Capitolo 3 - III - Non era un appuntamento

Mi avvicino alla prima bancarella sulla destra, un'esposizione di vari prodotti di bellezza. Ci sono molte marche, dalle più commerciali ed economiche a quelle più ricercate. Al momento non mi serve nulla del genere, ma sono pronta all'acquisto per una buona causa.

Harper mi affianca. Non mi sfugge il rossore sul viso della commessa bionda al di là del banco, se lo sta mangiando con gli occhi.

«Allora, raccontami un po' di te».

Sollevo lo sguardo su di lui. «Sei serio?»

Inclina un po' il capo. «Non posso essere interessato alla tua vita?»

«Oh, ho capito. È una tattica. Mi fai parlare di me, io credo che sei un ragazzo empatico, m'innamoro di te e mi calo le mutandine. Mi dispiace, ho dimenticato di dirti che le mie mutande sono chiuse a doppio giro e ho lasciato la chiave a casa. Che tragedia, eh?»

Scoppia a ridere, attirando l'attenzione di un numero esagerato di sguardi femminili, e anche maschili. Che cavolo, ma farvi i fatti vostri? Roba da matti.

«Nessuna tattica. Dimmi qualcosa di te, su, e io ti dirò qualcosa di me».

«Dai per scontato che m'interessi conoscerti».

«E tu dai per scontato che non ti racconterò nulla d'interessante».

Fisso i cosmetici sotto di me. Ho la vaga sensazione che sarà un enorme errore.

«Mi piace ballare. Faccio danza moderna da anni». Il viso si scalda come se avessi rivelato un segreto. Le reazioni del mio corpo vanno in tilt quando questo qui è nei paraggi.

«Davvero? Ecco perché hai un corpo tanto tonico».

Lo guardo. «Se stai per fare una battuta squallida sulla danza e il sesso acrobatico ti pianto seduta stante».

Sul suo volto si apre un gran sorriso. Ce l'ha sempre stampato in faccia, non credo di averlo mai visto con un'espressione cupa, eppure sembra che adesso si stia divertendo più del solito. Sto farneticando? Probabile. Dovrei osservarlo in compagnia degli altri per dirlo, non solo quando vado al campo con Sun o quando lo incrocio per il campus.

«Vorrei farti notare che sei stata tu a nominare il sesso».

«Ti ho solo anticipato». Fisso i rossetti. «Tocca a te» mormoro prendendone uno color corallo.

«Gioco a rugby...»

«Ma dai?»

«... dal primo anno di liceo».

Lo fisso con un sopracciglio inarcato. «Serio? Ero convinta che giocatori come te nascessero con una palla ovale fra le mani».

Il suo sorriso si allarga. «Sono sempre stato uno sportivo, ma alle medie lo sport era al secondo posto».

«E cosa c'era al primo?» chiedo d'istinto. «Non dirmi le ragazze, ti prego».

Ridacchia. «No, non le ragazze. Per saperlo devi dirmi altro di te».

Storco la bocca, volevo scoprirlo subito. Osservo il rossetto, chiuso in un cilindro bianco. «Mi piace guardare film e serie TV».

Mi posa una mano sulla spalla, sobbalzo e lo guardo. «Film e serie TV?» ripete, un'espressione sconvolta gli riempie il viso.

Assottiglio le palpebre, infastidita. «Che c'è? Una ragazza come me non può amare starsene sul divano a guardare un film? Sono bella, ma non lo stereotipo che salta da una festa all'altra, che ha un milione di amici e una serie di vestiti inguinali che t'inducono a chiederti cosa li mettono a fare, tanto si vede tutto». Qualche gonna molto corta ce l'ho, a dire il vero, però il senso del mio concetto è un altro.

Gli occhi blu si riempiono di malizia, sospetto che si diverta con me perché vuole solo prendermi in giro. «Sul fatto che sei bella non c'è dubbio, il resto non è assolutamente quello che pensavo. Piacciono anche a me i film e le serie TV. Vedi? Siamo fatti l'uno per l'altra». Sorride, inserendo le mani nelle tasche dei jeans.

Il cuore mi sta battendo in gola da quando ha detto che sono bella. Continuo a odiare i complimenti di questo genere, ma quando è lui a farmeli...

Schiarisco la voce, tornando a osservare il rossetto. Lo stappo e ruoto la parte finale per farlo uscire. Mi piace. «Ora devi dirmi cosa ti piaceva di più alle medie». Faccio cenno con il capo alla ragazza per farle capire che lo compro e sollevo lo specchietto posato sul banco per la clientela.

«Mi dispiace, ma per questa informazione dovrai dirmi ancora una cosa di te. Ti ho confessato che anche a me piace guardare la TV, no?»

