Attenzioni
Era quella stretta di mano ad aver fatto vacillare Simone.
Gli era quasi dispiaciuto dirgli di no, perché aveva visto qualcosa - negli occhi dell'altro - che era differente.
Era differente da tutte le volte precedenti in cui avevano parlato tra di loro.
Era come se volesse chiedergli permesso e - in qualche modo - quello l'aveva fatto sentire più tranquillo.
Lui sapeva di essere intrappolato nel dolore, sapeva che la reazione avuta era ancora uno strascico, perché avrebbe voluto rispondere a tono, quel martedì sera. Senza essere inondato da tutta quella paura ingiustificata visto il contesto protetto in cui era. Sapeva anche, però, che non era una cosa che poteva controllare. O meglio, ci stava lavorando sul gestire la situazione, sul gestire gli attacchi di panico quando arrivavano e sul gestire quello che provava senza vederlo insormontabile, eppure cadeva quando meno se lo aspettava. La psicologa più volte gli aveva detto che era normale, che non era passato nemmeno un anno da quando avevano iniziato a lavorarci, solo che lui sperava di farcela in poco tempo.
Non credeva fosse una realtà così lunga nel momento in cui aveva iniziato a lavorarci.
Nonostante questo aveva imparato a non essere troppo duro con sé stesso e aveva accolto le parole di coraggio della psicologa, la quale gli aveva sempre detto che prendere una decisione del genere - in così poco tempo - non era da tutti, soprattutto in età adolescenziale; che quello implicava un sottofondo di amor proprio da non sottovalutare, nonostante lui non se ne accorgesse.
Quindi aveva preso un profondo respiro e aveva deciso che - nonostante avesse risposto di no a Manuel - quel pomeriggio gli avrebbe detto chi era, indipendentemente che a lui fosse andato bene o meno.
Lui era quello e stava imparando ad amarsi nuovamente con una consapevolezza in più.
Non ci avevano messo molto ad arrivare a casa. Simone non aveva abbandonato la presa su Manuel nemmeno per un secondo. Aveva ascoltato il consiglio dell'altro e - a dirla tutta - quel contatto non gli aveva dato fastidio, anzi.
Manuel aveva spento la moto solo una volta arrivato in garage. Simone era sceso subito dopo e si era tolto il casco. Aveva chiuso il laccio e aspettato che l'altro facesse la stessa cosa per poterglielo dare.
Solo che si era ritrovato lo sguardo di Manuel puntato sulle mani, come se stesse cercando di dire qualcosa.
Simone aveva aggrottato le sopracciglia, sperando che quel gesto facesse fare un passo all'altro ragazzo; cosa che effettivamente era successa.
<<Te va 'na sigaretta a bordo piscina come l'altro giorno?>> gli aveva chiesto d'un tratto, credeva che non avesse nemmeno preso respiro.
Simone aveva annuito leggermente, passandogli poi il casco. Gli aveva detto che sarebbe andato a posare il borsone e l'avrebbe raggiunto lì.
In realtà quei minuti da solo in casa gli erano serviti per prendere la forza mentale adatta per portare avanti quella conversazione e per scrivere a Tommaso che erano arrivati a casa senza menarsi.
Era arrivato da Manuel qualche minuto dopo. L'aveva trovato ancora intento a sistemare il tabacco nella cartina e aveva guardato attentamente i gesti che faceva, mentre si sedeva accanto a lui.
Cercava di rimanere fisso sull'obiettivo che aveva e mantenere il respiro regolare perché solo quello avrebbe potuto aiutarlo.
Solo che alla fine il primo a parlare, dopo aver aspirato un po' di fumo, era stato Manuel.
<<Senti, me dispiace se t'h->>
Simone non l'aveva lasciato finire perché o l'avrebbe detto in quel momento o non ce l'avrebbe fatta più, ne era sicuro.
<<Sono gay, Manuel>> l'aveva detto tutto d'un fiato guardando l'interno vuoto della piscina.
