Capitolo 14


Loki avrebbe preferito sporcarsi le mani con il sangue di Axel e commettere un crimine tra i più sanguinosi invece di scagliare quel secondo incantesimo. Per fortuna in alcune decisioni riusciva ancora e riflettere in maniera razionale, ed uccidere a sangue freddo il marito di Frida avrebbe portato troppi danni collaterali ai suoi piani, tra cui perdere definitivamente la midgardiana. In quel modo poco ortodosso, invece, aveva ancora un barlume di speranza o addirittura una certezza quasi assoluta.

Chiuso nuovamente nella sua buia stanza Loki ritornò alla postazione dell'altare creato sul tavolo e con le candele. Voltò le pagine di quel libro stregato, saltando alcuni capitoli di rituali troppo sanguinosi e malsani.

Respirò profondamente convincendosi un'ultima volta di essere pronto a farlo, anche se l'idea gli dava già la nausea.

Baciare Axel di sua spontanea volontà sfidando la sorte era stata una cosa di poco conto, una piccola prassi dettata dall'istinto e dalla disperazione, ma l'incantesimo era tutt'altra storia. Axel sarebbe stato davvero innamorato di lui.

Loki poggiò le mani sul tavolo ed abbassò la testa, poi la scosse nervosamente cercando di non pensare più. Doveva essere spietato e gelido, come era stato fino a quel momento. Aveva fatto ben di peggio per arrivare ai suoi obbiettivi, ed aveva anche giaciuto con diversi uomini. Axel non era il primo, ma quello che potesse odiare di più.

Ma Loki non aveva trovato un piano migliore, deglutì il senso di nausea che aveva in bocca ed iniziò a leggere le rune che spiegavano l'incantesimo.

Era un sortilegio del sangue e delle rune, ossia un legamento. Un rito d'amore particolarmente efficace che prevedeva l'utilizzo del sangue.

Loki dispose come aveva fatto prima tutto il materiale nuovo sull'altare, e accese una candela lunga di colore verde. A seguito accese anche l'incenso che presto riempì l'intera stanza con il suo odore pungente.

Il dio incantatore versò idromele freddo in una coppa dorata al centro del cerchio fatto di candele bianche. Quando il boccale fu pieno fino all'orlo Loki vi immerse un dito, e con questo tracciò un cerchio completo attorno alla candela verde appena accesa.

Sfruttò la ferita fresca nel palmo della sua mano per riempire un barattolino di vetro con altro sangue caldo, esclusivamente versato per il nuovo incantesimo. Dovette tagliarsi più in profondità per far sanguinare velocemente l'apertura.

Loki emise un sibilo di dolore, stringendosi la mano all'addome nudo. Afferrò velocemente un fazzoletto di lino bianco all'interno dei suoi cassetti ed improvvisò una medicazione alla mano. Non fu sufficiente per fermare il sangue, ma almeno evitò che colasse ovunque.

Dentro al cerchio invisibile creato con il dito bagnato di idromele Loki affiancò alla candela la coppa dorata, la boccetta piena di sangue e i testimoni. Essi consistevano in due oggetti appartenenti ad entrambe le persone da unire.

Di suo Loki sacrificò la stoffa di lino inzuppata di sangue, per rafforzare sempre di più il legame, di Axel invece usò l'unica cosa che era riuscito a rubargli, ossia la forchetta che aveva usato a cena. L'oggetto più vicino ad Axel che Loki era riuscito a reperire.

Se di Loki c'era il sangue di Axel la saliva, anche se il quantità minime.

In quel momento Loki si fermò davanti agli oggetti chiudendo gli occhi. Doveva concentrarsi, e questa volta fu molto più dura che con l'incantesimo precedente.

All'inizio fu distaccato dall'immaginare di lui ed Axel in atteggiamenti intimi, ma poi si rese conto che in quel modo l'incantesimo non avrebbe funzionato, e per non vanificare tutti i suoi sforzi strinse i denti deciso a lasciare andare i suoi impulsi.

Aiutò la sua libido con una mano, toccandosi piano mentre nella sua testa sfrecciarono scene di erotismo tra lui ed Axel. Ogni tanto vedeva anche il volto di Frida, scacciandolo subito via dai suoi pensieri per non rischiare di inquinare l'effetto dell'incantesimo.

Immaginò lui ed Axel a baciarsi e a toccarsi, e ad un certo punto, stimolandosi con la mano, riuscì davvero a farsi piacere quel pensiero perverso e contorto.

Sarebbe stato solamente un po' di sesso, ed in fondo a Loki non dispiaceva.

Rischiò di venire toccandosi in quel modo così veloce, e capì che quella parte dell'incantesimo era bastata. Raccolse dall'angolo del tavolo tre ciottoli di fiume lisci presi fuori poco prima, impregnò nella boccia col sangue la penna di corvo e disegnò sopra di essi le rune Teiwaz, Dagaz e Berkana.

Chiamò a voce alta tutte e tre le rune appena scritte e recitò quanto seguiva nel libro:

«Col potere del sangue io vi chiamo! Teiwaz, Dagaz e Berkana! Col mio sangue vi vivifico, sorgete a me sacre rune di Odino! Donatemi l'amore di Axel, che lui sia mio. Teiwaz è la runa di guerra che attira e colpisce, Dagaz è la runa d'amore che prende e possiede, Berkana si offre al suo amore per sempre! Col legame del sangue nulla si può spezzare, col potere di Odino lui deve amare!»

