Capitolo 17


Loki attese prima di uscire da quella stanza calda dall'aria pesante. Axel dormiva profondamente ed anche Frida sembrava caduta indisturbata nel sonno. Loki le accarezzò piano la fronte per assicurarsi un'ultima volta che non fosse sveglia. Frida non sembrò avvertire quell'amorevole tocco così Loki ne approfittò per sgusciare silenziosamente via dal letto e rivestirsi. Aveva oltrepassato parecchi limiti eppure non si sentiva ancora pronto a condividere il sonno con la sua piccola Frida, era qualcosa che gli portava troppa malinconia. E poi anche dopo il sesso intenso l'insonnia di Loki non gli aveva tregua.

Infilò gli stivali di pelle e come ultima cosa si avvolse le spalle con la lunga pelliccia bianca. Aveva i lunghi capelli in disordine, li raccolse in un pugno e li acconciò in uno chignon morbido.

«Non rimani?» la voce di Frida alle sue spalle era rauca per la sonnolenza.

Loki rimase sorpreso e mortificato, si sentiva come un ladro colto in fragrante. Si voltò con un sorriso sfacciato mentre la pelle delle sue mani stava diventando azzurra. 

«Come mai sveglia liorit?» rispose lui.

«Ho sentito che ti alzavi, non hai sonno?»

Quanta gentilezza, e poi l'innocenza. Frida era una donna eppure Loki la sentiva ancora ragazzina.

«No, a dire il vero.» le disse.

«Andiamo a fare una camminata.» propose Frida coprendosi il seno con le lenzuola. 

Loki sentì un nodo alla gola far crescere nei suoi occhi, ora rossi, deboli lacrime. Era quello che gli era veramente mancato, non il sesso, non la passione e la tensione, semplicemente l'amore. Frida che gli camminava di fianco per non lasciarlo da solo.

«Certo» Laufeyson si soffermò sugli occhi vitrei di Frida «mi piacerebbe molto.»


Axel non si svegliò nemmeno quando anche Frida abbandonò il letto. Aveva poca importanza anche se si fosse accorto di essere solo, l'incantesimo stava funzionando meglio di quanto Loki immaginasse, la cosa non avrebbe generato alcun problema. 

Loki aveva dato a Frida il più caldo dei suoi cappotti, lungo fino alle caviglie e con le maniche troppo larghe per lei. Ma non era spiacevole, la faceva sentire protetta come se Loki stesso fosse quella giacca. In fondo aveva anche il suo odore.

A quell'ora lontana nel palazzo vuoto non si udiva anima viva. Le ragazze erano nelle loro stanze, la misera servitù evitava di farsi trovare in giro e i due amanti ardenti di desiderio poterono camminare senza timore ed imbarazzo ovunque volessero.

Tra battute provocatorie e risate scesero nella parte più nascosta del palazzo costruito nella roccia. Loki prese per mano Frida scortandola giù per le scale di ghiaccio trasparente, lunghe e alte. Esse conducevano ad un sotterraneo molto ampio con le mura ed il soffitto ricoperti di lunghi stalattiti di ogni dimensione. Vi era solamente una breve distanza tra l'ultimo scalino di ghiaccio durissimo ed un enorme sorgente limpida di acqua cristallina. Era quella conca profonda e ampia ad illuminare tutto lo spazio sotterraneo. L'acqua non era gelata, e Frida non se lo seppe proprio spiegare considerando che senza l'aiuto delle pietre magiche al suo collo sarebbe morta assiderata in meno di quindici minuti. Ad ogni suo respiro un denso soffio di vapore bianco le si allontanava dal viso mischiandosi alle increspature dell'anima di Loki di fianco a lei.

Rimase senza parole dinanzi a quel luogo magico, dove il fondale della sorgente quieta generava un bagliore fortissimo di luce bianca. I riflessi delle deboli increspature dell'acqua e delle centinaia di stalattiti creavano un'aurora boreale senza colore, come se Loki e Frida fossero dentro ad un raggio di luce.

«Vedi?» Loki si avvicinò al margine della fonte portando Frida con se «Il fondale è fatto con una zolla di sole.»

Frida sorrise sentendosi ingannata; «Pensi che io ti creda davvero?» gli domandò con spiritosaggine.

Loki, con la pelle blu ed i capelli mossi spostati su di un lato del petto, sollevò le spalle e mostrò i denti perlati: «Sei su un altro pianeta con un dio in carne de ossa, avvolta dalla magia. Credi che questo invece sia assurdo?»

