Capitolo 7



Ai si risvegliò in un letto dalle lenzuola bianche.

Si ricordava chiaramente che cosa era successo, la chiesa, l'incontrocon suo fratello, la reliquia che le aveva fatto sputare sangue, ilsuo ritorno al Vaticano, insieme a Raphael e nel silenzio piùtotale, infine, una volta che era riuscita a sgattaiolare in cameraera svenuta. Era riuscita a resistere fino all'arrivo nella suastanza, non avrebbe mai permesso a se stessa di essere talmentedebole da non riuscire a tornare con le proprie gambe, sopratuttoquando c'era qualcuno con lei, era troppo orgogliosa.

Chediamine era quel pezzo di tessuto per ridurla in quello stato?Strinse i denti, era così umiliante.

Voltòla testa leggermente verso la sua destra, sentendo un flebilefruscio.

Sedutaaccando a lei vi era Mosès, leggeva tranquillamente un libro,facendo girare le pagine col leggero tocco delle proprie dita,avvolte da degli eleganti guanti bianchi.

Nonvi era alcun titolo su quello che, ad una seconda occhiata, era piùsimile ad un quaderno molto spesso piuttosto che ad un libro. Lacopertina era di lucida pelle nera, anche se si potevano notarechiari segni di usura, ogni tanto la giudice appuntava qualcosa conuna penna, continuando poi a girare quelle pagine ingiallite.

-Quellache vedo è per caso una Mosèsuccia passione giornalista?- Domandòsarcasticamente la ragazza nel letto.

-Parlaquella che è svenuta a causa di un pezzo di stoffa- Ribattè lagiudice, senza quasi darle attenzioni, continuando a leggeretranquillamente.

-Touchè,ma dimmi, come mai ci sei proprio tu ad aspettare il mio risveglio inquello che deduco, sia un posto dove tengono i malati? Non è che tistai dedicando un po' troppo al tuo lavoro di stalker?-

-Finoad un'ora fa c'era Mary, ma stava crollando essendo ormai tardi, cosìle ho semplicemente proposto di fare cambio- Rispode Mosès,continuando a non prestarle molta attenzione.

-Quellatettona era qua?- Domandò con una sottile sorpresa Ai.

-Si,ti ha pure portata in questa infermeria- Sbadigliò la ragazza,chiudendo finalmente il quaderno.

-Questasi che è una sorpresa, ma comunque... Mi potresti spiegare chediamine c'era in quella scatola per ridurmi così?- Chiese la ragazzadel peccato, con chiara rabbia nella voce.

-Eraun pezzo della sindone, un mese fa è stata trafugata da Torino, mail Vaticano non l'ha comunicato per non creare disordini fra ifedeli, almeno ora sappiamo chi è il responsabile e che prestotornerà alla sua sede- Spiegò con tranquillità Mosès.

-Comefai ad essere tanto sicura che presto la riavrete?-

-Perchèin questo momento ce l'ha quello che, guarda un po' te il caso, è iltuo obbiettivo, quindi se ci dovesse sfuggire o addirittura dovessevenir distrutta allora beh... Potrei accidentalmente darti la colpaper la perdita di un simbolo tanto importante, i fanboy di Dio senzacontrollo sono un po' fastidiosi sai?- Gli occhi freddi e la vocecalma della giudice non tradivano un minimo segno d'insicurezza, eraseria, dalla prima all'ultima parola.

-Seiuna lurida bastarda- Disse ghignando Ai, quella ventitreesima Mosèsnon provava nemmeno un minimo a nascondere il suo lato marcio, equesto l'avrebbe fatta divertire profondamente, se quel marcio nonfosse stato rivolto a lei ovviamente.

-Si,lo so, e non me ne pento minimamente-

Aisi mise seduta su quel letto, ancora troppo morbido per i suoi gusti.

Notòche indossava ancora la propria camicia , sporca di quello che erapalesemente il suo sangue. Fece una piccola smorfia, il suo sanguenon le piaceva, ogni volta che lo vedeva provava una sensazione didisgusto, nei confronti di chi glielo aveva provocato e nei confrontidella propria debolezza.

