Capitolo 8


Marysi risvegliò da sola in stanza, il giorno precedente aveva trovatoAi esanime sul pavimento della loro camera, era entratapresumibilmente dalla finestra, in quanto la porta era chiusa achiave. Subito l'aveva presa sulle spalle e portata nell'infermeriadel dormitorio, pensando che pesasse troppo poco per una ragazzadella sua età.

Effettivamente,fin dal primo momento in cui Mosès l'aveva portata in quella camera,aveva pensato che fosse troppo magra, deperita, quasi scheletrica,eppure si teneva in piedi, nonostante sembrasse tanto fragile.

Forseera la determinazione a farla camminare.

Lasua convivenza con quella ragazza non era certo facile, sopratuttoper via del fatto che Mary stessa era profondamente inquietata nelstare tanto vicino a una persona con i precedenti della sua compagnadi stanza.

Erastata avvisata in anticipo del suo arrivo, ma vederla arrivare, ilsuono della sua risata, incontrollata, anche durante la notte, i suoiocchi, rossi, come se fossero composti dal sangue stesso, l'avevanospaventata fin dal primo giorno.

Pernon parlare di come aveva massacrato, senza alcuna pietà, i tresuccubi qualche giorno prima, da quel momento ogni studente dellascuola era inquieto, abbastanza che molti ora giravano con crocifissid'argento e acqua benedetta, presa direttamente da San Pietro.

Nonostantetutti i tentativi di tranquillizzare gli studenti da parte dellasomma giudice, essi continuavano a girare con oggetti sacri con lorocome prevenzione e naturalmente nessuno osava avvicinarsi alla nuovaarrivata.

Maryperò, per quanto lo volesse non poteva allontanarsi da leidefinitivamente, perchè ogni notte, accanto a lei nel sonno, sisarebbe sempre ritrovata quella ragazza che aveva dietro di se unnumero non ben calcolato di cadaveri.

Lasera precedente però, la stessa ragazza che tanto la inquietava, eratornata sporca di sangue, debole, svenendo poi sul pavimento.

Inpochi attimi, da ragazza inquietante e pericolosa, Ai si eratrasformata in una vulnerabile, debole e svenuta a terra. Così lasua compagna di stanza non potè far altro che portarla ininfermeria.

"Ancheun demone rischia di morire dopotutto". Aveva pensato mentrecamminava.

Erarimasta ad aspettare, probabilmente per la troppa empatizzazione conquella ragazza dovuto al momento, che si svegliasse fin quando nonrischiò di crollare per il sonno.

Mosèssi era offerta di sostituirla per permetterle di dormire un po',seppur il giorno seguente non ci sarebbero state lezioni.

Erasempre stata gentile con lei, anche se, da quando aveva assunto lacarica di giudice, si era distaccata, da tutto.

Marysbadigliò, per poi alzarsi finalmente dal letto, s'infilò leciabatte e si diresse verso l'armadio per vestirsi.

Decised'indossare una maglia semplice e una gonna lunga, pensando che forseavrebbe dovuto andare a controllare come stava Ai, era pur sempre suacompagna.

Sentìbussare alla porta, si avvicinò ed aprì incuriosita, in quanto nonaspettava nessuno.

Dall'altrolato della porta vi era Edzar, col suo solito sorriso spensierato involto, caratteristica che non dispiaceva affatto alla ragazza,insieme ad un fiero pastore tedesco accanto a lui.


-Edzar,ciao, cavolo mi hai presa alla sprovvista, di solito nessuno viene atrovarmi- Lo salutò con timida allegria la ragazza.

-Cosìfai sentire me ed Angie in colpa, guardala, ha le lacrime agli occhi-Fece il finto offeso il ragazzo, incominciando ad accarezzare ilproprio cane, mentre questo scodinzolava.


Marysorrise nel vedere come Angie teneva il gioco al suo padrone,eseguendo un perfetto verso drammatico.

