prologo

Era una calda giornata di metà luglio, padre e figlio erano fuori nel giardino  della loro villa a Beverly Hills che stavano osservando con frustrazione l'ambulanza parcheggiata di fronte all'enorme cancello di ferro che delimitava i confini del territorio

Il ragazzo mise una mano dietro la nuca della donna e l'avvicinò alla sua fronte «Andrà tutto bene, mamma» disse prima di lasciarle un ultimo bacio sulla fronte ed osservala mentre i paramedici stavano discutendo della situazione improvvisa a casa dei signori Rossi.

La donna accarezzava la testa del proprio figlio ormai cresciuto, ma ai suoi occhi appariva ancora come un bambino «Sarò proprio qui» disse puntando l'indice sul petto coperto da una maglia azzurra del ragazzo «Non avere paura amore mio» sorrise debolmente mentre una brezza di fine primavera passava attraverso i capelli dei presenti nel cortile incorniciato da aiuole e diverse varietà di fiori che il giardiniere teneva con cura.

Ethan Edoardo Rossi rimase in silenzio con le lacrime che rigavano il suo viso, ad un tratto vide tutti i momenti più belli vissuti con la moglie e madre del loro, -ormai cresciuto bambino- passare davanti a lui, non poteva crederci che stava davvero accadendo, quasi tutta la felicità stava piano piano abbandonando l'uomo lasciandolo nella più totale angoscia.
«Madison, amore mio» lo stilista prese la mano della sposa e la strinse forte «Ti prego non mi abbandonare» posò poi la testa sul petto della donna cercando di non piangere, Federico se ne stava in disparte, osservando con attenzione ogni movimento del padre asciugandosi delle lacrime sul volto.

Federico prese un grosso respiro pregando Dio di vedere ancora il volto sorriderete della madre, prese il cellulare dalla tasca della tuta firmata Rossi e controllò velocemente l'orario sul display: erano quasi le cinque di pomeriggio, se prima le giornate passavano con un battito di ciglia,  adesso era come tutto attorno a lui si fosse fermato per sempre.
Le grida del padre, l'acciecante lucina blu che hanno le sirene delle ambulanze puntava dritto nelle iridi azzurre del ragazzo, le voci dei medici riempivano i pensieri di Federico, trascinando la mente del giovane nelle profondità dell'Oceano Pacifico, lasciando il giovane in balia dei mostruosi pensieri dell'immenso specchio d'acqua colmo di pensieri negativi , il ragazzo scaraventò il cellulare sull'erba tagliata con cura dal giardiniere e si portò entrambe le mani ai lati della nuca e chiudendo gli occhi e respirando profondamente

Federico si diresse nuovamente verso l'ambulanza e guardò negli occhi la madre che posò con leggerezza una mano sulla guancia del figlio.
«Non piangere per il passato di una vita piacevolmente conclusa, ma commuoviti quando la ricorderai. Conta le volte in cui le nostre anime hanno sorriso insieme, si sono avvicinate in modo così invisibile ma allo stesso tempo tangibile, tanto da sfiorarsi con le dita.
La morte è solo la fine di un capitolo, figlio mio.
Così come questo corpo è pronto a salire in cielo, un giorno lo sarà anche il tuo, e lì saremo felici, insieme. Il mio spirito veglia su di te e vivrà nel tuo cuore perché io morirò veramente quando tu ti scorderai di me» e quelle erano le ultime parole che Federico sentì pronunciare dalla madre prima che la vettura partisse a tutta velocità sulle strade di Beverly Hills. Ethan e Federico guardarono l'autoambulanza sfrecciare sull'asfalto per poi prendere la loro jeep e seguire il veicolo a tutta velocità.

I dottori si precipitarono spingendo il letto in cui riposava la donna dai capelli dorati all'interno della sala operatoria.
I medici misero rapidamente sul volto della signora una maschera a valvola.
«Clarissa» quasi urlò il chirurgo «Mi può dire la diagnosi che avete fatto a Mrs. Fonte» il dottore si mise i guanti verdi ed aspettò la risposta da parte della sua collega «Rianimazione cardio-polmonare» dichiarò l'infermiera a gran voce passando al suo capo gli attrezzi per aprire il petto alla donna «Ma la stiamo perdendo!».
Un'altra signora con addosso il camice entrò nella sala con un defibrillatore automatico e lesse la cartella con le informazioni «Madison Fonte, quarantacinque anni, problema cardiovascolare» si affrettò a sfogliare i dossier.
«La pressione sta scendendo a 88mm, il battito cardiaco a 61bpm e 23 respiri al minuto, la macchina DAE è pronta?» strillò il chirurgo andando in panico.

