capitolo bonus: Matiás/Pamplona e Atene (ti dico no)
Sto seduta a gambe incrociate su un divanetto, ora capisco perché il governatore ama così tanto andare al lavoro.
Dopo la sbronza di Tokyo mi sono sentita tradita, ferita, insomma pugnalata alle spalle, e la chiaccherata con Rio sembra non avere avuto alcun successo dati i fatti.
"Atene, ti senti bene?" Mi volto di scatto, la voce di Matiás interrompe il mio allegro monologo interiore, "ciao, bisogno?" Chiedo piatta, lui si siede accanto a me, "è successo qualcosa?" Mi chiede all'improvviso, non rispondo.
"Si, tutto ok, va' pure di sotto" "non posso, Nairobi ha detto di venire a parlarti, ma francamente, penso che non mi voglia fra i piedi" rido piano, "è fatta così, non prenderla sul personale" annuisce, "Atene, se posso permettermi, non hai una bella cera sai?" Mi mordo il labbro, "ti posso fare una domanda?" Lo guardo curiosa, "certo spara" si sistema davanti a me e mi fissa, "come sei diventata criminale? Insomma, tipo Hacker come Rio e boh, droga?" "Nessuna di queste" rispondo impassibile, "e allora?" "Sono una fuggiva" sospiro, "un'assassina" non sento risposta.
"Oi, tutto bene? Non farei mai del male e voi" cerco di rassicurarlo, annuisce poco convinto sospiro, "e...insomma perché tu..." "Perché ho fatto ciò che ho fatto intendi?" Lo incalzo, lo vedo annuire titubante, "ho fatto ciò che dovevo fare, in certi casi" rispondo chiudendo gli occhi, "ho ucciso molte persone Matias, non ti mentirò, e ti dirò una cosa, mi piaceva e mi piace ancora, uccidere" mi fissa terrorizzato, "ma, non ti torcerei mai un capello" lo indico abbozzando un sorriso, "chi, hai ucciso?" Roteo gli occhi, "mh, vediamo...se intendi quanti, ho perso il conto, ma... Diciamo che il primo premio selo aggiudica mio padre, adottivo specifichiamolo" "tu hai, ucciso tuo padre?!" "Patrigno" lo correggo infastidita, "sei una persona orribile" lo guardo con gli occhi in fiamme e stringo la presa sui braccioli di pelle, "come?" Sibilo inviperita, "come hai potuto fare quello, insomma, era comunque una persona a te vicina" gesticola come impazzito, ma quella che sta perdendo la pazienza, sono io.
"Vattene" ordino indicando la porta, "scusami Atene, non volevo..." "VAI VIA HO DETTO!" Urlo scattando in piedi, rigiro il coltello fra le mani, "mh, che faccio con te? Hai detto una cosa davvero poco carina sai?" Mi avvicino a lui lentamente, per ruotare il coltello dalla sua parte, mi guarda stupito.
"Non vi farei mai del male" affermo guardandolo negli occhi, "ascolta, voi siete la cosa più simile ad una famiglia che io abbia mai avuto, mai e poi mai potrei fare una cosa del genere" indico il coltellino fra le sue mani, deglutisce a vuoto, "non so più cosa dirti" alza lo sguardo e mi fissa.
Lo vedo avvicinarsi a me, "Matiás Scagno, ci stai provando con me?" Metto le mani sui fianchi divertita, "n-no" ridacchio scuotendo la testa, "e tu invece? Come ti chiami sul serio, non penso che tua madre ti abbia chiamato Atene no?" Sospiro, "lunga storia..." "Raccontamela" "secondo te? Cosa mi starebbe bene?" Incrocia le braccia davanti al petto, "mh, io penso che Esmeralda ti possa stare bene" "risposta sbagliata!" Lo vedo sbuffare, "Isabel" rispondo quasi in un sussurro, infondo, non ho mentito.
Omettere non è mentire, giusto?
"Isabel, mi piace" gli faccio un cenno del capo, "senti Atene..." "Mh, non continuare la frase, so già cosa vuoi dirmi" lo interrompo, "un bacio" lo guardo confusa, "che?" Mi esce, lui scoppia a ridere, "ti prendevo in giro" mi si avvicina, "forse" lo allontano roteando gli occhi, "io lo dicevo che ci provavi" gli volto le spalle facendo il finto broncio, "sei adorabile in quella posizione" gli prendo il viso fra le mani con forza, "la vuoi smettere?!" Lo lascio andare con uno strattone, lo vedo sbuffare, "che palle Atene" borbotta, "che ti devo dire" alzo le spalle, "aspetta, che hai in faccia?" Mi volto verso un piccolo specchio notando il mio trucco sbavato, "nulla" mi affretto a rimediare con il dorso della mano, con scarsi risultati.
"Vedi Atene, penso che dovresti smetterla" lo guardo storto, "di fare cosa?" Lo incalzo, "di tenerti sempre tutto dentro, non fa bene a nessuno" rimango in silenzio.
"La verità è che...ti devi fare i cazzi tuoi", rispondo infastidita, "hai ragione, ma anche tu sei un membro della mia stramba famiglia, e mi sento in dovere di aiutarti come farei con una sorella" "anche se sei sexy, lo ammetto" roteo gli occhi sorridendo, "sono incazzata nera" gironzolo per la stanza come un animale in gabbia, "tieni" mi porge lo specchietto, alzo un sopracciglio, "lancialo contro il muro, sfogati, sbatti ogni cosa che ti capita sotto mano sul muro, fregatene di tutto e tutti e sfogati, avanti Atene!" Prendo l'oggetto titubante.
Inutile dire che dopo neanche dieci minuti la parete era distrutta.
"Molto bene Atene, impari in fretta, scusa, doppio senso" mi fa l'occhiolino, "hai rotto il cazzo oh!" "Ma vedi, il problema è che Tokyo e Rio non stanno più insieme capisci? Insomma ti rendi conto?! Eravamo qui per questo, per salvarlo, ma porca merda!" Sbotto inferocita, "e cosa peggiore, lui, LUI, l'ha scaricata! CAPISCI CHE DISASTRO?! INSOMMA CHE CAZZO HA LA GENTE NELLA TESTA!" urlo infuriata, non lo vedo rispondere.
"Io, mi levo dalle palle" "sfogati quanto ti pare, magari già che ci sei potresti anche farti scop-" "MATIAS!" urlo, ride divertito per poi lasciare la stanza.
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