Edzaraveva proprio un ottimo rapporto col proprio famiglio, questo erainnegabile di certo.


-Entratepure, scusatemi per il disordine- Li fece accomodare.

-Tranquilla,uno dei vantaggi di essere cieco è che non vedi cose del genere-Rispose lui, cercando di metterla a proprio agio.


Ilragazzo si sedette sul letto, mentre il cane andò verso Maryscondinzolando, pretendendo di venir coccolata, cosa che la ragazzafece molto volentieri.


-ConMosès come va? Riuscite ad andare d'accordo vero? O fate ancora comequando avevamo dieci anni?- Domandò Mary, cercando di trattenere lerisate nel ricordare quei momenti della loro infanzia.

-Credoche ti deluderei se rispondessi, quindi meglio se sto zitto-Ridacchiò il cieco.


Lapadrona della stanza sorrise rassegnata, erano sempre i soliti queidue, ormai si era arresa che potessero mai andare d' accordo.

Entrambirimasero in silenzio per qualche secondo, non era imbarazzante, moltospesso gli era capitato ed ormai avevano fatto l'abitudine a questipiccoli momenti silenti.


-Ehi,se sei libero ti andrebbe di andare a fare una passeggiata insieme?-Chiese, con un po' di timore Mary, era da tanto che non riuscivano astare un po' da soli, le mancavano certi momenti.

-Vorrei,se solo potessi, devo andare con mia madre in missione oggi, sonovenuto a salutarti perchè avevo un po' di tempo libero finalmente,scusami- Pronunciò sinceramente dispiaciuto.

-Capisco...Tranquillo, faremo un'altra volta- Sorrise amaramente Mary.

-Provoa liberarmi per domani ok?-

-Ok-Rispose la ragazza, senza però sperare troppo, in fondo sapeva beneche per quanto Edzar ci provasse, era difficile per lui trovare deltempo libero, sapere che ci avrebbe tentato era già qualcosa che lafaceva sentire considerata ed apprezzata abbastanza.

Anchese le mancava, aveva troppa paura di monopolizzarlo per insistere.


Dopopoco Edzar dovette andarsene, avrebbe dovuto incontrarsi con suamadre di lì a poco e lei non era una donna che apprezzava i ritardi,anche se minimi.

Sisalutarono come al solito, qualche parola accompagnate dai lorosoliti sorrisi.

Quandoil ragazzo fù abbastanza lontano da non accorgersi più delle azionidi Mary, questa sospirò, aveva l'impressione che quella situazionestesse diventando sempre più pesante.

Siprese qualche minuto per ripensare alla sua infanzia, quando lei ed isuoi amici non avevano poi così tante preoccupazioni, Edzar nondoveva andare in missione per seguire le orme di famiglia e Mosès...beh non era Mosès.

Giocavanospesso a nascondino, l'unico maschio del gruppo era abbastanzascarso, mentre quella che sarebbe diventata la somma giudice erapraticamente introvabile, Mary invece alla fine si faceva semprebeccare per colpa dell'ansia.

Dopoaver sorriso a quei ricordi decise di dirigersi verso l'infermeria,doveva proprio confessare di essere curiosa delle condizioni di Ai inquel momento, sperava si fosse ripresa, non aveva proprio una bellacera il giorno prima.

Anchese le era sempre stata dipinta come una pluriomicida senza pietà,non aveva potuto fare a meno di provare empatia nei suoi confrontiuna volta che l'aveva vista a terra.

Moltiavrebbero dato della pazza a lei per questo.

Uscìdalla stanza, per poi dirigersi in infermeria, dove probabilmente lasua compagna di stanza stava riposando beatamente.

Camminòlungo il corridoio, salutando con lieve nervosismo la sovraintendentedel dormitorio, tutti avevano un minimo di paura per quella donna.Sembrava perennemente intenta a squadrare le persone per trovare ilmodo migliore per ucciderle, da dietro le lenti riflettenti dei suoiocchiali.