Loki ripeté la formula per tre volte, e alla fine mescolò nella boccetta l'idromele con il sangue. Miscelò il contenuto finché non acquisì un colorito roseo, e chiuse la boccetta con un tappo di sughero.

Loki aveva creato un vero e proprio filtro d'amore che fece riposare tutta la notte al buio in uno scrigno. Avrebbe dovuto farlo ingerire ad Axel per far sì che l'incantesimo funzionasse.

Le tre pietre con le rune vennero conservate in un luogo segreto in quella stanza, mentre la candela, l'incenso e il liquido rimasto nella coppa furono gettati nello stesso corso d'acqua corrente fuori dal palazzo.

Loki attese con impazienza l'alba, correndo nelle cucine non appena le prime luci dell'alba gelida varcarono le finestre. In verità il sole non splendeva mai su quel pianeta di ghiaccio, il giorno era come una sera tarda sulla terra, la notte invece era un baratro di oscurità.

Il re del castello si era preparato proprio per apparire affasciante, e questa volta non agli occhi di Frida.

Aveva lavato la lunga chioma nera e rossa con saponi alla menta, acconciando i capelli in una grossa treccia morbida che gli scendeva lungo tutta la schiena. Aveva il petto nudo addobbato da un grosso gioiello con catene d'oro che si chiudeva sulle sue spalle. Somigliava ad un dio di lussuria, tintinnante d'oro e con il viso carico di fascino conquistatore.

Giunto alla dispensa guardò le tazze di latte caldo già pronte e disposte per essere servite agli ospiti. Ne scelse una in cui versare il contenuto magico di sangue e idromele, mescolando con un dito per cercare di far sciogliere il tutto con il latte.

Vide Ykaar che gli si stava avvicinando, pronto ad eseguire qualsiasi ordine gli fosse stato dato. Loki sorrise, sembrava davvero di buon umore, come non lo era mai stato. Diede della pacche affettuose sulla spalla di Ykaar e gli diede un bacio a stampo sul lato della bocca.

Ykaar si pietrificò, terrorizzato da quell'insolito comportamento. Ormai temeva tutto di Loki.

Il suo padrone gli porse la tazza con il latte diluito, e gli disse senza spiegare: «Questa servila ad Axel, mi raccomando. E' meglio per te che tu non commetta errori.»

Ykaar lo guardò dritto negli occhi ed annuì, prendendo la tazza tra le mani. La prima cosa che pensò fu che Loki volesse avvelenare quel povero uomo, ma cercare di avvisare lui o Frida era una cosa troppo rischiosa.

Quando Ykaar fece il suo ingresso nella sala da pranzo, dove tutti quanti erano già seduti al tavolo pronti a gustare la colazione calda, lo sguardo minaccioso di Loki seguì il servo per tutto il tempo.

Ykaar eseguì l'ordine dato da Laufeyson, guardando Axel con gli occhi lucidi e l'espressione provata. Era certo che non appena l'umano avesse mandato giù il primo sorso si sarebbe accasciato e morto.

Frida invece era radiosa, chiacchierona e solare, allegra con la sua famiglia vicino ed i fratelli di Loki contagiati da quella positività. A palazzo serviva davvero una persona come lei.

Ykaar si sedette di nuovo vicino alle figlie di Frida, muovendo una gamba ripetutamente per colpa dell'ansia. Controllava Axel senza potergli levare gli occhi di dosso, e poi guardava Loki sghignazzare con l'attenzione rivolta anche lui ad Axel.

Attimi di tensione e ansia accumunarono sia Loki che Ykaar, finché Axel non mandò giù tutto il latte nella sua tazza.

Ykaar ansimò, certo ormai che Axel avrebbe avuto un qualsiasi malore, mentre Loki si pulì il labbro con il tovagliolo nascondendo un sorriso soddisfatto.

Axel si sentì immediatamente strano, ma la sensazione durò solamente qualche istante. Fu un calore piacevole che gli percorse tutto il corpo, viaggiò dal petto alla testa, poi alle mani, al basso ventre, e persino ai piedi.

Gli girò la testa per un attimo, e Frida se ne accorse poggiandogli una mano sul braccio.

«Va tutto bene?» gli chiese sua moglie.

Axel la guardò negli occhi, l'incantesimo non avrebbe compromesso i suoi sentimenti per Frida, ma ne avrebbe creati di nuovi per il suo rivale.

«Sì.» rispose sorridendole. Il suo sguardo andò a Loki, e lui lo sollecitò con espressione provocatoria.

Il cuore di Axel iniziò a battere forte, ed un'attrazione incontrollabile ed inspiegabile lo fecero vacillare.

Lo stesso sentiva Frida seduta di fianco a lui per la stessa persona che aveva scagliato su di loro dei potenti incantesimi.

Loki sorseggiò il suo thè pavoneggiandosi difronte ai due suoi nuovi ed impazienti amanti.

«Dunque, resterete per assistere all'incoronazione di Ardesia?» domandò Loki testando l'efficacia del suo incantesimo.

Senza indugiare Frida rispose: «Si, certamente.»

E quando Atali e Amaltea pensavano che il loro papà avesse obbiettato, restarono soprese da ciò che disse.

«Sì.» sbottò Axel quasi ne fosse entusiasta.

Frida non notò quello strano comportamento come avevano fatto le figlie, la magia stava cancellando ogni razionalità.

E Ykaar sapeva, anche se non era a conoscenza di cosa avesse fatto esattamente Loki, sapeva che le cose non sarebbero andate bene.

Il dio si sentì onnipotente, ed impaziente di provare il suo caotico misfatto.

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