II parte
Quando l'intervistatrice chiede a Harry, dopo varie domande poste ad altri, come gli piacerebbe trascorrere il suo tempo libero, lui risponde senza malizia e perfino un po' stralunato: "nel letto".
Forse, ripensando alla mattina e al risveglio con Louis.
E Louis aveva tossito, imbarazzato, concentrando di conseguenza l'attenzione su di sé e maledicendosi subito dopo.
"Harry dorme sempre e ovunque, non c'è da stupirsi" Aveva continuato, tentando di essere il più sarcastico possibile.
Avevano riso, ma soltanto Harry era rimasto serio con lo sguardo vacuo, perso nei meandri dei suoi pensieri scuri e turbinosi.
"Che ne sai che non faccia altro nel letto?" aveva ironizzato Niall con sguardo divertito.
Louis l'aveva fulminato con i suoi occhi, ora, freddi - sguardo che, tuttavia, passò indifferente agli altri.
Harry,invece, aveva finalmente sorriso — seppur impercettibilmente.
"Perché noi viviamo insieme" Aveva ribattuto Louis.
Harry l'aveva osservato e i suoi occhi verdi non erano mai stati tanto cattivi come in quel momento.
"Appunto" Aveva bisbigliato Niall, senza farsi sentire da nessuno.
All'intervistatrice, quell'ultima affermazione di Louis piace particolarmente.
E non ha sentito quella di Niall, per fortuna!
I found out that everybody talks
Everybody talks, everybody talks
[Everybody talks — Neon Trees]
"Chi sono le Larry shipper?" Chiese, difatti, poco dopo, la stessa.
Rimasero in silenzio per qualche secondo.
Liam aveva alzato gli occhi al cielo, allungando le labbra in un sorriso, mentre Niall aveva riso sotto i baffi. Zayn aveva guardato a terra — forse annoiato o forse per trattenere le risate anche lui.
Louis era rimasto di sasso, mentre Harry era totalmente assente e piuttosto silenzioso.
Nonostante quella domanda gli venisse posta ogni sacrosanta volta, per Louis e Harry, quella fu decisamente strana.
Non si fecero notare preoccupati, sorridendo a stento.
"Sono tutte coloro che credono che tra me e Harry ci sia una relazione segreta" Rispose Louis, gesticolando più del dovuto.
Aveva velocemente indirizzato, a fine risposta, i suoi occhi azzurri nella direzione di Harry, piegandosi appena col capo, ma poi se ne era pentito. "E scrivono strane fanfiction su noi due, insieme..." Aveva continuato Louis, facendo una smorfia — una finta smorfia.
Harry, che deviava ancora le sue occhiate, freddo e seccato, aveva abbassato il capo.
Si sentiva sconfitto.
"Da come ne parli sembra che ti dia fastidio questa cosa..." Aveva presunto la giornalista.
Louis aveva annuito, titubante. "Sì, l'ho già detto che per me sono tutte stronzate..."
Silenzio.
Liam, Niall e Zayn non sorridono più, ma guardano Harry.
Harry che continua a guardarsi le scarpe.
Si sente sconfitto per quelle stronzate.
"Però abitate assieme..." Aveva alluso, smaliziata, la donna, facendo sorridere il suo pubblico.
Everybody talks, everybody talk.
Everybody talks, too much.
[Everybody talks — Neon Trees]
"In realtà sono innamorati l'un l'altro, ma non lo sanno ancora" Ironizza Liam a bassa voce, come se non volesse farsi sentire dai due.
Ridono ancora tutti, perfino Louis — che, però, è palesemente teso.
Harry, no.
Harry è rimasto a "Per me sono tutte stronzate".
E non ride, preferisce il silenzio.
Ed è sconfitto.
Hey baby what you gotta say?
All you're giving me is fiction
I'm a sorry sucker and this happens all the time.
[Everybody talks — Neon Trees]
A fine intervista, Harry si alza, ancora silenzioso, e abbandona lo studio seguito dai suoi compagni.
Louis tenta di avvicinarsi, ma non ci riesce. Harry lo devia, glissandolo.
L'ultima cosa che può fare, ora, Louis, è toccarlo.
Poi Harry si toglie il microfono attaccato al viso e se ne va dallo studio.
A chi gli chiede "Dove vai?" lui risponde con "Vado a fare un giro".
E sparisce per tutto il giorno, lasciando quel silenzio sconcertante ad assordire le menti dei suoi compagni — soprattutto quella di Louis.
Louis rincasò dopo essere stato fuori per tutto il giorno con gli altri, escluso Harry.
Harry, che era sparito per tutta la giornata dopo l'intervista.
Harry, che all'sms di Louis, inviato nel pomeriggio con un semplice "Dove sei?", aveva risposto ore più tardi con un striminzito "Ci vediamo a casa".
Harry, che non era ancora tornato a casa.
Si sentì mancare il fiato, Louis, spaventato dal fatto che avesse rovinato tutto.
"Harry?" Lo chiamò invano, gironzolando per casa, mentre la voce gli moriva in gola.
Harry non c'era.
Prese il cellulare nella tasca dei pantaloni e digitò il suo numero velocemente, senza pensarci, appoggiandosi sul tavolo della cucina con i gomiti e attendendo, impaziente.
Perlomeno squillava. Uno squillo, due, tre... poi occupato.
Harry non aveva risposto e Louis aveva strabuzzato gli occhi osservando il cellulare, atterrito.
Dove era finito Harry?
"Che cazzo, Hazza!" Sbottò, ricomponendo il numero e premendo il tasto verde per far partire, di nuovo, la chiamata.
Quella volta, però, il telefono risultava spento.
Louis impazzisce, sapendo di aver fatto una stronzata.
Non sa spiegarsi ciò che è successo la mattina, in quel letto.
Sa soltanto che l'ha voluto, l'ha desiderato. Sa che quando Harry ha fatto capolinea ai piedi del suo letto, svegliandolo, in lui qualcosa si è aggrovigliato, trottolando felice di vederlo lì, vicino, con gli occhi verdi puntati addosso e il desiderio, espresso in essi, di volersi accoccolare accanto a lui un'altra volta — magari per sempre.
Riconosce che dormire tra le braccia di Harry, per un'altra volta dopo tanto tempo, lo ha fatto sentire bene, tranquillo — a casa, di nuovo.
Sa che svegliarsi tra le braccia del migliore amico è una sensazione diversa, naturale, libera.
Sa che averlo toccato, accarezzato ed essersi fatto ricambiare è... sbagliato, innaturale.
Eppure questo sbaglio gli è piaciuto. Tanto. Ed è questo che l'ha fatto spaventare, che l'ha fatto indietreggiare.
Quando, poi, la giornalista gli ha posto la domanda sulla "Larry", in lui qualcosa si è smosso.
L'ha atterrito, perché nel ricordarsi delle "Larry shipper" quel giorno — proprio quel giorno! — per la prima volta non ha più pensato che le loro idee fossero stronzate.
No, per la prima volta ha pensato: "Loro hanno ragione, hanno sempre avuto ragione".
They don't know about us.
[They don't know about us — One Direction]
Forza, esultate, perché io che sto scrivendo lo sto facendo.
Ok, questo era soltanto per sdrammatizzare; insomma per alleggerire la situazione.
Lo so che ho sortito l'effetto contrario, torniamo alla storia.
Quando Harry tornò a casa, poche ore dopo i tentativi di Louis di rintracciarlo, lo fece con il volto segnato dalla stanchezza e con un incredibile silenzio che era perdurato fin dalla mattina.
"Dove diavolo sei stato, Harry?" Gli chiese Louis, con la voce fin troppo acuta, girandosi verso la porta, seduto sul divano dove si era messo ad attenderlo, pensando troppo — decisamente troppo.
Harry l'aveva guardato con un sopracciglio alzato, lo sguardo vuoto e le occhiaie disegnate ai contorni delle iridi verdi — ora fin troppo malinconiche e prive della solita malizia che le caratterizzava.
"Sono andato a comprare i biglietti del treno" Sussurrò atono, chiudendo la porta di casa.
A quelle parole Louis si era alzato dal divano, atterrito. Aveva fissato le spalle di Harry, con gli occhi sbarrati, fin quando l'altro non si era girato verso di lui, gli occhi rivolti a terra.
"Per dove?" Chiese, avvicinandosi all'altro per tentare di afferrare il pezzo di carta che aveva tra le mani.
"Vado a casa" Aveva semplicemente risposto, guardandolo poi, dall'alto della sua altezza con un mezzo sorriso. Fece un passo indietro.
L'ultima cosa che Louis doveva fare, in quel momento, era avvicinarsi per toccarlo.
E Louis non poté fare a meno di pensare, senza il coraggio di aprire bocca e dirlo sul serio: "Ma è questa casa tua".
Eppure si sbaglia Louis o perlomeno non lo sa se Harry consideri quella — come fa lui — come propria casa.
È stato lui, difatti, ad andare nel suo letto per la prima volta. È stato lui a chiedergli di andare a vivere insieme. È stato lui ad accoglierlo nel proprio letto, una seconda volta. È stato lui che si è fatto abbracciare dal migliore amico.
