Capitolo 4.1
L'arrivo di Miri Zhao
Era buio, stropicciai gli occhi assonnati, poi accesi una lampada e guardai la sveglia. Erano le quattro di mattina.
Rispensi la luce, ma non riuscii più a dormire. Le esperienze che avevo fatto nel Piano Astrale mi scorrevano davanti come un film. L'ectoplasma aggressore. Il mio essere una Psichica. Il mio Spirito Guida. E quella sua ultima rivelazione.
D'istinto nascosi la testa sotto la coperta, come a volermi schermare da tutto. Ciò che avevo appreso in poche ore di viaggio dello spirito mi sarebbe bastato per una vita intera!
Avevo avuto accesso a un livello di conoscenza del mondo che solo poche persone avevano e questo in giovanissima età, quando i miei unici pensieri avrebbero dovuto essere studiare, uscire con le amiche e frequentare un ragazzo.
Il Cancello che impedisce a noi Entità di scendere tra gli uomini è stato profanato di recente. Un mortale ha fatto un rituale abbastanza potente da spalancarlo per alcuni minuti, così qualcuno di indesiderato ne ha approfittato e ha attraversato il varco. Il fuggiasco potrebbe essere chiunque, anche uno negli alti ranghi demoniaci ed essere ovunque. Qui ne parlano in molti, ma nessuno sa qualcosa di preciso.
Una Entità sconosciuta e forse malvagia arrivata tra la gente comune, ignara della sua esistenza, era stata la ciliegina sulla torta del mio ultimo viaggio astrale. Il tragico era sapere che poteva essere lei il pericoloso motivo che aveva innescato la separazione involontaria del mio spirito dal corpo.
Prima di salutarmi, Rydios mi aveva spiegato meglio cosa voleva dire essere una Psichica. Significava avere una innata dote di connettersi con il proprio Spirito e più in generale con l'Universo. Una persona Psichica era più completa, riusciva a rapportarsi con il Tutto, a visitare il Piano Astrale e a conoscerne gli abitanti e i segreti.
Da un lato mi sentivo privilegiata, dall'altro era come avere un pesante masso che gravava sulle mie spalle. Io sapevo che la realtà fisica non era l'unica esistente, ma la maggior parte degli altri non sapeva e non era mio interesse metterli al corrente per essere poi derisa. I miei rapporti con le persone non avrebbero più potuto essere equi ed equilibrati, d'ora in avanti.
Mi rigirai nel letto, passando da un pensiero all'altro, fino a quando i primi raggi di sole fecero capolino dall'oscurità e fu l'ora di alzarmi.
Giunsi in università presto, stanca ma contenta di essere in un ambiente dove era naturale e giusto che io fossi. Vivere la normalità in una situazione tutt'altro che normale era diventato di vitale importanza per me.
Mi confusi con gli studenti che camminavano in gruppi per i corridoi, ascoltando i loro discorsi. Professori, esami, pagine da studiare e capitoli da saltare. Le ragazze ridacchiavano di bei vestiti e di trucco, mentre i ragazzi accanto commentavano l'ultima partita di calcio della loro squadra preferita. Avrei voluto unirmi a loro, fare una battuta simpatica e presentarmi, ma mi distrassi e persi l'occasione.
Scoprirò chi è l'Entità che è fuggita e lo farò unicamente per te.
Risentii le parole di Rydios nelle mie orecchie, come una struggente cantilena.
Per quanto la loro intensità avesse fatto andare in frantumi ogni mia razionale resistenza, lo Spirito Guida non aveva ridotto le distanze tra noi con un gesto di affetto, era rimasto sulle sue e dopo essersi accertato che fossi al sicuro nella mia camera, era svanito nel nulla.
Il contatto con la sua pelle, che avevo già avuto modo di avere quando mi aveva svelato la sua identità, mi era mancato terribilmente al momento del saluto.
Presi un caffè alle macchinette e lo bevvi di gusto. La situazione avrebbe richiesto qualcosa di più forte, un superalcolico ad esempio, ma le macchinette ne erano ovviamente sprovviste.
«Sei già qui, Sofia.»
Fabiana mi affiancò e inserì qualche moneta, digitando i numeri per avere una merendina.
«Sì.»
«Stai bene? Non hai una bella cera», notò, guardandomi da vicino.
«Non ho dormito granché», confermai, tenendo per me i dettagli sovrannaturali della nottata.
«Ti stai preparando per il preappello di aziendale?»
"Certo, è proprio quello il mio pensiero maggiore", pensai in un misto di malinconia e ironia.
«No, non mi ci sono messa ancora bene dietro», mi limitai a rispondere. «Te?»
«Ho iniziato, ma non so se ce la farò per questo mese. Ne sto preparando anche altri due.»
Avvertii una punta di invidia per lei, che poteva concentrarsi sullo studio senza sapere di Spiriti Guida, Entità scappate e quant'altro.
Ci conoscevamo bene, ma qualcosa si era ormai messo tra di noi, un muro che né lei né io potevamo oltrepassare.
