Mi guardo allo specchio mentre spalmo la crema sul viso. Sembra che le occhiaie stiano peggiorando, tutta colpa dell'insonnia. Non mi capitava da anni, perché adesso? Sto bene, mi sento bene. Non ha senso.
Tolgo la fascia attorno al viso, i capelli puliti ricadono sul petto. Lavo i denti e, tirando la zip della tuta blu fino al reggiseno, esco dal bagno, l'unica cosa positiva di questo posto. Mi fermo al centro della piccola stanza e fisso il letto sotto la finestra quadrata. Beh, il bagno personale e anche essere stata graziata dal non avere una coinquilina. Se Sun si decidesse a venire qui, potremmo stare insieme, ci sono pochissimi posti liberi quest'anno. Però è da poco che sta venendo al campus senza che nessuno l'accompagni, pazienterò ancora un po' prima di chiederglielo seriamente.
Mi avvicino alla scrivania accanto alla porta e apro il primo cassetto. Il mio tesoro spunta in tante piccole bustine: mandorle, pistacchi, noci sgusciate, semi di girasole. Stoppo sul nascere il pensiero che mi fanno ingrassare e prendo il sacchetto aperto di noci. Infilo sotto il braccio il libro di Storia Medievale insieme al quaderno degli appunti e affetto il tablet. Mi sistemo a gambe incrociate sul letto, metto sul naso gli occhiali da vista e riprendo da dove avevo lasciato prima della lezione di ballo.
Quella testa di cazzo di Fred. Non posso credere a quel che mi ha detto la coreografa. Se mi tocca ancora il culo, lo faccio diventare un soprano.
Il telefono vibra sul comodino. Lo prendo subito pensando a un messaggio da parte di Sun, ma non è lei a scrivermi, anzi a inviarmi un vocale. È un numero sconosciuto. Arriccio il naso. Chi cavolo può essere? Vorrei ignorarlo, però la curiosità mi frega. Per fortuna ho l'impostazione sulla privacy e, chiunque sia, non saprà che l'ho ascoltato. Se è un maniaco stoppo subito e lo segnalo.
«Ehi, Davis...»
Le mie braccia schizzano in alto, il telefono vola e cade a faccia in giù sul letto. Blake Harper?! Ma che diavolo...?
Il vocale sta proseguendo. Afferro il dispositivo e lo fermo. Il cuore mi è balzato in gola in un secondo e ora non vuole tornare giù, mi battono le tempie per quanto è vicino al cervello. E mi annebbia i pensieri, perché è ovvio che dovrei ignorarlo e bloccarlo, ma voglio anche sapere... tante cose.
Schiarisco la voce per darmi un tono e riavvio il messaggio.
«Ehi, Davis. Dimmi un po', qual è il numero della tua stanza? E a che piano si trova? E dimmelo in fretta, si sta radunando mezzo campus nella hall». In sottofondo sento schiamazzi femminili.
Il viso mi va a fuoco per la rabbia. Schiaccio il pulsante del vocale. «Primo: tu non mi dai ordini. Secondo: chi cavolo ti ha dato il mio numero? E terzo: sei nel mio dormitorio? Vuoi il numero della mia stanza? Hai perso la testa. Vai a riprenderla prima che rotoli troppo lontano».
Questa cosa è assurda. Potrei darmi uno schiaffo per vedere se sono sveglia, ma sto studiando Storia Medievale e i miei sogni sono molto più divertenti di così.
Un altro messaggio.
«Rispondo prima al secondo punto» dice ridacchiando. «Naa, non te lo posso dire. Sappi solo che so essere molto persuasivo». E su questo non ho dubbi. «Terzo punto: sì, sono qui e adesso mi collego anche al punto uno. Ti conviene dirmi il numero della tua stanza perché altrimenti dovrei iniziare a chiederlo a tutti. Effettivamente potrei gridare per avere più risposte insieme».
Sobbalzo. È un folle! Così tutti saprebbero che mi sta cercando! Ma poi, perché diavolo lo sta facendo? Credevo avessimo messo in chiaro le cose in quel bagno. Dopo quel bacio da urlo. A cui non smetto di pensare. Soprattutto la notte.