Ma, soprattutto, è stato lui ad andare oltre...
Here we go again
I kinda wanna be more than friends
[Animal — Neon Trees]
Harry ha soltanto la colpa di essersi innamorato di Louis.
Perché Louis è incredibilmente disordinato e scorda le mutande nella sua stanza, perché Louis tenta di farlo felice cucinandogli i cannelloni — seppur congelati —, perché Louis adora il guanciale che gli cucina — quando in vent'anni l'ha sempre detestato —, perché Louis lo manda sempre a farsi fottere, perché lo accetta così com'è — anche con le chiappe al vento -, perché Louis si vendica — mostrandosi nudo —, perché lo fa sorridere, lo fa ridere, lo rende spensierato e libero, perché Louis si è lasciato abbracciare, perché al risveglio gli ha chiesto di andare a vivere insieme, perché Louis vuole adottare un figlio con lui — che poi si è trasformato in Darcy, il gatto — e perché Louis l'ha toccato, l'ha accarezzato, gli ha fatto raggiungere il Nirvana.
Perché Louis è capace di farlo star male — anche questo significa innamorarsi, dopotutto.
Ma soprattutto, perché con Louis, Harry si sente a casa.
They don't know how special you are.
They don't know
What you've done to my heart
They can say anything they want,
Cause they don't know about us.
[They don't know about us — One Direction]
Il resto, come dicono gli antichi, è storia.
Em, nel senso che già lo sappiamo.
Breve riepilogo?
E breve riepilogo sia.
Harry prepara la valigia sotto lo sguardo di Louis. Louis tenta di sdrammatizzare, ma non
ci riesce — esattamente come non ci sto riuscendo io... Louis, ti compatisco.
Sempre Louis legge negli occhi di Harry che qualcosa non va e, anche se sa benissimo cosa non vada in tutto quello che è successo, fa finta.
Fa finta, come Harry, che vada tutto bene. Però chiede; domanda perché vuole che parlino, discutano... Pur di evitare tutto quello che sta accadendo.
Perché alla sola idea che Harry, quella notte, non dorma sotto il suo stesso tetto, lo fa stare male, non lo fa respirare.
Come può andarsene? Così? Senza un minimo cedimento?
Poi si arrabbia, tenta di andarsene. E Harry, allora, freddo come è stato tutto il tempo, si scioglie e cede.
Perché è innamorato. Perché anche se soffre, non vuole andarsene in quel modo. Vorrebbe restare, dire tante di quelle cose che però non pronuncia.
Perché sarebbero stronzate — secondo Louis.
It started with a whisper
[Everybody talks — Neon Trees]
Così "Non fingo" dice semplicemente, abbracciandolo. "Ma devo andare" pensa.
"E lo so che tu mi conosci meglio di chiunque altro. Ma in questo caso ti stai sbagliando." Continua, soffiandoglielo sul collo. "Ma se mi dici che non è una stronzata il fatto che io mi sia innamorato di te, resto." Pensa, chiudendo gli occhi per trattenere le lacrime.
Parla ancora, Harry, senza sapere bene cosa stia dicendo.
Attende, mentre nella sua testa continua a promettersi che se solo Louis gli chiedesse di restare, lui lo farebbe — nonostante faccia male, nonostante siano stronzate.
Poi Louis si gira verso Harry per ricambiare l'abbraccio e Harry torna a sperare. Apre gli occhi, illuminati da una luce smeraldina, "dimmi di restare" pensa con ossessione.
"D'accordo, sbrigati ora, altrimenti farai tardi per il treno"
Eppure Louis non lo ferma e la speranza di Harry muore insieme alla stronzata di essere innamorato del suo migliore amico.
Louis tenta di sciogliere l'abbraccio, dopo quelle parole, ma Harry non vuole lasciarlo andare.
Non ancora, non è pronto.
Così l'afferra di nuovo e l'abbraccia. E Louis tituba, all'inizio, ma poi ricambia con vigore.
Perché anche Louis non vuole lasciarlo andare, perché è perso sapendo che il suo migliore amico non dormirà in quella casa, con lui, per non si sa quanto tempo.
Perché Louis vuole gridargli di restare con lui. Perché anche se inizialmente pensava fossero stronzate, ora non crede più che lo siano.
Però tace.
Perché non è egoista. Perché se Harry vuole tornare dalla sua famiglia, non può costringerlo a restare con lui — in quella che lui crede essere la loro casa.
Perché se per Harry non è quella la casa in cui si sente bene, così come è, invece, per Louis, lui non può farci nulla.
Perché Louis non può fare l'egoista con la persona che ama.
"Vuoi che ti accompagni alla stazione?" Chiese Louis, sul ciglio della porta.
Harry si era semplicemente girato a guardarlo, negando poi con un gesto del capo. "No, ho chiamato il taxi. Grazie lo stesso." Rispose, abbassando lo sguardo come se fosse sconfitto.
E lo era.
Perché erano stronzate.
I don't wanna hide any part of me
from you.
[Underneath - Adam Lambert]
"Resta. Non te ne andare. Rimani."
"Dimmi di restare, di non andare via, di rimanere."
Pensano entrambi, ma non se lo dicono.
Poi dopo un sorriso appena abbozzato Harry aveva trascinato il trolley lungo il vialetto di casa e, infine, fuori dal cancelletto. Prima di salire sul taxi, però, si era concesso un altro sguardo verso casa — la loro casa.
Sorrise nuovamente a Louis che lo fissava pallido e apparentemente tranquillo — mentre dentro, invece, stava combattendo la terza guerra mondiale.
Louis gli sorrise in risposta, chiudendo la porta alle sue spalle prima di mostrare le sue debolezze, prima che il suo egoismo potesse avere la meglio in lui.
E Harry salì in macchina, velocemente, prima di mostrarsi debole al ragazzo che commentava quelle cose, etichettandole come "stronzate".
Quando Louis chiude la porta, sente che quella non è più la sua casa.
E allora capisce.
Capisce che non è tanto un tetto a fare una casa, ma la persona che ti fa sentire a casa ad esserlo.
E Harry è la casa di Louis.
*
Quattro giorni sono l'eternità, penserebbe Louis.
Quattro giorni, però, ci sono voluti.
Sbuffò, annoiato mentre guardava un film alla tv, stravaccato sul divano, ancora in pigiama — il suo fedelissimo pigiama a righe.
Quattro giorni.
I capelli scompigliati, l'alito cattivo, sudaticcio come se avesse la febbre.
Ottantaquattro ore, trentanove minuti e quindici secondi.
L'ennesima commedia romantica alla tv, l'ennesimo piantarello per quegli squallidissimi film, l'ennesimo sbadiglio, l'ennesima assenza di voglia di andare a dormire. L'ennesima insonnia, provocata dalla paura di sognare un ragazzo dai capelli ricci e gli occhi verdi, freddi, che lo aveva tristemente abbandonato.
Quattro giorni.
Perfino Darcy, il gatto, si era stufata di stare accanto al proprio padrone.
Perfino Darcy si teneva a debita distanza da Louis, perché aveva iniziato a puzzare di un melenso pessimismo.
Questo è quello che succede quando Harry se ne va di casa e Louis rimane da solo.
Quattro giorni e Louis è abbandonato sul divano, in pigiama, a deprimersi con le commedie romantiche che lo fanno piangere. E se solo si guardasse, Louis, si direbbe che fa schifo, che dovrebbe riprendersi, che dovrebbe riderci su... Perché, cazzo, lui è Louis Tomlinson.
Sbuffa, invece, e prende un fazzoletto per soffiarsi il naso.
Si sente uno schifo. Forse dovrebbe farsi una doccia — ma ha scordato cosa sia il verbo "lavarsi" e forse la colpa sta nel fatto che è riflessivo e lui ha sempre odiato i riflessi.
Il telefono, poi, vibra e lui fa un movimento veloce per afferrarlo sul tavolino che ha davanti, sperando che sia Harry.
Si stira perfino un muscolo e mugugna di dolore, ma apre il messaggio con la speranza a infondergli l'idea che sia Harry. Ne è sicuro.
Sta diventando pazzo, Louis, senza Harry.
Quattro giorni. Ottantaquattro ore, quarantatre minuti, sedici secondi. Tutto quel tempo e di Harry ancora nessuna traccia.
La speranza muore. Il messaggio è di Liam. Un Liam decisamente preoccupato.
Louis non risponde, ma, preso da un raptus di cedimento, scrive un messaggio a Harry.
Perché non ne può più di quel silenzio.
"Mi manchi.
Come va, lì, dai tuoi?
Torna a casa, Hazza.
Tuo Louis."
Il messaggio più o meno funziona così: Ammissione, domanda inutile, seconda ammissione con annessa dichiarazione palese - per quanto sia banale - e firma finale con seconda dichiarazione.
Tuo.
Sì, perché Louis si sente di Harry. E non pensa più che questa sia una stronzata.