Non aveva aspettato nemmeno che l'altro gli dicesse qualcosa, che aveva subito ripreso a parlare. <<E l'ultimo anno non è andato troppo bene per una serie di cose. Quindi se dici certe parole, in questa casa, non andranno bene. Mi spiace se sei omofobo, ma io questo sono e non ho intenzione di cambiare. L'ho… io…>> sentiva di star cedendo, infatti non era riuscito nemmeno a dire che lui l'aveva promesso.
La voce gli si era incrinata ancora prima di finire la frase e una lacrima era sfuggita al suo controllo. Per quello si era affrettato a prendere la sigaretta dalle mani di Manuel e fare un tiro. Sperava che quel gesto avrebbe distratto l'altro.
<<Simò, io non so' omofobo, me spiace tu l'abbia pensato e non volevo fatte sta' male>> era stato in quel momento che aveva sentito la mano di Manuel appoggiarsi sulla sua coscia.
Non sa quale sia il significato di quel tocco ma è tranquillo, forse per la prima volta davvero. Come se dire ad alta voce quel pensiero lo avesse aiutato a ricucire qualche punto, a rielaborare.
<<Già, pure a me>> perché fondamentalmente era vero. Gli dispiaceva aver creduto fosse quel tipo di persona ma non era riuscito a fare altrimenti.
L'altro ragazzo aveva ripreso a parlare e Simone era stato ad ascoltarlo attentamente.
<<Anzi, te avrei portato da ‘sta mia vicina de casa, Lara, e dalla ragazza sua se me avessi detto sì perché me avrebbe aiutato a fatte delle scuse decenti. Ora mi sa che te devi accontenta' se vengono alla cazzo>>
Aveva riso leggermente perché in effetti non era il miglior modo per chiedere scusa e lui - per scherzare - gli aveva risposto <<Magari la prossima volta>>.
Simone aveva visto lo sguardo dell'altro incupirsi prima di sentirlo parlare nuovamente. <<Non ci sarà una prossima volta. So' stato un cojone. Non peso le parole quando 'e dico. A vorte non penso proprio e faccio danni, solo che co' te non volevo falli>>.
Solo che co' te non volevo falli.
Co' te non volevo.
Quella frase continuava a riecheggiare nelle sue orecchie ed era rimasto spiazzato perché non sapeva come rispondere.
~
Manuel aveva detto l'ultima frase senza pensarci troppo. Gli era uscita in modo spontaneo. Era certo di quello che diceva, lui con Simone non voleva farli gli errori. Voleva prestare attenzione a quello che faceva, a ciò che diceva e a come.
Se ne era reso conto sin dalla sera in cui gli aveva scaldato le nastrine per cena. E se ne era reso conto ancora di più quando aveva parlato con Lara e lei gli aveva detto con tranquillità 'sto Simone te piace, insomma.
Lui non ci aveva pensato sotto quel punto di vista, credeva fosse qualcosa di normale tra amici. O meglio lo credeva perché non aveva mai avuto un amico come Simone. Nessuno per cui si era mai preoccupato in quel modo e Lara glielo aveva fatto notare come aveva iniziato a raccontare: guarda che la volta che so' stata male con la colica - ed eravamo in casa da soli - mi hai fatto una camomilla dicendomi "tranquilla che passa". E il giorno dopo manco te lo ricordavi.
Lara sapeva che lui non era cattivo, era solo disattento. Per quello aveva iniziato a credere che quella attenzione per Simone significasse molto di più.
Aveva realizzato poco dopo quello che aveva detto, così aveva sviato il discorso prima che Simone potesse replicare.
<<È per quello che tu' fratello ce sta' a guarda' da 'n po'?>> l'aveva detto allontanandosi la sigaretta dalla bocca e indicando Jacopo che si trovava sotto al porticato.
<<Vuole solo proteggermi, ci so' parecchie cose che non sai. Magari un giorno te ne parlerò se saprò fidarmi>> Manuel si era sentito toccato da quella frase. Non sa se per il fatto che l'altro deve capire ancora se può fidarsi, nonostante sia dicembre e si conoscano ormai da tre mesi, o se era per il fatto che - qualsiasi cosa fosse - era talmente dolorosa da non riuscire a parlarne in tranquillità.
Lui si era sentito ancora peggio dopo quella consapevolezza, perché significava che anche lui aveva contribuito a quel dolore.
