Capitolo 19
Fare l'amore per loro era un vero e proprio atto di guerra. Un riscatto, un selvaggio bisogno per riempire tutti gli anni di mancanze che avevano dovuto sopportare con dolore e rancore. Quel palazzo circondato dalla neve era lo scrigno del loro libero arbitrio fatto perlopiù di sesso. Non c'erano segreti, né Frida né tantomeno Loki si preoccupavano di tenere nascoste le loro scappatelle ad Axel. Il marito di Frida spesso partecipava a quei piacevoli incontri, o addirittura si univa a loro quando li coglieva in fragrante ed ovviamente, entrambi i coniugi sotto incantesimo, non trovavano assolutamente nulla di sbagliato in tutto quello che si svolgeva per mano di Loki. Quella sera, o chissà magari era già notte fonda Frida non riusciva a distinguere il ciclo delle giornate a Jǫtunheimr dato il clima ostile e glaciale; nelle tenebre di una tempesta di neve lei e Loki stavano consumando tutto il loro insaziabile desiderio. Loki l'aveva condotta su per le scale di roccia nella parte più alta del castello. Tra passaggi stretti e poco illuminati, ridendo entrambi come ragazzini scalmanati, Loki e Frida raggiunsero la torre in cima alla ripida scalinata. La stanza ottagonale era stata allestita a mo' di studio, probabilmente un luogo solitario e tranquillo in cui Loki dedicava il suo tempo per studiare nuovi arti magiche. Lunghe tende rosse alle finestre rendevano accogliente quel piccolo spazio inespugnato, impregnate dall'odore di incenso e oli profumati. Almanacchi antichi erano sparsi un po' dappertutto e candele bianche illuminavano ogni angolo.
Frida ammirò ogni dettaglio con stupore. Aveva ancora l'orlo dell'abito macchiato di pittura che le era servita per completare il dipinto commissionatole da Loki. I gioielli in quarzo iarino per proteggerla dal freddo ormai li portava ovunque; al collo, ai numerosi fori delle orecchie, nei polsi e attorno alle caviglie. Persino le dita di Frida erano decorate e protette da anelli con il minerale magico incastonato sopra.
Sentì un brivido di piacere percorrerle la schiena, il tocco morbido di quelle mani la eccitò nuovamente. Frida si voltò e invece dell'imponente sagoma di Loki si ritrovò quasi all'altezza del volto di lady Loki. Non era di certo la prima volta che Loki si concedeva a lei attraverso il suo corpo da donna ma ciò era avvenuto solamente nelle occasioni in cui era stato coinvolto anche Axel. Era la prima volta che lui, anzi che lei e Frida si ritrovavano da sole, entrambe piene di potente femminilità. Loki la avvolse con le sue magre braccia e spinse il petto di Frida contro i suoi seni. Le leccò le labbra lievemente sapendo che proprio in quel modo Frida non sarebbe riuscita a resisterle. Si sfilò la veste da uomo ormai larga sul suo corpo longilineo, fiera di farsi ammirare nella sua più affascinante nudità.
Frida non le diede nemmeno modo di dire una parola, pur sapendo che la provocazione erotica di Loki l'avrebbe fatta andare fuori di se. Non resistette dinanzi a quella bellezza divina e si gettò a baciarla disperatamente.
Che Loki fosse uomo o donna ben poco le importava. Il suo sapore rimaneva immutato, la sua pelle al tatto emanava sempre le stesse vibrazioni e poi l'anima, come poteva passare inosservata a Frida? Lei non dava peso all'aspetto di Loki, in quei momenti di intenso piacere trovava conforto solamente in quell'anima a lei concessa di vedere. Se non fosse stato per quello spettacolo di colori e vapori visibili solamente agli occhi celesti di Frida il sesso sarebbe stato in fin dei conti soltanto un frenetico susseguirsi di gesti e stimolazioni per dei corpi che oramai erano stremati da tutte le volte in cui si erano già uniti in quei giorni. Frida soddisfò Loki in un modo in cui lei non si sarebbe mai aspettata. In fin dei conti aveva sottovalutato come una donna potesse conoscere bene i propri punti di piacere massimi. Entrambe raggiunsero l'orgasmo svariate volte ed in diversi punti, senza ritegno tra i libri e le poltrone, ovunque pur di continuare ancora e ancora a provare quell'estremo godimento.