Louis esita un po', con il dito sopra al tasto per l'invio. 'Inviare o non inviare è questo il problema.' Ma, poi, si sente un idiota a citare Amleto — e anche io mi sento un idiota — e invia, senza pensarci.
Se ne pente subito dopo.
Perché alla fine ha fatto l'egoista, Louis.
Harry gli rispose pochi minuti dopo, come se aspettasse un sms da Louis, come se non vedesse l'ora di essere cercato dal migliore amico.
"Se stai cercando quel film con il cane, il titolo giusto è 'Torna a casa, Lessie' non 'Hazza'. Sei vergognoso, nessuno si sbaglia su Lessie. È storia.
Harry".
Diceva il messaggio.
Louis rise, mentre leggeva. Harry, nel rispondergli, era stato Harry. Il suo Harry.
Non rimase nemmeno male per il fatto che l'altro avesse taciuto riguardo alla sua ammissione (numero uno e due).
Non gli importava. Harry aveva risposto con una battuta. Era sereno. Perciò sarebbe tornato presto, lo sapeva Louis.
Mentre gli scriveva una risposta, però, ricevette un altro sms.
E non era Liam.
"Ah, mi manchi anche tu, Boo Bear.
Harry".
Diceva, ancora. E il sorriso di Louis, sul suo volto, non aveva fatto altro che accentuarsi, mentre una trottola felice sguazzava all'interno del suo stomaco.
Poi, un altro sms.
Harry non dava proprio modo a Louis di poter rispondere.
"Ah — comunque — torno presto.
Harry".
Attese qualche minuto prima di rispondere, pensando che Harry gli inviasse un altro sms per il puro divertimento di importunarlo.
Ma non lo fece, così digitò velocemente: "Tipo quando?"
In realtà Louis voleva scrivere tantissime altre cose, ma non ci riusciva.
L'ennesimo messaggio di Harry lo fece sussultare, seguito dal suo cuore.
"Tipo domani"
E a quel punto il povero cuore di Louis Tomlinson non ha più retto e si è fermato.
Louis è morto a causa di un sms.
...No, no, sto scherzando.
Non vedete, però, l'onnipotenza che ho?
Qui inserire risata malefica.
Quattro giorni, ovvero ottantacinque ore, due minuti e sei secondi ci vollero per far tornare a sorridere Louis.
Perché Harry sarebbe tornato l'indomani e tutto sarebbe andato per il meglio.
"Non puoi proprio fare a meno di me" Aveva scritto, velocemente; domandandosi, poi, preoccupato, se avesse esagerato.
La risposta di Harry, però, lo tranquillizzò.
"No, non posso.
Devo tornare a casa.
Tuo Harry."
E quell'sms si divide così: ammissione numero uno, ammissione numero due, firma per rendere palese ammissione numero uno e due.
Tuo.
Perché anche Harry si sente di Louis.
Louis esulta, saltando in piedi, insieme al gatto che, però, balza - con un miagolo a causa dello spavento — sul davanzale della finestra.
Darcy sta odiando, decisamente, Louis e sta sicuramente pensando a mille modi per ammazzarlo — magari durante il sonno.
Louis, invece, pensa che è arrivato il momento di farsi una doccia.
Welcome to my world of truth
[Underneath - Adam Lambert]
Ci sono voluti quattro giorni e un paio di sms per far tornare a vivere quel bradipo di Louis.
C'è voluta, in realtà, soltanto la consapevolezza di sapere che nel dizionario di Harry alla parola 'Casa' ci fosse il nome 'Louis' marcato a caratteri cubitali.
"Ti sto aspettando,
Tuo Louis."
Say goodbye to my heart, tonight.
[Animal — Neon Trees]
"Liam, sto bene. Domani torna Hazza" Risponde Louis, finalmente, all'sms preoccupato dell'altro ragazzo. E lo fa con un pigiama nuovo addosso, l'alito fresco, i capelli in ordine, il corpo pulito e il sorriso stampato, ancora, in volto.
Ma, soprattutto, risponde a quell'sms tra le coperte del letto di Harry, con il suo odore ad avvolgerlo.
Letto dove ha dormito per quattro giorni.
———
Louis.
Andare oltre. Tacere. Parlare troppo. Non capirsi. Fingere.
Mancarsi. Sopravvivere.
Ritrovarsi. Sorridere. Vivere.
Attendere. Attendere di ritrovarsi.
Sorridere. Liberarsi.
Harry.
"Che fai, Carrot?"
Continuano a scambiarsi sms, Harry e Louis.
Non sa, Louis, come sia riuscito a resistere, eppure è mattina e Harry è già in viaggio per il ritorno.
Ha dormito abbastanza bene, quella notte. L'insonnia, con il pensiero di ritrovare Harry l'indomani, è sparita.
Ha dormito, Louis, abbracciato dall'odore di Harry.
Quattro giorni. Ora quasi cinque.
Non sta più nella pelle, sembra una ragazzina di dodici anni davanti ai cancelli di uno stadio mentre attende l'ingresso per il suo primo concerto.
Si siede sullo sgabello della cucina, si rialza, afferra un'altra carota e la divora.
Si ridiede, puntellando il piede sul poggiapiedi, impaziente. Guarda l'ora, il telefono e poi la porta.
È fomentato. Troppo.
"Non ci crederai, ma sto mangiando una carota" Risponde e ride.
":D Sono un fottuto indovino, CARROT" Risponde e Louis sa che anche Harry sta ridendo.
"Quanto manca per il tuo arrivo, indovino?" Chiede, allora, Louis.
L'ho già detto che è impaziente?
"Indovina? LOL" È la risposta del migliore amico. Louis alza un sopracciglio, sbuffando, mentre un altro sms arriva, rapido: "Ah no, scusa, sono io l'indovino. Tu sei solo il mio Boo Bear." Commenta.
Louis ride alzando gli occhi al cielo.
Suo.
Freme.
Poi arriva un altro sms. Louis ride.
Harry ha il vizio di mandare messaggi a ripetizione. Harry ha il vizio di divertirsi con poco.
"Ah... comunque sono al cancelletto di casa nostra"
Suo.
Nostra.
Casa.
E a quella notizia, Louis salta dallo sgabello, facendolo cadere rovinosamente a terra.
Poi corre alla porta — alzerà dopo lo sgabello, forse.
La apre e Harry è lì, che paga il taxi e si gira a guardare la casa. Poi abbassa lo sguardo, incontrando quello di Louis.
Accenna appena un sorriso.
Harry è lì, con il suo trolley, davanti al cancelletto; con la sua capigliatura spettinata e i suoi ricci indomati, vestito d'appunto con un trench nero addosso. Con il suo sorriso, ora marcato dalle fossette dolcissime ai lati delle labbra. Con i suoi occhi verdi, illuminati e acquosi, ora riflessi in quelli azzurri di Louis.
E allora Louis, che non odia più così tanto i riflessi, corre ad abbracciare il suo migliore amico.
E non è importante che stia piovendo e che, probabilmente, le sue ciabatte si romperanno.
Stava piovendo a Londra, quando Harry abbracciò Louis, dopo quattro giorni trascorsi uno lontano dall'altro.
O meglio, quasi cinque.
Stava piovendo quando Louis, abbracciando Harry, aveva fatto piegare il cancelletto con un tremendo scricchiolio.
Pioveva più del solito, ma a nessuno dei due importava se si stessero bagnando; troppo impegnati a sentirsi di nuovo a casa, l'uno nelle braccia dell'altro.
"Me ne vado più spesso, se poi mi accogli così" Aveva soffiato Harry sul collo di Louis, ispirando quell'odore che, torturandolo, gli era mancato più di tutto il resto.
L'altro si era staccato appena, per incrociare gli occhi di Harry. L'aveva squadrato — male, malissimo — e poi aveva sorriso, minaccioso.
Piove, quel giorno, quel sabato, quando Harry torna a casa.
E si stanno irreversibilmente bagnando da capo a piedi, ma non gli importa. Troppo impegnati a stringersi, con la promessa taciuta di non abbandonarsi più.
"Non t'azzardare a lasciarmi di nuovo, zucca vuota" Aveva risposto Louis a un paio di centimetri dalla bocca piena di Harry.
Pioveva, mentre Harry e Louis si osservavano, abbracciati, rispettivamente l'uno la bocca dell'altro.
Si sorrisero, mentre si avvicinavano entrambi, facendo congiungere le loro fronti.
"Mi dispiace" Soffiò Louis, stringendo le braccia intorno alla vita di Harry.
E piove.
E lo sgabello, in cucina, è caduto.
E il cancelletto, probabilmente, si è rotto.
E le ciabatte di Louis sicuramente saranno da buttare.
E la gente li osserva — sebbene quello sia un quartiere desolato.
E piove a Londra, più del solito.
Ma non importa. Importa soltanto Harry per Louis. Louis per Harry.
Niente altro.
Le fronti ancora unite, gli sguardi ancora incatenati e le bocche ancora divise.
"Per cosa ti dispiace?" Chiese Harry, mentre carezzava con una mano il fondo della schiena dell'altro, da sopra il cardigan a righe.