<<Perché non dovresti?>> aveva chiesto.
<<Perché non conosco i tuoi pensieri e non è semplice>> che da una parte lo capiva anche perché lui - dal suo canto - non aveva parlato a nessuno di Sbarra e del fatto che dovesse testimoniare. Gli unici a conoscenza erano Anita e Dante, ed erano sempre stati loro due.
<<'Na cosa è certa: ce tengo alla vita mia>> si era messo a ridere e Simone aveva fatto altrettanto <<Jacopo ti farebbe fuori>>.
E sì, lui ne era convinto. Ci aveva messo poco a capirlo <<'O so, m'è bastata l'altra sera pe' capillo e pure il cazzotto a scola>>
Simone aveva sgranato gli occhi <<T'ha menato?>>
<<Lui, poi mi' madre, Lara e poi me menerà sicuro pure Chicca quando tornerà a scuola… se tornerà. Però me lo merito>> l'aveva visto scuotere la testa prima di rispondergli <<Ferro, sei proprio una frana>>.
Il ragazzo si era stretto nelle spalle perché era consapevole che l'altro aveva ragione. Insomma, anche con Chicca lo era stato e anche con lei avrebbe dovuto rimediare, anche se non sarebbe stato semplice.
Aveva fatto un ultimo tiro prima che la sigaretta finisse. Si era voltato anche con il busto, lasciando solo una gamba a penzoloni, per guardare meglio Simone.
<<Avemo scherzato, ma nun so' quel tipo de persona>> aveva detto.
<<E che tipo sei?>> aveva sentito il tono curioso dell'altro.
<<Un tipo. Me faccio i cazzi mia>>
Simone si era lasciato sfuggire una risata <<Oh, avoja, ho visto come te li fai già dal primo giorno de scola>>.
E in effetti si ricordava quell'episodio. Era uno dei primi scontri che avevano avuto e ci aveva ripensato in quel momento.
Aveva ripensato a quello che aveva fatto scaturire il tutto e aveva deciso di riprovarci visto che erano in vena di confessioni.
<<Hai… Hai cambiato scuola per questo?>> aveva tentennato. Sapeva di star andando verso qualcosa di delicato e off limits, visto come stava andando il discorso eppure ci aveva provato lo stesso.
Nonostante quello Simone si era messo a ridere e <<Sei proprio Manuel - me faccio li cazzi mia - Ferro, te>> per poi tornare serio e rispondere <<Comunque sì, anche se è un po' più complicato di così>>
Manuel aveva smesso di insistere in quella direzione. C'era un'ultima cosa - però - che voleva sapere e che non aveva nulla a che vedere con il passato.
<<Domani ce vieni a scola?>> aveva chiesto aggiungendo poi un flebile <<Manca la tua presenza>>. Aveva abbassato lo sguardo velocemente, come se avesse fatto una precisazione sbagliata.
Non aveva ricevuto una risposta e il motivo era che Jacopo li aveva raggiunti.
<<Se po' sape' che state a fa qui?>> aveva detto il ragazzo appena arrivato.
Simone era intervenuto prontamente.
<<'Aco è tutto okay, siediti qui>> gli aveva fatto gesto con la mano di sistemarsi accanto a lui.
Manuel l'aveva visto guardare nella sua direzione e parlare nuovamente.
<<Te vedi de sta' attento a ciò che fai. È già tanto che te faccio sta' qua>>
Aveva alzato le sopracciglia e <<Oh, ma se m'hai mandato tu a pijallo?!>>. L'aveva precisato subito perché non voleva si creassero equivoci ora che aveva chiarito con Simone.
<<Questo è perché siete du' deficienti e se nun facevo qualcosa io, ve stavo ancora ad aspetta'>> Manuel aveva visto Jacopo indicare entrambi.
In effetti riteneva anche che avesse ragione.
Almeno lui ci aveva provato a farli avvicinare, nonostante sapeva che non gli andava per nulla a genio quella situazione. Per quello si era anche meravigliato - quel pomeriggio - quando il fratello Balestra l'aveva mandato al campo da rugby a prendere il gemello.
Erano stati lì a parlare ancora per un po', anche se come aveva iniziato a fare più freddo, erano rincasati.