Merda.
«Chiudi quella boccaccia, non ti azzardare! Chi ti dice che sono al dormitorio? Sono in giro, tornatene al tuo, di dormitorio». Avrà anche avuto il mio numero, ma non può sapere che sono qui. Giusto?
Risponde subito. «Mmh... e invece penso che ci sei. Mi sa che chiederò alle ragazze che mi stanno intorno».
«Chi cerchi?» domanda una voce femminile.
Santissima vergine benedetta!
«Primo piano, stanza 9!» esclamo con il telefono vicino alla bocca. «E vedi di correre, così ti vedranno meno persone possibili». O almeno spero.
Lascio il telefono sul letto e copro naso e bocca con le mani. L'ho sognato? Perché non c'è alcun motivo valido per cui Blake Harper mi stia cercando. A parte il suo inutile prurito che non ho alcuna intenzione di sedare. Si comprasse una pomata.
Bussano alla porta, sobbalzo. Mi alzo di fretta e spalanco l'ingresso. Per alcuni istanti non riesco a muovere un muscolo. Ricci biondi molto corti, occhi blu, pelle abbronzata, corpo scolpito dalle ore di allenamento. Ha con sé il borsone rosso dei Royal. Emana un profumo frizzante così buono da riempirmi di brividi.
È davvero lui.
Mi fissa sorpreso. «Wow. Allora li porti gli occhiali».
Lo afferro per un polso, lo trascino dentro la stanza e sbatto la porta. Forse avrei dovuto controllare il corridoio, ma preferisco non farmi vedere. Fra un po' si dimenticheranno della sua presenza qui. Mi auguro.
«Ipermetropia, li metto solo per studiare. Che cavolo vuoi?» sbotto, incrociando le braccia al petto. Per quanto cerchi di soffocare il pensiero, mi è molto difficile ignorare che lui è nella mia stanza. E siamo soli.
Lascia il borsone sulla sedia di fronte alla scrivania. «Ti stanno bene. Sembri una segretaria con una tuta sexy». Il suo sguardo cala sul mio petto.
Tiro su la zip della giacca fino alla base del collo. «Mi dispiace tanto di non rispettare i tuoi canoni sulle segretarie sexy con un tubino che fa da seconda pelle» replico ironica.
Sorride, un cenno genuino. «Sei sexy anche così, non temere». Ammicca. «Temevo ci avrei messo di più a convincerti a farmi entrare. Per fortuna a volte mi sbaglio». Si guarda intorno. «Niente coinquilina?»
«Se non mi avessi minacciato ci saresti morto dietro quella porta. Allora, che vuoi?»
Mi fissa. «Niente coinquilina?» Lo sguardo sensuale mi fa rizzare i peli ovunque.
«Cosa vuoi? Devo scrivertelo? Devo farti un disegnino? Dirtelo in un'altra lingua? ¿Qué deseas?» Col cavolo che gli dico che non ho una coinquilina! Deve restargli il dubbio che da un momento all'altro possa arrivare qualcuno. Non credo sia un cattivo ragazzo, solo uno molto superficiale. Ma non si sa mai.
Scoppia a ridere, posandosi una mano sulla pancia. Una pancia molto atletica, non c'è che dire. «Cos'è? Spagnolo?»
«Bravo. Non ti facevo un esperto di lingue».
Mi rendo conto della cazzata che ho detto ancor prima che lui mi guardi con malizia.
«E invece lo sai eccome». Ammicca.
Alzo gli occhi al cielo e fisso il soffitto per alcuni secondi. È una battuta scema e scontata, ma sento la risata a un passo dalla bocca. «Riuscirò a capire cosa vuoi prima che mi diventino tutti i capelli bianchi?»
Inclina un po' il capo. «Penso staresti bene anche con quelli».
«Harper!» Questo qui è impossibile!
«Chiamami Blake».
Il cuore mi schizza in gola. «Non ci penso proprio».