"Per aver detto che fossero tutte stronzate" Sussurrò Louis, mentre negli occhi traspariva tutta la sincerità, espressa perfino nel suo tono delicato di voce.
Harry sorrise, mostrando di nuovo quelle due tenere fossette.
Poi tornò serio, fissando le labbra sottili di Louis con ostinazione.
"Quali stronzate?" Chiese, ancora, spavaldo e con il suo tono profondo e quasi nasale.
Louis sorrise, perfino con gli occhi mentre sospirava.
Aveva pensato a tante cosa da dire, per rispondere, ma ogni qualvolta che osservava quel ragazzo, ogni qualvolta che i suoi occhi incrociavano quelli di Harry, o la sua bocca, Louis dimenticava cosa volesse dire.
E poi erano decisamente troppo vicini per poter parlare razionalmente. Perciò quella volta Louis optò per agire, piuttosto che spiegare.
Piove a Londra, quel sabato.
Piove forte, come non succede da tempo; e Harry e Louis sono fradici, ancora abbracciati e con le fronti l'una sull'altra.
Uno sgabello è a terra, nella cucina.
Un cancelletto è rotto — e rimarrà così se nessuno si accingerà ad aggiustarlo.
Le ciabatte non hanno più speranze, sono da buttare.
La gente, pochissima, passa e nota i due ragazzi. Alcuni sussurrano, altri sospirano, altri semplicemente li ignorano. Ma a Louis e Harry non importa. Importa soltanto di loro stessi.
Louis, così, ha sorriso, prima di agire per spiegare cosa intendesse per "stronzata".
And let me kiss you.
[Kiss you — One Direction]
E poi lentamente, piegando il capo di lato, facendo forza sulla fronte ancora appoggiata a quella di Harry, l'ha baciato.
O meglio, prima è sceso, per un decimo di secondo, a osservare le labbra piene e rosse — e bagnate — di Harry e poi, senza ulteriori esitazioni, ha eliminato la distanza fra loro e ha unito le labbra nel gesto più semplice e naturale del mondo.
Sotto la pioggia, Louis ha baciato Harry. E Harry non ha atteso altro, per tutto quel tempo. Perciò non si è negato.
Quando le labbra di Louis avevano avviluppato il suo labbro inferiore, Harry aveva sciolto la presa sul corpo di Louis per afferrarlo velocemente in viso, all'altezza del collo, con entrambe le mani. Si era, infine, avvicinato a Louis, perché l'ultima cosa che voleva era lasciarselo sfuggire, ora che aveva avuto tutto; così gli si accostò al corpo e non si meravigliò quando ci trovò accoglienza e predisposizione.
Sembravano creati, i loro corpi, apposta per essere uniti.
I suoi capelli scarmigliati, attaccati al suo viso fradicio, poi, solleticavano le sue gote, come quelle di Louis; ma non importava a nessuno dei due, ora che le loro labbra si erano incontrate.
Con le mani ancora sul viso di Louis, Harry si era scostato appena, aprendo gli occhi e accorgendosi soltanto in quel momento di averli chiusi; lo fissò, tentando di cogliere, qualora ci fosse, qualsiasi dubbio che avesse potuto far ricredere Louis.
I loro cuori attesero un momento, prima di battere all'unisono.
Avevano fatto il passo. Quello che non era stato coabitare, vivere insieme e condividere alcuni momenti decisamente fraintendibili. No, quelli non erano niente in confronto a quel casto bacio.
Quel bacio era stato tutto: naturale, esitante, passionale, ma, soprattutto, liberativo.
Li aveva liberati, quel bacio.
Il mondo si era fermato mentre si sorridevano per ciò che era successo.
Mai una stronzata fu così... bella da fare.
Così si baciarono, pieni, felici e liberi...
Liberi di essere Harry e Louis.
They don't know about us.
[They don't know about us — One Direction]
E se una giornalista dovesse chiedere a Harry se stia ancora aspettando il bacio appassionato sotto la pioggia, Harry non esiterebbe a darle una risposta, ora, con un sorriso smaliziato stampato in viso.
"No, non lo sto più aspettando perché è successo. Un bacio inaspettato, sotto la pioggia" Risponde, guizzando gli occhi verso Louis, che abbassa lo sguardo e sorride.
Poi, dopo una domanda posta a Liam, Louis si volta finalmente a guardare Harry, complice di qualcosa che sanno solo loro e che gli altri non sapranno mai.
And you just wanna take me home.
[Kiss you — One Direction]
Ma torniamo a Londra, alla pioggia, ai baci, a Harry e Louis.
La seconda volta è Harry ad avvicinarsi alle labbra di Louis, piegando leggermente il viso a destra per avvolgere le labbra sottili del ragazzo che si sta donando a lui.
L'ennesimo bacio casto, a occhi chiusi, l'ennesimo bacio dato per studiarsi. L'ennesimo bacio che fa battere i loro cuori in modo sconsiderato.
Poi si dividono e sospirano "andiamo dentro, evitiamo di dare spettacolo" dice Louis, soffiando a pochi centimetri di distanza dalle labbra di Harry.
Harry ride, annuisce e si fa afferrare per una mano, che ancora sosta sul collo di Louis.
Lo sgabello non viene tirato su, in cucina.
Il cancelletto rimane aperto, irreversibilmente rotto.
Le ciabatte Louis se le sfila prima di entrare e probabilmente resteranno lì fino a quando Darcy non inizierà a giocarci.
E, infine, la porta di casa si chiude, celere, quando i due si spingono contro di essa e il bacio che si danno non ha più niente a che vedere con il 'casto'.
And let me kiss you
[Kiss you — One Direction]
E addossati contro la porta, Harry e Louis scoprono che perfino le loro lingue cozzano alla perfezione, insieme.
E allora la bomba scoppia, esulta fumante, risuonando come un fuoco d'artificio in mezzo al cielo notturno d'estate.
E il vaso trabocca con le stesse gocce di quella pioggia forte e insolita di Londra che li ha visti e osservati mentre si baciavano.
E Harry e Louis sono due pentole a pressione dimenticate sul fuoco, con i testosteroni sballati...
...Ma a Louis e Harry tutto questo non importa. Importa soltanto che le loro labbra finalmente siano unite.
Louis.
Andare oltre. Tacere. Parlare troppo. Non capirsi. Fingere.
Mancarsi. Sopravvivere.
Ritrovarsi. Sorridere. Vivere.
Attendere. Attendere di ritrovarsi.
Sorridere. Liberarsi.
Harry.
Louis e Harry.
Abbracciarsi e baciarsi.
Harry e Louis.
Your hand fits in mine
like it's made just for me
[Little things — One Direction]
Le loromanisi trovarono, intrecciandosi, sbattute contro la porta d'ingresso.
Era stato Harry, preso dal fomento, a spingere la porta e poi Louis contro di essa.
"Mh, sei un animale" Si lamentò Louis, sulle labbra dell'altro, sorridendo appena. Harry lo imitò, sorridendo, per poi aprire gli occhi per osservarlo, smaliziato.
"Pardon" Farfugliò, staccandosi appena dalla bocca di Louis. "Mi fai questo effetto"
E a quel punto le loro labbra si erano ritrovate di nuovo, fameliche, come i loro desideri espressi con i mugugni.
Le loro bocche furono nuovamente l'una avviluppata nell'altra, mentre le lingue tentavano di raggiungersi e le mani di entrambi, quelle libere, iniziavano a muoversi sul corpo dell'altro.
And I won't be denied by you
The animal inside of you.
[Animal — Neon Trees ]
E Louis lo aveva perdonato immediatamente per la sua irruenza, afferrandolo dietro la nuca con possessiva esigenza e con l'intento, così, di evitare che Harry provasse a staccarsi dalle sue labbra.
Perché Louis esigeva quel contatto e soltanto la fine dell'ossigeno era una scusa sufficientemente valida affinché si dividessero.
"Non vado da nessuna parte" Aveva detto Harry, nella sua bocca, sorridendo beffardo.
Louis aveva sospirato. "Non si sa mai con te, meglio prevenire" Aveva risposto, cauto e sottile, baciandolo di nuovo.
Don't let me go,
'cause I'm tired of feeling alone.
[Don't let me go — Harry Styles, Sam McCarthy]
Quando le loro lingue si incontrano, esultano, e allora — a quel punto — il bacio è un contratto, una firma, un'ammissione di colpevolezza, una conferma che Harry e Louis, in quel bacio, ci trovano soltanto libertà, naturalezza e felicità.
E, allora, tutti possono parlare, dire qualsiasi cosa, ma a loro poco importa.
Everybody talks, everybody talks.
Everybody talks, too much.
[Everybody talks — Neon Trees]
Quando si divisero per riprendere fiato, Harry guardò Louis con il fiatone e il sorriso disonesto stampato in volto.
Louis poi aveva ricambiato, inconsapevolmente, con un sorriso da ebete. Un gesto che aveva fatto scattare l'ennesima molla all'interno della mente di Harry.