Era pieno inverno e la temperatura non era affatto mite. Solo che quella piscina aveva tutta l'aria di essere un luogo di pura tranquillità. Soprattutto per loro.
L'avevano sempre utilizzata per quello.
_____
Avevano cenato poco dopo e Manuel si era beato di quel ritorno alla normalità, perché le cene iniziavano ad essere davvero pesanti quando non c'era Simone.
E questo succedeva perché non volava una mosca tra lui e Jacopo, ma c'erano solo Dante e Anita che facevano domande di tanto in tanto.
Simone stava mischiando un mazzo di carte, quando Manuel si era soffermato a guardare le sue dita affusolate che si muovevano in gesti ben precisi.
Manuel aveva estratto il telefonino dalla tasca dei pantaloni della tuta e aveva aperto la chat con Lara.
(21:14) Là, credo c'hai ragione. So' spacciato. MF
L'aveva digitato velocemente per poi bloccare il telefono e appoggiarlo sul tavolo. Si stava mordicchiando un labbro quando i gemelli lo stavano guardando in attesa che tirasse su le carte e facesse la sua mossa.
(21:15) Per? LC
La risposta della ragazza non era tardata ad arrivare. Ma lui non aveva guardato finché non era finita la partita.
(21:20) Simone. MF
(21:20) Non credo, più che spacciato direi cotto. LC
Era rimasto a fissare quel messaggio. L'aveva riletto più volte come se non volesse capire davvero quello che stava leggendo perché forse non era pronto a pensarlo. Solo che Lara era fatta così, gli metteva da sempre la realtà davanti agli occhi e gliela faceva accettare piano piano, con una fermezza che la contraddistingueva.
(21:21) Seh, vabbè. Comunque c'ho chiarito. Grazie ancora per tutto, salutami Giada. MF
Aveva sviato così per poi riprendere le carte in mano e incominciare la seconda partita.
(21:21) Non me scappi così 'o sai, ve'? LC
(21:30) Sì, te voglio bene pure io. MF
Aveva riso a quei messaggi e aveva chiuso il telefono, rimettendolo nella tasca della tuta.
Era consapevole di doversi mettere sotto se voleva riuscire a vincere almeno una partita, ma il pensiero di Lara e di Simone non lo aiutava per nulla.
Era stata la voce di sua madre a distoglierlo poi dal gioco <<Manu, vieni di là 'n attimo?>>
Anita era rimasta sulla porta, non aveva nemmeno aspettato la risposta di Manuel che aveva ripreso a parlare <<Simone, non te l'ho detto, ma è bello rivederti>>.
Il ragazzo aveva notato il sorriso sincero che era comparso sul volto di Simone e aveva capito che - a volte - sentirsi dire cose del genere può alleviare un minuto di insicurezza.
Non che gli ci fosse voluto quello per capirlo, solo che attraverso Simone iniziava a capire e a vedere le cose sotto diversi punti di vista.
Si era alzato dalla sedia e <<Non me guardate le carte che ve controllo>>. Aveva scrutato entrambi i gemelli e gli aveva fatto gesto con le dita sul fatto che li avrebbe tenuti d'occhio.
<<Seh>> era stato Jacopo a dirlo per poi fare una leggera risata e Manuel era tornato indietro, verso il tavolo.
<<Anzi, me le porto che è meglio>> aveva preso le sue tre carte e se le era messe in tasca.
Aveva visto lo sguardo di sua madre posarsi nuovamente su di lui <<Oh, ma che non ti fidi di 'sti due angeli?>>
Manuel aveva inclinato leggermente la testa.
Angeli.
Seh, del male.
<<A ma', non c'hai mai giocato a briscola. So' agguerriti 'sti due>> perché se la ricordava l'ultima volta che avevano giocato a briscola. Anzi, doveva ancora prendersi la sua rivincita.
Quindi no, non avrebbe lasciato le sue carte lì. Soprattutto perché aveva appena pescato un carico di briscola.
*
Quello che Anita gli aveva detto, riguardava la loro testimonianza e il giorno che si sarebbero dovuti presentare in tribunale.
Sarebbe stato il 15 dicembre.
