Capitolo 16.2
Trascorsi un giorno chiusa nella mia stanza, uscendo solo per mangiare e andare in bagno, attorno a me fazzoletti di carta consumati e vecchi album fotografici, ad acuire la nostalgia.
Un bene infinito.
Era il secondo giorno di ritiro da quando avevo visto mia sorella violata nel suo passato.
Ero grata che fosse viva, sollevata che il suo cuore battesse e il suo respiro fosse normale, ma una parte di lei era comunque morta, non sapeva più chi era, e con lei aveva fatto morire la sorella che ero stata fino a tre giorni prima.
Non ero sicura fosse solo questo il dolore in vista del quale il mio corpo astrale si era spesso separato da quello fisico, ma in ogni caso, doveva esserne uno.
Era profondo.
Nei miei diciannove anni, non avevo mai provato niente di simile, era la prima sofferenza assimilabile a una perdita definitiva, a un lutto importante nella mia famiglia d'origine.
Stavo male.
Tanti altri stavano peggio, però.
Lo sgomento era sopportabile, al pensiero che lo Spirito del Vuoto e i Dysdaimon erano ancora fuori dalle quattro mura della mia camera, a trasformare Milano in una città fantasma. Divoramento dopo divoramento, scomparsa dopo scomparsa, determinati e inarrestabili fino all'oblio finale.
E che era colpa di mia sorella.
Solo sua.
Ciò che stava succedendo a noi Psichici, la fuga di Injin nel Piano Fisico, la materializzazione delle paure in mostri, le morti sovrannaturali, erano una conseguenza delle azioni di Giulia.
A causa di mia sorella, la vita umana era ora in pericolo di estinzione. Pensarla in questi termini drammatici, rendeva il dolore che provavo per lei più accettabile.
Qualcuno bussò alla porta, aspettando il mio permesso per aprirla. Al mio "avanti", mio padre entrò in camera, lanciandomi uno sguardo di dispiacere per il disordine in cui ero.
«Sofia, dobbiamo parlarne», disse.
«Sì.»
«So come ti senti», iniziò, avveduto, sedendosi vicino a me. «Quando l'ho saputo da You Zhao, ero incredulo, avrei voluto fare a pezzi la cinese che ha osato toccarla.»
«In tanti pezzi», lo corressi.
«Eppure i Guardiani sono stati imparziali, nel bene e nel male hanno fatto quello che dovevano.»
«Come fai a difenderli?!»
«Giulia ha voluto davvero aprire il Cancello, ha fatto ricerche in segreto e prove fallite per anni, senza dire niente al suo fidanzato, fino a quando non si è trasferita con lui a Torino, per essere aiutata dalla persona che le aveva parlato del rituale, e lo ha aperto.»
«Pa, io non posso crederci!»
«Neanche io potevo all'inizio», mi consolò.
«E ora come fai?»
«Toccandomi il braccio, Miri Zhao mi ha mostrato che cosa vi era nella mente di tua sorella prima che lei e Shian iniziassero ad agire su di essa.»
«E... che cosa vi era?»
«Un bambino», rispose, con un groppo in gola. «Mai nato.»
Un bambino.
«Che cosa significa?»
«Quattro anni fa Giulia ha abortito in una clinica privata, senza consultarsi con nessuno.»
Mai nato.
«Ha abortito?»
«Non si sentiva di continuare quella gravidanza inaspettata, ma dopo se ne è pentita. Ha iniziato a sentirsi colpevole, e ha cercato un Medium che potesse metterla in contatto con lo spirito del bambino.»
«Un Medium», ripetei, iniziando a capire.
«Da lui ha saputo che gli spiriti dei mai nati hanno la tendenza a isolarsi e ignorare qualsiasi chiamata terrena a meno che non vi sia un varco aperto tra i nostri due Piani.»
Quindi aveva fatto un rituale per un segreto.
Per uno sbaglio.
Per l'amore di un figlio.
«Che cosa faremo d'ora in poi, pa? Pensi che Alessandro sarà in grado di aiutarci a far tornare la memoria a Giulia?»
«Io sono convinto di sì», rispose lui, positivo. «I Guardiani gli avevano lasciato un giorno di tempo per scegliere se partire con loro e una Giulia senza ricordi oppure rimanere a Torino. E lui è partito, capisci?»
«Capisco.»
«Si è guadagnato la mia fiducia per il resto dei suoi giorni.»
«Dove si trovano adesso?»
«In un piccolo appartamento che abbiamo trovato per loro nei pressi di Porta Romana.»
«Non torneranno a Torino?»
«No, lei è troppo fragile e confusa, starà a Milano con il suo fidanzato almeno fino a quando non si sarà risolto il problema dell'Entità fuggita.»
«Così lascerà il suo lavoro», capii.
«Nella migliore delle ipotesi, Alessandro e Giulia inizieranno un nuovo percorso insieme a Milano, diverso dal precedente.»
«Li farai entrare in azienda?»
«Penso di sì.»
«Fino a quando sarà ancora possibile», insinuai, angosciata dal dramma che avevo vissuto ai Navigli. «Fino a quando ci sarà ancora qualcuno di vivo e disposto a lavorare.»
Mio padre sospirò, poi si alzò in piedi, camminò fino alla scrivania e prese il mio cellulare, mostrandomi uno schermo pieno di messaggi non letti e di chiamate senza risposta.
«Sembra difficile andare avanti, Sofia, lo so, ma dobbiamo lo stesso essere fiduciosi. Per Giulia, per la nostra famiglia, per noi stessi, e per tutte le persone che ci vogliono bene. Inoltre, c'è un ospite di là che ti aspetta già da un po'. Non vuoi sapere chi è?»
Avevo un aspetto terribile. Avrei avuto bisogno di una troupe di parrucchiere, estetista e truccatore, e anche così, non sarebbe bastato.
Mi avvicinai a passo insicuro alla cucina, e una volta sulla soglia, notai Mirko girato di schiena, rivolto alla finestra a scrutare chissà che cosa di fuori.
Era talmente assorto, che pensai di non disturbarlo, stando solo ad ammirarlo di nascosto; lui, però, si accorse di me, e i nostri occhi si incrociarono.
Sembrava preoccupato, triste, sconsolato; capii che aveva saputo che cosa era successo, probabilmente dai miei genitori.
«Non doveva essere lei, Sofi», mi disse, con l'amarezza di chi aveva subito una ingiustizia, e io mi stupii a versare ancora lacrime. «Giulia, non doveva essere proprio lei!»
«No, non doveva.»
Non lei. Non lei. Non lei.
E invece lo era.
«Mi dispiace tantissimo», aggiunse, il tono carico di emozione, e in un attimo mi mossi verso di lui, dimenticando la mia insicurezza.
Trovai le sue braccia, e mi lasciai stringere; in testa un solo pensiero: l'infinito.
Qualcosa che aveva un inizio, ma per quanto grande, mai una fine.
Esisteva davvero?
Sono momenti di fragilità per la nostra Sofia, questi, e di sconvolgimenti. Il legame con la sorella era una sua certezza, qualcosa che mai avrebbe pensato sarebbe potuto cambiare, ma non aveva previsto gli Zhao, nè tantomeno di non conoscerla così bene come aveva sempre creduto. Ci sono periodi critici nella vita di ognuno, periodi che a volte è difficile anche solo pensare di condividerli con qualcuno. Per Giulia, era quella decisione drastica e segreta che aveva preso su una nuova vita, e da cui era diventata ossessionata. Le sorprese, comunque, non sono ancora finite, anzi, stanno per iniziare! Io vi ho avvisati ❤
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