4.Lavoro part time

A casa sono sola, devo provvedere da me alla cucina e tutto il resto. Mia madre passa l'intera giornata nella mega villa dei Williams. Fa l'inserviente lì. Malgrado il lavoro non mi entusiasmi, devo ammettere che la paga non è per niente male. Guadagna alla pari di un dipendente bancario, poco male per una donna trentaquattrenne senza diploma. Purtroppo dovette abbandonare gli studi quando rimase incinta di me. Mio padre, ragazzino pure lui, non accettò di diventare padre così presto, perciò se la diede a gambe levate. Quando parliamo di lui, Clarissa non riesce a dargli torto, dice che lo capisce, che si ha paura a quell'età, che non si è pronti, eccetera, eccetera, eccetera...
Cazzate! La prontezza di svignarsela la si deve avere prima dell'orgasmo e non dopo.

Io lo odio, invece, e non lo capisco affatto. È un fottuto vigliacco e tale rimarrà per sempre per me. Può aver avuto paura alla veneranda età di diciannove anni, e questo lo posso anche accettare, ma ora non ci sono più scuse. Se avesse voluto conoscermi, se solo la coscienza l'avesse smosso minimamente, allora si sarebbe fatto vivo negli anni successivi. Eppure nemmeno l'ombra di un pentimento l'ha scosso durante i miei diciassette anni. Ha forse paura che io e la mamma gli possiamo estorcere un sostegno economico? Se lo scordasse! Noi due ce la caviamo bene anche da sole. Sono perciò contenta di portare il cognome di mia madre. Quel bastardo neppure mi ha riconosciuta. Ora vive in un'altra città con la sua famigliola felice, dubito abbia raccontato ai suoi due figlioletti della loro sorella...

Squilla il telefono. Lo guardo infastidita vibrare sul ripiano della cucina, ma non mi smuovo da davanti ai fornelli e continuo a far saltare i pomodori nella padella che sfrigola allegra su fuoco vivace. In pentola bollono gli spaghetti e già la casa profuma di buono. La mia pancia brontola e l'istinto primordiale di cacciatrice mi divora, in questo momento sarei troppo affamata e dunque troppo nervosa per rispondere al telefono, perciò lo lascio squillare a vuoto fino a quando tace sconfitto.
Rido tra me e me pensando alla faccia allibita che probabilmente le verrebbe a Margaery se solo vedesse cosa mi appresto a mangiare. Lei ha una vera e propria fissa per l'alimentazione, ha creato addirittura una lista dei cibi consentiti che, come fossero i dieci comandamenti, ha affisso sulla bacheca della palestra costringendoci a prenderne visione e rispettare rigorosamente.

Il primo comandamento recita: i carboidrati sono il pasto di satana. Chiunque osa mangiare pizza, pane, dolci o pasta, verrà bandito dalla squadra.
Il secondo è un elogio alle verdure (scondite naturalmente, che se solo ci mettesse un filo d'olio sopra quell'insalata, magari smetterebbe di prendere purghe ogni santo giorno... che si sa che noi donne se non andiamo al bagno ogni mattina poi diveniamo acide come lo yogurt scaduto da due settimane).
Il terzo comandamento è una vera e propria lode all'acqua (non quella santa per intenderci) ma sembra che la stessa riesca a compiere miracoli più della medesima battezzata. Ne cito alcuni, come gambe leggere come piume, tanto leggere da permetterci di correre persino sull'acqua. La pelle poi... vogliamo parlare di ritenzione idrica, cellulite, rughe e quant'altro? Secondo la santissima benefattrice, la sua acqua ringiovanirebbe a tal punto da rendere il volto almeno dieci anni più giovane... già ci immagino alla veneranda età di novant'anni bellissime e giovanissime (che Sofia Loren levati proprio).

E dopo lunghe righe di divieti e obblighi (e consigli, che in realtà sono dei lupi travestiti da agnelli) alla fine ha redatto una tabella coi nostri nomi in fila indiana e tante caselle affiancate ad ognuno, tante quanti sono i mesi dell'anno. Ogni riquadro viene riempito col peso corrente di ognuna e guai a sgarrare neppure di un etto, pena altrimenti... indovinate un po'?

Io non mi pongo alcun problema, perciò molto spesso mi concedo un piatto di pasta e pure un gelato; sono fortunata, non ingrasso facilmente, sarà per questione genetica o perché non ho un minuto di riposo tra lavoretti pomeridiani, allenamenti e studio. Bisogna dire però che, di tutto questo trambusto e mai star fermi, tanto quanto il mio corpo ne trae beneficio tanto quanto la mia mente sta galoppando velocemente e pericolosamente incontro ad un esaurimento nervoso.

Ed è anche per quest'ultimo motivo che ho deciso di lasciar perdere il proposito di convincere Sebastian nel lavorare assiduamente assieme. Se proprio non vuole, che faccia pure tutto da solo. Certo, dovrò impegnarmi il doppio per preparare un progetto che sia all'altezza delle aspettative del professore, e allo stesso tempo, alla fine, uno dei due sarà costretto a vanificare i propri sforzi, ma mi va bene perché così facendo avrò più tempo per dedicare ad altro, come  al lavoro in piscina che in quest'ultimi mesi mi tiene occupata dalle cinque di pomeriggio alle nove di sera.