Una parte di me vorrebbe continuare questo scambio, è indubbio che sia molto intrigante, ma proprio per questo motivo l'altra parte sta suonando un allarme rosso a massimo volume. Non posso permettermi di trovarlo interessante. Lui usa le donne, che a loro volta usano lui senza impegno, e se è questa la vita che lo soddisfa non andremo mai d'accordo.

Non saremo mai niente.

Metto il rossetto con gesti lenti e precisi, unisco le labbra per spalmarlo meglio e le schiudo un po' per osservare il lavoro allo specchio. Bene. Prendo la carta e lo pago.

«Beh, grazie per avermi rovinato la serata. Addio». Sollevo lo sguardo su di lui, che per una volta non ride. Ogni lineamento del suo viso è rigido mentre mi fissa.

Harper passa la lingua fra le labbra, gesto che non riesco a impedirmi di osservare. «Bel rossetto». I suoi occhi, però, non sono fissi sul piccolo cilindro che ho ancora in mano, ma sulla mia bocca.

Un brivido scoppiettante mi risale la spina dorsale. «Ti piace? Ma non credo stia bene con la tua pelle, sei troppo abbronzato». Provo a dissimulare l'agitazione che ho nel petto.

«Potremmo verificare. Potresti mettermelo. Baciandomi».

Ogni parte del mio corpo viene scossa da brividi bollenti. M'irrigidisco, spalancando un po' gli occhi. Non sono abituata ad approcci così diretti. Squallidi sì, ma sensuali e invitanti no. Soprattutto da un ragazzo magnetico come lui.

Merda, ho pensato sul serio che è invitante?

Allarme nero.

Forzo un sorriso disinteressato. «Quindi vuoi il mio rossetto... D'accordo. Vediamo come ti sta».

Il viso di Harper diventa pura lussuria mentre mi volto verso di lui. Stappo il rossetto, gli poso una mano sul braccio sodo e avvicino la punta color corallo alle sue labbra schiuse. Lui spalanca gli occhi, però non si ritrae quando inizio a dare colore alla sua bocca. Faccio un lavoro minuzioso. Osservare il rossetto scorrere sul suo labbro inferiore è fra le cose più erotiche che abbia mai visto. Ma cestino subito il pensiero, prima che crei troppi danni al cervello già provato.

Valorizzo l'avvallamento alla base dell'Arco di cupido, ripasso con cura il bordo della sua magnifica bocca...

Alt. Magnifica? Merda.

Chiudo il rossetto e faccio un passo indietro. Un ragazzo grande e grosso come lui, che mi fissa con gli occhi spalancati, i lineamenti rigidi e le labbra dipinte di rosso corallo dovrebbe farmi ridere.

Tutt'altro.

«Come dicevo, non è il tuo colore». La voce è un po' roca, la schiarisco. «Ho fatto il mio acquisto. A mai più».

Mi volto e scappo via. Letteralmente. Non corro per non fare una pessima figura, ma il passo svelto è parente della fuga. Per fortuna c'è molta gente, quando sono sicura di aver messo tante persone fra noi mi trasformo in un corridore professionista, per quanto il vestito attillato mi permette.

Entro nel parcheggio e tiro dritto verso l'auto di mamma. Quando sono arrivata c'era già il pienone e ho dovuto parcheggiare alla punta opposta rispetto a una delle entrate per il Festival, ora non ci sarà un buco libero da nessuna parte.

Il vento caldo mi scivola sul petto e sul collo mentre mi avvicino, questo è un posto solo di passaggio, non c'è nessuno. I palazzi attorno hanno la maggior parte delle finestre spente, per strada il traffico non è molto, forse stanno dirottando la gente verso altri punti di parcheggio.

Prendo la chiave dalla borsa e sblocco le portiere dell'auto. Mi godo il vento fresco sulla pelle sudata mentre scrivo a mamma che sto rientrando, deve riaccompagnarmi al campus. Apro la chat di Sun. Vorrei raccontarle dell'assurda serata che ho appena vissuto, però... magari domani. Le dirò di Ryan e basta, il resto è irrilevante. Un incidente di percorso. Una di quelle cose che non ricapiteranno mai più.

«Davis».

Sobbalzo e mi volto di scatto, spalancando gli occhi. «Okay, questa situazione sta diventando da ordine restrittivo o spray al peperoncino. Scegli tu».

Harper continua a camminare verso di me, le mie parole gli hanno scatenato solo un piccolo sorriso. Un sorriso con il rossetto, non l'ha tolto. «Questo è un bel problema».

Inarco un sopracciglio. «Non sai se preferisci una denuncia alla cecità momentanea? Oppure ti riferisci alla tua nuova passione per i rosset...»

