Capitolo 7

Byelist

Helblindi

Niven

Non le restava altro che tremare, troppo pallida in viso e con la bocca viola, mentre l'acqua glaciale continuava a colarle dai capelli e dagli abiti intrisi. Atali voleva solamente stare quanto più vicina possibile all'altezza di suo padre -Axel- certa di trovare riparo e protezione dalle cattive intenzioni di Loki. Lui non era come Frida glielo aveva descritto, e somigliava ormai poco all'uomo malvagio della foto a New York.

Atali fece un passo barcollante indietro, irrigidendosi con uno spavento improvviso per colpa del ghiaccio troppo bagnato che la stava facendo scivolare in terra. Era molto più preoccupata per Amaltea che per sua madre; averla finalmente trovata era un sollievo immenso per tutti e tre i membri della famiglia.

Quando Atali si era voltata in acqua e non aveva più visto Frida riemergere aveva lanciato un urlo agghiacciante, quasi avesse scopeto che in realtà Frida fosse già morta. Immediatamente Axel si era tuffato in mare ed aveva nuotato velocemente con decise bracciate verso la figlia. Anche lui, senza nemmeno spogliarsi. Quando si era svegliato aveva subito immaginato dove fossero sua moglie e Atali.

Amaltea ci aveva messo più tempo a raggiungere il papà e la sorella maggiore. Non era in capace di nuotare, e senza respiro si era trascinata galleggiando fino a quel punto lontano dalla riva. Atali aveva quindi spiegato anche a lei, nel panico assoluto, che la mamma era sparita ormai da troppi minuti sotto l'acqua.

Poco dopo essersi immerso in profondità per cercare il corpo di Frida, con il terrore che potesse trovarla annegata, Axel era tornato dalle figlie in preda alla disperazione, dando ragione ad Atali: «E' vero! C'è una catena d'oro enorme che emana luce, proprio come ti ha detto la mamma!»

«Allora deve averla seguita, forse il passaggio ha funzionato!» aveva risposto la ragazza. E così Axel, esitando solamente per guardare negli occhi spaventati delle figlie, si era immerso ancora percorrendo la stessa strada di Frida. Atali non poteva rimanere lì, il pensiero di essere separata anche da Axel la fece impazzire. Carica di un coraggio che spesso avrebbe trovato nel corso di quell'avventura inconsapevole, aveva afferrato prepotentemente il polso di Amaltea avvertendola; «Prendi più fiato possibile e batti i piedi all'impazzata, io riuscirò a trascinare entrambe.»

«No! Non ce la farò mai!» Amaltea piangeva.

Atali, impaziente di seguire Axel per timore di perderlo di vista, aveva tirato a se Amaltea dalla nuca, divorandola con lo sguardo ostinato e privo di paure; «Puoi farcela. Non ti lascio qui da sola. Coraggio.»

Amaltea non era stata persuasa dal breve discorso esortativo della sorella. Ma non poté opporsi: era certa che sarebbe rimasta da sola, e la solitudine la spaventava più delle profondità del mare.

Axel nuotò avanti a tutte, guidando le ragazze verso la discesa adornata d'oro. Trascinava a se Atali tenendole forte la mano, e a sua volta la figlia di Loki tirava con se Amaltea. Pur essendo rallentati dalla catena umana che avevano creato per stare uniti, Axel, Atali e Amaltea subirono la magia violenta che li capovolse, come era capitato a Frida. Riemersero e gelarono.

Axel aveva avvolto con un braccio Amaltea, tentando inutilmente di trasmetterle il calore corporeo che mancava anche a lui. L'uomo aveva in mente di prendere in mano la situazione e trovare una soluzione ad ogni cosa, ma la loro traversata ultraterrena lo lasciò sotto shock. Come biasimarlo? Non era abituato alle cronache oniriche in cui aveva vissuto Frida anni addietro. Le aveva solamente sentite raccontare dalla protagonista. Axel ne aveva vissuta solamente una in prima persona, ed era stato nella battaglia finale contro Thanos, quando Atali era nata.