Il passo successivo di Harry, infatti, fu di prendere in braccio Louis; lo afferrò da dietro le ginocchia e lo issò sul suo corpo. E Louis, sgomento e inebetito, aveva riso, mentre veniva condotto al piano di sopra.
"Mi fai sentire piccolo" Aveva borbottato, al suo orecchio, prima di morderglielo per dispetto.
Harry rise, baciandogli velocemente una guancia.
"Vuoi prendermi tu in braccio, Boo Bear?" Chiese, carezzevole, mentre saliva uno scalino dopo l'altro senza la difficoltà che avrebbe dovuto provare con settanta chili addosso.
"Stai forse dicendo che non riuscirei a sostenerti?" Brontolò, allontanandosi appena per osservarlo in viso.
Harry sorrideva, perfino quelle sue fossette consigliavano a Louis la risposta affermativa a quella domanda. Perfino i suoi occhi smeraldino gridavano di sì.
"Sì, lo sto dicendo, togli il forse" Ironizzò, alzando entrambe le sopracciglia a mo' di sfida.
"Solo perché sei una vacca" Lo offese Louis, ridendo beffardo e scoccando velocemente un bacio a fior di labbra per farsi perdonare.
"Stai forse dicendo che sono grasso?" Domandò Harry, riaprendo gli occhi — gesto che si accorgeva di fare, stupendosi sempre, in un secondo momento - come se lo facesse per cogliere anche ciò che vi era oltre quel bacio.
"Togli il forse" Aveva risposto di slancio Louis, vincendo quella battaglia a frecciatine.
Harry, in risposta, si limitò a sculacciarlo, vendicativo e divertito, prima di entrare nella stanza di Louis e scoprire che essa era ingestibile — e che nemmeno con tutta la buona volontà, qualcuno si sarebbe potuto avventurare al suo interno.
Harry e Louis, con i testosteroni sballati, però, avevano ancora la fantasia di beccarsi e prendersi in giro, di ridere e avventurarsi.
E se una giornalista chiedesse a Harry, allora, come sia il suo prototipo di ragazza, Harry avrebbe una risposta anche in questo caso.
"Deve essere qualcuno con il senso dell'umorismo, con cui si può parlare, em, deve essere divertente, che mi faccia ridere... Em, cos'altro, Louis?" Risponde e chiede, girandosi verso un Louis che ha sorriso, fino a quel punto, come un tontolone, e annuito, abbassando gli occhi quando si è sentito chiamato in causa.
Perché Harry è troppo sincero, nella sua spontaneità. E vorrebbe gridarlo al mondo che il suo prototipo di ragazza è un presupposto sbagliato in partenza.
Perché il suo prototipo è un ragazzo.
È Louis.
Quando Harry aveva fatto un passo avanti nella stanza di Louis, completamente in disordine, Louis aveva riso sul suo collo.
"Forse dovremmo andarcene in camera mia..." Aveva brontolato Harry, guardando quel disastro.
"Em" Esitò, allora, Louis, trattenendo le risate. "Anche quella non è messa tanto meglio..." Farfugliò, alzando lo sguardo divertito in quello accigliato dell'altro.
Si fissarono in silenzio, mentre Harry avanzava verso il letto. Il suo volto diceva palesemente: "Cosa stai dicendo, Boo Bear?"
"Em, è colpa tua" Iniziò Louis, tentando di mostrare lo sguardo da cucciolo bastonato che Harry utilizzava sempre per farsi perdonare. "Ho usato la tua stanza"
Harry, però, aveva sorriso. "E dove sarebbe la mia colpa in questo?" Chiese, ma sapeva già la risposta.
"Sta nell'essertene andato" ammise con lo sguardo più tenero che Harry avesse mai visto.
E a quel punto l'inclinazione temeraria di Harry ebbe la meglio.
Baciò Louis sulle labbra, mordendogli il labbro inferiore, prima di infilargli la lingua in bocca con esagerata possessività.
Poi si incamminò velocemente verso il letto sfatto, sommerso da miriadi di panni, con straordinaria temerarietà.
"...Avventuriera" Aggiunge Louis, girandosi verso l'intervistatrice, per poi alzare le sopracciglia e guizzando i suoi occhi in quelli, che già sorridono felici, di Harry.
Solo loro, infatti, sanno di cosa stanno parlando.
Nessun'altro infatti può capire.
They don't know about us.
[They don't know about us — One Direction]
Beh, con il loro primo, secondo e terzo bacio, Harry e Louis hanno lasciato senza parole anche me.
Perciò concludo sul più bello, così l'ansia cresce, come il desiderio di quei due che hanno atteso tanto ed ora è difficile stabilire se si fermeranno.
Anche se... chi è che vuole fermarli?
Io, no di sicuro.
——-
A questo punto inizia un'altra prima volta.
The first time, in inglese, ha tutto un senso nella testa dei ragazzi. La prima volta, difatti, si intende esclusivamente per il sesso.
Esistono tante prime volte: quella inconsapevole, quella romantica, quella timida, quella imbarazzante, quella fantasmagorica, quella raccapricciante... Insomma, se avete una buona fantasia potete immaginarvene tante.
Io voglio focalizzarmi su quella dei nostri protagonisti, che dopo essersi ritrovati, abbracciati, baciati sotto la pioggia, poi addosso alla porta e ancora nella stanza di Louis... Alla fine si sono buttati sul letto e hanno iniziato a fare sul serio.
Per Harry e Louis, la prima volta è stata definitiva come "la lotta a chi è più gayo".
Ma, come sempre, partiamo dal principio, altrimenti non mi spiego.
Questo probabilmente è uno degli ultimi flashback, perciò, no, niente fazzolletti e niente addii, godeteveli finché potete.
Come sempre, buona visione.
3, 2, 1.
Zero.
Il sipario si apre, ancora.
This bed was never made for two.
[Don't let me go — Harry Styles, Sam McCarthy]
Harry aveva buttato senza grazia il corpo di Louis sopra il materasso e poi, dopo una breve occhiata al suo corpo, con un sorriso abbozzato — quanto languido — l'aveva seguito, sovrastandolo.
Lo baciò nuovamente, casto e leggero, muovendo le labbra su quelle di Louis e sorridendo su di esse — perché aveva iniziato ad amare farlo: baciarlo e sorridere su quelle labbra.
Se Louis inizialmente aveva urlato — dimostrandosi poco uomo —, quando Harry l'aveva buttato senza delicatezza sul letto, si era poi ripreso quando fu sovrastato dall'amico.
Così si era fatto baciare, pacato, e aveva visto Harry sorridere, mentre le loro labbra si univano; e, allora, contento, le aveva leccate dispettoso, mostrando la lingua.
E quando, successivamente, i loro occhi si incontrarono, stabilendo un legame, avevano brillato all'interno della penombra della stanza, maliziosi; ma si erano richiusi, inermi di fronte alla volontà dei loro padroni di baciarsi ancora — e baciarsi come Dio comanda.
I'm standing here with no apologies
Such a beautiful release
You inside of me
[Underneath — Adam Lambert]
Mentre riprendevano nuovamente fiato Louis pensò che Harry fosse troppo vestito, così indicò il suo trench, con la chiara intenzione espressa in volto di volerlo vedere a terra — insieme al disordine dei suoi panni.
E Harry aveva sorriso, annuendo, prima di iniziare a spogliarsi. E lo fece lentamente, contribuendo a fomentare il lento processo verso la pazzia di Louis, che lo osservava magnetico e rapito, mentre si mordeva un labbro.
Inutile anche dire che entrambi avevano un'eccitazione che, poco ci mancava, scoppiasse all'interno dei loro pantaloni, così quando Harry iniziò a spogliarsi, per la fretta, iniziò a farlo anche Louis. E poi con la stessa rapidità si ritrovarono ben presto in boxer uno sopra l'altro, di nuovo, a baciarsi, come se non fosse mai abbastanza.
E stavolta le mani erano impegnate, fin troppo, nella scoperta dei loro corpi.
Ci fu un momento in cui Harry scese lungo una coscia di Louis, poco meno distante dai loro bassi ventri, che si strusciavano di già alimentando l'adrenalina e il desiderio. E, a quel punto, però, poco prima che Harry potesse toccarlo e andare oltre, Louis aveva invertito le posizioni, sovrastandolo.
Si erano guardati, una volta capovolte le posizioni, e si erano sorrisi, mentre si sfidavano.
Entrambi non lo dicono, ma stanno già pensando ad una cosa in particolare.
Insomma, la domanda è una sola: Chi farà il passivo tra i due, quando faranno sesso per la prima volta?
Perché è sempre — o nella maggior parte dei casi — un problema, per chi si scopre attratto dagli uomini, essere o diventare il passivo durante l'amplesso.
E, tacendo, Harry e Louis si stanno sfidando per dimostrare chi tra i due è il più attivo.
Ecco, perché la loro prima volta la ricordano come la sfida 'a chi è più gayo?'
Louis era tornato sulle labbra di Harry, scendendo velocemente lungo il collo e, poi, sull'addome.