Si ferma di fronte a me, che faccio un passo indietro sbattendo contro l'auto. D'improvviso ho perso ogni facoltà di fare battute. Lo fisso con il capo sollevato, i suoi occhi sono incollati ai miei.

«Questo è un grande problema» ripete, serioso.

Deglutisco. «Questo cosa?»

«Questo». Mi afferra la nuca per tirarmi a sé, le sue labbra si schiantano sulle mie.

M'irrigidisco, il cuore salta in gola. La sua bocca si muove sulla mia come se volesse divorarla, eppure non è un'aggressività prepotente. È desiderio. Forse bisogno. E vorrei mandarlo al diavolo, spingerlo via e... cazzo, Blake Harper mi sta baciando e tutto ciò a cui riesco a pensare è al suo corpo caldo contro il mio, al suo profumo e alle nostre labbra che si cercano. Perché ho iniziato a ricambiare senza esitare un istante.

Lo bacio con la stessa fame, mordendo e succhiando. Mi sfugge un gemito, lui mi stringe di più la nuca per impedirmi di allontanarmi. Ma perché dovrei? Mi separa le labbra con la lingua e schiudo la bocca per sentirla sulla mia. Adesso è lui a gemere, un suono rovente che ingoio e nascondo nel petto.

Harper mi stringe a sé con un braccio, sbatto i seni sul suo torace e lo afferro per le spalle, come se la sua presa d'acciaio non bastasse a tenermi in piedi. Le nostre lingue si cercano, combattono e si accarezzano. Entrambi abbiamo il fiato corto, ma non ci fermiamo. Il solo pensiero di interrompere tutto questo mi fa sentire vuota.

Nel silenzio aleggiano solo i nostri ansiti.

Gli poso una mano sul collo e risalgo fino ai capelli, sono cortissimi, a stento riesco a stringerli. Vorrei che i suoi ricci mi scorressero fra le dita.

Harper mi sfiora il fianco, scivola verso la coscia e serra la presa sulla pelle nuda. Mi sfugge un gemito, lui mi morde il labbro e lo succhia.

Qualcosa si frantuma per terra, facendoci sussultare. Voltiamo il capo nella stessa direzione: un gruppo di ragazzi sta imprecando, ai loro piedi ci sono dei cocci di qualcosa che non riesco a identificare.

Lenta, sollevo lo sguardo su Harper, che mi sta già fissando. Il rossetto è tutto sbavato, spalmato attorno alle sue labbra gonfie. Labbra che ho baciato senza freni. Labbra che mi hanno fatto impazzire. E che desidero ancora.

Trasalisco e indietreggio d'un passo, per fortuna mi lascia andare. Schiarisco la gola. «T-Ti si è rovinato il rossetto. Dovresti rimetterlo». Gli prendo una mano e sbatto il cosmetico sul suo palmo. «Te lo regalo, così ti eserciti. Addio».

M'infilo in auto a una velocità tale che stupisce anche me, faccio retromarcia e scappo impedendomi anche solo di mettere a fuoco la sua ombra. Accendo la radio, alzo il volume e tiro dritto verso casa.

Il cuore mi batte così forte da tuonare nelle orecchie, le labbra formicolano alla ricerca di una sensazione che non rivivranno mai più

Non è successo niente. Assolutamente niente.

Parcheggio davanti al garage di casa, sono così distratta da dover inchiodare per non sfondare la saracinesca. Esco dalla macchina, cammino a passo svelto verso il portico ed entro in casa.

«Ma'!» esclamo come una preghiera disperata.

«Nello studio!» mi risponde da lontano.

Entro nel soggiorno, marcio verso le due porte di legno chiuse e le apro in contemporanea. Mamma è seduta di fronte alla macchina da cucire, in mano regge un tessuto verde, dietro di lei ci sono gli scatoloni con i vestiti che deve spedire alla troupe del film a Sydney.

«Resto qui a dormire». Col cazzo che torno al campus stasera! Anche se è vasto e non stiamo nello stesso dormitorio, vorrei eliminare qualsiasi opportunità di incontrarlo. Ancora.

«Va bene. Come prefe...» Alza lo sguardo su di me e si zittisce. Inclina il capo su un lato. «L'appuntamento è andato bene, quindi».

M'irrigidisco. «Quale appuntamento? Non era un appuntamento!»

Corruga la fronte. «Non sei uscita con un ragazzo? Ryan, mi pare».

Ah, cazzo, Ryan.

«Ah, sì, lui. No, è andato male».

«Davvero? Avrei giurato il contrario dalla tua faccia».

La mia faccia? Che cos'ha che non va la mia...?

