Capitolo 5

Fu incredibile anche solo pensare che Frida ed Axel riuscirono a litigare per sei giorni consecutivi. Le ragazze ne erano fortemente disturbate, i due coniugi non condividevano né il letto né i pasti, stavano nella stessa stanza solamente per discutere ancora. Frida aveva preso una pausa dal lavoro, lasciando le redini all'amica di Sakaar che certe sere aveva continuato ad ospitarla nella sua casa per aiutarla con Axel.

Amaltea invece si intrufolava nel letto della sorella maggiore nella speranza di riuscire a dormire. Lei piangeva, Atali no.

Axel aveva assunto le sembianze di un fantasma. Al lavoro non riusciva a concentrarsi, ed anche se il viso alludeva palesemente alla stanchezza la notte non era capace di donargli il sonno. Lo stomaco brontolava eppure Axel non sentiva alcun stimolo di fame. Nella sua vita non si era mai aspettato nulla di tutto ciò. Una famiglia, o addirittura un semplice impegno amoroso, erano da sempre stati gli ultimi dei suoi pensieri. Eppure Frida era magica, la sua ragazza magica, di una bellezza d'animo cannibale. Axel si era innamorato di lei sin dal primo istante, e nonostante i litigi di quei terribili giorni non aveva dubbio alcuno; amava ancora sua moglie come quando la incontrava in bici da ragazzino.

Essendosi dato comunque dell'idiota svariate volte nel corso dei loro anni insieme per aver sempre perdonato Frida nonostante la continua e trasparente presenza di Loki, Axel possedeva una grande forza d'animo. No, non era un imbecille, perdonare fa parte di amare, anche se Frida, alla fine, aveva capito di aver esagerato.

Giocava svogliatamente con i sentimenti di Axel e in quell'occasione lui aveva la sensazione che lei avesse ricominciato.

Fu per tale motivo che Axel parlò a Frida dopo un giorno di totale indifferenza postumo al primo grosso litigio. Le disse «Se andrai da lui questa volta non sarò più qui ad aspettarti.» e poi ancora «Non portare Atali con te, anche se non sono il suo vero padre quel vile non merita di vederla. Lei è pur sempre mia figlia, ricordalo Frida.»

Lei, un po' più decisa e a tratti irremovibile continuava a ribattere: «Noi andremo, ne vale il destino di entrambe le nostre figlie.»

E le discussioni ruotavano all'infinito, sempre le stesse, accompagnate da sinonimi che riconducevano continuamente al solito motivo.

-No, non potete andare, non lo permetterò.

-Si invece andremo, dobbiamo.

In Atali alienava una strana sensazione, tra l'estraneità e l'angoscia. Aveva parlato a lungo con sua madre ed era certa di voler intraprendere quell'avventura senza alcun ripensamento. Ripudiava Loki come padre e persino come persona. Lo odiava per averla abbandonata, e ancor di più lo detestava per tutta la sofferenza che aveva recato a sua madre. Frida era la donna più forte che Atali avesse mai conosciuto, un esempio per lei che riusciva ad andare oltre il rancore e la collera per quanto tenutole nascosto. Dal lungo e dettagliato racconto di Frida era evidente che ancora, a distanza di quasi vent'anni, Loki ardeva dentro lei.

Sommersa, in brevissimo tempo, da un'ingestibile situazione e da una valanga di emozioni contrastanti, Atali non fece altro che rifugiarsi nel suo stesso silenzio ed aspettare, attendere l'intera settimana come aveva detto Loki a Frida, e di provare a raggiungerlo.

«Papà?» sentire la voce di Atali chiamarlo in quel modo fu per Axel qualcosa di inaspettato e tremendamente toccante. Nemmeno lei, la figlia di Frida, gli aveva più rivolto la parola. Atali stava dalla parte di Axel ma non aveva ammesso il tono aggressivo che lui aveva usato per rivolgersi a Frida.

Axel, colto di sorpresa, si voltò in direzione della ragazza. Stava seduto sulla sedia di legno, con i gomiti sul tavolo da pranzo e la testa indolenzita tra le mani. Davanti a lui un bicchiere di vetro ancora pieno scoppiettava per via di una pastiglia sciolta all'interno. Axel riponeva in quel farmaco effervescente la speranza di alleviare il mal di testa insopportabile.

«Atali» pronunciò il suo nome con un debole sorriso, quasi infantile «dimmi pure.»

La ragazza prese posto vicino ad Axel. Il profilo del papà era perfetto, quasi fosse stato disegnato da un artista. In effetti lei non gli somigliava per niente.