Una lenta corsa a baci roventi, mentre i loro bacini si toccavano, strusciandosi, mandandoli a una deriva libidinosa dove la via del ritorno era sconosciuta a entrambi.
Harry, così, partito per la tangente, l'aveva afferrato per i glutei e ancorato maggiormente al suo corpo per sentirlo più vicino. E Louis, esitante, aveva mugugnato sulla sua pelle, staccandosi poi, celere, per osservarlo con piglio.
A quella dimostrazione palese, da parte di Louis, Harry agì approfittandone e ribaltò nuovamente le posizioni. Dall'alto, guardò l'altro con un sorrisetto vincente, che Louis glissò con una smorfia.
"Scordatelo" Disse soltanto, posando entrambe le mani sul petto di Harry, all'altezza delle rondini.
Poi puntò le iridi chiare in quelle indispettite di Harry che, però, sorrideva ancora - le sue fossette a incorniciare quel quadro perfetto.
"Cosa dovrei scordarmi?" Chiese, allungando le labbra in un mezzo sorriso, mentre si abbassava sull'addome di Louis per baciarlo.
L'odore di Louis Tomlinson era qualcosa che gli era mancato terribilmente. E quella stanza ne era ricolma, quindi era un'oasi disordinata di piacere per Harry.
"Non farò mai il passivo, in questa cosa" Sussurrò, perché dirlo ad alta voce era troppo imbarazzante.
Harry rise, come se stesse miagolando — cosa che turbò Louis, perché a quel suono, pensò inconsciamente che si sarebbe fatto fare di tutto da quel ragazzo.
Si accigliò per i suoi pensieri. Per quale fottuto motivo Harry Styles rideva? E perché, poi, lo faceva sempre in quel modo così... sconcertante?
"Sai, Boo Bear," iniziò, baciando una parte di pelle del petto, a destra e poi, subito dopo, a sinistra.
Louis chiuse gli occhi, un momento soltanto, trattenendosi dal far fuoriuscire un gemito di piacere. "Hai detto la stessa cosa per i tatuaggi...E ora guardati" Continuò Harry, saccente, con un sopracciglio alzato e tutta l'aria da vincente, mentre lasciava una scia di baci lungo la scritta che Louis aveva tatuato al principio del petto.
Louis sospirò, mentre con le mani accarezzava i capelli di Harry che, tuttavia, non era rimasto — nemmeno lui — tanto indifferente a quelle attenzioni.
"E, sì, mi sembra di averti sentito dire lo stesso anche per le canne, sai?" Aggiunse malefico, mentre i suoi occhi si intrattenevano più del dovuto sulle labbra di Louis.
E proprio nel momento in cui stava per riprendere parola, Louis lo aveva colto in contropiede ribaltando le posizioni, mettendosi a cavalcioni su di Harry e bloccandogli velocemente i polsi sopra la testa.
Harry lo aveva fissato, divertito e smaliziato — sguardo che Louis si affrettò a ricambiare con un sorriso trionfante.
"Non sono io, però, che adoro il rosa, Harry" Ribatté, avvicinandosi velocemente alla bocca piena di Harry per leccarla a mo' di sfida.
Rise, mentre Harry — esterrefatto — lo osservava senza parole, sentendosi braccato come il peggiore delle bestie sopraffatto dal proprio carnefice.
E a questo punto è iniziata la battaglia.
Non so, però, quanto quello che sta per accadere tra loro sia... imbarazzante.
A voi l'ultima parola.
Harry avrebbe voluto rispondere che non era il rosa il suo colore preferito, che l'adorava soltanto se... Ma poi si era fermato a liberare la mente, osservando Louis.
"Lo stiamo facendo davvero?" Chiese, divertito, mentre Louis aveva iniziato a baciarlo all'altezza delle sue rondini.
Stavano battibeccando, ma non ne volevano sapere di stare fermi, di smetterla di toccarsi.
"Se intendi il sesso..." Rispose, alzando appena il capo, serio: "No, ma stiamo litigando per il sesso, quello sì." Continuò, facendo scoppiare a ridere l'altro.
"No, intendevo: Stiamo decidendo davvero su chi tra i due sia più gay?" Affermò, sarcastico, facendo strabuzzare gli occhi a Louis, prima di farlo scoppiare a ridere.
Louis si tirò su a sedere, lasciando la presa sui polsi dell'altro.
Rimasero in silenzio qualche istante, pensando sulla risposta, poi "Beh, ovviamente tu sei più gay di me" dissero all'unisono, scoppiando a ridere.
"È assurdo, tu sei più piccolo di me" Affermò Louis, abbassandosi velocemente a baciarlo sulle labbra e mugugnando indispettito.
Harry sorrise sulle labbra dell'altro, prima di affrettarsi a morderne una.
"E questo dovrebbe fare di me il passivo?" Ribatté, poi, scaltro. "No, perché, Louis, a te piace Grease" Alluse, sorridendo.
"E quindi? Mica è un film gay..." Lo sguardo accigliato fece scoppiare a ridere, di nuovo, Harry, che si affrettò a ribaltare — ancora — la situazione.
"No, non lo è... Ma, dai, è Grease..." Continuò piccato, guardandolo dall'alto della sua altezza, mentre le loro parti intime tornavano a scontrarsi voluttuose e — forse — stanche di quelle parole di troppo.
"Harry, tu impazzisci per 'Love Actually'..." Rimbeccò Louis, sospirando, mentre guardava dal basso Harry che lo toccava ovunque, indecentemente.
"Sì" Iniziò Harry, mentre lo baciava, contrariato. "Ma quello non è un film che grida 'gay' da tutte le parti" Soffiò a pochi centimetri di distanza dal viso dell'altro, baciandolo con irruenza.
E nel momento in cui Louis pensava di non avere più nulla per controbattere, gli venne in mente un vecchio ricordo e sorrise — vincente.
Prima di parlare, trovò il modo di ribaltare la situazione e poi "Harry, devo forse ricordarti la volta in cui ti ho lisciato i capelli mentre dormivi e al risveglio ti sei messo a piangere?" affermò, trattenendo le risate, mentre le immagini di un piccolo Harry in lacrime gli guizzarono alla mente.
Harry strabuzzò gli occhi e divenne impercettibilmente pallido a quel ricordo — cosa che fece ridere maggiormente l'altro.
"Quello è un brutto ricordo, è vero. Un tuo bruttissimo scherzo, di cattivo gusto anche; ma non prova affatto che io sia più gay di te..." Ammise, titubante, guardando Louis con uno sguardo pieno di rancore.
"Piangevi come una checca isterica, Harry" Alitò, delicato, abbassando il capo per tornare a baciarlo.
Harry si fece baciare, un istante, prima di allontanarlo con una mano e ribaltare le posizioni.
"Tu sei più basso, Louis" Proseguì, senza la voglia di lasciar perdere, alzando e abbassando le sopracciglia per sfidarlo.
"L'altezza non vale, così come non mi hai fatto valere l'età!" Ululò, impettito, dando velocemente uno schiaffo sul fondoschiena dell'altro e capovolgendo la posizione, trionfando su Harry ancora una volta.
"Tu come costume di Halloween hai scelto quello da cheerleader" Tentò, invano, sapendo che, lentamente, si stava arrampicando sugli specchi.
"Sul serio? Vogliamo parlare delle tue bretelle? Io perlomeno avevo la scusa della festa in maschera, tu?" Chiese, beffardo.
"Le bretelle non sono da gay" Bofonchiò Louis, credendoci davvero.
"Okay, ma la tua acconciatura e i tuoi modi di camminare e atteggiarti, lo sono" Continuò Harry, deridendolo.
"Conciatura? E tu che sembri un cavolfiore?" No, era palese: Louis non sapeva più dove attaccarsi.
"Io sarò pure un cavolfiore, ma, Louis, a te piace la carota!"
E la minestra è sul fuoco.
E Harry, ergo il cavolfiore, vince la disputa a 'chi è più gayo?', dando a Louis, la carota, la corona da principessa.
Soltanto che Louis, a quella sconfitta, non reagisce bene.
E "The first time" per loro rischia velocemente di diventare la — non — prima volta.
"D'accordo" Affermò, seccato, slittando al fianco di Harry per poi scendere dal letto, scuro in volto.
"Dove vai?" Chiese Harry, tornando serio; piuttosto preoccupato di aver esagerato senza nemmeno essersene reso conto. Anche perché Louis, fino a quel momento, per quanto fosse seccato, aveva risposto a tono e con il sorriso sulle labbra. Ora, invece, sembrava turbato, indispettito. E Harry si sentì sconfitto, dopo quella vittoria.
"A fare una doccia fredda, ne ho bisogno... tanto qui non se ne esce" Borbottò Louis, fermo sullo stipite della porta.
Harry trattenne una risata e si alzò velocemente per raggiungerlo.
"Tutto ok?" Affermò, afferrandolo per le spalle con l'intenzione di farlo voltare verso di lui.
Quando Louis si girò con lo sguardo triste e le iridi di un azzurro acquoso, Harry rabbrividì, scosso, e il sorriso gli morì sul volto.
