Capitolo 2 - II - Alcune nascono sole

«Bene, per oggi abbiamo finito. Andate a cambiarvi» dice Izac, battendo le mani. Fra i ballerini si levano parole di sollievo. «Su, non fate i bambini. Manca poco all'esibizione per il Festival, dobbiamo provare finché non saremo perfetti. Ci vediamo martedì». Passa una mano fra i capelli scuri, scuotendoli, e si volta verso la coreografa, che sta bevendo accanto al suo borsone.

Mi avvicino alla Spalliera Svedese e poggio un tallone a una delle sbarre di legno per fare stretching. Afferro la punta del piede con la destra e mi allungo sulla gamba.

«A stento un saluto oggi, eh». Fred compare nel mio campo visivo.

Lascio andare il piede e cambio gamba sulla sbarra. «Se non l'hai notato, sono arrivata in ritardo». Ancora mi sembra assurdo che l'appuntamento con come-si-chiama sia stato così terribile da costringermi a inventare una balla e a tornare a casa. Se non mi fossi stesa sul letto non mi sarei appisolata.

Mi scruta, il suo sguardo resta un po' troppo sul mio sedere. «Volevo dirti che non hai bisogno di ignorarmi. Siamo adulti, possiamo superare un appuntamento andato male».

«Certo. Hai perfettamente ragione». Meglio così, sarebbe stato irritante sopportare le sue occhiatacce stizzite.

Promemoria per me: non uscire mai più con qualcuno con cui collabori. Se va male, sarà uno strazio averci a che fare.

«Anche perché Hylda ha deciso che sarò io il tuo partner per il passo a due e sarebbe complicato se non ci guardassimo in faccia».

«Cosa?» La coreografa sta facendo altri cambiamenti? A pochi giorni dal Festival? Metto giù il piede, ho ancora il respiro accelerato per l'allenamento. «Ma sono due settimane che provo con Paul, ormai abbiamo la nostra armonia».

Finn inarca un sopracciglio. «Vuoi dire Robert. E sì, lo so, ma secondo Hylda la differenza di altezza e corporatura fra voi è troppo poca. È un interludio sensuale, non siete amalgamati bene esteticamente. Izac concorda».

«E invece con te mi amalgamo bene, immagino» replico, incrociando le braccia al petto.

Sorride compiaciuto. «Sono più alto e più grosso di te, bellissima. Ci amalgamiamo alla grande».

Sì, certo. Come no.

«Per me è uguale. Dovrò cambiare posizione? Passi?»

«Vieni in prima fila con me mentre la mia partner passa in seconda con Robert. Restiamo a destra, nessun passo nuovo».

Annuisco. «D'accordo. Martedì proviamo». Mi rigiro per andare via.

Fred mi afferra un braccio. «Prima della passeggiata in spiaggia è andato tutto bene ieri sera, no? Potremmo riprovarci».

«Ora che siamo in coppia insieme per lo spettacolo al Festival? Non credo proprio». Mi libero dalla presa e corro nello spogliatoio.

Delle altre ragazze, più della metà sta facendo la doccia mentre le altre si stanno cambiando per farla con calma a casa. Più di qualcuna mi rivolge un'occhiata truce, ma nessuna parla. Il loro atteggiamento mi ha dato fastidio solo all'inizio, quando hanno smesso d'includermi nelle uscite perché i ragazzi del gruppo mi guardavano come una venere di cioccolata su una fontana di cioccolata fusa. Sono anni che me ne sbatto ormai.

Apro il mio armadietto e prendo il borsone. Mi volto verso le panche, lo poggio e cerco il cellulare. C'è un messaggio di come-si-chiama – che ignoro – e uno di Sun. Sorrido osservando la foto del suo mostriciattolo nella gabbietta. Mi ha linkato l'ennesimo sito che parla dei porcellini d'India. Le rispondo: "per me resta un topo".

Tiro fuori i vestiti con cui sono arrivata e mi cambio, asciugando il sudore prima di indossare gli abiti puliti. Sciolgo la coda, agito la testa e massaggio il cuoio capelluto.

«Sei uscita con Gregor ieri, vero?» Una biondina si avvicina alla mia destra. Credo che si chiami... Ma cosa ci provo a fare? Ho smesso di dare importanza alle persone che non ne danno a me.

Aspetta, Gregor? Ah, cavolo, ero convinta fosse Fred.

