Capitolo 1
Era un tiepido mattino del 1426, e nella città di Faenza c'era la solita calma con il via vai quotidiano dei mercanti e mercenari. Faenza era un luogo abbastanza tranquillo in cui vivere; dal 1313, da quando era sotto il comando della signoria dei Manfredi aveva raggiunto la massima fioritura ed era in continua rinnovazione sia per i centri urbani che per le costruzioni di nuovi edifici e chiese, gli affari andavano magnificamente grazie anche all'incremento della ceramica, difatti la città era celebre per la produzione di oggetti in ceramica e intratteneva rapporti commerciali con tutta Europa, il periodo era roseo non c'è che dire. Aldelmo passeggiava discretamente per le vie infestate da cittadini e mercanti di ogni genere: c'era chi si dilettava a vendere cure e "pozioni miracolose", filtri d'amore, vecchi cimeli o meglio dire cianfrusaglie fino a passare a rane sotto sale e urina di pecora che spesso era usata anche dai medici del periodo. Egli amava passeggiare per le vie della sua città, amava ogni singolo centimetro di essa, passava ore in giro a bighellonare con gli amici, facendo anche gare di arrampicata sugli edifici in Piazza del Popolo e rimaneva ogni volta estasiato dalle due artistiche ali porticate a doppio ordine che la delimitavano, e in Piazza della Libertà. Aldelmo era un ragazzo solare e a volte abbastanza mascalzone ma riusciva a farsi voler bene da tutti, di rado la sua ilarità prendeva il sopravvento su di lui per mascherare la sua tristezza che di tanto in tanto lo coglieva: ad appena 3 mesi fu abbandonato dai genitori, egli non sapeva molto sul loro conto, sapeva di avere una sorellina un po' più grande e che i genitori erano estremamente poveri e non potevano permettersi un'altra bocca da sfamare. Crebbe col nonno paterno Carlo e mantenne ottimi rapporti anche con l'altro nonno Gilberto che però vedeva di rado poiché risiedeva a Venezia. Carlo fece di tutto per impedire il gesto dell'abbandono, offrì loro aiuto, non che avesse molto da offrire ma una mano economica non fa mai male! Ma loro erano troppo poveri, testardi e terribilmente convinti nel dare il bambino al convento più vicino, a questa notizia Carlo inorridì quasi e si dispiacque moltissimo, non poteva permettere che un suo nipote potesse avere un destino del genere e tanto più il suo primo e sicuramente unico nipote maschio! Allora propose di essere lui a prendersene cura come se fosse stato suo figlio, d'altronde era pur sempre suo nipote, i genitori accettarono e subito dopo si trasferirono altrove per la vergogna del gesto e per non vedere, in qualche modo, Aldelmo soffrire di ciò, ma non tutto va secondo i piani: dopo due giorni che la famiglia si trasferì a Milano, fu spazzata via da un brutto incendio nella notte. Il ragazzo era a conoscenza della motivazione dell'abbandono ma non riusciva a capacitarsene e l'aveva presa, inconsciamente, come un rifiuto... dentro di sé era profondamente depresso, cupo e tormentato.
Gli anni successivi trascorsero piacevolmente, Aldelmo cresceva fino a trasformarsi in un ragazzo alto, robusto e forte e diventava sempre più agile e astuto anche grazie all'aiuto del nonno che gli aveva insegnato tutto, o quasi, ciò che sapeva. Aldelmo ormai aveva 15 anni ed era un rubacuori ma egli la maggior parte delle volte non aveva tempo per queste cose e preferiva lunghe arrampicate, esplorazioni o risse non sempre amichevoli. A metà mattinata giunse visto e non visto sul tetto del Palazzo del Podestà situato in Piazza del Popolo dove si sedette a contemplare il suo mondo. Ad un tratto vide dei movimenti piuttosto sospetti che si mimetizzavano perfettamente nella quotidianità ma che non sfuggirono alla sua sorprendente vista. Percepì che stava per accadere qualcosa e non di certo qualcosa di buono, seguì quegli uomini mimetizzandosi da una folla all'altra e di tetto in tetto. Giunti a destinazione, in un cortile di una vecchia abitazione, li scrutò e li sentì confabulare varie strategie, sembrava un complotto ma non gli pareva vero, chi avrebbe potuto mai ledere alla tranquillità di Faenza? Queste cose non succedevano, non lì! E se anche fosse... una congiura contro chi?
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