capitolo 11

Atene

"Pensi di sconfiggerci con un'arco e delle frecce?" Sento la voce di Arthuro, "sai una cosa? Peso proprio di sì" rispondo ferma, "abbiamo tutte le vostre armi, siete fottuti!" Per la prima volta, sbaglio la mira, "non sei neanche capace, sei una povera stupida!".

"SEI UNA POVERA ILLUSA! PENSI DAVVERO DI FARE I SOLDI CON IL TUO STUPIDO ARCO?" cerca di strapparmelo di mano, ma gli punto una freccia, "tu non sei nessuno, non sei, e non sarai mai, mio padre" sibilo, guardo il suo corpo senza vita sul pavimento, e sorrido, mi sento libera, "sei stato tu un povero stupido, hai adottato la stronza sbagliata".

"Arthuro, potresti farti male ti avverto" c'è un continuo spari, da parte nostra e da quella degli ostaggi, "Denver, passami quella custodia" "cosa c'è dentro?" Faccio un respiro profondo, "tu dammela" la prende e guarda il contenuto, "Atene, hai già delle frecce!" "Quelle non sono semplici frecce Denver, dammele" mi lancia la custodia e la prendo al volo, "bene Arthurito, sai cosa succede se tiro questa freccia?" "No" "beh, saltate in aria, tu e tutti i tuoi amichetti ostaggi" minaccio,mi fissa.

"Non ci credo" "non ti conviene testare fidati" altri spari.
"Oh merda" sussurro, "A TERRA! HA UN LANCIAFIAMME!" urlo, "Allora Denver" inizia, "vuole provocarti Denver, non ascoltarlo" fa un bel discorsetto su Cincinnati e Monica, so perfettamente qual'è il suo scopo, "vuole farti ingelosire, DENVER!" comincia a sparare, "cazzo! Non abbiamo più munizioni!" Impreca Lisbona, si voltano tutti verso di me, "avete sottovalutato la potenza del silenzio, questa è la vostra punizione" sibilo.

"Denver, non hai resistito alla tentazione, se intervengo ora, gli ostaggi muoiono tutti" spiego gelida, "Atene, non mi sembra il momento di litigare" sulle mie labbra laccate di rosso, si dipinge un sorriso crudele, "non voglio litigare, affatto, tutti qui dentro abbiamo sbagliato, ci siamo distratti e guardate, come ho detto, potrei risolvere la situazione, ma la stanza salterebbe in aria".

"Ma che ha quella freccia di tanto speciale?" Domanda Denver, "queste frecce, se lanciate, infiammano ciò che toccano, e quest'aria è già carica di energia elettrica per tutti gli spari, e per questo farebbe saltare in aria tutta la sala" c'è una pausa, poi, come una specie di Spiderman, Stoccolma accorre chiamando a gran voce il nome di Arthuro, con nostra immensa sorpresa, ha il coraggio di sparargli, al cuore.

Poco dopo inizia le compressioni, roteo gli occhi, "beh però un po' ci godo" sussurro, Palermo mi guarda come dire, lo penso anche io, "stai rianimando un morto, lascia perdere" interviene, "odio ammetterlo ma, Palermo ha ragione" sbuffo, "non sai quanto mi sento importante in questo momento" "ti sembra il momento?!" Riprendo il mio solito tono da stronza, "c'è battito" sbuffo, "cazzo questo non vuole proprio crepare" 8 paia di occhi mi fissano severi, "cosa vi aspettate da una donna che ha ucciso suo padre, se così vogliamo chiamarlo, a sangue freddo con una freccia? Posso fare molto, molto di peggio" si guardano scioccati, "che c'è? Era un ubriacone che picchiava me e mio fratello, quindi non solo l'ho ucciso, ma mi è anche piaciuto, quindi smettetela di guardarmi con quelle facce da pesci lessi e ricomponetevi".

"Non siamo ancora al sicuro" mi mangio le unghie, "hanno arrestato il Professore, siamo nella merda" "questo era chiaro Atene" sbuffo e mi metto le mani fra i capelli, "che facciamo?" "Un gruppo di militari stanno entrando! Hanno tante armi, granate pistole fucili di tutto!" Un Helsinki sconvolto appare con il fiatone, "bene, adesso prendiamo in mano la situazione, ci dividiamo, voglio 3 volontari" io Tokyo Denver e Manila alziamo la mano, "Atene, ho detto 3" sbuffo, "non ricominciare con la storia della gravidanza perché potrei ucciderti, quindi non rompere i coglioni e fammi partecipare".

"Non ci posso credere" sussurro, "Gandia?".

Poco prima...

"Bene, dobbiamo attaccarli da tutti i fronti, Denver, saluta Stoccolma, sarete i più esposti e...potresti non rivederla" sussurra Palermo, Denver lascia la stanza, rimaniamo io e Palermo.

"Sei sicura di volerlo fare?" Lo guardo negli occhi, "si, sono sicura" "senti, so che dimostro il contrario ma, sappi che ti stimo, e avevi ragione, io amavo Andrés, e si, ti invidiavo, ma ho capito che la colpa era sempre stata solo e solamente la mia, che sono stato un codardo a non confessare i miei sentimenti ad Andrés, volevo solo che lo sapessi se dovessi, morire ecco" lo fisso a bocca aperta, non lo avevo mai sentito parlare con questo tono, sembra, sincero.

"Grazie" è l'unica cosa che mi esce dalla bocca, "Ti prego Atene, sta attenta" annuisco, "anche tu, adesso devo andare" faccio per andarmene, ma con mia grande sorpresa mi abbraccia, "e questo per cos'era?" Mi sforzo di sorridere, "era la dimostrazione della mia sincerità, adesso vai" giro sui tacchi confusa, ma cosa è appena successo?.

Poco dopo, siamo di nuovo in mezzo ad un fuoco incrociato, ci siamo divisi in gruppi, sparsi per la Banca, ognuno con un compito, in tutto questo casino, c'è una buona notizia.
Il Professore ci ha parlato di nuovo, e tutti ci sentiamo un po' più forti, il mio angelo custode era lì, e io mi sentivo invincibile.

"Buttate le armi, siete circondati!" Urla Palermo ai militari, uno alza la testa e incatena i suoi occhi ai miei, "Non ci posso credere" sussurro, "Gandia?" "In carne ed ossa Meticcia Junior" strizzo gli occhi per non reagire, "ma tu non eri KO?" domando confusa, "come vedi, mi hai sottovalutato" "che casino eh?" Mi sfotte, "ti conviene smettere di parlare Gandia" minaccio, "ah sì, perché di grazia?" "Perché se continui ti faccio saltare in aria" "scommettiamo?" "Ok, cosa scommettiamo?" "Se vinco io, tu muori, se vinci tu, muoio io" "affare fatto".

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