In quel momento, sotto quello sguardo incantatore, Harry Styles avrebbe fatto qualsiasi cosa per tornare a scherzare con Louis.
Sì, anche il passivo.
"Sì, ma è meglio se lasciamo perdere questa cosa per ora, okay?" Borbottò Louis, osservando velocemente le iridi preoccupate di Harry con esitazione. Si alzò sulle punte, celere, per baciarlo con la stessa rapidità prima di sgattaiolare dentro il bagno.
Don't let me go,
'Cause I'm tired of sleeping alone.
[Don't let me go — Harry Styles, Sam McCarthy]
Una volta sotto l'acqua fredda, Louis riesce a pensare lucidamente.
E se ha inizialmente creduto di essere arrabbiato con Harry, per ciò che è successo, deve ricredersi.
È divertito. Sorride, mentre l'acqua lo avvolge e allenta la tensione rivolta soprattutto nel basso ventre.
Lo farebbe davvero? Il passivo, si intende, per Harry?
Ride, quando ripensa a ciò che è successo. Ride anche se ogni parola di Harry gli ha urlato il fatto che sia gay.
Che, poi, qual è il problema? Nemmeno Louis lo trova. Perché non c'è.
Ripensa perfino al modo in cui Harry lo ha guardato, pentito e concitato e pensa che, sì, probabilmente per lui farebbe anche una cosa che lo fa rabbrividire, spaventato, al solo pensiero.
Sì, per Harry farebbe anche il passivo.
Harry, invece, davanti alla porta del bagno tituba, esasperato.
L'eccitazione nei boxer è ancora forte, ma non quanto la sua disperazione.
Louis, difatti, ha detto "meglio se lasciamo perdere questa cosa per ora", ma lui non può lasciare perdere, Harry vuole baciare Louis, lo vuole; e, dopo quello sguardo sincero, preoccupato, triste ed eccitato di Louis, Harry ha capito che è disposto perfino a fare il passivo per Louis o a non fare niente perché gli basta che Louis non lo lasci.
Che, poi, pensa, qual è il problema?
Magari gli piace anche, prenderlo in quel posto. E ride, schiaffeggiandosi sul viso per quei pensieri — colpevolizzando l'eccitazione nelle parti intime che resetta ogni cosa concentrandosi su un'unica tematica. Sesso. Sesso. Sesso.
E Louis. Louis. Louis.
Sì, per Louis farebbe anche il passivo, Harry. O niente, l'importante è che Louis resti.
Così, non ci pensa due volte, ha preso una decisione ed entra nel bagno.
Quando Harry aprì le porte della cabina, Louis si girò a guardarlo con il sorriso a dipingere il suo volto e l'acqua ad avvolgerlo.
"Stai... stai sorridendo?" Chiese Harry, aspettandosi di trovare qualsiasi altra reazione piuttosto che quella.
"Sì" Rispose semplicemente l'altro, passandosi una mano tra i capelli per spostarli dal viso. Harry lo osservò, nervoso quanto eccitato, mentre si mordeva un labbro.
Quella era la seconda volta che vedeva Louis completamente nudo e anche quella volta aveva pensato, inconsciamente, che era un bello spettacolo ritrovarselo così — come mamma l'ha fatto.
"E tu stai facendo il guardone, stalker, che vorrebbe mangiarmi con gli occhi, Harry" Continuò, ridendo divertito, chiudendo velocemente il getto dell'acqua per evitare di bagnare ovunque.
Harry a quel punto si ritrovò ad alzare gli occhi — sì, perché li aveva abbassati per osservare il panorama — puntandoli nell'azzurro intraprendente di Louis; sospirò, mentre il suo labbro inferiore lo stava supplicando di lasciarlo in pace.
Si osservarono, studiandosi, in un tacito silenzio che avvolgeva l'aria del piccolo ambiente, esprimendo tutta la concitazione che vi era ancora tra i due e che difficilmente si sarebbe spenta presto.
Poi parlarono di nuovo all'unisono "Lo faccio io", scoprendo di aver affrontato lo stesso ragionamento nel momento in cui li aveva visti divisi.
Infatti si osservarono, accigliati, prima di scoppiare a ridere. Il primo a riprendere parola fu Louis: "Vieni" Disse, afferrandolo velocemente per l'elastico dei boxer e spingendolo all'interno della cabina.
Harry si lasciò trascinare, ritrovandosi al fianco dell'altro che, ora, lo stava osservando come se volesse mangiarselo con gli occhi.
"Ho perso, Harry, perciò lo farò io." Continuò, accarezzando con l'indice al centro del petto di Harry con tutta l'intenzione di scivolare, lentamente, sempre più in basso.
Harry socchiuse gli occhi, ingoiando con fatica la saliva in eccesso. "L'importante è che facciamo a turno" Disse ancora Louis, alzando il capo per baciarlo.
Harry si ritrasse velocemente, poggiando una mano su quella che Louis stava usando per accarezzarlo.
"Non voglio che tu lo faccia solo perché hai perso quella stupidissima cosa che abbiamo fatto di là... Io scherzavo... Io...io lo farei, il passivo, per te. E se tu..." Farfugliò, ma Louis lo bloccò con un dito sulla sua bocca.
Perché se inizialmente Louis l'aveva guardato accigliato, non capendo perché Harry l'avesse bloccato, poi fu lui a fermare l'altro per tornare a baciarlo con un glorioso armistizio.
Harry, però, stavolta, non l'aveva fermato. Fece tutt'altro. Lasciò velocemente la presa sulla mano di Louis, per spostarla sul collo, approfondendo il bacio, mentre il suo stomaco iniziava a trottolare felice.
"Anche io lo farei per te, zuccone che non sei altro. Se ti ho detto in quel modo era per darti il contentino" Affermò Louis, poco dopo, sorridendo.
Harry rise. "Ora non ci metteremo a discutere di nuovo, perché entrambi vogliamo essere i passivi, vero?" Chiese, esausto, mentre Louis aveva iniziato ad abbassare velocemente i boxer dell'altro.
Una volta sfilati e tornato alla sua normale altezza, negò in risposta.
"Sono troppo sopraffatto per discutere. Passiamo ai fatti" Affermò conciso, mentre gettava velocemente le mutande di Harry fuori dalla doccia, chiudendo in un gesto automatico le ante della cabina.
Harry annuì, contento, mordendosi un labbro e aprendo svelto l'acqua.
E l'acqua era fredda, così si ritrovarono a balzare, urtandosi tra loro, stridendo e dimostrando che entrambi, poi, facevano a gara da sempre su chi fosse il più gayo.
E allora "The first time" per Harry e Louis fu un incredibile cliché.
Perché, dai, tutti hanno il desiderio di farlo nella doccia una volta nella vita. E loro cosa fanno invece? La usano per la loro prima volta.
Che cliché! Pessimi, pessimi ragazzi.
Aspettate, ma che dico? Pessimi?!
Ottimo, anzi!
You've never loved
your stomach or your thighs
the dimples in your back
at the bottom of your spine
but I'll love them endless
[Little Things — One Direction]
Stretti nell'abbraccio in cui erano caduti a causa dell'acqua gelida, colsero l'occasione per baciarsi con foga, mentre le loro mani vagavano sui loro corpi.
Si toccarono, studiarono, compresero, in quel lento senso di appartenersi da sempre, di non esserlo solo con i corpi ma anche con l'anima.
Si baciarono come se non avessero bisogno di scorte d'aria, si toccarono come se non fossero già palesemente eccitati.
Fu Harry, l'intraprendente, a fare il passo successivo girandosi di spalle e avvicinandosi alla parete, per gettarsi così completamente sotto l'acqua.
Louis rimase a fissarlo, inebetito da tale vista, per qualche secondo.
I muscoli tesi, il corpo snello, le gambe lunghe e la schiena nivea di Harry erano una vista, per lui, da lasciare senza fiato.
Le fossette di venere, poi, erano tenere e avvolgenti; erano assolutamente da toccare, da sfiorare con le dita e con la bocca — perciò si ripromise di farlo, prima o poi.
Si ritrovò a mordersi il labbro senza rendersene conto. Desiderava quel corpo, quell'anima... Desiderava Harry. Quel corpo, quelle gambe, quelle fossette.
Perciò, a quella costatazione, si avvicinò, riacquistando lucidità, per sfiorarlo con una mano, prima di scendere a toccare ciò che, sopra ogni cosa, provocava in lui turbamento.
"Non...non saprei da..." Aveva detto esitante, mentre Harry chiudeva gli occhi trascinandosi in quella carezza appena percepibile.
"Non c'è niente da sapere" Rispose allora l'amico, girandosi con il capo per sorridergli. "Mi vuoi?" Chiese, malizioso ed esitante.
E nella testa la voce di Louis gridò "Sì" così tanto forte da rintronarlo; poi però si riprese, sapendo benissimo a quel punto cosa volesse fare.
Lo baciò, avvolgendolo con un braccio intorno alla vita, per poi staccarsi per affondare le sue labbra nell'incavo del collo e con tutta l'intenzione di andare più giù con la mano libera — lì dove presto avrebbe trovato il paradiso.
