Capitolo 4

Dopo un giorno e mezzo di viaggio giunsero a Gaeta. Piccola ma accogliente e quasi interamente abbracciata dal mare era uno spettacolo. Fra alture che cadevano a picco baciando il mare e fra il verde della natura e la bellissima fortezza, Aldelmo si sentiva rincuorato ma ugualmente gli mancava la sua terra natale che era ben diversa da questa città di mare.
<<Ed eccoci ragazzo mio! Siamo arrivati>> fece il vecchio lanciandogli un sorriso toccandogli una spalla con la mano.
Per quasi tutto il viaggio erano stati zitti e il ragazzo non aveva fatto altro che rimuginare e farsi mille domande sul contenuto del baule.
<<Tutto a posto? Mi sembri abbastanza annoiato, scontento oserei dire>> chiese con aria interrogativa corrucciando le sopracciglia.
<<Chiedo venia, non badate a ciò, è solo che sono stanco per il lungo viaggio...>> rispose con tono sbiadito.
<<Oh suvvia suvvia, lo so che ti manca la nostra bella città, ma devi aprirti al cambiamento e questa città merita anch'essa>> cercò invano di tirarlo su.
<<Perché siamo qui?>>
Carlo lo guardò ma distolse subito lo sguardo e sospirò indeciso su cosa fare.
All'entrata della cittadella c'era un omone grosso, capelli neri misti a fili argentei ma piuttosto stempiato, baffi grossi che coprivano un sorriso amichevole <<Benvenuti! Come stai Carlo? E tu devi essere Aldelmo giusto? È un piacere avervi qui>>. Egli era un uomo assai logorroico, spesso parlava troppo, a volte esegerava ma non lo faceva apposta, era più forte di lui e questo suo comportamento rientrava perfettamente nella sua natura socievole e amichevole, era una persona aperta e senza veli, a volte poteva sembrare abbastanza ingenuo ma l'apparenza inganna.
Si incamminarono fra le case e giunsero ad una casetta <<Vi ho sistemato qui, spero vi troviate bene anche se so che siete abituati ad altri spazi lì a Faenza>>
<<Tranquillo Costanzo, hai fatto anche troppo>> sorrise <<andrà benissimo, grazie di tutto>>
<<Dovere>> gli toccò la spalla <<per un amico questo ed altro>>
Costanzo si congedò e i due iniziarono a disfare i bagagli.
<<Sai chi è quell'uomo?>> l'anziano si decise a rompere il silenzio fra un bagaglio e l'altro.
<<Uhm... un vostro amico? Non saprei...>>
<<Il capo dell'esercito di Gaeta, per quanto non lo sembri di primo acchito, è un uomo potente ed astuto, un grande combattente... avrai modo di conoscerlo meglio ad ogni modo>>
<<Che intendete?>>
Si fermò e lo guardo con fermezza, aveva la fronte imperlata di sudore che brillava con la luce del sole <<entrerai nell'esercito, all'inizio sarai una recluta ma vedrai, ti piacerà>>
<<Non so se... voglio, non vorrei contraddirvi nonno ma>> stava continuando la frase quando Carlo lo interruppe <<Ascolta, è bene così, col tempo capirai>> si voltò per caricarsi di un altro bagaglio scoprendo finalmente il misterioso baule.
Aldelmo lo adocchiò <<Perché non ora?>>
<<Prendiamo queste ultime cose ed entriamo in casa dopodiché parleremo>>
Era quasi il tramonto ed erano stanchi morti. <<Meglio se andiamo a cena alla taverna, siamo ospiti di Costanzo, quando torneremo saprai, prometto>>
Ad Aldelmo queste non sembravano altro che stupide e palesi scuse, ma in fondo lo capiva e sapeva che ogni sua azione e decisione era diretta al suo bene ma questo timore? Proprio non se ne capacitava...

Tornati dalla taverna si sedettero al grezzo tavolo in noce <<Dunque>> iniziò <<la tua famiglia, la nostra famiglia, ha dei segreti>> iniziò a tossire <<grandi segreti, non è una comune famiglia, facciamo parte di un antichissimo ordine, sopravvissuto al tempo e alle guerre, alle insidie e alle ingiustizie, ai tradimenti, ai dolori e alle morti vane, ma nulla è vano se produce cambiamento. Confida in te stesso e sii sempre leale, la vita è dura e amara, non cedere ai soprusi dei potenti ma anzi, contrastali ed estirpali tirando via le radici dai loro troni di insidie e sporche convinzioni>> tossì ancora e chiuse più volte la mano a pugno come se il braccio si fosse addormentato <<qualunque cosa ti accada agisci e ricorda sempre che agiamo per favorire la giustizia e la libertà dei popoli, noi... noi siamo>> iniziò ad irrigidirsi e a tossire, il ragazzo corse ad aiutarlo ma Carlo boccheggiava <<il baul... il ba... il baule>> indicava con lo sguardo, non riusciva a respirare, in un ultimo sforzo disse <<sapr>> spezzando la parola e poco dopo si spense. "<<Saprai?>>" pensò in fretta ma ora non aveva più importanza. Lo depose su quello che sarebbe dovuto essere il suo letto e dopodiché uscì a cercare Costanzo, ora poteva contare solo su di lui.
<<Aldelmo, come mai qui? Che accade?>> Aprì la porta un Costanzo mezzo addormentato <<mi sembri scosso figliolo... vuoi entrare?>>
<<Chiedo venia per l'ora tarda ma è successa una cosa...>> non sapeva come dirlo, gli faceva troppo male e non gli pareva vero, cercò il coraggio e con una voce smorzata proferì <<mio nonno è morto>>
<<Oh Santissima Vergine addolorata!>> strabuzzò gli occhi <<Carmelina, presto! Il soprabito>> lo indossò al volo e insieme si diressero al luogo.

<<Penso sia stato un infarto, almeno a giudicare da ciò che vedo e da ciò che so, aveva seri problemi al cuore per la sua avanzata età... ma io non sono un dottore. Mi dispiace...>>

Passarono i giorni, le settimane, i mesi. Aldelmo era entrato oramai nell'esercito, si allenava duramente, era un mediocre "spadaccino" ma in compenso era agile di suo, aveva imparato ad attaccare, aveva ancora qualche problema a rompere la difesa nemica ma doveva solo sciogliersi e prenderci la mano, ma lui era uno che puntava di più sulla difesa. La vita da giovane recluta non lo allettava ma la preferiva dato che era pur sempre una distrazione in quanto stesse cercando di stare a casa il meno tempo possibile, troppi ricordi o meglio, nessun ricordo, solo senso di perdita e disagio per una casa estranea in una terra che ancora non amava e che probabilmente mai avrebbe amato. Aveva cercato di staccare il più possibile e in automatico aveva anche lasciato perdere i misteri che si celavano e il tanto bramato baule. Finiti gli allenamenti, ormai sera, si ritrovò in anticipo a casa, si mise a pensare e capì che ormai faceva meno male. Si sentiva motivato ed era pronto a sapere, voleva e doveva sapere. Si alzò dirigendosi verso il baule, c'era un vecchio lucchetto, non aveva idea di dove potesse essere la chiave ma non aveva importanza, lo scassinò e lo aprì...

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