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Beth lucidava il cimelio raccolto accanto al corpo di Agnès.
"Ancora quel coso?" la stuzzicò Mark, porgendole una fetta di pizza. "Se continui a strofinarlo così, il proprietario non lo riconoscerà nemmeno."
"Sta un po' zitto. Farà un figurone così su Ebay, e sta sicuro che la voce correrà svelta e avremo la nostra gallina dalle uova d'oro in men che non si dica."
Neanche lei sembrava però più di tanto convinta. Sarà stato per questo che aveva rimandato sempre più la tanto famigerata vendita, e che aveva temporeggiato con la scusa di rimettere il bracciale in sesto.
"Ancora un paio di passate e... Oh, per la miseria!"
"Che c'è adesso?" bofonchiò Mark con la bocca piena.
"Guarda qua, questo coso si apre!"
"Si apre?"
"Vedi, questo pezzo qui vicino alla A si solleva."
"Che strano..."
"A cosa credi che serva?"
"Non ho la più pallida idea. Sembra tagliente però."
"Già, una lama in miniatura.
Comunque, cos'hai lì attaccato alla schiena?"
"Dove?"
"Lì dietro" indicò Beth, sporgendosi in avanti.
"Non lo so, io non vedo niente."
"È una specie di filo. Oddio, si è mosso!"
"Come sarebbe a dire si è mosso?"
"Ha vibrato!"
"Vibrato come?"
"Vibrato tipo che si è mosso!"
"E se fosse una ragnatela. Beth, lo sai quanto odio i ragni. Avanti, toglimelo di dosso, toglimelo!"
"Ci sto provando, non si stacca!"
"Come non si stacca?"
"Non viene via, sembra attaccato. Oddio, si è mosso di nuovo!"
Il filo bianco dagli sprazzi dorati cominciava ad essere infastidito. Mani inesperte, che orrore! Perché le tirocinanti dovevano capitare proprio a lui?
Scansò deciso la mano della ragazza. Col diavolo che si sarebbe fatto afferrare da quell'incompetente.
"Oddio!"
"Che c'è adesso?"
"Mi ha evitata, questo maledetto filo si diverte a scansarmi."
"Cosa? Cosa significa che ti scansa? Ok, basta, taglialo!"
"Con cosa?"
"Non lo so, taglialo e basta!"
Beth si guardò intorno. Di tagliente non c'era niente, a parte quello strano bracciale che aveva appena finito di lucidare.
Lo afferrò decisa.
"Vuoi tagliarlo via con quello?"
"Che altro vuoi che usi, la scatola della pizza?"
"Va bene, basta che lo tagli."
"Taglio?"
"Taglia!"
"Vado?"
"Taglia!"
"Sicuro?"
"Per tutti i santi, Beth!"
"Va bene!" e afferrò il malcapitato filo tra le dita, tranciandolo in due. "Oh, che strano. Guarda qua, sta svanendo. Che cosa buffa, mai vista una ragnatela così, tu Mark? Mark? Mark?"
Indispettita si girò verso il ragazzo.
"Mark, se ti faccio una domanda potresti anche... Mark? Mark! Oh, per la miseria!" e corse via, lasciando il corpo senza vita del giovane accasciato sui resti della pizza al salame.
*
Il fastidio maggiore dell'aver dato le dimissioni era non avere più accesso alle Trame del Destino.
Non che lei si fosse mai interessata a vedere come gli umani si affannassero in quella successione di eventi che, avvolgendosi e svolgendosi, li portavano inesorabilmente a lei.
Quello era il noioso compito di Lachesi, e Atropo non invidiava certo lo star curva a filare per ore ed ore senza sosta.
Eppure, in quello specifico caso, una sbirciatina alla matassa di fili non avrebbe fatto male proprio per nulla.
Era tornata al pub in città in cui aveva conosciuto Agnès, al parco, al teatro, persino in quello squallido hotel dov'era avvenuto il misfatto, ma del suo braccialetto non c'era traccia.
Non essendo abituata alle dinamiche umane, poi, Atropo non sapeva dove andare a parare la testa.
Chi era il responsabile da contattare in questi casi? Chi raccoglieva gli oggetti smarriti sulla scena di un delitto?
Al limite dell'esasperazione, si recò nel posto detentore di tutta la conoscenza terrestre, vale a dire un internet café, e cominciò a picchiettare sulla tastiera consunta di un vecchio PC.
Ventisette ore e una ventina di episodi di CSI dopo, sapeva dove andare a cercare.
*
"Niente, niente e ancora niente!" gridò esasperata Sonja Decker, scagliando i resti del fascicolo cui stava lavorando sulla scrivania.
L'ufficio di Dan, quello che lui aveva ricavato in un angolo del garage di casa sua, era troppo piccolo per due persone e ricolmo di scartoffie.
Tuttavia, l'aria condizionata e la luce che entrava dalla saracinesca aperta lo rendevano un posto preferibile al suo seminterrato.
"Beh, Bauer adescava minorenni. Farlo arrestare non mi è sembrato proprio niente" cercò di consolarla Daniel, la cui tazza di caffè nero lungo era stata invasa dai resti di una matita.
"Sì, ma della donna dalla pelle bianca e i capelli scuri, con cui Agnès è stata vista rientrare in hotel la notte dell'omicidio, non c'è traccia.
Deve pur esserci qualcosa..."
Daniel sospirò. Aveva dimenticato quanto Sonja potesse essere cocciuta.
Non che a lui dispiacesse la possibilità di tornare al suo vecchio lavoro, ma erano già passate due settimane e quella di Agnès era stata l'unica morte.
Cominciava a considerarlo un caso più unico che raro.
Un brutto scherzo del destino che, ancora una volta, rideva di loro.
"Abbiamo bisogno di una pausa" sospirò.
"Abbiamo bisogno di rivedere tutte le prove da capo."
"Oppure" si intromise una figura magrolina sulla soglia, "avete bisogno di un'assistente.
Una terza opinione, una prospettiva diversa non fanno mai male."
"Beh... In effetti..." accordò Sonja alla nuova venuta.
"Oh, per la miseria!" imprecò Dan, e si diresse scuotendo la testa a prepararsi un'altra tazza di caffè.
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