori dai nostri occhi. Ecco due puntini a fianco d'un rettangolo che ingrandisce; ecco che i due crescono mentre quello al centro si sgonfia, lasciando loro lo spazio per espandersi. Il vuoto. Due rettangoli bianchi, scesi dalle nostre stesse palpebre, si chiudono innanzi ai nostri volti esterrefatti, annullano il nero che iniziamo a non sopportare più, e poi lo riaccendono sparendo. La medesima scena si ripete, innumerevoli volte, i nostri cuori traballano come i loro contorni.
Così si procede per del tempo; i rettangoli sono i bianchi, poi sono i neri a dimostrarsi tali svuotando gli altri della loro solidità, dopodiché tutto si appoggia sullo stesso piano e scivola facendoci perdere un poco d'equilibrio; improvvisamente le trasformazioni graduali si annullano, lo spazio si muove a scatti richiamando ugualmente una certa dose di movimento...

Come tutto termina, veniamo ricatapultati nella realtà a tre dimensioni - smettiamo di essere un "noi". Appena in tempo per non avvertire il fresco lasciato dalla leccata che il cagnolino, ormai ben riposato, ha lasciato sulla guancia destra del suo padrone.
Abel si mette a sedere piano, faticosamente, e non osa guardarsi in giro. È il primo sogno che riesce a ricordare dopo tempo, e l'ha lasciato tanto confuso quanto frastornato: non è al corrente del fatto che i sogni possano avere dei significati, ma anche se lo sapesse non gli verrebbe certo in mente in un momento come questo, poiché è assolutamente estasiato del fatto di aver sognato.
È addirittura la prima volta che gli capita, dacché la sua memoria inizia, ed è una bellissima sensazione. Sì, è stato un viaggio inquietante in un mondo assurdo e insensato; tanto è vero che quanto lo rende felice è il fatto che fosse soltanto un sogno, e che ora ne sia fuori; ma rimane questa gioia profonda ed autentica, e non vorrebbe mai smetterla di bearsi per una cosa da così poco, di essere tornato allo stato cosciente e nel mondo reale in compagnia del suo piccolo amico e di nessun altro.
Dopo pochi attimi, si alza e si dirige alla Jeep, desideroso nuovamente di mettersi alla guida.

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Hell yeah, la pic a inizio capitolo l'ho fatta io e my god non riesco a credere di aver fatto un coso così bello

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