Sfinite in fine si abbandonarono su di un largo divano in velluto coperto da varie pellicce bianche. Frida si rivestì per timore che qualcuno a palazzo che non fosse Axel potesse sorprenderla in quelle condizioni, Loki invece rimase beato privo di abiti, ritornando per magia uomo dopo essersi assicurato di aver esaurito le energie per eccitarsi nuovamente.
Laufey accese con un fiammifero le erbe scure dentro una pipa in avorio che si portò alle labbra sottili. Frida non riconobbe in quel fumo l'odore del tabacco o della marijuana, chissà quale strana erba piaceva fumare a Loki. Lui fece qualche tiro profondo trattenendo nei polmoni il fumo, mentre si sedeva proprio di fianco a Frida rannicchiata tra le pellicce.
«Anche se adesso fai tutt'altro mestiere nella vita la tua arte crea ancora gioielli?» le chiese Loki allontanando la pipa accesa da loro. Frida rimase sorpresa da quella domanda. Incredibile come Loki ricordasse ogni particolare.
«Non ho mai pensato di essere così brava. Il ciondolo a forma di piuma che ti ho regalato è stata l'ultima delle mie pochissime creazioni.» gli rispose porgendosi verso la mano in cui Loki teneva la pipa accesa. Inspirò un tiro e lo buttò presto fuori dalla bocca. Non era abituata a fumare ma l'odore di qualsiasi fosse quell'erba la tentava.
Loki le allontanò l'oggetto scherzosamente, negandole con un verso di ripetere tale azione.
«E' troppo forte per te.» le ammonì.
«Non trattarmi come una ragazzina Loki.»
«Per me lo sarai sempre.»
«Sono la madre delle tue figlie semmai lo avessi dimenticato.» Frida gli diede una gomitata affettuosa.
«Già. La creatura più preziosa di qualsiasi altra cosa in questo misero universo.»
«Loki straparli come sempre, sei esageratamente romantico.»
«Ti infastidisce?» le domandò con sarcasmo.
Frida fumò per la seconda volta la pipa; «Affatto.- buttò fuori il fumo -Sai perfettamente quanto so esserlo anch'io, sdolcinata.»
«Rammentamelo.»
La midgardiana accennò un lieve sorriso mentre spostò i lunghi capelli arruffati via dal suo petto. Mostrò a Loki le braccia nude ricoperte di tatuaggi e disse «Questo inchiostro è per te. Questa pelle è tua, questo corpo e questo tepore, ogni cosa appartiene a te amore. Hai davvero bisogno di sentirtelo dire?»
Loki all'improvviso si intristì. I suoi occhi divennero lucidi e le scure sopracciglia crearono profonde rughe nel suo sguardo angosciato. Frida trasalì pensando di aver detto qualcosa di sbagliato.
«Che ti prende?» gli domandò preoccupata.
Il dio si concesse qualche istante per rimettere al loro posto le emozioni e poi confessò: «Sì Frida ne ho bisogno, perchè certe tue parole mi tormentano ancora oggi.»
«E quali sarebbero?» sbottò lei incredula.
Loki la guardò con gli occhi arrossati dal pianto trattenuto: «Mi hai dato del mostro quando sono andato via subito dopo la nascita di Atali. Mi hai sempre ripetuto che non lo ero eppure alla fine me lo hai urlato contro e tutte le mie certezze sono crollate davanti alla tua accusa indiscussa. E' vero, e sono certo che tu l'abbia sempre pensato.»
Frida gli afferrò le mani e scosse la testa con insistenza: «No! Era la rabbia a parlare Loki, ero sotto shock e la cosa di cui avevo bisogno in quel momento era averti a fianco.»
«Frida non giustificarti, è sempre stato così. Io sono sempre stato un mostro.»