«È un problema?» domando, infilando la T-shirt viola.

Mi rivolge una smorfia. «Sai che piace a Stacy».

«Chi?»

Corruga le sopracciglia ancor più infastidita. Solleva una mano verso le docce. Volto il capo e incrocio lo sguardo di una mora, che mi fissa con puro odio.

«Ah». Torno a osservare la bionda. «No, non lo sapevo. Qual è il problema? Dovevo dire di no pensando che sul pianeta esiste di sicuro una ragazza che lo vuole?»

«Come fai a non saperlo? Ne parla da mesi!»

Guardo ancora la mora e di nuovo il suo cavaliere. «Ne parla con voi, le sue amiche. Io non sono amica di nessuna, qui. Perciò non so niente e non devo niente a nessuno». Chiudo il borsone e lo carico in spalla.

«Non hai amiche perché sei...»

«Troppo bella?» l'anticipo. «Così figa che vi sentite tutte minacciate? Oh, quanto mi dispiace. Per voi, certo. Basate tutto sulla bellezza e allora io devo essere per forza un nemico. Per forza vi ruberò il ragazzo, per forza gli altri sceglieranno prima me di voi. Ma perché non tirate fuori le palle, eh? Se non siete la prima scelta per una persona allora quella persona non tiene davvero a voi. Ma invece di prendervela con chi vi sta sminuendo, ve la prendete con qualcun altro. Brave, continuate a incolpare altre donne a causa di uomini coglioni».

Esco dallo spogliatoio, ignorando proteste e insulti alle spalle, e abbandono la palestra. Attraverso la strada a una corsia e proseguo verso la sala giochi dove ho lasciato la macchina di mamma. Salgo a bordo, attivo il Bluetooth del cellulare per scegliere la musica da ascoltare e mi avvio verso casa. Non voglio tornare al dormitorio, non adesso.

Entro nel mio quartiere in dieci minuti. Troverò mamma stravaccata sul divano, oggi anche lei aveva la palestra e rientra a casa sempre stanca morta. Non ha finito il rewacth di Lucifer, ma è sempre stata una donna che segue il cuore, perciò potrebbe aver scelto altro per stasera. Guarderò una puntata con lei e tornerò al campus.

Sobbalzo sul sedile osservano due figure sul portico di casa e m'infilo nel primo parcheggio a destra. «Cazzo, cazzo, cazzo!» mormoro a bassa voce, piegandomi verso il cambio per non farmi vedere. Mamma sta baciando un uomo! Dev'essere lui quello con cui esce da un po'. Da quando mio padre l'ha mollata prima ancora che nascessi non l'ho mai vista in compagnia di nessuno, sono molto curiosa di conoscere il tipo che l'ha fatta capitolare. Lei, però, continua a sviare l'argomento. Ci diciamo tutto, tranne questo. Non è una cosa seria? Mia madre ha uno scopamico? Beh, buon per lei. Può anche dirmelo.

Il tizio sale a bordo di una BMW nera, sono riuscita a scorgere solo i capelli scuri e la linea casual dei vestiti. Mamma lo saluta dal portico e lui va via. La osservo rientrare in casa. Aspetto cinque minuti prima di rimettere in moto e parcheggiare di fronte al garage. Prendo il borsone e m'incammino verso l'ingresso.

«Sono io!» esclamo richiudendo la porta.

Mamma sbuca dal corridoio della zona notte, in cima alle scale. «Lala, come mai sei qui? Va tutto bene?» Scende i gradini con aria confusa mentre spalma sul viso il detergente bianco per struccarsi. La fascia fucsia attorno alla faccia regge i capelli biondi.

«Tutto bene. Ho appena finito in palestra e volevo rilassarmi un po' prima di tornare al campus. Pensavo che ti avrei trovata sul divano a sbavare per Lucifer».

Sgrana gli occhi azzurri. «Oh, sì. Stavo giusto andando. Sono uscita a fare una passeggiata e mi stavo cambiando».

«Una passeggiata serale da sola?» Inarco un sopracciglio.

Mamma corruga la fronte, sospira. «Ci hai visti».

«Non mi devi tenere nascosto il tuo fidanzato. Sono contenta se finalmente hai trovato qualcuno che ti piace, pensi che ti vorrei sola per sempre in ricordo di un padre che non ho mai visto e non mi ha voluta? Questo "padre" può andare a farsi fottere».