Arrivataalla porta dell'infermeria udì uno strano lamento da dietro di essa,attraversò la soglia con un lieve timore, per poi accorgersi chel'origine del lamento era Ai stessa.

Laragazza era stesa sul letto, la faccia era piegata in un'espressionecrucciata, mentre sulla sua fronte era avvolto un crocifissod'argento.


-OhMary, sei tu, vieni qui sei la mia ultima speranza- Pronunciò inmodo fin troppo drammatico Ai.


Marydeglutì, avvicinandosi al letto, fino a sedersi accanto ad esso.


-Quellamaledetta Mosès dei miei stivali mi ha legato sto coso in testa,brucia ed in più mi ha lanciato una stupida benedizione, non possopiù utilizzare la mia adorata magia oscura ora! Toglimelo!- Urlòistericamente la paziente.


Laragazza seduta deglutì, quasi spaventata dal tono autoritariodell'altra, si alzò, per poi incominciare a togliere il crocifissoda attorno la testa.


-Comemai t-ti ha m-messo un crocifisso a-attorno alla t-testa?- Domandòtitubante Mary, era innegabile che era particolarmente nervosa mentreparlava con quella ragazza, ogni volta le terribili immagini dellesue lugubri azioni le venivano in mente, provocandole un gelidobrivido che le percorreva la schiena.


-Manon lo so, quella là è una squilibrita te lo dico io, dai susbrigati a toglierlo che non ne posso più, sono ferma su sto lettoda stamattina, ed io odio stare immobile da qualche parte capisci?-Continuò agressiva Ai, si vedeva che serbava del rancore verso lagiudice.

-Immobile?-Chiese con un filo di voce Mary.

-Maryma non mi hai vista? Sono uno scheletro ambulante! Uno scheletrofighissimo eh, ma dopo dieci anni di galera i miei muscoli sono belliche andati, l'unica cosa che mi faceva muovere era la magia, quindi èabbastanza deducibile quello che succede se qualcuno m'impedisce diusarla- Continuò con arroganza.


Aquel tono Mary si velocizzò, togliendole più in fretta che potevaquel crocifisso, per poi rimettersi a sedere, notando al coltempo chedietro l'oggetto vi era una scritta in corsivo, "umiltà".Avrebbe dovuto restituirlo a Mosès appena l'avesse rivista.


-Oh,finalmente torno in carreggiata!- Esclamò entusiasta Ai.

-Nondovresti andare da un fiseoterapista? La magia non può essere il tuounico e solo sostegno... insomma...- Parlò titubante la timidaragazza.

-Nonmi piace sentirmi cosa devo fare da qualcuno, piano piano storiacquistando le forze anche senza segli stupidi megalomani in camicebianco- Rispose con tranquillità quella che fino ad un momentoprima non riusciva nemmeno a muoversi.

-Ma...potresti farti male- Cercò di ribattere a bassa voce Mary.


Aisi voltò sorpesa verso la sua compagna di stanza, onestamente non siaspettava quelle parole, dette con una tale innocenza poi, eraproprio strana quella ragazza e questo avrebbe potuto essere positivoe negativo allo stesso modo.


-Tistai forse preoccupando per me?- Ridacchiò chiedendolo.

-Tenon ti preoccuperesti per qualcuno che sta male?- Domandò inrisposta e con un velo d'insicurezza Mary.

-Ovvioche no, perchè una volta guarito anche quella persona, come tuttigli altri vorrebbe uccidermi, perchè dovrei preoccuparmi di qualcunoche potenzialmente potrebbe venire a staccarmi la testa nel sonno?-Rispose divertita Ai.


L'altranon seppe rispondere a quella affermazione, rimanendo così insilenzio, provocando la delusione di Ai, che sperava quanto meno diaver trovato un essere umano un po' più interessante della massa.

Eppurequella che aveva trovato era proprio la massa, un individuo che nonera in grado di prendere una posizione, restando semplicemente insilenzio.


