Capitolo 13
Percepì sui piedi nudi le lenzuola spostarsi leggermente dal suo corpo. Loki si svegliò immediatamente; pur essendo riuscito ad addormentarsi subito dopo aver fatto l'amore con la sua Frida ingannata l'insonnia del dio non era sparita.
Era insonne da anni ormai, da quando la malignità lo aveva posseduto. Era abituato a baciare la sua bambina di ghiaccio sulla fronte augurandole la buonanotte, per poi rimanere sveglio nelle notti gelide e buie del suo nuovo regno, della sua vera casa.
Un peso silenzioso si era poggiato sul suo letto, gattonando con leggerezza tra le sue gambe separate nel grande materasso freddo. Loki scattò seduto afferrando violentemente l'intruso sul suo bacino.
Con il cuore in gola Loki ansimò. Non si era spaventato, piuttosto agiva come un predatore sotto attacco. Sollevò il viso e spalancò gli occhi rossi. La sua pelle era blu, nuda tutta, a coprire il sesso lungo era rimasto soltanto un lembo di lenzuolo e pelliccia scura di un animale di grossa taglia.
Loki allentò la presa violenta; Frida gli aveva preso una lunga ciocca di capelli sciolta dal petto giocherellando ingenuamente con essa.
Loki si accorse di essere capace di vederla oltre il buio, come se ci fosse una precisa illuminazione verso Frida, una sorta di riflettore bianco che accese la donna come fosse un'apparizione divina. Fu quella scena frammentata ed afrodisiaca a rendere cosciente Loki persino nel sonno: quel momento che stava vivendo era solamente un sogno.
Ne ebbe la conferma indiscutibile quando gli occhi azzurri di Frida cominciarono a piangere lacrime di sangue, dapprima più liquide, miste ad acqua, divenendo via via sempre più dense come frutto di una ferita appena inflitta.
Loki tentò di pulirle il viso imbrattato di sangue non riuscendo nemmeno a catturare il calore di quel liquido con le sue stesse mani, che restarono pulite.
«Come mai mi appari in sogno?» le domandò a voce bassa, inorridito da quella scena. Frida corrugò le sopracciglia chinando il capo di lato con scatti lenti e inquietanti.
I capelli lunghi della donna toccarono il letto, annodati e spettinati. Frida aveva indosso una veste nera trasparente, completamente aperta sul petto. Loki non se l'inventò tutti quei tatuaggi, se li ricordava ancora bene; le figure di donne storiche sulle braccia, le frasi in corsivo, le rune alle spalle, la mezzaluna al centro del petto, e poi ancora fiori e serpenti, disegni sfumati realisticamente e soggetti stilizzati con poche linee nere.
Loki le sfiorò l'addome magro ma Frida non reagì in alcun modo. Era il riflesso privo di anima dell'immaginazione di Loki.
Frida sollevò le braccia al petto spostando ancora di più lo scialle nero che le copriva per metà i seni abbondanti. Il frutto dell'inconscio addormentato del re gigante spalancò con delicatezza le labbra a cuore, mostrando i grandi denti superiori come se stesse provando a sorridere.
Il corpo di Loki si fece incredibilmente pesante, e lui non ebbe più le forze per tenersi seduto. Non appena provava a risollevarsi, o anche solamente a cercare l'equilibrio ricadeva contro il letto, finché non si trovò immobile e privo del controllo di se stesso.
Frida gli si era seduta a cavallo dei genitali, senza biancheria intima o altri abiti. Lo sguardo terrorizzato di Loki la guardò dal pube fino al viso impregnato di sangue per colpa delle lacrime che sembravano emorragie.
Il suo corpo, quello reale e addormentato, stava bagnando di sudore la sua pelle tornata rosa. Era accaldato e nervoso, si dimenava tra le coperte nel disperato tentativo di riprendere conoscenza e fuggire da quel brutto sogno.
Respirò boccheggiando e con gli occhi spalancati di terrore, a scene del genere c'era pure abituato, ma vedere Frida squarciata in quella maniera lo scioccò.
Lei aveva premuto le dita sul suo stesso petto tatuato, come se fosse una martire -o meglio- una strega torturata e folle per il dolore. Impallidita e con l'espressione tesa Frida non emise nemmeno un gemito; si capiva dalla crisi nel suo sguardo che stava soffrendo molto, ma nel tremendo sogno di Loki lei non poteva esrpimerlo né a parole né tantomeno a verso.
