Capitolo 22
«Quindi ti ha baciata!» strillò Atali fin troppo esuberante. Amaltea le pregò di abbassare la voce stringendole le mani.
«E come è stato?» le chiese curiosissima.
Amaltea arrossì, ancora ubriaca per il sapore di Ykaar; «Indescrivibile.»
Atali si allontanò dalla sorella saltellando per tutta la stanza, la lunga gonna dell'abito nero svolazzò attorno a lei. «Amelie dobbiamo raccontarlo alla mamma! Sarà felicissima per te e Ykaar.»
«Adesso stai esagerando, è stato solamente un bacio. Vedi, io mi sento così confusa.» la povera piccola si massaggiò le tempie, seduta ancora sul letto della sorella. Atali la raggiunse inginocchiandosi alla sua altezza. Con carezze affettuose le riscaldò le gambe, sperando di infonderle abbastanza conforto.
«Cosa ti turba?»
«Tutto!»
Atali si alzò in piedi con slancio, mandando al diavolo la sorella con un gesto divertito.
«Fossi in te io non sprecherei questa occasione!» le suggerì la maggiore. Amaltea batté i pugni tra le coperte; «Hai ragione, ma è così profondamente sbagliato!»
«Devo ricordarti che la mamma alla nostra età si è messa in gioco con Loki? Proprio lui, un bugiardo, prigioniero, criminale, traditore, millenario dio fuori come un balcone.» elencò Atali provando a far ragionare la sorellina.
«Infatti, guarda a cosa ci ha portato la sua folle storia d'amore.» constatò Amaltea.
Atali incrociò le braccia sbuffando: «Merda, hai ragione.»
Esasperata, Amaltea, si gettò lungo il materasso coprendosi il viso con un cuscino. Emise un lamento soffocato dibattendo i piedi. Atali le sfilò il guanciale di dosso, insistendo a continuare il discorso.
«Io vorrei essere razionale, lo vorrei con tutta me stessa Atali. Potrei anche porre fine a tutto questo sul nascere se mi controllassi, ma il fatto è che non mi sono mai sentita così prima d'ora.»
Atali fece spallucce; «Beh sorellina, era ora. Diciassette anni senza nemmeno un bacio come si deve, non so come tu abbia fatto a resistere.»
Amaltea sorrise, voltando il capo sul letto per guardare Atali accanto a lei; «Non tutte sono facili come te.»
«Ma tu, mia cara, ti sei preservata fin troppo.» le rispose Atali provocandola per gioco. Amaltea pensò che quella volta doveva dare proprio ragione alla sorella.
«Quindi adesso cosa farai?» domandò Atali sdraiandosi su un fianco. Difronte alla sorella Amaltea si sentì più calma.
«Devo proprio prendere una decisione? Vorrei tanto rivederlo, ma credo che dovrei essere cauta.»
Atali le poggiò una mano sul viso e la guardò dritta negli occhi. Amaltea trovò buffo il modo in cui la frangia nera della sorella si sollevò scoprendole del tutto la fronte.
«Se vuoi seguire un consiglio da sorella, stammi a sentire, asseconda quello che senti e vedrai che non piangerai su nessun rimpianto.» ammonì la più grande.
«Ma...»
Atali si alzò dal letto ed inveì; «Scopatelo e vedrai che ogni cosa si risolverà!»
«Atali sei una pervertita!» Amaltea la seguì. Presto sarebbe stata l'ora di cena, le due fanciulle dovevano prepararsi. Avrebbero ripreso il loro colloquio alla sera.
Fu un supplizio dover sopportare a tavola la presenza di Ykaar. Per tutto il tempo lui tenne lo sguardo abbassato, colpevole e rammaricato per qualcosa che non aveva compreso appieno. Eppure quelle poche ore trascorse dal bacio gli avevano fatto capire di doversi addossare tutta la responsabilità; Amaltea era solo una ragazzina, se l'avesse fatta soffrire non se lo sarebbe mai perdonato. Dunque attese fino a sera, anche se in quel mondo deserto e innevato non si aveva mai l'accenno di un tramonto. Ykaar si trattene fino a tardi coi lavori da svolgere e infine, certo che Loki si fosse ritirato nelle stanza di Frida e Axel, andò da Amaltea. Non avrebbe creato ulteriori attese inutili, doveva chiarire con lei.
Bussò alla porta ed Atali fu quella ad accoglierlo, sorpresa e visibilmente divertita dalla situazione tra i due ragazzi. Non appena Ykaar fu nella stanza si trasse indietro alla conversazione che si sarebbe seguita.
«Sarà meglio che vi lasci da soli...-» disse Atali indietreggiando con buffo imbarazzo. Amaltea la guardò minacciosamente, pregandole con lo sguardo di restare e darle supporto, ma con un gesto della mano, tremendamente simile alle movenze sarcastiche di Loki, la sorella maggiore si dileguò, suggerendole di cavarsela da sola.