Il loro fiato affaticato creò diverse nubi di vapore bianco. Faceva talmente freddo che i denti bianchi battevano rumorosamente tra loro senza poterli controllare.

Atali non capì chi stesse abbracciando sua madre, finita in ginocchio sul ghiaccio ad ansimare come se fosse piegata su se stessa da un dolore immane. La giovane ragazza, sua coetanea, che Atali riusciva bene a vedere in viso stringeva forte con le sue bellissime mani bianche la schiena bagnata di sua madre.

Quella ragazza con i lunghissimi capelli bianchi e le sopracciglia folte la guardò in maniera disturbante. Atali non decifrò quello sguardo, un misto tra rancore e aggressività.

Si irrigidì ancora quando la mano grande di Axel le si poggiò sulla spalla, traendola a se così da avere entrambe le sue ragazze sotto la propria protezione.

Loki compì qualche breve passo in direzione di Atali; l'incanto negli occhi ed un sottile sorriso nelle labbra secche. Atali non cadde nel suo tranello, continuando a mostrarsi sulla difensiva.

Dapprima il malefico dio degli inganni non si rese conto della repulsione disgustata di sua figlia nei suoi confronti; era talmente toccato dalla visione della bellissima Atali.

Gli anni di solitudine e rabbia avevano lasciato libero arbitrio al male degradante dentro di lui. Durante l'infanzia di Ardesia era stato comunque mansueto e caparbio, una parte della sua integrità era rimasta presente persino nei piccoli gesti. Aveva raccontato delle storie ad Ardesia, l'aveva istruita nel migliore dei modi ed aveva parlato molto di Frida, con immenso amore.

Ma il marciume nella sua anima era incotrollabile, e a quel punto aveva raggiunto il picco massimo. Soltanto il desideratissimo ricongiungimento con Frida ed Atali lo stavano liberando dai suoi istinti oscuri.

Di tutti gli otto figli che aveva messo al mondo Atali era quella dalle fattezze più simili alle sue. Era la sua versione al femminile. Quando Loki si trasformava in donna sembrava la premonizione del futuro aspetto di Atali.

Riconobbe gli stessi occhi della neonata che aveva messo al mondo tra le ceneri e la guerra. La figlia concepita nell'universo tra le stelle, poco prima della morte. Era stato forse il fato, consapevole dell'immediata uccisione di Loki, a permettere la creazione di Atali nonostante la magia ostile?

Sua figlia era sopravvissuta contro ogni aspettativa, nel silenzio di anni di solitudine e inconsapevolezza. Atali era uno dei nomi che piaceva tanto a Frigga. La regina materna e dolce ripeteva spesso a Loki che se avesse avuto una figlia femmina l'avrebbe chiamata in quel modo.

L'unica erede femmina che aveva partorito Loki era stata Hela, e lei non meritava affatto quel nome di così tanto valore. Esclusivamente lei, la vera Atali, la cui madre era stata la seconda donna che Loki aveva più amato, si aggiudicava l'onore di quel nome di commemorazione.

Era talmente bella, la sua bambina. Era la testimonianza dell'amore di Frida. Un'artista talmente magistrale da riuscire a generare un essere ad immagine e somiglianza del suo amore Loki.

Lui non poteva essere più fiero.

Con la mano protesa verso il volto bagnato di Atali sperò di poter accarezzare quella stessa pelle ricordo della neonata tenuta tra le braccia appena data alla luce. Atali però si ritrasse indietro, ed Axel si mise davanti alle figlie pronto ad aggredire Loki. Non gli faceva paura, avrebbe fatto di tutto pe per proteggere la sua famiglia.

Loki aprì poco le labbra ed emise un verso di sorpresa e delusione. Avrebbe potuto ridurre in cenere Axel con la sola magia delle sue mani, ma provò a trattenersi. La parte dominate dentro di se ritornò ad essere diabolica. Fu quasi un dolore fisico evitare di colpire Axel.

Loki strinse i pugni e serrò la mascella.