-Ilsilenzio non porta a nulla Mary, ti rende solo più irritante enoiosa- Detto questo, con una strana tranquillità nella voce, Ai sene andò dalla stanza, lasciando l'altra ragazza da sola a sospirare.


Aitornò nella sua stanza, indossava ancora la propria camicia sporcadi sangue, si cambiò, indossando la dovisa e l'unica camicia cheaveva di ricambio, che fortunatamente, l' "immensa" miseriordiadi Mosès le aveva donato.


-Vorreiavere qualcosa qualcosa in più da indossare che questa tristedivisa, però prima al lavoro, devo dare la caccia a qualche succubee portare la pagnotta a casa- Sbadigliò svogliatamente la ragazza.


Sesolo non avesse dovuto trovare suo fratello per conto di quellacontroversa giudice, avrebbe fatto tutto quello molto piùvolentieri.

Magarifacendo parlare con "estrema gentilezza" qualche succube, lesarebbe venuta in mente qualche buona idea per una piccola vendetta,sapeva bene che non si poteva mettere da sola contro la sommagiudice, ma non sarebbe rimasta zitta a subire.

Dopoessersi cambiata uscì dalla stanza, dirigendosi verso l'uscita.

All'uscitaperò trovò qualcuno ad aspettarla.

Mosèsera appoggiata allo stipite dell'uscita dal dormitorio, aveva unlibro in mano ed un paio di grosse cuffie blu a coprirle le orecchie.Indossava anche lei la divisa scolastica ed, non avendola vista conaltro, a parte la lunga ed ingombrante tunica che indossava il giornodel loro primo incontro, la più bassa fra le due ipotizzò chenemmeno lei avesse altri abiti.

Allavista di quella ragazza, che avrebbe preferito non incontrare per unbel po', le venne quasi voglia di uscire da una finestra. Peccato chela signorina Rottenmeier, come aveva risoprannominato la guardianadel dormitorio, era pronta con un martello ad aspettarla fuori daognuna di esse, visto che per errore poco tempo prima ruppe una diloro.

Mosèssi accorse dell'altra e, quando le fù a pochi passi di distanzachiuse il libro, abbassandosi poi le cuffie ed appoggiandole sullespalle. Da fuori di esse si poteva udire flebile una musicamalinconica suonata al pianoforte, certe volte quella melodiasorprendeva, con delle fasi più drammatiche e dinamiche.


-Nondovresti andare a farti vedere da un dottore? Sembra che la tuaanima sia piuttosto affaticata- Iniziò la giudice, tenendo losguardo fisso sulla copertina lavorata del libro che reggeva in mano.

-Vero?Peccato che qualche misteriosa entità mi abbia legato un crocifissod'argento in testa, a quest'ora mi sarei ripresa e la mia animasarebbe la più rilassata di questo mondo- Pronunciòsarcasticamente, con evidente irritazione nella voce.

-Vero?Peccato che quella misteriosa entità odi chi le fa sprecare tentandodi ucciderla- Ribattè Mosès, incrociando finalmente il propriosguardo con quello dell'altra.

-Hosolo tentato di farmi dire dove si trova mia sorella con mezzi pocoortodossi, dal mio punto di vista è la norma- Pronunciò Ai, senzamostrare alcun pentimento riguardo le sue scelte.

-Staitentando di farti odiare da me per caso?- Domandò senza unaparticolare emozione la giudice.

-Perchèno? Tanto tutti mi odiano e chi non lo sta già facendo lo farà nelfuturo, prima o dopo non fa tanta differenza- Rispose Ai, sospirando.

-Abbiamotrovato qualcosa che abbiamo in comune, potrebbe essere il primopasso per una lunga e durevole amicizia-

-Nonsono così stupida da venir presa in giro in questo modo, ritenta esarai più fortunata- Disse sinceramente divertita Ai.


Vifù una breve pausa di silenzio, che durò qualche secondo prima chedurasse.