Frida si strinse le spalle, in effetti Loki non aveva tutti i torti. Si avvicinò di più alla riva, sporgendosi con il capo per osservare meglio la luce intensissima. Non seppe definire il vero livello dell'acqua, avrebbe potuto essere profonda miglia o poche decine di metri.

«Coraggio, toccala.» la incoraggiò Loki.

«Cosa, l'acqua?» domandò incredula Frida.

«Ovviamente.» replicò il re.

Frida rise battendo le mani; «Se tu avessi davvero ragione morirei per via delle radiazioni!»

Loki le si avvicinò abbracciandola da dietro. I due dondolarono piano cullandosi con amore, sorridendo come due ragazzini. Con il mento poggiato sul capo della donna Loki guardò la meraviglia davanti a loro.

«Il padre di mio padre, l'antico re di Jotunheimr -un avido collezionista di rarità- rimase ammaliato nel sentir parlare del Sole attraverso racconti di Maestri e viaggiatori lontani. Caldo, luminoso, intoccabile, venerato dalle vecchie civiltà midgardiane come fosse un dio. Se solo fosse stata una donna lo avrebbe sposato, il Sole. Ne era ossessionato, voleva ad ogni costo un pezzo della stella più grande del vostro sistema solare.» raccontò Loki.

Frida si incuriosì, incredula: «Come fece a prendere il sole? E' letteralmente impossibile.»

«Non avendo i mezzi necessari per mandare i suoi uomini a morire tentando in questa folle missione si rivolse ad Atum, divinità egizia del sole.»

«Fermati un attimo, mi stai dicendo che gli dèi egizi sono reali?!» sbottò Frida alzando il viso verso Loki. Lui non sciolse il loro abbraccio, continuando a sorridere.

«Io, dio del caos, esisto come esisti tu. Perché mai trovi incredibile che esistano altre entità divine diverse dal mio o dal tuo di regno?»

«Loki mi stai completamente stravolgendo l'esistenza.» esclamò lei fissando un punto impreciso di fronte a se. Loki si chinò all'altezza dell'orecchio di Frida, facendo tentennare tra loro i numerosi cerchi d'oro al suo lobo. Le passò appena la lingua sulla cartilagine sussurrandole: «Non avevo dubbi.»

Frida gli diede una gomitata scherzosa sul fianco, così entrambi risero dondolando ancora stretti insieme.

«Quindi, come fece Atum a dare un pezzo di sole a tuo nonno?» la brama di conoscere la fine della storia fu incontrollabile.

«Atum andò sulla superfice del sole e ne raccolse una fetta, grande come il lago che vedi qui. Lo racchiuse in una pietra d'ambra e lo consegnò al vecchio sovrano gigante, che in cambio gli aveva promesso in sacrificio duemila dei suoi migliori combattenti. Lo scambio avvenne, ma il mio progenitore si infuriò quando ricevette un misero minerale che poteva tenere nel palmo di una mano. Venne qui, prima che il palazzo venisse costruito, e in un impeto di collera scaraventò il regalo di Atum in terra credendo di essere stato ingannato. Con stupore dovette ricredersi. L'impatto con il suolo ruppe il cristallo giallo e da lì uscì finalmente il pezzo di sole che tanto desiderava. Si fece spazio nella profondità del terreno e sciolse con il calore la neve ed il ghiaccio in questa caverna. E' da quel giorno che illumina in segreto questo mondo, l'unica vera fonte di luce su questo desolato ed oscuro pianeta.» terminò Loki.

«E' incredibile, da non crederci.» gli disse Frida con gli occhi vitrei di emozione.

«E' pura e potente magia.» Loki si inginocchiò alla fonte immergendo una mano nell'acqua calma.  «Vedi? L'acqua è solamente calda, non ti danneggerà in alcun modo.»

Frida fu dapprima un po' restia, spaventata dall'idea che la materia del sole nell'acqua potesse essere letale come lei sapeva. Ma si fidò di Loki, per lei quello fu un enorme atto di cieca fiducia.

Lasciò cadere il pesante cappotto in terra e si avvicinò all'acqua toccandola con le dita dei piedi. In effetti era come gli aveva detto Loki, l'acqua era semplicemente calda come se fosse una sorgente termale. Non credette davvero alla storia del sole, scettica sul potere scientifico del sole adesso apparentemente innocuo. Ma fu bello pensare che fosse la verità, perché in fondo quel luogo pareva davvero magico.