Con le unghie colorate si scavò sotto la pelle, lentamente e con precisione, continuando a fissare Loki totalmente impietrito. Frida separò i lembi sanguinolenti della sua carne, iniziando a creare una lunga ferita che dal petto scendeva fin quasi all'ombelico. Le lesioni erano a strati, prima l'adipe, poi i muscoli, e qualche accenno di grasso. Dilaniò il suo corpo in maniera precisa e quasi artistica, come se quel disgustoso buco di sangue fosse della stessa anatomia del sesso femminile.
Loki riuscì ad allungare le mani verso la donna, in un disperato tentativo di pregarle di fermarsi, ma Frida continuava a piangere sangue e ad aprire lo strappo con i suoi gesti leggiadri e lenti.
Non arrivò a mostrare le ossa della gabbia toracica, e nemmeno i polmoni o tantomeno il cuore pulsante si scorgevano da quell'ammasso sanguinolento. Al loro posto emerse dalle carni una ghiandaia imitatrice morta stecchina. Gli occhietti chusi e le piume azzurre sporche di sangue. Loki, almeno nello sconcerto, avrebbe voluto vedere il cuore di Frida; sarebbe stata la sua unica occasione, un tributo atristico degno di nota per entrambi. Il cuore di Frida era anche di Loki, innegabile. Al suo posto invece c'era quel vecchio uccello spiumato e senza vita.
Nel sogno Loki riuscì ad avvicinarsi, e così facendo vide meglio gli occhi neri e rossi della sua apparizione.
Frida abbandonò le braccia lungo il corpo mentre del sangue colò dai bordi della sua enorme ferita; «Questo è il mio corpo offerto in sacrificio.» disse lei senza mostrare alcun tipo di espressività.
Loki finalmente si tirò su e provò a stringerla forte tra le sue braccia. Boccheggiò forte, come se fosse arrivato al limite dell'apnea. Si era svegliato, seduto e sudato nella sua camera completamente al buio.
Si toccò la fronte e poi i lunghi capelli arruffati. Mise le mani sulle sue cosce nude e poi guardò intorno a se alla cieca come se cercasse ancora lo spirito di Frida tra il sogno ed i brusco risveglio.
Accese a fatica una delle candele bianche sparse per la stanza, e così facendo finalmente illuminò qualcosa. Il suo viso ad esempio, e poi portò con se la piccola fiamma chiara dirigendosi alla parete occupata da un'enorme libreria.
Gli scaffali erano gelati, ed i libri sulla loro superficie rovinati per il continuo scongelamento e congelamento delle pagine. Loki non manteneva mai una temperatura piacevole in quella sua grande stanza; era fredda e vuota, proprio come lui.
Setacciò i grandi volumi alla ricerca di un manuale ben preciso che ricordava di avere. Forse si stava facendo trasportare dall'angoscia di quell'incubo, oppure era il suo demonio a stuzzicarlo il panico per puro divertimento.
Quello non era stato un semplice sogno, Loki non faceva mai sogni stupidi. Ogni segno, immagine o eco riguardavano significati ben precisi, lui lo sapeva e basta. Dopotutto i sogni erano da sempre stati il suo mezzo preferito per comunicare. Quella notte qualcosa aveva provato a comunicare con lui, oppure si stava semplicemente ossessionando che quella fosse la verità.
In quelle condizioni Frida non gli auspicava nulla di buono. Diventò presto paranoico, non fermandosi neanche un istante a riflettere per calmarsi. Girovagava con frenesia per tutta la stanza, nudo e a piedi scalzi, continuando a ripensare con angoscia alle lacrime di sangue di Frida.
Il panico lo assalì completamente; se quel sogno aveva un signoficato allora voleva dire che qualcosa di brutto sarebbe accaduto a Frida, e Loki non poteva sopportarlo, non più.
L'unica soluzione che gli venne in mente fu non separasrene, finché lei fosse stata insieme a Loki lui avrebbe fatto qualsiasi cosa per proteggerla, tra le sue braccia non avrebbe corso nessun rischio. E forse era proprio quello che aveva cercato di dirgli in sogno, pensò Loki. Al corpo di Frida offerto in sacrificio a lui. Sacrificata al suo Dio per essere salva dall'oscurità.
