capitolo bonus: Tokyo e Atene (confidenziali parole)
Monastero di Firenze, un mese e mezzo all'ora zero.
Mi sveglio di soprassalto, un'altro incubo.
Mi stropiccio gli occhi sbadigliando, accendo la luce e guardo l'ora, 0:16, pensavo peggio, faccio per rimettermi a dormire, ma dei singhiozzi mi fanno voltare, "Tokyo?" È rannicchiata sul suo letto con le lenzuola fino al naso, mi dà la spalle, ma ormai sono sicura che stia piangendo.
Scosto lentamente le coperte e mi alzo in piedi, "Tokyo?" Sussurro, non sento risposta, noto solo che si porta la coperta ancora più su, come per nascondersi, forse dal dolore.
"Guarda che così non respiri più" bisbiglio sorridendo, non ottenendo ancora una risposta, mi avvicino al suo letto.
"Perché non parliamo?" Mi siedo accanto a lei, sento un mugugno, non capisco cosa significhi, ma penso che non abbia voglia di parlarmi.
"Dai, scosta quelle coperte" metto lentamente una mano sulla sua spalla, e finalmente abbassa le coperte a metà pancia, girandosi verso di me, ha gli occhi rossi e gonfi, un'espressione triste, e le lacrime non smettono di rigarle le guance, mi rende davvero infelice vederla così, anche perché lei non piange quasi mai, o forse, lo fa privatamente, la capisco, perché è la stessa cosa che faccio anche io, forse siamo sorelle per un motivo.
Mi avvicino un po', "cosa succede?" Chiedo dolcemente, sento altri singhiozzi, "adesso prova a calmarti, poi parliamo, adesso fammi un po' di spazio" mi infilo sotto le coperte accanto a lei, restiamo così per un po', poi, quando sento i singhiozzi diminuire, provo a parlare, "adesso riesci a dirmi cosa succede?" Finalmente alza lo sguardo verso di me, le sorrido, "coraggio, sai che a me puoi dire tutto" annuisce debolmente, "è tutta colpa mia" sussurra, corruccio la fronte, "di cosa parli?" Sospira, "è tutta colpa mia se hanno catturato Rio" scelgo le parole con cura, "perché non provi a spiegarmi come è andata la faccenda?" Si avvicina a me, "eravamo così felici su quell'isola, ma come sempre ovviamente, sono riuscita a rovinare anche questo, io rovino sempre tutto" altre lacrime le rigano le guance, cerco di asciugarle con un dito, stringendola in una specie di abbraccio, "ero stanca di stare lì, non ero stanca di stare con lui, assolutamente no" "però non riuscivo più a stare lì, in mezzo al niente, avevo bisogno di rumore, di gente, di buon cibo" tira su con il naso, "così, come brava stronza che sono, mi sono seduta accanto a lui, e gli ho detto che volevo andare via, lui mi ha guardato sorridendo, ma sapevo perfettamente che soffriva da morire, aveva gli occhi lucidi poverino" "l'ho escluso dal mio progetto di merda, e lui mi ha detto una cosa come, ti capisco, io non gli ho risposto, per il semplice fatto che non riuscivo a dargli niente, non sapevo cosa dirgli" "così, quando ero sul punto di partire, lui ha corso chiamando il mio nome, è arrivato davanti a me, e mi ha porso una specie di wochitoki, poi mi ha sorriso, e mi ha detto di accenderlo ogni tre giorni alle sei di sera, anche solo per cinque minuti. Li avevamo comprati al mercato nero con Helsinki, pensavamo tutti che non fossero registrati, e sai che Rio è un inguaribile romantico, così mi ha detto, 'il mio numero è dietro' io l'ho girato, e lui aveva scritto un 'ti amo' ricordo che ho scosso la testa e gli ho dato un bacio" "poi, quando sono partita, mi sono quasi dimenticata di lui, e questa è una cosa a dir poco orribile, e mi odio per averlo anche solo pensato" ricomincia a singhiozzare, "e poi, arrivò il momento della chiamata, e sai cosa ho fatto? L'ho chiamato solo mezz'ora dopo, perché ero troppo impegnata a ballare e bermi un drink, e dimenticare l'unica cazzo di cosa importante che dovevo fare, alla fine l'ho chiamato" "lo sentivo dalla voce quanto era felice di sentirmi, avevo capito quanto gli fossi mancata, e dentro di me sentivo un enorme senso di colpa, perché per me non era stata la stessa cosa" "e mentre parlavamo, tac! La polizia ci ha rintracciati, e lui mi ha detto, 'scappa Tokyo' non sapevo cosa fare, lui in quel momento, aveva pensato a me, capisci? Mi aveva avvisata, aveva perso tempo per salvarmi invece che fare qualcosa per salvare lui" "e così si è conclusa la storia, con me che non riesco a smettere di pensare che per colpa mia, adesso lo stanno torturando, e non riesco a smettere di credere che dovrei essere io quella ad essere torturata, non lui! Lui è così, dolce e gentile, e disponibile, e mi ama così tanto, e io mi sono dimenticata di lui!" Sbotta scoppiando di nuovo a piangere, ancora più forte di prima, la stringo a me forte, mentre le accarezzo i capelli dolcemente, "sta tranquilla, calmati" sussurro, "so come ti senti" mi guarda, "è colpa mia" continua a ripetersi fra le lacrime, "no no, non è colpa tua Tokyo, non potevate sapere che quei telefoni fossero rintracciati, smettila di incolparti" scuote la testa, "invece è colpa mia! Solo mia!" Poggio la testa sulla sua, "Tokyo, smettila ok? Chiarirete tutto quando sarete di nuovo insieme" "sempre se, potremo stare di nuovo insieme" "io sono convinta di sì" "sto mettendo a rischio tutti voi, e sono patetica, perché sto parlando con te, l'ultima persona a cui dovrei dire queste cose, perché tu invece l'hai persa per sempre la persona che amavi, e non mi sento in diritto di sfogare le mie colpe su di te!" Scuoto la testa, "sei mia sorella Tokyo, e sto cercando di dimenticare quello che mi è successo, tu devi, confidarti con me ok?" Cala un silenzio, un silenzio che vale mille parole, "ascoltami, voi risolverete tutto, anche a costo di prendervi tutti e due a calci in culo, ok?" Sussulto, "aspetta, senti" accenna un sorriso, "sta scalciando" annuisco, "sto cercando di risollevarti il morale, quando lo fa io mi sento meglio" mi abbraccia forte poggiando la testa sul mio petto, sospiro, e ci addormentiamo così, strette l'una all'altra, dividendoci il dolore, per curare a vicenda le ferite che entrambe abbiamo nel cuore.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top