Sorride. «Non siamo fidanzati, ci stiamo solo conoscendo e non mi sembra opportuno portare un uomo nella mia casa prima di capire che tipo di rapporto potrà nascere».

«Va bene, come vuoi. Basta che non ti fai problemi a parlarmene».

«Sei tu che dovresti parlare a me di ragazzi» dice, posando le mani sui fianchi. Con la faccia bianca di crea è molto ridicola.

Sospiro. «Non credo troverò mai l'uomo per me. Vado a farmi una doccia veloce». M'incammino verso il piano di sopra.

«Ti guardi un episodio di Lucy con me?» mi grida alle spalle.

Sollevo il pollice destro. «Oh, sì!»

Entro in bagno, poggio il borsone accanto al lavandino e prendo il completo intimo pulito. Raccolgo i capelli in una crocchia alta, mi spoglio ed entro nel box doccia. Mi lavo per liberarmi del sudore, l'odore di pesca s'imprime sulla pelle.

Esco dalla doccia, mi asciugo e infilo il completino. Prendo gli abiti sporchi e il borsone e vado in camera mia. Lascio i vestiti sporchi nel cesto accanto al comò e indosso una tuta rosa. Prima di scendere di sotto, mi siedo sul letto e prendo il diario.

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È lunedì e sono di nuovo qui. Non mi andava di tornare al dormitorio. Forse resterò a dormire a casa. Finché mamma non va a Sydney per adattare i costumi agli attori del film, voglio stare qui con lei.

Oggi nuovo appuntamento. Se ci ripenso, alla fine non è stato male. Un trancio di pizza, una partita a bowling e una breve passeggiata terminata con il mio impegno improvviso perché mi ero rotta. Non cerco nulla di eclatante. Voglio solo... emozionarmi. Vedo altre coppie, vere e nei film, e tutte le emozioni che le travolgono. E poi ci sono io che mi sono persino scocciata di cercarle baciando i ragazzi con cui esco. Non serve a niente. Non mi danno niente.

Forse sto perdendo tempo. Forse non tutte le anime sono nate insieme a un'altra. Alcune nascono sole e basta.

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«Lala, ma quando arrivi?» grida mia madre.

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P.S. Sun ha un topo come amico peloso e non vuole ammetterlo. Prima o poi se ne renderà conto.

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Metto il diario nel cassetto ed esco dalla stanza. «Ci sono» dico scendendo di corsa le scale.

«Vuoi un po' di poppy?» Mamma mi mostra la ciotola con i pop-corn.

Mi siedo accanto a lei e le rubo la coppa trasparente. «A che punto sei arrivata?»

Mamma avvia l'episodio. «Eve vuole riconquistare Lucy e sta complottando con Maze».

«Mmh». Mangio un po' di poppy.

Mia madre solleva il braccio destro e mi accoccolo contro di lei. «Non c'è dubbio che Lucy sia un gran figo, ma nella realtà un uomo così pieno di sé io non lo sopporterei».

«Ah, neanch'io. Lo manderei subito a quel paese».

Ridacchia. «Vuoi un ragazzo mansueto?»

«No, assolutamente. Vorrei solo...» Alzo una spalla, mettendo in bocca altri poppy. «Prima di tutto voglio che mi faccia ridere, poi voglio che mi tenga testa. Voglio sentirmi stimolata e non assecondata. E poi... beh, voglio che sia gentile. Premuroso. Che mi faccia sentire speciale».

«Insomma, lo vuoi perfetto». Mi accarezza la testa.

Voglio solo qualcuno che tenga a me davvero, è così impossibile?

Guardiamo un intero episodio e poi un altro. Non voglio andare al dormitorio, non c'è nessuno per cui valga la pena tornare. Resterò qui, dove mi sento accettata.

Dove sono felice.



Angolo Autrice

Chi dice che essere belli sia un vantaggio? Di certo in molti casi lo è, ma in altri, quando ti rendi conto che la gente guarda solo il tuo corpo, è un vero fardello. Sì, Aki è una bella ragazza, però non è soltanto quello. Tuttavia, pare che tutti guardino solo con gli occhi, i ragazzi per portarsela a letto e le ragazze perché si sentono minacciate. Tranne Sun, il suo Raggio di sole.

Aspetto le vostre impressioni!

P.S. Sul mio profilo IG ho pubblicato il post degli interni dei cartaceo di Chiamami per nome. Non perdetelo! ❤️


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