Capitolo 5

Il ragazzo balzò fuori con la spada sguainata, pronto a colpire e tranciare il collo del romano.
<<Ah aaaah!>> quest'ultimo, che era ben noto per i suoi riflessi, balzò all'indietro per non farsi colpire, Cingeto rimase sconvolto dallo scenario che lo aspettava e fulmineamente si gettò alla carica contro Davide il quale estrasse in un lampo la sua spada col sigillo romano e deviò l'attacco. Il giovane incessante continuò a colpirlo senza sosta quando ad un certo punto fu disarmato, il romano con un colpo gli fece perdere la presa e la spada volò via. Cingeto era stato preso alla sprovvista ma non si arrese e iniziò a lanciare pugni senza però mandarne a segno neanche uno. Il romano lo schivava ogni volta e rideva di gusto quando ad un tratto, improvvisamente, fu colpito sul robusto viso.
<<Maledetto bastardo!>> digrignò i denti come un cane, in preda alla furia. Gli sferrò un calcio nel centro del petto facendolo quasi volare di qualche metro facendolo scontrare con la schiena sul baule che si era richiuso alle sue spalle precedentemente. Il bruto uomo gli si avvicinò e lo prese a pugni fino a spaccargli il labbro. Nel mentre i due sottufficiali facevano il tifo e Gobannitio fissava la scena in silenzio, non era dispiaciuto ma una parte di sé voleva metter fine a quella situazione, più guardava il ragazzo e più rivedeva suo fratello Celtillo e probabilmente non si sarebbe liberato mai dal suo fantasma.
<<Ti stai divertendo?>> lo derise mentre lo prendeva a pugni <<ora morirai>>.
I tre druidi iniziarono a bisbigliare strane frasi incomprensibili probabilmente qualche loro preghiera. Cingeto non riusciva a liberarsi da quell'uomo che era il triplo di lui. Guardò in alto, verso il soffitto, il soffitto che fissava sempre prima di addormentarsi per poi cadere nei più tranquilli sogni. Era davvero finita? Pensò mentre il sangue gli colava dal labbro e i lividi si gonfiavano.
<<Cesare non lo vuole morto>> gli ricordò uno dei due sottufficiali.
Davide si voltò verso di lui, aveva uno sguardo spiritato e nessuno ricordava quando fosse stata l'ultima volta che lo avevano visto così <<giusto>> si rigirò verso la sua preda <<Cesare ti vuole vivo piccolo bastardo>> lo lasciò cadere violentemente sul baule. Si avvicinò ad Elzevëmet che era steso a pancia sotto con la testa rovolta verso i romani, continuava a pregare con occhi socchiusi nella sua pozza di sangue, si abbassò al suo livello e sorridendo gli disse <<abbiamo distrutto e saccheggiato il nemeton>> si alzò e si incamminò tirando per un braccio Cingeto poi si voltò nuovamente col capo verso il vecchio druido che lo fissava morente <<Ah, grazie>> estrasse da una sacca dei pezzi d'oro luccicanti. Uscirono dalla dimora <<bruciatela pure>> disse con indifferenza.
<<Noo! Noo! Elzevëmet!>> cercò  di liberarsi dalla presa guadagnando solo qualche calcio e uno spintone a terra per poi essere legato e caricato su di un cavallo <<Sei proprio fortunato, gli disse uno dei sottufficiali, se solo Cesare non ti volesse vivo e tutto intero ti avremmo già ucciso o legato e trascinato per i polsi!>> rise. Mentre si allontanavano Cingeto fissava le fiamme e quando queste diventarono solo un piccolo puntino luminoso in lontananza perse i sensi.

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