capitolo bonus: Palermo e Atene (ricordi)
Monastero di Firenze, 3 settimane all'ora 0
Prendo un respiro profondo e busso alla porta della camera di Palermo, "chi è?" "Sono io, Atene" sento dei passi, stacco la mano dalla porta quando la apre, mi guarda accigliato, e forse anche un po' infastidito.
"Che vuoi?" Ecco appunto, "posso entrare?" Chiedo esitante, lui mi fa cenno di entrare e chiude la porta alle sue spalle, per poi appoggiarcisi incrociando le braccia, "beh?" Mi intima, "senti, scusa se prima non ti ho insomma, consolato, quando hai pianto e p-" "lascia stare" sospiro, "perché non stabiliamo una tregua?" Si siede affianco a me, ma sempre mantenendo una certa distanza, "no" risponde secco, "ma perché? Non c'è più motivo, telo ho già detto, lui è" sospiro, "è morto Martin, e nessuno dei due può farci niente, quindi basta!" "Lo so Atene, so che è morto" "sai cosa ho fatto quando l'ho saputo?" Parla con me ma non mi guarda, ha lo sguardo perso nel vuoto, "sono salito sulla torre più alta del monastero, era il suo posto preferito sai? Volevo farla finita" non rispondo, "lo avrei fatto anche io se non fossi incinta" ammetto in un sussurro, "allora perché non ti sei buttato?" "Non lo so, è stato strano, come se il suo spirito mi avesse detto di non farlo, è stato come se fosse lì" "poi Serchio mi ha proposto di mettere in atto il piano alla Banca, e io gli ho detto di no" "all'inizio, poi ho capito che forse mi sarei di nuovo sentito vicino a lui, non tornavo al monastero da qualche mese ormai, ma anche adesso, sento come se il suo spirito fosse ancora qui, a volte ci parlo addirittura" "magari è così, magari non sene è mai andato" alzo le spalle, "però tu Atene, hai ancora qualcosa di concreto che ti rimane di Andrés" mi mordo il labbro, "beh, all'inizio pensavo tutt'altro" finalmente mi guarda, "in che senso?" Sospiro, "all'inizio, avevo tanta paura" "mi sentivo sola, certo c'era Serchio ma, lui stava forse peggio di me, non mela sentivo di parlarci, così mi tenevo tutto dentro, tutto il dolore" "e poi, quando ho visto il test positivo, ho pianto, ma non sapevo se di gioia o di dolore, o di paura, ho solo pianto" mi fissa, "poi ho capito che forse era una cosa bella" "anche se credo che lui non avrebbe mai voluto un figlio" "sai, lo aveva già" spalanco gli occhi, "cosa?" "Rafael, si chiama così" "ha una ventina d'anni, lo aveva avuto con la seconda moglie se non sbaglio, poi avevano divorziato" una lacrime sfugge al mio controllo, "quindi pensi che se fosse vivo, mi avrebbe lasciata?" Adesso la mia voce trema, "non lo so Atene, ma penso che ti amasse davvero, e non credo che nessuna delle sue mogli lo avesse mai amato come hai fatto tu, pur sapendo della sua malattia, sei stata forte" accenno un sorriso, "e tu come lo hai scoperto, la malattia intendo" "melo ha detto, con disinvoltura, come se fosse una cosa da niente, aveva detto che si sarebbe goduto la vita ancora di più, e di non essere triste per lui, non voleva che provassi pena per lui, ma ovviamente ci sono rimasto malissimo" "lui è stata l'unica persona che ho mai amato davvero, e il momento in cui abbiamo trovato la soluzione per il piano alla banca, abbiamo stappato una bottiglia di champagne, e quello è stato il momento più bello della mia vita" torna a guardare davanti a sé, con un sorriso malinconico sulle labbra, "mi dispiace" sussurro, "non so cosa altro dirti" "Atene, non penso che andremo d'accordo, non credo che riuscirò a superare questo capito? Posso farti una domanda?" Annuisco, "come è morto? Cosa ha detto?" Mi irrigidisco, "emh" mi sento la gola secca, "eravamo sull'isola, lui era in un letto, in giardino, gli stringevo la mano, ma non piangevo, perché gli avevo promesso che non avrei pianto al suo capezzale, e poi, ha guardato me, poi Serchio, e poi di nuovo me,e ha detto, "ho passato la vita a fare un po' il figlio di puttana, ma oggi, credo di voler morire con dignità' poi mi ha baciato la mano e ha chiuso gli occhi" senza neanche accorgermene, sto piangendo, e quando torno a guardarlo, noto che anche lui lo sta facendo, "Pensavo che fosse acqua passata ma..." "Ma non lo è, e mai lo sarà" continua lui la mia frase, annuisco, "quando hai detto che questo piano senza di lui non ha senso, alla fine lo stiamo progettando, è stato il suo spirito a dirti di metterlo in pratica?" "Forse" "scusa Palermo se ti ho rubato ciò che più amavi, mi dispiace sul serio, ma io sono convinta che ti amasse anche lui" faccio per alzarmi, "Atene" "mh?" "Credo che io e te siamo più simili di quanto pensi" "bisognerà scoprire se sarà un bene o un male, buon pomeriggio Palermo, e grazie per la chiaccherata" chiudo la porta alle mie spalle.
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