Quella donna, dannatamente splendida, moglie del più famoso stilista di tutta la California, uno degli uomini più ricchi ed importanti di tutta l'America del Nord stava lentamente lasciando questo mondo.
«Stia con noi» pregò il dottore stringendo le mani gelate della signora.
Un giovane infermiere attaccò il cavo della macchina di rianimazione ad un interruttore presente nella e sala successivamente posò il macchinario su entrambi i lati del torace della madre di Federico Corbyn Rossi.

Madison giaceva sul letto mente i medici cercavano di rianimarla, il macchinario emise un segnale acustico ed i presenti nella sala operatoria -ad eccezione del chirurgo- lasciarono la stanza non riuscendo a sopportare il dolore della perdita di quell'amata donna, dal marito, dal figlio e da chi la conosceva e non.
L'uomo che era rimasto all'intero della sala sentì il lungo segnale acustico che segui la morte della donna.
Il cuore aveva ormai smesso di battere per sempre e non c'era modo di riportarla in vita.
Infarto miocardico.

Silenzio, nella sala calò un silenzio assordante ed il medico si sedette sul piccolo sgabello «Mi dispiace» sussurrò, «Mi dispiace tanto» ripeté sussurrando sempre più debolmente incrociando le mani sul letto e posando la testa su di esse iniziò a piangere.
«Non sono capace di fare niente, non sono capace di salvare la vita, ho fallito, ho fallito per la prima volta in quaranta anni di esperienza» singhiozzò asciugandosi le lacrime con la manica del camice insanguinato e appoggiando la testa sul bordo del lettino dove Maddison era ormai passata a miglior vita.

Nel corridoio dell'Hollywood Presbyterian Medical Center l'aria era talmente tesa che sembrava di stare a piedi nudi su dei cocci aguzzi di vetro, Ethan lanciò uno sguardo malvagio a Federico «Adesso sei contento!?» urlò il padre non controllando il tono della voce «Non ho fatto niente io!!» esclamò ancora più forte il giovane «Si!» ringhiò Ethan ormai al limite della sua rabbia mescolata al dolore «È sempre colpa tua» l'uomo prese il figlio per il collo cercando di strangolarlo, mano a mano che passavano i secondi la prese sul collo del figlio si stringeva sempre di più «Papà non respiro!» tossì Federico «E sai cosa me ne importa, la mia donna è sul punto di morte, forse non la rivedrò mai più! Come dovrei sentirmi?». Ethan lasciò scivolare le dita dal collo del figlio respirando affannosamente e cercando di calmare la sua rabbia.

Padre e figlio erano rimasti nel corridoio buio immerso in un cupo silenzio.
Mr.Rossi non parlava da più di sei ore ed il figlio seduto su una delle numerose sedie scomode si teneva il capo con entrambe le mani lasciando che le lacrime rigassero il suo volto in continuazione, alzandosi dalla seggiola si diresse verso il balcone che si trovava al settimo piano, osservò l'infinita città di Los Angeles che si estendeva ai piedi della struttura.
Il ragazzo tirò un grosso sospiro di frustrazione cercando di non pensare che quella all'interno della sala operatoria era la donna che lo aveva messo al mondo ventuno anni fa.
Federico chiuse gli occhi e all'improvviso si ricordò del sorriso della madre ed i suoi occhi più chiari delle coste dell'oceano Pacifico.

L'uomo che aveva cercato di salvare l'amata di Ethan uscì dalla sala operatoria mantenendo il volto basso incapace di tenere testa agli occhi distrutti dalle lacrime del figlio e del marito.
«Dottore!» urlò il padre del ragazzo andando incontro all'uomo con il camice insanguinato,
«Dov'è mia madre» Federico corse verso i due signori con il cuore che esplodeva di gioia nel rivedere sua madre sana e salva, ma tutte le sue aspettative si frantumarono nel momento in cui il medico confermò la morte della donna.
«Mamma!!» urlò il ragazzo gettandosi in ginocchio ed iniziando a piangere di nuovo più forte di prima.

Quella giornata soleggiata si trasformò da un momento all'altro nel giorno più brutto che il ragazzo aveva vissuto fino a quel momento.
Gli occhi color oceano tanto trasparenti quanto profondi rivelavano tutto il dolore del ragazzo in lacrime davanti al cadavere della madre morta.
«Fate qualcosa!» urlò il ragazzo mentre i medici tutto intorno erano pietrificati sul posto.
«Padre diglielo, diglielo!» continuò ad urlare sempre più forte.
«No!» tuonò l'uomo posando una mano sulla spalla del figlio «Non possiamo fare nulla, è andata così!» mormorò lo stilista e quelle furono le ultime parole d'amore che sentì il ragazzo da parte del genitore.

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