«Non ti avvicinare a lei.» Axel lo minacciò con la sua voce profonda, sfiorando il naso di Loki con il suo. Sollevò il volto verso l'alto per raggiungere Loki, anche se la sua altezza da gigante non fece affatto sembrare Axel più piccolo.

Come due animali inselvaggiti si scontrarono, alitandosi in faccia. Entrambi stavano lanciando avvertimenti diversi; nessuno si sarebbe sottomesso.

«Papà! Basta.» La voce di Atali volle tentare di mettere una tregua. Tirò il polso di Axel per allontanarlo dall'uomo barbaro che la intimoriva. Fu una coltellata allo stomaco per Loki sentir chiamare Axel in quel modo dalla sua Atali.

Era lui il papà di Atali. Quello sporco midgardiano non aveva diritto a quel merito. Le aveva rubato prima Frida e adesso anche la loro prima figlia. Loki non volle ricordare, però, che a spingere Frida tra le braccia del suo rivale era stato in parte lui, e che lasciar crescere la sua bambina ad Axel era sempre stata una sua decisione.

Fu orribilmente geloso in quell'istante, e per questo anche pericoloso.

Axel si voltò di scatto mostrando a Loki la più tagliente dell'indifferenza. L'autocontrollo del dio era messo a dura prova da quel comportamento inconcepibile.

L'attenzione dell'umano non fu più rivolta al rivale, ma bensì a sua moglie.

Atali e Amaltea lo seguirono per essere certe di avere a disposizione la sua protezione, mentre Axel si precipitò di fianco a Frida. Scivolò con le ginocchia sul ghiaccio fino a raggiungere sua moglie, gelida e bagnata come tutti loro.

Le due sorelle restarono in piedi e poco distanti da quella scena di spaventosa angoscia, domandandosi mute con gli sguardi chi stesse abbracciando la loro madre.

La schiena di Frida venne accarezzata con prudenza dalle mani familiari del suo sposo, con una premura nostalgica. Era una settimana che Axel non la toccava, specialmente in quel modo solitamente amorevole.

Frida rilassò dolorosamente le ossa mentre Amaltea sciolse quell'abbraccio profondo. Anche lei riservò ad Axel un'espressione di sdegno ingiustificata, trasmessagli da Loki. Si sollevò in piedi con leggiadria ed un'eleganza sofisticata mai vista dai tre umili abitanti della terra.

Ardesia indossava un abito lungo a dir poco favoloso. Atali si soffermò sui dettagli di quelle stoffe. Il capo aveva una gonna semitrasparente in tulle azzurro, che sfumava al bianca mano a mano che saliva al corpetto sempre del medesimo tessuto. Le decorazioni lavorate di foglie color bianco ghiaccio coprivano in maniera velata le parti intime di Ardesia; i finachi ed il pube, così come i seni con una composizione maggiormente lavorata. Il velo unico dell'abito lo rendeva un modello a collo alto, con una finitura gioiello a collier di perline elaborate strette al collo. Per combattere il freddo di quel pianeta Ardesia era munita di una pesante giacca lunga e incantevole come il vestito, piuttosto leggero e inadatto per stare in mezzo alla neve. Il mantello restava aperto, poggiato sulle spalle come un giaccone senza maniche e con due ampie spalline squadrate. Lo strascico le riscandalva la schiena ed i fianchi, di colore ardesia, appunto. All'interno la cappa era lavorata interamente in pizzo.

Con le braccia coperte dalle lunghe maniche trasparenti dell'abito Ardesia lisciò la gonna a partire dal basso ventre e si ricompose. Frida le aveva inumidito la veste e per questo Ardesia restò infreddolita. I suoi lunghissimi capelli ondulati le ricaddero lungo la schiena ma non si scompigliarono dinanzi all'improvvisa folata di vento gelido, perché alla base del capo erano acconciati come quelli di Loki.

Axel trasalì, digrigando i denti. Accarezzò ancora Frida rimasta quasi inerme sulle ginocchia, probabilemnte anche lei colpita dall'inaspettato vento.