-Aiio non ti odio e convincermi a farlo sarà più arduo di quantopensi, ora per favore stalkera Raphael come al solito, è in giardinoe sta andando in ospedale, approfittane per farti dare un'occhiataanche te. S sei entrata in contatto con una delle reliquie piùpotenti, chiedi del dottor Vicenzi, gli ho detto che se fossiarrivata ti avrebbe dovuto visitare con priorità.-

-Oh,sei forse preoccupata per me Mosès?- Chiese Ai, ghignando.

-Finchèla tua anima non si riprenderà la tua magia è limitata, non miservono soldati che non sono al massimo della forza- Rispose confreddezza la giudice.


Aisorpassò Mosès, dirigendosi verso il cortile della scuola, dovesubito riconobbe la figura slanciata del ragazzo che stava cercando,notando al contempo la sua espressione pensierosa.

Glicorse incontro, per poi irrompere nel suo campo visivo.


-HeyRaphy ho sentito che vai in ospedale, posso accompagnarti? Saialtrimenti miss giudice dell'anno non è contenta, anche seeffettivamente potrei anche solo far finta di andarci, ma poi queldottore potrebbe dirle che non ci sono andata, maledizione a lei edai suoi contatti!- Sbuffò Ai, senza prestare minimamente contoall'espressione incredula, negativamente, del ragazzo.

-Tantoverresti comunque quindi prego, vieni pure a rovinarmi la vita unaltro po'- Pronunciò Raphael, avendo già perso ogni speranza dipotersela sgavagnare.

-Uh,vedo che incominci ad accettare di essere il mio nuovo schiavo, bravobravo, ti darei un premio se solo non volessi tenere tutto per me,c'est la vie- Lo prese in giro la ragazza.


Idue incominciarono ad andare verso la loro destinazione, preserol'autobus e Raphael si vide costretto a pagare il biglietto pure allasua strana compagna di viaggio.


-Comemai vai in ospedale?- Domandò Ai, sembrando per un momento unanormale ragazza che tenta di fare conversazione, quasi almeno.

-Vadoa trovare la mia famiglia- Rispose semplicemente lui.

-Haitanta sfortuna da avere tutta la famiglia ricoverata?- Continuò adimpicciarsi lei.

-E'solo una persona in realtà- Tagliò corto Raphael, sperando che laragazza non facesse altre domande.


Aipassò il viaggio guardando Roma dal finestrino, era enorme edaffollata, totalmente diverso a quel poco che aveva visto nella suavita.

Lacosa che la colpì di più fù la capacità dei romani di riuscire aparcheggiare in terza fila, avrebbe dovuto farsi insegnare il truccouna volta presa la patente.

Arrivatialla loro fermata scesero ed iniziarono a camminare, dalla fermataall'ospedale c'era infatti qualche minuto da dover fare a piedi.


-Chiè quindi?- Ai non si era arresa.


Raphaelsbuffò, ma poi decise di rispondere, tanto sapeva che quella ragazzaavrebbe potuto solo più diventare più insistente.


-Miasorella- Rispose brevemente.

-Lasorella di Raphy... interessante... e perchè è lì?-


Primache il ragazzo potesse esternare la sua irritazione per via di tuttequelle domande insistenti si ritrovarono nel parcheggiodell'ospedale, vi era un largo gruppo di persone fuori dallastruttura.

Aidue ragazzi immediatamente parve che ci fosse qualcosa che nonandava, si avvicinarono in fretta, notando al contempo che l'edificioin diversi punti sembrava crollato.

Idue notarono che i vigili del fuoco ed i poliziotti intenti adaiutare i paramedici a caricare i feriti in delle ambulanze,probabilmente per portarli in qualche altro ospedale.

Lepersone che componevano il gruppo di fronte all'entrata erano per lamaggior parte malati, con le infermiere ed i dottori che cercavano ditranquillizzarli.

Raphaeliniziò a correre a perdi fiato verso l'edificio, riuscendo a pensaresolo ad una cosa.

"Maya!Maya! Maya!"

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top