Atali ebbe l'impulso di stringergli la mano grande poggiata sul tavolo, ma si impietrì ancor prima di protenderla per via di un blocco troppo pesante che si era creato in quei giorni.

«E' inutile che continui ad urlare contro la mamma, non riuscirai a farle cambiare idea. Nemmeno io lo farò.»

«Ti ha plagiata, ti ha riempito la testa di favole!» Axel ricominciò ad alterarsi.

«No, non è vero. Ho voluto che mi raccontasse la verità e questa è bastata a convincermi che...»

«E' una fottuta egoista, tua madre. Non pensa a ciò che vuoi davvero tu, non le importa di cosa ti priverà portandoti da lui, ti sta consegnando come fossi un trofeo.»

Atali scosse il capo e si trascinò con la sedia più vicina ad Axel; «Ti prego ascoltami, il tuo atteggiamento ci ferisce, tutte quante. La mamma soffre terribilmente, vorrebbe avere il tuo supporto e la tua presenza accanto a se.»

«Lo ripeto ancora, Frida è orribilmente egoista, e se mi sto comportando così è perché non voglio che vi accada qualcosa, perché vi voglio qui a casa al sicuro con me.» Axel prese il viso di Atali tra le mani sudate e morbide, guardando la bella ragazza pallida negli occhi verdi. Quegli stessi occhi che erano l'imitazione di Loki. Mai come in quel momento osservarli provocò tanto dolore ad Axel. La cicatrice interiore causata del tradimento di Frida si riaprì, più profonda e sanguinolenta di quando gli era stata inflitta all'inizio.

«Vi proteggerò in ogni modo, con tutte le mie forze a costo di mettere in pericolo la mia stessa vita, ma non posso prometterti che riuscirò a perdonare tua madre, non dopo tutto quello che ha fatto.»

«Papà...» Atali bisbigliò. Il suo cure stava battendo all'impazzata. Le era concreta la possibilità che i suoi genitori si sarebbero separati, proprio come continuava a ripetere Amaleta, in lacrime.

«Va da tua sorella, non lasciarla da sola.»

Il tono stanco di Axel la fece arrendere. Atali avrebbe voluto dire altro, impostare il discorso in maniera differente, ma fu scoraggiata, stanca di tutta quella delusione e amarezza trasmessagli dal padre. Annuì nonostante Axel le avesse mollato il volto tornando a guardare il bicchiere di vetro sotto la sua visuale.

Allontanarsi da lui la fece sentire vuota, una sensazione che avrebbe sentito anche quando sarebbe partita assieme a sua madre verso un altro pianeta. In effetti aveva ragione anche Axel, Atali non era pronta ad affrontare il mostro.

Il settimo giorno fu svegliata dall'alito caldo di Frida sul suo viso. Sobbalzò, coprendosi il viso con il braccio in segno di difesa. Frida parlò piano, bisbigliano nervosamente.

«E' ora di andare, coraggio vestiti.»

Atali si mise a sedere sul letto disfatto, aprendo fastidiosamente le palpebre. Fuori era ancora buio, l'orologio segnava trenta minuti alle sei. Sapeva che si trattava del fatidico giorno, e per tale motivo aveva fatto parecchia fatica ad addormentarsi. Era stata la stanchezza, lo sfinimento fisico ed emotivo, a regalarle poche e preziose ore di sonno. Frida e Axel avevano dato spettacolo con la loro ultima ed eclatante discussione, l'ultima prima che lei e la figlia partissero all'improvviso.

Tutti dormivano, insolitamente. Axel in camera da letto ed Amaltea nella sua stanza, bisognosa di solitudine ed arrabbiata anche lei con la sorella. Le disse, piangendo, che non voleva essere abbandonata anche da lei.

Frida prima di svegliare Atali aveva dato un bacio in fronte alla sua bella Amaltea, imitazione della sua carne stanca, e con timore, tremando per paura di svegliarlo, aveva donato un bacio leggero anche a suo marito.

Mi dispiace.

Stava letteralmente dividendo il suo amore. Metà lo avrebbe lasciato sulla terra, un pezzo con se e l'ultimo, il più amaro, stava per raggiungerlo.

Atali la seguì giù per le scale con passo silenzioso e barcollante per l'ansia, poi fuori dalla porta, e infine lungo la spiaggia.

Frida indossava una tuta bianca e comoda, a vita alta, con un pesante felpone blu ad avvolgerle il busto. Non aveva idea di come si sarebbero riparate dal gelo asfissiante di Jǫtunheimr, credette che sarebbero morte d'ipotermia bagnandosi nelle acque del loro oceano per raggiungere la terra di Loki.

