capitolo 5
Atene
"Chiudete le porte" ordina Denver, ma qualcosa va storto.
Un uomo si butta a capofitto nella banca prima che i cancelli si chiudano, gli puntiamo i fucili, "fermi non sparate! Sono disarmato, sono Arthuro Roman" lo guardiamo confusi, "Arthurito?" Sussurra Denver sconvolto.
***
"Bene, avanti così" io e Nairobi battiamo il cinque, "altro oro fuso" mi volto, "Nairobi, per caso hai chiamato Tokyo?" Scuote la testa distrattamente, "perché è proprio qui, e non sembra avere una bella cera" si volta, "Nairooobi" sbiascica, ci guardiamo perplesse, "Tokyo, sei ubriaca?" Chiedo perplessa.
"Credo di sì" sbuffo, "Hey Tokyo, Tokyo!" Le prende il viso fra le mani, "si?" "Siamo nel bel mezzo di una rapina, e tu ti ubriachi?" La sgrida, "sai Nairobi, le storie d'amore finiscono" cantilena, "Rio ti ha lasciata?" Azzardo, "a quanto pare si" mi lascio sfuggire un lamento, "e che cazzo, per una volta che avevamo una storia d'amore decente!" Impreco, "prendiamola con ironia" alzo le spalle, "Matiás, forza con quella pompa!" Urlo, "Nairobi, falle prendere un caffè" "nooo, così vomito!" Protesta, "allora vomita, vomita tesoro" "uffa, sei una pessima sorella" "mene farò una ragione" squillo alle sue spalle, non la vedo ma credo mi stia facendo il dito medio.
Ci mancava questa.
"Denver la porta di sotto" mi informa Nairobi, "eh no, Denver e Tokyo insieme sono pericolosi, e se Tokyo è ubriaca sarà una strage" "ma di che parli?" "Ma ti devo spiegare tutto? Quei due da soli in ascensore fliteranno sicuramente, e non voglio mandare a puttane la possibilità che Rio e Tokyo si rimettano insieme, se necessario gli pianterò una freccia nel piede, o peggio, dove non batte il sole, non so se ci siamo capite" le faccio l'occhiolino, "sopravviverai anche senza di me" le urlo alle spalle, "davvero divertente" le mostro il pollice mimando un "ok".
La tensione in ascensore è alle stelle, come da me previsto, Tokyo non fa altro che provarci con Denver, che con mia grande sorpresa, rifiuta.
Meglio così.
Batto un piede a terra nervosamente, ma quanto dura questo ascensore?.
"Bene, direi che da qui faccio io" prendo Tokyo per un braccio, "e tu parla con quell'idiota di Rio" sibilo a Denver, annuisce.
Prendo le spalle di Tokyo e la costringo a guardarmi negli occhi, "mi spieghi che cosa stai facendo?!" Le urlo, sussulta, "si però non mi urlare nelle orecchie, sono ubriaca non sorda!" Roteo gli occhi, "ecco appunto, adesso hai bisogno di un bel post sbornia, Una cosa come 3 caffè, come minimo".
"Che è successo?" Chiede Palermo giocherellando con il suo bastone, alzo le spalle, "era ubriaca, sai com'è, Rio l'ha lasciata" si volta, "perché?" Rido, "non ti facevo pettegolo" lo sfido, la voce del Professore interrompe il nostro battibecco, "Palermo mi ricevi?" "Si" "ascoltami, sono in una situazione estrema, mettiamo in atto il piano Alcatraz" lo guardo, "chiaro" chiude la comunicazione, "Atene, avvisa gli altri: si passa al piano Alcatraz" annuisco e corro fuori dalla stanza.
Sapete, l'udito e la paura messi insieme possono creare un clima di vero terrore, e fu proprio quello che facemmo, quando quel giorno il Professore ci spiegò come usare i microfoni della polizia a nostro favore.
Avremo inscenato una fuga, loro potevano sentirci, ma noi potevamo scegliere cosa fargli ascoltare.
Ma non era finita, perché per rendere tutto ancora più reale, avremo usato un'altro senso: la vista.
Ed è qui, che entrò in gioco Sofia, il nuovo membro della banda.
Un furetto.
Liberandola nei canali fognari con un mircochip addosso, avremo ingannato perfino Dio, perché la cosa che la polizia desiderava di piú, dopo la cattura del Professore e di Lisbona, era la cattura dell'intera banda.
Buffo come un furetto possa creare il diversivo più grande della storia.
"Allora come è andato il piano?" Chiede il professore via radio, "bene, ma perché lo abbiamo messo in atto?" Domando curiosa, "perché il nostro piano non ha funzionato, abbiamo la polizia alle costole, e questa era l'unica carta che potevamo giocare" spalanco gli occhi.
"Serchio, quante possibilità abbiamo di uscire vivi da qui?" Chiedo disperata, sospira, "meno del 50% per ora" strizzo gli occhi, "cazzo..." Sussurro, "non ti mentirò Atene, siamo nella merda, ma ricorda il ruolo che hai qui dentro, continua a svolgere il tuo compito lì dentro come hai fatto fino ad ora, sei stata perfetta, so che è difficile ma ho bisogno che qualcuno mantenga il controllo" sospiro, "non c'è Palermo al comando?" "Si, ma Palermo non è te, sai come è fatto, è un'esibizionista, egocentrico, non manterrà mai veramente il controllo, tu puoi" fa una pausa.
"Ti prego Atene, fallo per lui" un lacrima mi riga la guancia, "ci proverò" "no Atene, non devi provarci, devi riuscirci, perché se non lo fai, siamo fottuti" "mi sembra che lo siamo già non credi?" Chiedo sarcastica, "ti scongiuro" "dove sei?" "In questo preciso momento, su un albero mimetizzato con un foglia" "cazzo sei veramente nella merda" "si, ma non è questo il punto, promettimelo Atene" sospiro, "telo prometto, lo giuro su Andrés, non permetterò che il suo piano venga rovinato, anche a costo della vita" "grazie Atene, sei tutto quello che mi rimane di lui, prenditi cura di te e sta attenta" "mi sta chiedendo troppe cose Professore!" Esclamo ironica, sento un risolino, "non piangere" sussurro, "cosa sei, una veggente?"sorrido, "lo sento dalla voce" c'è una pausa, "sta attento anche tu Serchio, non farti uccidere" "chiamata di controllo fra sei ore" "passo e chiudo".
"ATENE!" "Tokyo, che hai fatto in faccia?" "Quella figlia di puttana ha fatto sparare a Nairobi, questa non è più una rapina, ne un metodo di salvataggio, è una guerra! E noi la combatteremo, per Nairobi".
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