Amaltea, in piedi a distanza da Ykaar, sistemò la gonna morbida della sua veste da notte. Con il viso contratto dalla tensione sollevò il mento provando a mantenere il controllo sulle sue emozioni contrastanti.
Ykaar avanzò, il capo chino dal rammarico e tra le mani il suo scialle brillante, femminile di certo. Se lo era sfilato per la calura causata dalla sua impazienza.
Iniziò così: «Questa sera non ho nessun regalo con me, se non le mie più sincere scuse.»
«Ykaar non c'è bisogno che tu ti scusi, è solo che...» Amaltea fu interrotta dal rumore dei passi di Ykaar verso di lei.
«Ti prego ascoltami. Ho capito quanto il tuo spirito e il tuo valore siano stupefacenti dal momento il cui mi hai guardato non appena siete giunti qui a palazzo, e non è mai stata mia intenzione e mai lo sarà sciupare o invadere queste tue preziosissime virtù. Amaltea, perdonami per la mia insolenza e insistenza, ho passato la mia vita facendo la puttana e seppur io mascheri la mia natura attraverso l'intelletto rimango sempre un uomo capace di essere se stesso soltanto attraverso i piaceri della carne.» Ykaar stava mettendo a nudo la parte più intima di se stesso che si trovava ben oltre il suo corpo; «Ho perso ogni cosa, e quando mi è stata ridata la vita ho capito che non sarebbe mai più tornata ad essere quella a cui ero abituato, intorno a me non c'è niente se non neve e solitudine. Tutti i profumi, e i sapori, le persone e l'oro, ogni cosa è andata in fumo finché non ho visto te, la cosa che più somigliasse al regno magico da cui provengo.»
Amaltea deglutì, le tremò il cuore ad ascoltare la disperazione nella voce di Ykaar. Da brava confidente quale avrebbe voluto diventare da grande, rimase in silenzio e lasciò che il ragazzo parlasse con tutto se stesso;
«Non potrei guarire le ferite che lascerebbero il tuo rancore verso di me, non ne ho la forza per prendermene cura. Avrei dovuto trattarti con più cura e discrezione, cazzo tu non sei quel tipo di donna cui ero solito frequentare, hai la bellezza della preziosità d'animo, i-io non so come spiegarlo a parole...»
«Sta calmo, non stai mica parlando con Loki. Dimmi tutto ciò che senti.» era un dono, quello di Amaltea, ascoltare i cuori tormentati.
Ykaar esitò, il respiro si fece corto. Per un attimo arrancò; «Io sento che potrei morire da re se tu soltanto sognassi di volermi, e che allo stesso tempo potresti essere la parte più triste di me se decidessi di non parlarmi più per come mi sono spinto oltre. Quel bacio è stato sincero credimi, non voglio in alcun modo approfittarmi di te.»
«Ykaar, ascoltami, basta ora. Non voglio altre inutili scuse perché quel bacio ha contato qualcosa anche per me, se me ne sono andata non è stato per colpa tua ma per le mille cose che mi passano per la testa...»
Lui le prese con amorevole cura una mano. Amaltea lo guardò negli occhi vitrei; «E' tutto nuovo per me, non ho mai fatto niente di simile con nessuno.» le sussurrò lei.
«Conto le ore, conto i secondi ogni giorno fino a quando non sentirò le tue ossa. Mostrami le tue perversioni, non mi spaventano, mostrami l'amore, l'amore che non hai mai dato ad un uomo. Non sono un codardo, non sono un eroe ma posso essere il tuo desiderio più profondo.» quelle parole seguirono il ritmo dei sospiri impazienti di Amaltea. Ykaar le cinse i fianchi, lei gli graffiò la schiena indietreggiando verso il letto, laddove voleva che lui la seguisse. Il linguaggio del suo corpo era chiaro, Atali dopotutto aveva ragione, Amaltea desiderava Ykaar irrazionalmente e forse solamente così lo avrebbe ottenuto senza rimorsi.
Lei implorò altri baci con le labbra inesperte a sfiorare quelle di Ykaar. Adesso sì che il carisma magnetico di Ykaar era tornato a fare di lui la persona che tanto desiderava Amaltea. Lui, divertito dal gioco dei loro corpi caldissimi ora distesi sul letto non diede un freno alla sua lingua molto più che loquace. Muovendosi sinuosamente su Amaltea, sdraiata sotto di lui, le accarezzò il volto respirandole con bramosia sul viso. «Da solo, nella vasca, uso la mia mano sinistra così sembra che sia tu. Quindi, per favore, ti sto implorando per provare qualcosa di nuovo.»
Amaltea gemette sentendo Ykaar toccarla con maestria. Lo voleva con tutta se stessa, anche se non aveva idea di cosa avrebbero fatto, a quel punto erano sul punto di non ritorno.
Ykaar le baciò il collo bagnandole la pelle con una dolce e densa saliva, e ad ogni morso continuava a sussurrarle: «Voglio essere intrappolato nella tua testa e farti impazzire.»