Passando per quelle fossette di venere rimase a venerarle per qualche istante; poi si decise e agì.
I'm standing here with no apologies
Such a beautiful release
You inside of me
[Underneath — Adam Lambert]
Il resto fu lento e veloce allo stesso tempo.
Si amarono lentamente, mentre con rapidità raggiungevano l'apice del piacere.
Quando Louis entrò in Harry, lo fece in modo paziente, amorevole e passionale; e c'era tutto: l'acqua ad avvolgerli, due cuori all'unisono e frenetici, due respiri corti e irregolari e due anime che, dopo una lunga, quanto eterna, distanza si erano finalmente ritrovate.
Quando Harry si abituò a Louis, oltre al dolore, trovò la consolazione che essere il passivo, poi, non era così male. Soprattutto se Louis, poi, aveva avuto la brillante idea di iniziare a toccarlo, massaggiandolo con dedizione e procurandogli un misto di sensazioni non equiparabili fra loro.
Quando vennero, Harry e Louis, sotto il getto dell'acqua tiepida, lo fecero con gemiti strozzati dai baci che si scambiavano in continuazione senza sosta.
Quando si divisero, col fiatone e gli occhi appena aperti, ancora estasiati da quel viaggio, si scoprirono ancora poco sazi e si sorrisero.
"Niente male, Carrot" Esalò Harry, girandosi di nuovo a contrastarlo con la sua altezza, mentre lo accarezzava per spostare una ciocca di capelli dal viso.
Louis ricambiò con un sorriso sghembo. "Niente male? Se non ti avessi baciato, per farti star zitto, anche i vicini avrebbero facilmente intuito cosa stessi facendo, Harry" Ironizzò Louis, ridendo beffardo.
Harry lo imitò subito dopo. "Il solito esagerato, Superman"
I know you've never loved
the crinkles by your eyes
when you smile...
[Little Things — One Direction]
"Sei stanco?" aveva chiesto Harry.
Louis negò velocemente, sorridendo perfino con gli occhi azzurri. E a quel gesto così bello e naturale di Louis, Harry notò le rughe d'espressione, che si formavano ai margini di quelle iridi, così profonde, ogni qualvolta che Louis rideva.
Erano bellissime, pensava Harry, e le amava.
...but I'll love them endless.
[Little Things — One Direction]
"Ora tocca a me, quindi" Aveva continuato con lo stesso sorrisetto furbo e felice, guardandolo eccitato per cercare una conferma.
E una trottola felice guizzò all'interno del stomaco di Louis, a quell'affermazione. Questa volta, però, nessun turbamento, nessun brivido di paura. Semmai per tutt'altri motivi: la trottola significava soltanto desiderio, voglia di Harry e amore — quello autentico, naturale, libero.
"Però nel letto, a me piace canonico" Lo beffeggiò, chiudendo l'acqua e aprendo le ante della cabina.
"Ah sì? Io preferisco i cliché..." Continuò ilare Louis, scendendo lo scalino e afferrando velocemente un accappatoio.
"Ho notato" Rimbeccò Harry, malizioso. "In questa casa ci sono molti luoghi da potersi definire come cliché" Continuò, con il desiderio papabile perfino attraverso il suo tono di voce. Louis rise.
"Lo so, abbiamo tutto il tempo" Garantì soddisfatto, porgendo un altro accappatoio all'amico che, però, non indossò, usandolo soltanto per asciugarsi in fretta e furia.
Louis rise di nuovo, prima di ascoltare la risposta, che arrivò con la stessa velocità con cui Harry buttò l'accappatoio a terra.
"Ora, però, letto. Canonico is the way"
I won't let these little things
slip out of my mouth
but if it's true it's you
they add up to
I'm in love with you
and all your little things
[Little Things — One Direction]
"Oh, Gesù" Esclamò Louis, scivolando sul materasso, dopo essere nuovamente arrivato all'orgasmo. Due in un giorno: un record.
Questa volta, però, era successo da passivo — che, aveva pensato, non era stato affatto male.
"Sono i capelli che confondono, vero?" Aveva ribattuto Harry, al suo fianco, mentre tentava di riprendere fiato.
Quell'amplesso li aveva messi K.O. e se nella doccia era stato incredibile, in quel letto, facendolo nel modo più canonico possibile, era stata la fine del mondo.
Louis lo guardò con cipiglio, alzando un sopraciglio per accentuare la sua incomprensione.
"Mi hai confuso con Gesù, ma, vedi Lou, quello ha salvato il mondo. Io, al massimo, ho salvato la tua vita sessuale"
Louis aprì la bocca, inebetito. Non sapeva se Harry stesse facendo sul serio oppure se stesse scherzando. Così "Sei blasfemo" farfugliò, girandosi di lato per accarezzargli l'addome.
Harry sbuffò. "Nooo" Brontolò, prolungando quel diniego in un lamento e fingendo di essere seccato. "Sono Harry, ti sei confuso ancora. Il sesso ti rincoglionisce, Carrot" Ironizzò, ridendo e mostrando le sue adorabili fossette.
Allora anche Louis aveva riso, divertito, alzando gli occhi al cielo.
Ok.
Questo che verrà, sarà l'ultimo flashback.
Dovevo dirlo. No, lo ripeto, non piangete. Non...
Aspettate... Perché lo schermo è d'improvviso diventato tutto appannato?
Oh, sto piangendo.
Non pensavo potessi dispiacermi tanto nel concludere questa storia.
Beh...
Dai...
Tornerò...
Magari...
Em. Torniamo a dove siamo rimasti, va.
Ci sono state innumerevoli altre prime volte; sì, perché per Louis e Harry fare l'amore è sempre una prima volta.
E ricordando le 'Larry shipper', un giorno, Harry ha confessato i suoi crimini.
"Ho letto una fanfiction questa notte, mentre dormivi" Affermò, abbracciando il migliore amico tra le coperte di quello che, da un po', era diventato il loro letto.
"Non avevi nient'altro di meglio da fare?" Chiese, mentre sbadigliava, Louis.
"No, tu stavi dormendo" Specificò di nuovo Harry, baciandolo sulle labbra con un gesto che sapeva di possessività e mancanza.
Louis sorrise. Harry trovava sempre il modo di spiazzarlo, renderlo felice e... desiderato.
"Beh? Sentivi l'urgenza di confessare i tuoi peccati oppure volevi dirmi qualcos'altro oltre a questo?" Iniziò Louis, girandosi a pancia in giù e osservando, divertito, la faccia sbarazzina di Harry — che era ancora piuttosto assonnato.
Poi, velocemente "perché se stai cercando di confessarti, ti perdono Harry. Tutti prima o poi cadono nel peccato" ironizzò, avvicinandosi nuovamente per baciarlo, mordendogli infine il labbro inferiore con lussuria.
Harry lo spinse via, indispettito.
"No, in realtà ci ho trovato tanti spunti..." Affermò, malizioso. "Se vuoi dopo li proviamo" Aveva continuato, ridendo, subito dopo, a causa di Louis che aveva provato invano a lanciargli un cuscino in faccia.
"Ma in realtà quello che volevo dirti è che...Non so, secondo te sono un pessimista, maniaco, tendente al suicida?" Sbottò, lasciando senza parole l'altro.
"C-cosa?" Chiese, difatti, Louis, accarezzando velocemente i ricci di Harry.
"Rispondi, secondo te sono un pessimista, maniaco, tendente al suicida?"
Louis ci pensò qualche secondo, con un sorriso divertito stampato in faccia, guardando verso il soffitto prima di rispondere all'amico.
"Maniaco senza dubbio..." Sentenziò. "Pessimista, mh, a volte" Continuò, ridendo, mentre l'altro sbuffava. "Ma tendente al suicida, no" Concluse, fissando le iridi verdognole con sincero divertimento.
Harry aveva sorriso di slancio, sospirando, ma non rispose.
"Beh? Che diavolo hai letto, vuoi dirmelo?"
"Niente, solo storie dove io facevo una brutta fine se finiva male tra noi..." Farfugliò, esitante, guardando ovunque tranne che nel viso di Louis.
Louis sorrise, negando senza speranze.
"Come sei pessimo, Harry" Iniziò. "A parte che, diamine, stiamo insieme da nemmeno una settimana e già pensi a quando ci lasceremo? E, poi, Harry, io non potrei mai..."
E Louis avrebbe voluto completare quella frase con 'lasciarti', ma Harry l'aveva interrotto, esagitato, afferrandolo per la nuca con l'intenzione di baciarlo con irruenza perciò... Louis non ci rimase poi così tanto male se non era riuscito a finire di parlare.
"Perciò è vero?" Chiese Harry, quando si staccarono per riprendere fiato. Louis si accigliò.
"Che stiamo insieme?" Domandò ancora, con i suoi occhi illuminati da un raggio di sole.
E Louis gli sorrise, annuendo, "Ovvio, zuccone" rispose, prima di tornare a baciarlo con delicata accondiscendenza.
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