Eppure dovevano tentare.

Atali era stretta nel suo completo attillato e nero, quello sportivo che l'avrebbe aiutata facilmente a riscaldarsi. Lei e Frida corsero faticosamente sulla sabbia riempendosi le scarpe di granelli fastidiosi. Atali si fece trascinare dalla madre ad un passo dietro di lei, e non perché non fosse agile nella corsa ma per paura, e forse anche pentimento.

Saltarono in acqua bagnandosi il viso con gli schizzi creati dai loro passi grandi. Fu fastidiosa la sensazione delle gocce d'acqua fredde contro il petto ed il viso. Gli abiti bagnati rallentarono la loro faticosa fuga verso l'orizzonte, laddove il fondale era sempre più profondo. Furono costrette a nuotare, infine, nel mare ancora scuro per la mancata presenza del sole. Frida compì grandi respiri, rumorosi e stanchi. Ingoiò l'acqua salata, tossì qualche volta rischiando di affogare ostinata a nuotare ancora più avanti. Loki le aveva detto di cercare una parete di coralli: un ago in un pagliaio bagnato.

Senza occhiali da vista e con il buio delle mattinate ad annerire le sue immersioni Frida fu sul punto di crollare, stremata dallo sforzo fisico fuori la sua portata. Atali le galleggiava alle spalle, i denti le batterono per il freddo e la paura. Solo le punte dei capelli corti le si bagnarono, ed il trucco nero sbavato sotto gli occhi sembrò quasi incattivirla.

«Mamma! Mamma torniamo indietro, forse è meglio cercare più tardi!» disse Atali ad alta voce. Una supplica in realtà, quella di ritornare in casa e non riprovarci più.

Frida non le rispose, immergendosi per l'ennesima volta.

Nuotò in profondità, avvicinandosi a diversi punti dove le ombre sembravano illuderla della presenza di fauna marina. Riemerse boccheggiando.

Il richiamo spaventato della figlia la rese ancora più frustrata, facendola arrivare al culmine. «Sta zitta!» stillò senza nuotare per voltarsi verso Atali.

La ragazza si ammutolì, corrugando le sopracciglia verso l'alto e mostrando i suoi immensi occhi chiari.

Frida abbassò la cerniera della sua giacca e se la sfilò di dosso con mosse decise. La felpa galleggiò verso Atali, che non sapendo cosa fare la afferrò per salvarla dalla deriva.

Un altro profondo respiro, l'ossigeno addentato dai polmoni stanchi, e poi l'acqua salata le bruciò ancora una volta gli occhi celesti.

Con le mani a coppa Frida si spinse velocemente a qualche metro distanza dalla superficie, battendo con i piedi più veloce. Perse una scarpa, ma ne fu felice perché si sentì alleggerita. Il maglione aderente a collo alto le diede la sensazione di avere due mani strette alla gola.

Poi la vide, splendere magnificamente nelle profondità recondite del mare, come una stella. Una lunghissima catena dorata, chilometrica, ancorata lì in fondo al mare proprio vicino ad uno scoglio sommerso abitato da coralli ed alghe. Gli anelli grandi della catena, forgiati con l'oro prezioso e splendente, si illuminavano come saette, emanando un bagliore sovrannaturale.

Allora Frida capì che era quello il suo portale per Jǫtunheimr.

Risalì in fretta rischiando quasi un'embolia, e schizzò fuori dall'acqua non prendendo nemmeno fiato prima di parlare.

Chiamò la figlia che nuotò in fretta verso di lei.

«L'ho trovato! E' una catena d'oro, dobbiamo seguirla verso il fondo, coraggio seguimi!»

«Mamma sei pazza?! Non sai nemmeno quanto sia profondo, non abbiamo abbastanza fiato per arrivare alla fine!»

Frida guardò la figlia disperatamente. Non si rese conto di essere diventata serva della follia di Loki.

Un'ultima volta, pensò, e dopo sarebbe riemersa su un altro pianeta dei nove regni. Accecata e piena di se Frida non badò alla mancata compagnia della figlia, che non le nuotò dietro per seguire il suo piano folle. Atali invece si era accorta, per fortuna, che in spiaggia stavano correndo Axel e Amaltea. Le mandavano segnali con le braccia, stavano per raggiungerle, ed Atali non avrebbe potuto esserne più felice.

Sorrise e sollevò anche lei un braccio per farsi vedere meglio, perdendo tempo a guardare sua sorella e suo padre tuffarsi in acqua. Quella mancata attenzione a ciò che stava accadendo vicino a lei le costò cara. Sua madre era sparita.

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