«Frida, ti senti bene?» le domandò Axel. Lui si trascinò più vicino ancora fino a quando non ebbe tra le mani e gli occhi il volto di Frida.

La sua gola si serrò, Axel non riuscì a respirare ed arrancò ossigeno disperatamente. Sfiorò con i pollici gli zigomi di Frida e diminuì la distanza tra i loro visi.

Gli occhi di Frida erano tornati bruni, scuri come la terra e innocenti. Gli stessi da cui si era fatto ammaliare con tenera timidezza da ragazzo. Rivide la sua Frida così come la disegnava nei suoi più intimi ricordi.

Le sorrise, incredulo da ciò che stava metabolizzando. La chiamò ancora, a bassa voce: «Frida.»

Lei dischiuse le labbra pallide e rimase ferma, con le mani sospese nel vuoto. Le iridi si muovevano veloci da una parte all'altra, alla ricerca disperata di una mera luce. Ma nulla appariva in quelle cornee brune. Frida era cieca.

Axel la chiamò ancora, aggrottando la fronte. Sospettò presto che qualcosa di più grave non andava in Frida.

Agitato, le toccò il viso facendole battere le palpebre stranamente, come se Frida avesse dei tic nervosi. I suoi occhi provarono ancora a scappare dall'oscurità, correndo dentro le orbite ma non vedendo Axel.

«È cieca.» sentenziò Ardesia, con una freddezza inimmaginabile.

«Come hai detto?» domandò Axel attonito, voltandosi alle sue spalle, dove Ardesia stava in piedi aggraziata e superba.

«Guarda i suoi occhi. Non possiede più la vista.» ripeté Ardesia.

Atali, furiosa, partì avanti a passo svelto; «Chi ti credi di essere tu? Che cazzo le hai fatto?!»

Andò a sbattere con una spalla contro quella di Ardesia, di proposito, come se si stesse scontrando con una bulla a scuola. Di quella ragazza non aveva paura, ed il suo carattere impulsivo e coraggioso ebbe modo di venire a galla.

Poco più alta di Ardesia, le lanciò uno sguardo di sfida provando a mostrarsi molto più imponente.

Ardesia non reagì minimamente, sollevando solamente il mento in un gesto nobile e di superiorità.

«Bada a come parli, sorella.» rispose Ardesia abbassando gli occhi brillanti verso quelli di Atali.

«Sorella? Ti conviene non prendermi in giro.»

«Atali basta!» Amaltea alzò la voce, vacillando. Aveva i pugni stretti al petto e gli abiti leggeri che si stavano solidificando per il freddo. Tremava terribilmente, vulnerabile e debole. Atali si sentì in ansia; sua sorella sarebbe morta in quel modo.

Axel restò stordito, impietrito in ginocchio a Frida, sperando che la sua cecità sparisse da sola e che lei gli rispondesse in qualsiasi modo.

Atali non poteva star ferma a guardare la situazione andare a pezzi. Voltò le spalle volutamente ad Ardesia e camminò svelta verso Loki.

Mantenne una distanza di sicurezza tra lei e l'uomo alto e atletico, non riuscendo a tenere le ginocchia dritte per il freddo.

«Non puoi lasciarci morire in questo modo!» disse a Loki, stringendo i pugni.

Era a tratti emozionante, per Atali, avere la consapevolezza di rivolgere per la prima volta la parola al suo vero padre.

Loki lasciò scivolare una mano verso la cinta dei suoi pantaloni fatto di pelle di animale. Ad essa era legato un sacchetto di cuoio chiuso con una corda rossa. Lo tolse da dove era appeso e lo strinse nel pugno.

«Tendimi la mano.» disse ad Atali.

«Perché?» ribatté lei, assicurandosi di essere abbastanza prudente.

«Non voglio affatto lasciarvi morire. In quel caso non mi sareste serviti qui, avrei potuto farlo senza scomodarvi. Coraggio, dammi la mano.»