I due sistemarono il lungo cappotto sul bordo del laghetto e vi si sedettero su, immergendo le gambe nell'acqua per riscaldarsi.

«Loki posso farti una domanda?» Frida si morse il labbro inferiore, battendo lentamente i piedi dentro l'acqua.

«Certamente liorit

Frida arrossì, sporgendosi con il torso i avanti. Loki vide i suoi lunghi capelli ricadere in avanti ed il volto bellissimo illuminato dalla luce che proveniva dal basso.

«Da quello che è successo e che sapevo non ho dubbi che tu sia già stato con gli uomini. Non credevo che questa esperienza, insomma di noi, di te ed Axel, mi riempisse il cuore di amore in questo modo. Non hai idea di quanto io sia immensamente felice che anche tu abbia avuto prova della meraviglia di Axel.»

Loki le sorrise fingendo tenerezza, non le avrebbe detto che in verità aveva scopato Axel solamente per assecondare l'incantesimo anche se ammetteva volentieri che l'esperienza non gli era dispiaciuta.

«Ho rivalutato Axel, adesso capisco perché lo hai voluto con te per tutti questi anni.» quelle parole da parte di Loki manipolarono facilmente Frida. Lei rise estremamente contenta e sollevata, poi si portò una ciocca di capelli dietro l'orecchio e guardò Loki negli occhi.

«Chi è stato il primo?» dunque gli chiese.

«Il mio primo uomo?» Loki si assicurò di aver capito la domanda.

«Sì.»

«Sorin, si chiamava.» le rispose con un pizzico di amarezza in voce. Gli venne davanti il volto del ragazzo a cui non pensava più da anni ormai. 

«Lo conobbi grazie ad Amora, ai tempi eravamo molto giovani ed io stavo ancora con Thurisaz, prima che lei se ne andasse...»

«Mi dispiace.» gli disse Frida, non aveva intenzione di fargli ricordare dell'amata.

«Non dispiacerti, non è colpa tua.» Loki si ricompose, tornando a sorridere con nostalgia.

«Nemmeno lo baciai Sorin mentre Thurisaz era ancora in vita e stava insieme a me, iniziai a giacere con lui solo dopo che rimasi solo. E' stato uno dei periodi peggiori della mia intera esistenza, e se inizialmente il rapporto con Sorin era puramente di natura sessuale rapidamente nacque un tipo di legame diverso, molto più sentimentale. Durò poco però, entrambi decidemmo che non era la cosa giusta ufficializzare le cose, a palazzo poi Odino non lo avrebbe mai accettato. Finché fosse soltanto sesso e si vivesse fuori dal palazzo poteva andare bene anche con dieci uomini, ma un principe deve pure sempre sposare una principessa.»

«Che cazzata.» gli disse Frida infuriata.

«Immagina il principe Loki Odinson a corte con Sorin, figlio bastardo di una puttana asgardiana e del dio Ra. In fin dei conti avremmo avuto bisogno di una bella dose di coraggio per uscire allo scoperto. Per fortuna quel coraggio poi lo hai avuto tu.» le disse.

«Ah si?» lo punzecchiò Frida.

«Oserei dire che hai avuto coraggio da vendere al nostro primo incontro sulla terra.»

Frida sbuffò: «Avevo solamente sedici anni e tu mille e cinquecento. Pensavo di poter fare ragionare un folle omicida semplicemente con delle belle paroline. Una perfetta pick me girl!»

Laufeyson rise non cogliendo l'ultimo riferimento; «Ci sei riuscita però.»

«Ho rischiato la vita come un'idiota, e l'ho fatto persino più di una volta! Sai cosa non ti ho mai detto? Sono tornata indietro nel tempo grazie agli Avengers, e ti ho rivisto su quel grattacielo a New York, ho rivisto persino me da ragazzina.»

«Cosa?! Adesso sei tu che prendi in giro me!»

«No lo giuro, ti racconterò meglio ma quando tu eri morto, prima che tornassi in vita durante l'ultimo scontro con Thanos ed il suo esercito, io ho partecipato ad una missione ed ho avuto la rara ed inestimabile occasione di poterti vedere ancora.»

Loki faticò a respirare regolarmente. Gli era doloroso e commovente da immaginare allo stesso momento. Prese una mano di Frida e la baciò sulla bocca profondamente, a dirle ti amo in ogni goccia di saliva.