«Io invece vorrei trovare un nome solo per te. La tua amica ti chiama Aki, quindi devo optare per qualcos'altro. Che ne pensi di Davs?»
Inarco un sopracciglio. «Hai tolto solo la "i"».
«Ma è carino, non trovi?» Sorride, facendo un passo verso di me. Nei suoi occhi blu è vivo il divertimento.
Carino. Lui dice "carino" e io penso a quanto lui sia carino mentre lo dice.
Male. Molto, molto male.
Ma poi perché mai darmi un nomignolo?
D'istinto indietreggio. «Non ti serve a niente chiamarmi così. Anzi, se non mi chiamassi mai più te ne sarei grata. E cancella il mio numero, grazie. Così alleggerisci la tua infinita rubrica piena di ragazze».
Ridacchia. «Gelosa?»
«Oh, per l'amor di Dio...» Fisso di nuovo il soffitto. È bello pulito, ci hanno dato dentro prima di riaprire il campus.
«A proposito di quel che hai detto». Torno a guardarlo. «Sulla questione che non mi servirebbe chiamarti Davs».
«Non ti serve, infatti».
«Lo userò eccome, perché ho una proposta per noi».
Lo scruto in volto, corrugando la fronte. «Partendo dal presupposto che non esiste alcun noi. Se con questa proposta potrò liberarmi di te, spara».
Incurva le punte delle labbra all'insù. «Mi dispiace, ma questo non è possibile. Vedi...», mi stringe i fianchi e mi spinge contro il bordo della scrivania prima che possa anche solo pensare di fermarlo, «... c'è qualcosa che continui a far finta che non sia vero, ma che ho capito benissimo. Tu mi vuoi, e io voglio te».
L'imbarazzo mi ustiona le guance. «Non mi sei indifferente, negarlo sarebbe inutile, ma non verrò a letto con te. Te l'ho già detto». Poggio le mani sul suo petto per allontanarlo, ma è un gravissimo errore. Questo ragazzo è perfetto in ogni angolo del corpo.
Anzi, questo demone, visto il sorriso compiaciuto che mi sta rivolgendo. Stacco i palmi dai suoi pettorali e gli stringo i polsi, tentando inutilmente di allontanare le sue mani dai miei fianchi. E anche i brividi che mi stanno scatenando.
«Ho capito, ho capito. Ma non è su questo che ho un piano».
«Ah, no?» Inarco un sopracciglio per sembrare disinteressata, tuttavia è impossibile ignorare la sua vicinanza.
«Baciarmi ti piace e piace anche a me. Me l'hai concesso due volte e allora vuol dire che possiamo farlo ancora».
Cosa?!
Provo a replicare, ma il cuore mi ostruisce la gola. Schiarisco la voce e ci riprovo: «Tu mi hai baciata» puntualizzo un po' stridula. Passo la lingua fra le labbra in ricordo di quei momenti, lui osserva il mio movimento.
«E tu hai risposto con entusiasmo». La sua voce è più grave mentre torna a guardarmi negli occhi. Com'è possibile che abbia dele iridi così blu? Mi sembra di caderci dentro. E di non riemergere più.
Deglutisco. «La tua proposta non mi piace» taglio corto. «Quindi puoi andartene».
Provo ancora ad allontanarlo da me, questa volta spingendolo sulle braccia, ma ottengo solo che mi stringa ancor più a sé. I nostri bacini sono incollati, l'erezione che preme sulla mia pancia mi fa trasalire.
Scorre le mani dai miei fianchi allo sterno, scatenandomi brividi roventi. «Non ti ho ancora fatto la mia proposta e cioè: baciarci quando ci va».
Senza poterlo impedire, osservo la sua bocca. «C-Che significa?» Non dovrebbe interessarmi per nulla ciò che ha detto. No, non dovrebbe.
Sorride. Lo vedo bene, perché sto continuando a fissargli le labbra. «Significa che se c'incontriamo e ci va di baciarci, lo facciamo. Oppure ci scriviamo per vederci e baciarci».