«Sabato è il compleanno di Nadia», mi ricordò. «Se non le hai già preso un regalo, potremmo farlo insieme.»
«Hai idee?»
«Pensavo a un paio di orecchini che ho visto in centro, ma vorrei sentire il tuo parere. In quel negozio hanno tanti accessori che potrebbero piacerle.»
«Sì, scegliere in due è meglio.»
«Potremmo andarci sabato pomeriggio, allora», propose. «Ma ne parliamo meglio più tardi. Vado in aula e ti tengo un posto.»
«Okay!»
Mirko mi si affiancò poco dopo, cogliendomi di sorpresa. Si avvicinò a me quel tanto che bastò a farci sembrare già in confidenza, e io avvampai, immaginando che lo fossimo.
«Che ragazza impegnata che sei, Sofi.»
Indossava un maglione azzurro, un paio di jeans chiari e scarpe abbinate, che risaltavano l'accattivante colore scuro dei capelli e degli occhi. Aveva una borsa a tracolla con i quaderni e in mano teneva un giaccone invernale.
«Ciao Mirko», lo salutai in un soffio.
Non potevo fare a meno di pensare che mi ero introdotta furtivamente in casa sua, lo avevo visto sdraiato nel letto e mi ero pure chinata per dargli un bacio invisibile!
«Sai, prima di sentire per caso ciò che ti ha detto la tua amica, volevo restituirti una cosa e con quella...» si bloccò un istante, passandosi una mano tra i capelli castani. «Ma sono stato fregato in velocità.»
Gli lanciai uno sguardo interrogativo. Stavo per chiedergli spiegazioni, quando lui tirò fuori dalla borsa un oggetto familiare e me lo porse.
«Dì a tua madre che non doveva disturbarsi, ma che il suo è stato un pensiero molto utile.»
Guardai il sacchetto bianco dal nastro rosso che mi avevo appena dato. Era lo stesso che Alba gli aveva consegnato quando era passato da casa nostra per gli appunti.
«Non era necessario che ce lo...»
«Lo so», m'interruppe. «Ma non ho trovato una scusa migliore per avvicinarti.»
Lo fissai stupita. «Una scusa?»
«Mi piacerebbe uscire con te questo weekend», parlò, dopo essersi schiarito la voce. «Avevo intenzione di chiederti per sabato, ma ora so che quel giorno non puoi.»
Voleva uscire con me? Sul serio?!
«Ah, sabato no, ma se ti va bene lo stesso, posso domenica», riuscii a mettere insieme le parole.
Mirko sembrò sinceramente sollevato e iniziò a maneggiare con il suo cellulare.
«Domenica va bene. Mi dai il tuo numero?»
Gli diedi il mio e mi salvai in rubrica il suo, le dita tremanti mentre digitavo.
«Ti invierò un messaggio per dirti a che ora vengo a prenderti e dove andiamo», concluse, lanciandomi un'occhiata complice.
Ci fu un momento di imbarazzo nel quale nessuno dei due seppe più cosa dire, dopodichè lo superammo e ci incamminammo verso le nostre aule.
Prima di andare alla lezione di matematica, che sarebbe cominciata in cinque minuti, mi fissai sul sacchetto bianco che tenevo in mano, e il mio pensiero andò a Mirko, che era stato per anni così distante.
"Una scusa!", pensai.
E sorrisi.
«Chi di voi riesce a dirmi cosa c'è di sbagliato nella risoluzione di questo integrale?»
Il professore indicò con il gesso la sequenza di numeri che riempivano metà della lavagna. Un ragazzo stava in piedi vicino a lui, guardandosi intorno con occhi disperati.
Umiliare uno studente delle ultime file chiamandolo a esercitarsi davanti all'aula era un passatempo irrinunciabile per il Signor Sono Un Matematico Geniale e Incompreso.
Osservai la scena, provando pena per il ragazzo e rabbia verso il professore. Di certo quello non era il modo migliore per avvicinare qualcuno alla materia. Nadia sbuffò vicino a me, mentre Fabiana si concentrò per capire quale fosse l'errore.
«Allora? Nessuno?» continuò lui. «Silenzio laggiù, o chiamo anche voi dopo.»
Il brusio in fondo all'aula si spense, poi si alzò una mano che reclamò l'attenzione di tutti. Era una ragazza dai tratti orientali, i lunghi capelli lisci neri e la pelle chiara.
«E' stato calcolato il seno scambiandolo per il coseno già nella seconda riga. Di conseguenza l'intero esercizio va risvolto.»
Il professore annuì, soddisfatto e segnò con un cerchio il punto dell'integrale che non andava bene.
«Da qui bisogna ripartire», confermò. «Grazie, signorina...»
«Zhao. Miri Zhao.»
Eccola, sta arrivando pure Miri! Quali sorprese ci riserverà? La prossima parte sarà ancora su di lei, e sul suo mistero. E non vi sarà sfuggito che Mirko ha appena chiesto a Sofia di uscire. Presto avremo un appuntamento con questo personaggio sensitivo. Intanto, a domani! ❤
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