«Noi due siamo fatti per stare insieme, è l'universo che ci ha uniti in un matrimonio celestiale che non si più infrangere.» le disse corrugando la fronte.

Frida rimase in silenzio. Poggiò una mano sul petto nudo di Loki, toccando la runa sulla sua pelle dedicata a lei, sentendo che il cuore la toccava ad ogni battito.

 «Siamo noi stessi l'universo Loki.»


Loki e Frida fecero di nuovo l'amore lì in terra, accanto al loro personale pezzo di sole, e quando decisero di smettere di oziare e di tornare nelle loro camere il re preferì rimanere un momento da solo dopo averla accompagnata. Per lui sopportare tutta quella compagnia e quella gioia era ancora difficile da gestire dopo anni di solitudine.

Si prese un momento per se e, sovrappensiero, non si accorse di essersi scontrato con Atali in corridoio. Lei aveva provato ad evitarlo approffitando della distrazione di Loki, ma il corridoio stretto le impedì di stargli alla larga. Il suo passo veloce la tradì e andò a sbattere con una spalla contro l'altezza imponente del padre.

Gli ottimi riflessi di Loki fecero sì che Atali non finisse per terra. La afferrò per un braccio magro e la sollevò in piedi impedendo ai suoi piedi di scivolare sul pavimento gelato.

La ragazza si strinse le mani sulla scollatura dell'abito nero, per vergogna di farsi vedere da Loki e come forma di protezione.

Loki fece fatica a mollare la presa gentile attorno al braccio della figlia. La guardò come se avesse davanti il più inestimabile dei tesori. Si fermò a metà nel gesto di sistemarle la frangia scompigliata divisa a metà sulla fronte. 

Era così perfetta, la carne della sua stessa carne. Si sarebbe staccato il cuore dal petto a mani nude per lei, se solo Atali glielo avesse chiesto. Guardarla negli occhi però gli fece anche tanto male.

Rivide per qualche istante gli stessi occhi verdi della neonata indifesa tra le sue braccia, nata nella guerra. E quel ricordo fu doloroso come un'esecuzione pubblica perché gli ricordò il momento dell'abbandono subito dopo.

«Volevo soltanto andare in cucina...» balbettò Atali sperando di potersi liberare dallo sguardo ambiguo di Loki.

«Certo, per di là.» le indicò.

«Allora vado.»

«Vuoi che ti accompagni?» sperò che gli dicesse di si.

Atali scosse la testa più volte mentre si era già allontanata da Loki. «No, no. Faccio da sola.»

«Atali?» la chiamò Loki. La giovane si impietrì dandogli ancora le spalle. Non voleva affatto un altro contatto visivo.

«Aspetta, volevo solamente...» Loki esitò restando fermo sul posto. «Volevo dirti tante, troppe cose, ma non saprei nemmeno da dove iniziare. Non ti ho mai davvero abbandonata, anche se può sembrare il contrario.»

Atali si voltò lentamente maledicendosi di non trovare le parole giuste per andare più lontano possibile da quel dannato discorso.

«Okay, va bene.» sembrò tutto fuorché gentile.

«Ti ho pensata ogni minuto di ogni giorno.»

Atali non voleva far polemica, anche se qualche parolina cattiva l'avrebbe espressa volentieri, provò quasi pena per quell'uomo.

«Va bene così, davvero, ti credo.» gli disse indietreggiando.

«Desidero solo che tu lo sappia, e che puoi contare su di me, anche se sono un mostro.»

«Non penso che tu lo sia.» un po' mentì, ma non credeva che Loki fosse un mostro fino in fondo.

«Averti qui è la gioia più grande di tutte per me.»

«Mi fa piacere.»

Loki camminò verso di lei forse in maniera brusca. La guardò ancora come un ossesso e le sfiorò le spalle con le dita; «L'amore che provo per te rimarrà immutato anche se tu mi odierai, e accetterò persino il tuo odio se è quello che vuoi sentire.»

Atali socchiuse le labbra e giocherellò nervosamente con le falangi delle sue dita.

«Non voglio odiarti per sempre.» gli rispose con la voce quasi infantile.

Loki sorrise abbassando le braccia per impedirsi di abbracciarla; «Adesso va, Ykaar avrà già preparato la colazione.»

E la vide andar via, la sua incantevole Atali. Vestita di nero come un corvo aggraziato e bella come la vita.


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