Atali colse un lieve sarcasmo in quella voce ammaliante. Deglutì storcendo il naso che era diventato insensibile per il freddo, e tese con insicurezza il braccio verso Loki. Aprì piano le dita tremanti, mostrando il palmo bianco al dio.

Lui capovolse il sacchetto aperto, rovesciando ciò che vi era al suo interno nella mano di Atali. Lei, presa alla sprovvista, usò anche l'altra per arrancare il tesoro.

Erano quattro collane tutte identiche. La catena era in oro bianco, lavorata con maglie spesse e saldate tra di loro a creare una decorazione simile alla pelle del serpente. Al gioiello era appeso un pendente grezzo.

«Che diavolo è questa roba?» chiese Atali spazientita, portando a se i ciondoli fatti con cristalli trasparenti.

«È quarzo iarino. Ho trasferito la magia dentro a queste pietre, serviranno a lenire il freddo per farvi sopravvivere su Jouthemier.» spiegò Loki.

Atali imprecò, ormai fuori di sé. «Delle fottute pietre?! Sul serio?! Mia sorella ha bisogno di una coperta termica, di una fonte di calore e dei vestiti asciutti. Moriremo tutti assiderati e tu ci regali delle stupide collanine!»

«Non sprecare fiato. Indossa l'amuleto.» insistette Loki, con un sorriso compiaciuto.

«No! Stammi a sentire...» Laufeyson la zittì, autoritario. Stava svolgendo il suo ruolo di genitore; «Metti la pietra al collo e dalla ai tuoi. Puoi salvare la vita di tua sorella e di tua madre, non lasciare che gelino ancora.»

Atali si ammutolì. Quel cambiamento improvviso nei modi di Loki la inquietò. Escluse dal mucchio annodato una singola collana e, con i polsi tremolanti, la indossò.

Il petto piatto si sollevò in un respiro di sollievo. Non appena il cristallo bel levigato e trasparente le toccò le ossa della cassa toracica Atali smise di tremare. Una piacevole sensazione di tepore si espanse a partire dal punto in cui il quarzo era poggiato.

Atali non sentiva più freddo, ma la pelle le si accapponó comunque per la sconvolgente azione della magia.

«Funziona, non è così?» Loki la stuzzicò.

Atali, senza parole, guardò Laufeyson con stupore infantile, toccando con i polpastrelli il ciondolo.

Realizzò dopo un breve istante di stupore, ed immediatamente si precipitò a donare lo stesso sollievo ai suoi cari.

Mise al collo di Amaltea la grande catena chiara, senza dare spiegazioni, e con uguale urgenza regalò l'amuleto a sua madre e ad Axel.

Tutti, tranne Frida, seguirono Atali con lo sguardo smarrito, trasalendo difronte all'efficacia della magia a loro sconosciuta.

Ardesia stroncò sul nascere parole di confronto che si sarebbero scambiati i terrestri per testimoniare quell'inspiegabile evento. Attirò su di sé l'attenzione, soprattutto per il tono di voce distaccato che usò per modulare le parole; «Sono venuti finalmente a prenderci.»

Loki roteò con eleganza il viso spigoloso. I lunghi capelli lucidi gli solleticarono la schiena nuda, ed un sorriso soddisfatto gli comparve in volto.

In lontananza stavano avanzando velocemente tre grossi animali bianchi, dalle sembianze equine. Atali pensò che con quella forza gli zoccoli dei quadrupedi avrebbero rischiato di rompere il ghiaccio sotto di loro.

Frida si voltò sentendosi chiamare da una voce familiare.

«Frieda! Finalmente sei giunta a casa!» urlò Helblindi con folle entusiasmo. Sollevò un braccio nudo al cielo e gesticolò come per salutare la povera Frida sotto shock, inerme ancora sul ghiaccio.

Il fratello di Loki incursore della cecità teneva le redini del suo grosso animale da soma, affiancato da Byelist ed il compagno Niven.

Avrebbero dato un passaggio agli ospiti fino alla dimora di Loki Laufeyson.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top