Il calore mi defluisce dal viso mentre ripenso al rossetto sbavato attorno alle labbra di Harper. Copro la bocca con entrambe le mani. «Resto a casa!» grido per farmi sentire.

«Okay, va bene». Mi fissa come fossi impazzita.

E sicuramente lo sono.

Corro nella mia stanza, sbatto la porta e lascio la borsa a terra. Cammino avanti e indietro, fra il letto e la piccola cabina armadio, nella testa pensieri contrastanti, insulti a me stessa, sensazioni che non vogliono sparire... Mi siedo sul materasso, faccio scivolare le mani sulle cosce. Il cuore non ha smesso un istante di ballare la break dance. Ho caldo. Perché fa così caldo? Mi svesto, rimanendo solo in intimo. Ma fa caldo lo stesso.

Apro il cassetto del comodino, prendo il diario e sfilo la penna dalla linguetta laterale. Cerco la prima pagina libera. Deglutisco. Per diversi istanti non scrivo nulla. Fisso le righe vuote. Rigiro la stilo fra le dita e la punto sulla carta.

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Oggi sono uscita con Ryan, o meglio ero sicura che si chiamasse così, poi ho scoperto che si chiama... non lo so. Continuerò a chiamarlo Ryan. È stata una serata noiosa e...

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Ma che diavolo sto scrivendo. Sospiro, cancello e riscrivo.

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Oggi sono uscita con Ryan, o meglio ero sicura che si chiamasse così, poi ho scoperto che si chiama... non lo so. Continuerò a chiamarlo Ryan. È stata una serata noiosa e...

Ho baciato Blake Harper. Cioè, in teoria è lui che ha baciato me, ma io non mi sono tirata indietro neanche per un attimo.

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Alzo gli occhi al cielo. Mi sento così stupida. Non ho fatto altro che dirgli di non essere interessata e poi per poco non l'ho divorato. O forse l'ho fatto?

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Non credo di aver mai ricevuto un bacio così. Anzi, ne sono certa. Le sue labbra mi hanno fatto sentire desiderata, come se volesse ogni cosa di me. Mi ha stretta a sé e sentire il suo corpo è stato fra le sensazioni più belle che abbia mai provato. E non ho potuto ignorare l'erezione che spingeva sulla mia pancia. Proprio non è stato possibile ignorarla! Era eccitato, mi voleva da impazzire e io...

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Lascio la penna nel diario e copro il viso con le mani. Merda. Merda. Merda. No! Non devo pensarci neanche per un altro secondo. Era ovvio che fosse eccitato, so bene che vuole portarmi a letto ma non è quello che voglio io. Solo sesso potrei averlo da chiunque.

Poso il diario sul letto e mi avvicino allo specchio sopra il largo comò. Fisso le mie labbra, il rossetto corallo sbavato. Tocco la bocca con le dita e mi sembra di risentire le sue. Il suo desiderio. Il suo profumo. La sua stretta che sembrava intenzionata a non lasciarmi andare mai.

Il mio telefono vibra nella borsa che ho lasciato cadere. Mi giro per prenderla, ma non muovo un passo. Nel lasciarla senza alcuna cura si è aperta. Spuntano fuori il rossetto che mi ero portata, la punta del portafogli e un peluche a forma di pesce pagliaccio. Ma quando...? Ripenso alla sua mano sul mio fianco, vicino alla borsa.

Deglutisco. Devo dimenticare quel che è successo stasera. Lui l'avrà già fatto e domani sarà in compagnia di un'altra. E se non l'ha fatto, capirà di dovermi lasciare in pace.

Non sarò un nome a cui aggiungere una spunta.



Angolo Autrice

Di questi due mi piace moltissimo come si stuzzicano, Aki in particolare fa delle battute che mi fanno morire! Ci passo un sacco di tempo su per trovare quella adatta al suo carattere. E Blake... beh, io lo trovo affascinante come ragazzo. E testardo, lo si vede da quante volte ha inseguito Aki. E alla fine... ecco il bacio di cui si è parlato in Chiamami per nome! Come vi eravate immaginati la scena? Mentre ai nuovi lettori chiedo: vi è piaciuta questa breve fiamma di passione? Come andranno adesso le cose?

Devo trovare un modo grafico che faccia capire la differenza fra narrazione e diario. Sul cartaceo è facile perché basta lasciare una riga bianca e scrivere in corsivo, ma qui Wattpad mette una riga a ogni paragrafo. Avete difficoltà a capire quando interviene il diario? Perché capiterà altre volte. Scrivere le proprie emozioni è molto importante per Aki.

Fatemi sapere cosa ne pensate di questo capitolo!


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