Agito il capo per ritornare in me. «Non puoi dire sul serio...» mormoro osservando i suoi occhi.
«Sono serissimo, Davs». E non sono solo le sue parole a dirlo.
«E se esco con un ragazzo? Come la spiego questa cosa?»
Il suo sorriso s'incrina. «Puoi prenderti una pausa dagli appuntamenti per un po'».
Sbuffo. «Per te? Non esiste».
Le sue mani scivolano sulla mia schiena e mi spingono contro il petto, schiacciandomi il seno. «Allora non dirglielo. Se dovessi trovare l'amore della tua vita, ne riparleremo. Ma fino a quel momento sono solo uscite con sconosciuti, non c'è nessun problema».
«Eccome se c'è!» sbotto, ma più che a questa assurda proposta non riesco a togliermi dalla testa come mi sta accarezzando, il calore del suo corpo e l'erezione sempre più dura.
No no no no! Mi devo riprendere! Mi devo riprendere subito!
Sono così frastornata che non muovo un muscolo mentre china il capo verso il mio e mi bacia. Le sue labbra spingono sulle mie con possesso, le mordono, le succhiano, si muovono intenzionate a imprimersi in ogni millimetro.
«Questo non può essere sbagliato». Mi bacia ancora. «Perché lo desideriamo entrambi. E perché le nostre bocche sono perfette insieme». Mi lecca il labbro inferiore e lo succhia.
Soffoco un gemito, pervasa dai brividi. «Queste frasi da conquistatore non attaccano con me» riesco a replicare, nonostante non mi stia tirando indietro neanche per sbaglio.
Ridacchia. «No? Allora devo passare a fatti più concreti».
Harper mi bacia come nessuno prima di lui ha fatto prima. Con atroce desiderio e tutte le intenzioni di farmelo capire fra danza di lingue, sfioramento di denti e labbra che non si dividono un attimo. Lascio scorrere le mani sulle sue braccia fino alle spalle; lui risale con la destra arrivando alle mie scapole e scende con la sinistra fino alla zona lombare. Non va oltre, non prende di più di quello che posso dargli.
Ci dividiamo ansanti. Vorrei poter annegare nel suo sguardo e nel suo profumo. Non lo conosco neanche, eppure sento una strana connessione. Non è di certo il primo bel ragazzo che ho incontrato.
Deglutisco. «Non ha senso quello che mi chiedi. Nessuno s'incontra solo per baciarsi». Tantomeno persone come lui che sono abituate a ben altro.
«Per fortuna siamo io e te e non nessuno». Ammicca. «Sarò il tuo baciamico».
Scoppio a ridere con tanto trasporto da dovermi coprire la bocca. Lui mi guarda sorpreso e ride insieme a me. «E ti accontenteresti di questo?»
Fa una smorfia impertinente. «Lo vuoi o no questo baciamico, Davs?»
Mordo il labbro inferiore e stringo le mani sulle sue spalle. Tutto questo non ha senso e non mi porterà a nulla. A cosa mi serve baciarlo? Non ho mica bisogno di lezioni. E neanche lui. Perciò...
Osservo il ricciolo biondo che gli ricade sulla fronte, i suoi occhi, gli zigomi alti, il naso dritto, le labbra carnose rosa scuro. Questo ragazzo ha fatto incetta di perfezione, non dovrebbe essere legale. E se aggiungiamo anche il suo tono caldo...
«Beh, forse possiamo provare» dico, nonostante la ragione mi stia gridando parole opposte.
Un luminoso e bellissimo sorriso si apre sul suo volto. «Cominciamo da adesso?»
Sorrido anch'io. «Affare fatto».
Angolo Autrice
Come vi avevo anticipato, da dicembre sarà complicato pubblicare con regolarità, ma cercherò di farlo. Il tempo è pochissimo, perciò penso che limiterò o eliminerò l'angolo autrice. Voi ricordatevi di lasciarmi le vostre impressioni, sono curiosa di sapere cosa ne pensate della storia e dei personaggi! Blake è di certo uno che non molla ;)
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top