«Un mostro non darebbe mai la propria vita per qualcun altro. Io non ho dimenticato che sei morto per liberarmi dal maleficio delle streghe Loki. Non dimentico neanche che sei tornato in vita per salvarmi ancora una volta, come hai sempre fatto da quando ci siamo trovati in mezzo alle macerie. Sai qual è il mio più grande rimpianto? Aver scelto Axel quando sono tornata per la prima volta su Midgard da Asgard. È stata la mia seconda scelta, quella più sicura e apparentemente giusta, ed ero ancora immatura per progettare un futuro con te ma avrei dovuto sposarti quello stesso giorno lì sul prato in cui mi hai proposto le nozze. Lo giuro sulle mie figlie che se fossi potuta tornare a quel momento durante la missione con gli Avengers avrei alterato il multiverso stesso per essere tua moglie.»
Loki rimase senza parole, oramai le lacrime sottili gli rigavano il volto pallido. Frida gli accarezzò con amore il viso, tra le mani aveva una morbidezza estremamente materna e comprensiva rispetto a come Loki ricordava. Essere madre l'aveva cambiata, il suo cuore era un luogo sacro ricolmo d'amore.
«L'immagine del tuo assassinio mi tormenta ancora, quasi ogni notte rivedo i tuoi occhi rossi di sangue e sento l'eco delle tue ossa spezzarsi in mano a Thanos. Per lungo tempo ha provato un imperdonabile rancore nei tuoi confronti, e concedimelo dato che hai abbandonato me e Atali.»
«Non vi ho abbandonate, sono andato via per darvi la possibilità di ricominciare. Io sono sempre stato fonte di guai.»
«Tu sei fonte di gioia per me e lo saresti stato anche per tua figlia. Ma è inutile guardare al passato e tormentarsi. Ora siamo qui non conta altro.» Loki la interruppe con un bacio disperato. Non avevano più bisogno di parole, qualsiasi cosa sarebbe stata superflua e già detta. Frida si avvinghiò a Loki e lui allora si alzò in piedi reggendo il peso di Frida. Fu una danza goffa di gesti estremi. Non riuscivano a smettere di baciarsi e di stringersi, nemmeno a star fermi.
Loki poggiò la schiena di Frida alla portafinestra ma questa si spalancò senza che lui lo avesse previsto. Così capitolò in avanti col rischio di cadere, camminando a piedi scalzi sulla neve nel piccolo balcone, poggiando a sedere Frida sulla ringhiera in pietra. Lei sobbalzò per il gelo mentre il forte vento della bufera la rese ancor più sfatta e tremante.
Le mani di Loki le strinsero forte le braccia per proteggerla dall'altezza in cui lei era quasi in bilico. Lei, senza paura e folle d'amore stregato, lasciò tutti gli appigli lasciandosi sostenere solamente da Loki. Frida abbandonò il suo corpo oltre il balcone, pronta a concedersi al vuoto sotto di lei. I lunghi capelli desideravano già toccare il vuoto lì così in basso mentre Frida continuò a rilassarsi pericolosamente nell'oblio.
«Io mi fido di te.» disse a Loki a voce bassa, facendosi più pesante tra le mani di lui.
Il cuore di Loki batté all'impazzata. Era spaventato che una piccola distrazione da parte sua avrebbe fatto precipitare Frida, ma voleva stare alle sue provocazioni e dimostrarle dove potesse arrivare per lei.
La guardò con la devozione di un martire, man mano trasformandosi in gigante. La pelle si macchiò di blu ricoprendosi di segni sopraelevanti come cicatrici. I suoi occhi verdi diventarono vermigli mentre la neve si posava sulla sua lunga chioma nera e ramata.
L'asciò bruscamente le braccia di Frida che con terrore si sentì mancare. Un acuto strillo di paura le graffiò la gola ma con la stessa velocità con cui Loki l'aveva mollata la strinse più forte dalla schiena. L'aveva fatto di proposito per raccoglierla tra le sue braccia e allontanarla dalla caduta.
Lei tremò contro il suo petto ansimando per lo spavento. Loki le si avvicinò all'orecchio e le sussurrò con il fiato caldo: «Ed io non tradirò mai la tua fiducia.»
Frida rimaneva comunque una stupida, una povera ingenua ragazzina. Non sarebbe mai stata veramente al sicuro tra le braccia del dio degli inganni.
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