Capitolo 11.2

Mi rivolse un sorriso tirato, che lasciava trasparire una certa sofferenza.

«Mi impongo di essere più forte.»

«Mera forza di volontà?»

«Esercizio e fatica.»

«Ti è già successo di perdere il controllo?»

Tommaso abbassò lo sguardo, peggiorando di umore, e nella stanza scese un silenzio che sembrò urlarmi tutto il suo rimorso.

«Scusa.»

«Le cicatrici da ustione sul petto e sulle cosce di mio fratello, sono opera mia», si riprese, con l'angoscia che gli oscurava i grandi occhi chiari. «Anni fa, quando ancora vivevo in famiglia, ho permesso al fuoco di uscire, deturpandolo a vita, senza volerlo.»

«Oh.»

«Sai, i miei genitori mi avevano preparato a questo, sapevo che potevo aver ereditato il fuoco magico che ardeva nelle vene di mio padre, ma esserne a conoscenza non fece alcuna differenza, perché a dodici anni, quando la magia si manifestò, rischiammo tutti la morte.»

Tommaso si appoggiò al marmo della finestra dietro di lui, come se il ricordo lo costringesse a cercare un appiglio da qualche parte.

«Quella è stata l'unica volta?»

«Sì, la prima e l'ultima», mi rassicurò. «Da quel giorno ho avuto l'obbligo di studiare e sostenere esami da casa, riducendo al minimo i contatti con gli altri, fino a quando non sarei stato in grado di controllarmi almeno al novanta per cento.»

«E ha funzionato?»

«Gli unici a essere venuti a sapere del mio fuoco magico da allora sono due cinesi non umani, e te, una ragazza non proprio nella norma», disse. «Perciò direi di sì.»

Un lampo squarciò il cielo scuro, e subito un fragoroso tuono si propagò nell'aria in un boato che mi fece istintivamente guardare oltre il ragazzo, fuori dalla finestra.

«Quanti Figli della Natura esisteranno al mondo, secondo te?» chiesi.

«Non lo so, ma di sicuro molti.»

«Ed è possibile che tutti vivano senza essere prima o poi scoperti da qualcuno?» continuai.

«No, non lo è.»

«Persone influenti al governo potrebbero già sapere da tempo, ma per qualche ragione tacere.»

«Questo è quasi certo», disse, avvallando la mia ipotesi. «Infatti mio padre mi ha sempre raccomandato di non usare il fuoco, perché qualcuno di importante avrebbe potuto scoprirlo e farmi diventare la sua arma.»

«Chissà se alcuni Figli della Natura sono stati costretti a fare qualcosa che non avrebbero mai voluto.»

«Spero di non saperlo mai con certezza», commentò, e io capii bene il suo egoismo.

«Mia madre ha il potere della Terra dentro di lei, ma lo usa raramente, per fortuna.»

«E tu?» chiese, serio. «Hai parlato di invisibile prima, ma la magia non dovrebbe essere legata a uno degli elementi della Natura?»

«Il mio non è un potere come lo intendi tu», chiarii subito. «E' una abilità che ho indipendentemente dalla mia famiglia.»

«E di cosa si tratta?»

«Per farla breve, esco dal mio corpo.»

Tommaso si protese in avanti, sbattendo le ciglia bionde più volte.

«Che cosa intendi per "uscire"?»

«Perdo conoscenza, oppure dormo, e mi vedo da fuori», provai a descrivere. «Sono incorporea, come uno spirito, ma posso pensare, parlare, fare quello che faccio di solito, senza che nessuno o quasi se ne possa accorgere. Non lo controllo, purtroppo, e questo è il lato negativo. Può accadere in qualsiasi momento e io non posso farci niente.»

«Pensavo che questo genere di cose fosse possibile solo dopo la morte, ammesso che ci fosse davvero un dopo a quella.»

«E' possibile anche prima. Solo che la maggior parte delle persone non lo sa, e anche se lo venisse a sapere, non ci crederebbe.»

«Sarebbe come ammettere l'esistenza di un qualcosa di più di ciò che si vede con gli occhi», osservò, capendo alla perfezione l'ostacolo.

«L'esistenza di un Piano non materiale.»

«Ciò è incredibile», disse.

«Ma la magia ha avuto origine da lì.»

«Come lo sai?»

Un roboante tuono scoppiò nell'aria, e un altro lampo squarciò l'oscurità, delineando un viso scheletrico alla finestra. Cacciai un urlo, spaventando Tommaso, ma quel paio di occhi gialli che ci scrutava svanì poco prima che il ragazzo si girasse per capire che cosa avessi visto di così terribile.

«Ma che diavolo?!»

«C'era qualcosa là fuori!» mi giustificai.

«Io vedo solo la pioggia oltre il vetro.»

«Ti giuro che c'era!»

Inspirai a fondo, cercando di tranquillizzarmi, ma non fu facile, perché il cuore stava battendo troppo forte.

«Va meglio?» chiese.

Non risposi e lanciai un'occhiata titubante al vetro, vedendo però solo tante piccole gocce e scie d'acqua che lo bagnavano.

Tommaso sospirò, e senza chiedermi altro, aprì la finestra, sporgendosi a guardare meglio sopra, sotto e di lato.

Un vento gelido soffiò tra i suoi capelli, e arrivò fino a me, insinuandosi tra le pieghe degli abiti. Strinsi le braccia al petto, e iniziai a sfregare ripetutamente le mani sulla stoffa di cotone.

«Puoi richiuderla, per favore?»

«Sei un po' fifona, eh?»

«So solo qualcosa in più di te», risposi.

«Va bene, ma tu rilassati. Non c'è assolutamente niente qui fuori.»

Spinse la finestra, e io tirai un respiro di sollievo, ma prima che potesse chiuderla, una mano ossuta spuntò dalle ombre e si serrò attorno al suo collo.

Gridai.

Tommaso tossì, e nel tentativo di staccarsi di dosso gli arti che lo trattenevano, rovinò al suolo insieme a un'agguerrita carcassa, dentro la quale strisciavano vermi scuri, a mucchi.

La creatura dagli occhi gialli spalancò la mandibola sopra di lui, mostrando file di denti appuntiti, e si preparò per piantargliele nella pelle.

Avrei dovuto intervenire, ma ero paralizzata dal terrore, e non riuscii a muovere un solo passo nella loro direzione.

Tommaso originò fiamme incandescenti dai palmi delle sue mani, che avvolsero la testa dell'aggressore, e gli permisero di sottrarsi alla sua presa, rotolando su un fianco.

Si sollevò, gli occhi di un colore rosso liquido, simile a lava, mentre lo scheletro arretrava, con la parte colpita che lentamente si sfaldava e diveniva polvere.

«Tommaso», lo chiamai, scioccata e impaurita. «Andiamo via!»

Lui fece uno scatto e si precipitò alla porta, con me che lo seguivo, voltandomi per capire quanto grande fosse il nostro vantaggio.

L'ultimo movimento che vidi nello studio fu di quella creatura, che, mutilata, saltò fuori dal varco della finestra, e venne inghiottita dalle tenebre piovose da cui era emersa.


Le cose si fanno piu' complicate per Sofia e Tommaso! Incontro ravvicinato con mostro, in questa parte! E non escludo possa ricapitare... se volete lasciarmi un commento sulla storia o sul capitolo, sapete che mi fate piacere❤ a domani!


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