E se da una parte era meglio, perché quella storia si sarebbe conclusa una volta per tutte, dall'altra aspettare ancora quasi due settimane lo avrebbe fatto impazzire.
Per quello avrebbe cercato di distrarsi in qualsiasi modo.
Era anche per quello che era andato a chiamare Simone, in camera sua, qualche pomeriggio dopo. Erano da soli in villa e lui aveva pensato che ci potesse essere una cosa da fare assieme e per cui era meglio non farsi vedere dagli altri.
Sapeva non avrebbe dovuto ma con il senno di poi, ripensando a quel momento, sapeva che ne sarebbe valsa la pena.
L'aveva aspettato in giardino, davanti la stradina, con i due caschi in una mano e le chiavi della moto nell'altra.
Quando l'altro era arrivato gli aveva prontamente lanciato le chiavi dicendo <<Tiè>>.
La faccia di Simone era quella di chi aveva capito tutto ma che non voleva crederci. Per quello Manuel aveva aspettato una sua reazione per parlare, perché voleva godersela.
<<Manu sei impazzito per caso?>> lui si era messo a ridere anche se Simone sembrava decisamente serio.
<Te sembro uno pazzo?>> gli aveva risposto poi, slacciando il cinturino del casco e mettendoselo su prima di passare il secondo all'altro.
<<A giorni alterni forse>>
Manuel aveva ritirato indietro il casco e <<Oh, guarda che ritratto>>. Aveva visto il sorriso di Simone allargarsi e aveva pensato che avrebbe pagato per vederlo più spesso quel sorriso, al posto delle crisi o delle sue lacrime. Perché in quel momento gli aveva visto luccicare anche gli occhi e forse ci aveva prestato più attenzione in quel momento, ma credeva di avergli visto una luce diversa.
L'aveva fatto salire sulla moto e aveva iniziato a spiegargli come accenderla, come mantenere la strada, come frenare e tutto quello che avrebbe dovuto sapere ora che aveva il foglio rosa e poteva guidare in attesa dell'esame di pratica. Certo non poteva guidarla con lui, ma era proprio per quello che lo stavano facendo nel momento in cui erano soli in casa e senza gli occhi di nessuno a vederli.
<<Oh, hai capito tutto?>> gli aveva chiesto mentre si sedeva dietro di lui.
<<Manu, du' palle, ho capito sì>> aveva il tono esasperato e Manuel si era sistemato meglio sulla moto perché un po' cominciava ad aver paura delle sue idee e iniziative.
<<Quando ce schiantiamo poi vojo vedette>> gli aveva detto, toccandosi anche nel mentre. Non aveva considerato che se la stava tirando da solo.
<<Se ce schiantiamo vor dì che ci arrestano insieme… se sopravviviamo>>
<<Ce manca solo. Già me basta testimonia'>> Manuel l'aveva detto di getto, senza pensarci. Che poi credeva anche che sarebbe stato meno brutto essere arrestati insieme a lui.
<<In che senso?>> Simone si era girato verso di lui.
<<Niente, 'na cosa mia. Voi mette' in moto?>>
Aveva sviato così il discorso. Solo che proprio perché si era girato, Manuel aveva notato una cosa che non gli piaceva.
Per quello l'aveva fermato dopo averlo sentito dire <<Vado, vado>>
<<Aspetta, t'o devi stringe' bene 'sto coso>> aveva allungato le mani verso il cinturino del casco di Simone e glielo aveva stretto con delicatezza fino a che il laccio non era arrivato a toccare il mento del ragazzo.
<<Non ti facevo così premuroso, Ferro>>
<<Balestra... Vai, va'>> e Manuel si era stretto quanto più poteva al busto dell'altro perché sì, le sue idee erano idee terribili e lui un po' se la faceva sotto - più per la sua moto e per Simone che per la sua vita - ma era anche vero che era un contatto con l'altro ragazzo.
Seppur con una scusa.
Quello che Manuel non poteva sapere - però - era che Simone era grato che gli stesse dietro, perché in quel modo non lo avrebbe visto arrossire a quel contatto e a quella stretta che un po' gli avevano scombussolato lo stomaco.
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