Non ho l'età sufficiente per poter ricoprire un ruolo di allenatrice o istruttrice, ma tra qualche mese potrò farlo e finalmente la smetterò di lavorare a nero. Purtroppo il mio datore di lavoro trova sempre una scusa per posticipare il pagamento del mio compenso, ed ogni volta temo il momento in cui mi dirà che i soldi mancano e che per quel mese dovrò farmi bastare metà paga o addirittura lo zero sulla carta. Il denaro è essenziali per il mio futuro, desidero proseguire gli studi e l'università che ho in mente è parecchio costosa.
Mia madre ogni mese cerca di mettere qualcosa da parte per garantirmi un futuro scolastico, e lo so che fa sacrifici per riuscirci. Non ha vizi Clarissa, fa la tinta a casa e taglia addirittura i capelli da sola, non spende i soldi dall'estetista né compra vestiti costosi, scarpe o borse firmate. Conduce una vita semplice e dignitosa.
La maggior parte dei soldi finisce su un conto in banca destinato al mio futuro o come fondo cassa in caso di imprevisti o urgenze sanitarie, il resto viene speso tra affitto, bollette e spese domestiche.
Le sono grata per questo, comprendo quanto dura possa essere stata la sua vita ed è anche per lei che spero un giorno di poter laurearmi in un'università prestigiosa e trovare il lavoro dei sogni, così da poterle regalare una vecchiaia agiata degna della fantastica donna e madre che è ed è stata.

Il telefono ricomincia a squillare ed io impreco sottovoce mentre scolo la pasta. Per la fretta qualche spaghetto rimbalza e mi colpisce sulla mano. Impreco, questa volta ad alta voce, e purtroppo mi lascio scappare oltre che villanie dalla bocca anche la plastica dalle mani. E così l'intero pasto finisce per sgusciare fuori dallo scolapasta e mescolarsi alle tazze sporche abbandonate di fretta questa mattina.
Il momento è catartico e quasi abissale. Fisso a vuoto i carboidrati ormai immangiabili e mi chiedo se per caso Margaery abbia un terzo occhio che mi spia dall'alto. Che sia una punizione divina?
Stringo i pugni e marcio come un ossesso in direzione del telefono.

<<Ora mi sente!>> dico, convinta di sfogarmi contro il fautore della mia disfatta culinaria. Ma quando scorgo il nome sul display sono consapevole di dover acquistare i miei istinti omicidi.
È Michael il mio datore di lavoro e purtroppo una sfuriata con lui includerebbe anche un licenziamento in direttissima, senza preavviso né buonuscita.
<<Pronto Michael, dimmi pure>> rispondo mascherando la collera che mi brucia lo stomaco (vuoto).
<<Ciao Grace, come va? Tutto okay?>> mi chiede, ma senza essere interessato davvero alla risposta continua, <<pomeriggio dovresti arrivare in piscina un paio d'ore prima. Purtroppo Tommy non c'è e non so proprio chi potrebbe sostituirlo, non col fine settimana alle porte e né ora che Angela è via per maternità ed io sono a Toronto per affari>>. Fa una pausa e aspetta che io gli risponda di sì. Ma guardo l'orologio da parete e facendo due calcoli capisco che se solo acconsentissi non riuscirei a cucinare un secondo piatto di pasta; ed io ho tanta di quella fame che quasi mi divora.

<<Mi dispiace Michael ma sono di già le due e mezza e se solo ti dicessi di sì vorrebbe dire che dovrei partire di casa all'istante e rinunciare al pranzo, per non contare i compiti da fare e...>>
<<Ti raddoppio la paga di una settimana>> mi informa risoluto, sapendo bene quale tasto andare a pigiare.
E sapendo quanto è tirchio il nostro Michael, capisco che si tratta davvero di una questione importante se si è spinto a proporre un tale accordo.
Ed ora la fame non è più una priorità, quei soldi mi servono e fanno gola più di un piatto fumante.

<<Va bene, ma dimmi che non dovrò sostituire Tommy per quella mandria di bambini scalmanati; sai che con i mocciosi non sono brava e...>>
<<No, in realtà è un solo cliente>> mi interrompe nuovamente e la bella notizia mi dispensa dall'infastidirmi per le continue interruzioni.
<<Bene,>> anzi benissimo meno persone ho attorno e meglio mi sento.
<<Tu hai seguito Tommy tempo fa con quella ragazzina autistica, giusto?>> domanda.
<<Sì abbiamo lavorato insieme soprattutto con l'approccio con l'acqua, ricordo che aveva paura e per...>>
<<Sì, sì, molto bene, dunque già sai come approcciarti con i malati e quali sono le regole da seguire in caso di incidenti...>> fa una pausa e quando ricomincia a parlare la voce si indurisce passando dal lusinghiero all'intimare per mettere sull'allerta <<ma sono sicuro non ci sarà alcun imprevisto>> continua minaccioso facendomi capire che se solo ce ne fossero allora sarei l'unica a doverne pagare le conseguenze. La cosa mi indispettisce ma stringo i denti e taccio, facendo finta di non aver compreso la minaccia.

<<Va bene, parto immediatamente, tra mezz'ora dovrei essere lì>> dico, prima di interrompere la telefonata. Non mi importa di essere sgarbata stavolta, utilizzo la scusa della fretta per rendere la mia maleducazione una manovra utile ai fini del lavoro, Michael non sarà mai certo che ho agito di proposito e l'incertezza lo farà tacere.
Recupero un paio di mele dal cestino della frutta (per la contentezza di sua santissima Margaery) e riempio il borsone della piscina con tutto il necessario, dunque esco di casa.

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