Loki sorrise leccandosi le labbra umide. Poggiò il portacandela ossidato sul tavolo in legno e afferrò il libro che tanto cercava. Si sedette a quello stesso tavolo ordinato, ingobbito sul grande tomo di incantesimi. La copertina era fatta con la pelle essiccata e tirata di un gigante di jothunaim, ricucita in diversi angoli con degli spessi punti di sutura neri. Il figlio di Laufey sfogliò le prime pagine con cautela, leggendo le parole in runico che raccontavano di rituali, scarifici ed incnatesimi. Puntò un dito sulla carta indicando il titolo di uno di questi quando finalmente arrivò alla parte che gli interessava.
Il dio creò un cerchio di candele sul tavolo posizionando poi il libro aperto al centro. Le rune dicevano: Rito per potenziare un amore.
Quel rituale serviva per rafforzare un legame sentimentale in un momento di crisi.
Loki preferì iniziare con quello in via precauzionale. Aprì la sua vetrina piena di componenti utili per gli incnatesimi e portò al tavolo il necessario.
Accese prima una candela di colore azzurro e subito dopo, con la stessa fiamma, quella di colore rosa. Sempre con la fiamma della candela azzurra accese dell'incenso e da quel momento usò la sua massima concentrazione, cercando di visualizzare lui e Frida uniti nella gioia e nella passione. Fu molto più difficile immaginare un momento di spensierata felicità piuttosto che uno passionale.
Ma ci riuscì, ed anche bene. Ricordò quando da spietata e intrepida ragazzina Frida aveva cavalcato il mostro acquatico nel lago ad Asgard in cui avevano trascorso il tempo insieme una delle loro prime volte. Il suono della risata della giovane lo portò a rilassare i nervi di tutto il corpo; avrebbe dato qualsiasi cosa per rimanere incastrato in quel momento.
Quando raggiunse la concentrazione necessaria si alzò in piedi allargando le mani sopra il tavolo, con i palmi ben aperti.
Loki recitò a voce alta: «Sacre Rune dell'amore, io vi chiedo di unire indissolubilmente, legati strettamente, in nodi stretti stretti, Loki e Frida. Sacre Rune della passione, io chiedo l'unione per queste due persone, ora e per sempre indissolubilmente!»
Ripeté quella formula per nove volte consecutive, con il batticuore come se stesse recitando dei voti nuziali. Gli sembrò di star egoisticamente sposando Frida. Prese poi una piccola tela rettangolare, nascosta sotto al letto, su cui erano ritratti lui e Frida in maniera incredibilmente realistica. L'artista aveva usato gli oli, e ricreato i lienamenti di Frida solamente grazie alle descrizioni di Loki. Il dio aveva cercato in lungo e i largo per i regni un pittore all'altezza di quel piccolo quadro malinconico. Frida era straordinariamente somigliante alla realtà.
Loki voltò la tela togliendola dalla cornice d'oro traforata. Trattò con cura il ritratto poggiandolo sulla supercifie di legno del tavolo adibito ad altare.
Usò una lama sottile per tagliarsi il palmo della mano, raccogliendo in sangue in un calamaio vuoto. Premette il pugno per sanguinare il più possibile, e quando il contenitore straripò ci vollero alcuni attimi prima che smettesse di raccogliere altre gocce.
Non si medicò, lasciò che la ferita restasse aperta. Bagnò una penna di corvo nel sangue e con la punta disegnò sul retro bianco della tela le rune Isa, Berkana e Dagaz. Le scrisse anche su di un pezzetto di pentagramma vegetale, ed infine fuse questo e la tela gettandovi sopra la cera delle candele.
Avrebbe dovuto custodire gelosamente il dipinto unito con il pentagramma, come già faceva da tempo. Si vestì con una pesante pelliccia lunga ed uscì furtivamente per gettare il resto degli effetti del rituale in un piccolo corso d'acqua corrente ai piedi del suo palazzo.
Terminato quell'incantesimo, Loki tornò di corsa nella sua stanza.
Quella notte di luna crescente i riti non erano ancora giunti al termine.
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