Le sfiorò il clitoride attraverso la biancheria intima. Non aveva bisogno di prestare attenzione, Ykaar sapeva perfettamente cosa sollecitare per far strillare Amaleta. Lei lo pregò di non allontanarsi, lui per non farla urlare troppo, un rischio, la baciò forte saziando finalmente la sua fame. Spinse il suo sesso eretto contro Amaltea e, ebbro di godimento, continuò a confessarsi dentro i suoi versi di piacere.
«Voglio nuotare tra le tue cosce, scoparti finché non urli e piangi e tenerti tra le mie braccia tutta la notte.»
Amaltea avvolse le gambe intorno al suo bacino.
«Ho così tanto che posso darti.» le disse con voce sensuale sollevandole la gonna.
«Farò quello che vuoi.» le ripeté riportando la mano in mezzo alle gambe di Amaltea.
Le si avvicinò all'orecchio dicendole ancora: «Dimmi cosa vuoi ed io te lo darò Amaltea.»
Lei si sentì morire, ogni infima parte del suo essere si era abbandonata sulla bocca e sulle dita di Ykaar.
«Farò ciò che vuoi.» sorridendo, anche Ykaar si stava abbandonando al controllo degli stimoli che gli richiedeva il suo corpo. La provocò ancora, un po' anche per avere la certezza che Amaltea lo volesse quanto lui.
«Quindi perché non mi accontenti adesso?» finalmente infilò una mano dentro le mutandine di Amaltea. «Perché non ti svuoti di questo piacere?» la torturò con perfetti movimenti circolari.
«Perché non ti lasci andare sulle mie dita? Ti prego.» la supplicò lui saturo di voglia. Amaltea lo guardò sconvolta in viso, avrebbe voluto rispondergli ma il piacere che le stava provocando era talmente forte da non farle uscire la voce.
Gli afferrò il capo e lo spinse di fronte al suo sguardo accecato dalla passione; «Prenditi tutto Ykaar.»
Atali desiderava uccidere la sorelle perché le sue urla di godimento erano talmente forti da sentirsi fino alla fine del corridoio. Per fortuna che sua madre e suo padre dormivano nell'altra ala del palazzo. A qualche porta di distanza però si trovava la camera impeccabile ed enorme di Ardesia. Atali vi passò di fronte, conoscendo la porta, e proprio il quel momento essa si aprì appena. Ardesia si sporse, assonnata e infastidita. Vide la sorella maggiore camminare senza meta e le chiese, con gli occhi socchiusi dal sonno interrotto: «Si può sapere chi è che strilla in questo modo?»
«La verginella di mia sorella.» le rispose Atali.
«Dici sul serio?» sbottò scioccata la ragazza con i lunghi capelli albini. Atali rise, si avvicinò alla sorellina minore e fece per bisbigliarle all'orecchio.
«Lo sai mantenere un segreto?» le domandò scherzosamente.
«Dipende.» Ardesia corrugò la fronte con diffidenza.
«Le sorelle sono fatte per portare i più ignobili segreti nella tomba.» Atali si sistemò la frangia sulla fronte, provando ad essere gentile con quella stramba e sconosciuta ragazza. Ardesia vacillò. La sua ostilità si addolcì perché ritrovò nell'aspetto e nei toni di Atali la familiare tenerezza del padre.
«Sono stata da sola per sedici anni, non ne so niente di come ci si comporta tra sorelle.» si giustificò.
«Allora, se ti va, posso farti compagnia e insegnarti come funziona. L'alternativa che ho è dormire qui in corridoio.» scherzò la maggiore. Ardesia si allacciò la vestaglia con un gesto fin troppo adulto. Esitò qualche istante, infastidita da un forte strillo proveniente dalla camera di Amaltea. Atali rise grugnendo, Ardesia invece rimase seria e rigida. In fin dei conti suo padre sarebbe stato contento di sapere che riusciva a guadagnarsi la fiducia di Atali...
«D'accordo, entra. Potrai dormire sul mio divano.»
«Come sei gentile, mi accontenterò di quello. Magari riusciamo a fare quattro chiacchiere.»
«Vorrei tanto dormire.» disse Ardesia accogliendo la sorella maggiore.
«Ti avverto che sono molto logorroica. Metti che alla fine di questa notte diventiamo persino amiche.» ironizzò Atali con simpatia. Ad Ardesia sfuggì un sorriso beffardo, incuriosita da quello che avrebbe potuto raccontarle la sorella. Sapeva di moltissime cose dagli insegnamenti che Loki le aveva dato sui nove mondi e molto altro, ma con Atali avrebbe avuto l'occasione di conoscere particolari più interessanti per un'adolescente della sua età.
Avevano sicuramente iniziato con il piede sbagliato, difatti quella notte nessuna delle due sorelle chiuse occhio; si raccontarono moltissime cose e risero di cuore, battibeccarono anche su diversi aspetti, ma il legame indissolubile del loro sangue prevalse su ogni divergenza, e così, come se fossero cresciute sotto lo stesso tetto, Atali e Ardesia legarono da vere sorelle.
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