Siera ripromessa più volte di non vederlo mai più, ma ogni volta essonon tardava a ripresentarsi, ricordandole quella sensazione dipateticità che tanto odiava.

Preferivamolto di più avere quello di altre persone addosso, sentire ilcalore delle loro vite addosso, che piano piano si prosciugava e siraffreddava... era l'unica cosa che trovava sensato fare in moltimomenti.

Eracosì splendido sentire di avere il potere di essere la morte diqualcuno, una cosa così importante come la morte poteva esserlo sololei.

Nonavrebbe lasciato quel privilegio per nulla al mondo.

Rivolselo sguardo al soffitto, cercando di concentrarsi per riuscire acapire come mai Abner possedesse la sindone, avrebbe potuto esserselaprocurata come ultima speranza contro di lei, altrimenti volevausarla come una merce di scambio, oppure...

C'eranomolte ragioni per cui suo fratello avrebbe potuto rubare una reliquiatanto importante, anche solo per fare un dispetto alla chiesa sarebbestata una ragione valida.

Mala sua concentrazione venne del tutto sviata quando si ricordò di undettaglio della chiaccherata con Abner.

Quindirivolse nuovamente il suo sguardo verso la giudice, che intanto erapassata a giocherellare con la penna che stava usando fino a pocoprima.

Losguardo di Ai era stranamente serio, gli occhi leggermente sgranati ela bocca leggermente curvata verso il basso.

-Tusai dov'è Azade?- Domandò, con tono basso e senza la solitàilarità che accompagnava ogni sua frase.

Mosèsrivolse lo sguardo verso di lei, smettendo di giocherellare con lapenna, sospirando pesantemente, come se quella fosse l'ultima domandache sperasse di sentirsi rivolgere.

-Si...-Rispose, senza mostrare il benchè minimo sentimento.

Aquell'unica parola la ragazza demone sobbalzò.

-Dimmelo-

-Convincimi-

Sentendoquella provocazione la ragazza demone cercò di saltare addosso allagiudice, ma questa riuscì a schivare il suo tentativo con non troppafatica.

Losguardo menefreghista di Mosès non fece altro che alimentare larabbia di Ai.

-Hodetto "dimmelo"!- Esclamò Superbia, usando la propria magia perriuscire ad ottenere ciò che voleva.

-Latua volontà di ritrovare tua sorella è così esigua? Non riescinemmeno a farmi parlare-

Quellafù la goccia che fece traboccare il vaso, Ai si concentrò, perriuscire ad aumentare la potenza della propria magia, avrebbescoperto dove si trovava Azade a qualsiasi costo.

-"Dimmelo!Dimmelo! Dimmelo! Dimmelo! Dimmelo!"- Dopo aver intriso quelleparole di magia incominciò ad ansimare, era stanca, non aveva maiusato tanto mana nemmeno per sconfiggere centinaia di esorcisti,eppure quella dannata giudice era ancora lì, tranquilla e con labocca serrata.

-No-

-"Dimmelo!"-Ricominciò a sputare sangue, aveva superato il limite di magia chepoteva usare in una sola volta, con una sola persona e senza ottenereil benchè minimo risultato.

Lamagia era molto comoda da utilizzare, potevi utilizzarne quanta nevolevi, a patto che fosse distribuita lungo tutta la giornata, tuttain una volta invece, provocava uno spiacevole sovraccarico di mana,con delle conseguenze che andavano da una leggera stanchezza adaddirittura alla morte, nel caso si esagerasse troppo.

Mosèssi avvicinò alla ragazza sanguinante, afferrandola per la mandibolae sollevandola di qualche centimetro dal pavimento.

Poicon la mano sinistra la ragazza albina si scostò leggermente ilciuffo di capelli neri che le ricopriva l'occhio.

Quelloche rivelò quel gesto fù una lunga e profonda cicatrice, che letagliava a metà la parte del viso che era coperta, insieme allapalpebra.

Alposto dell'occhio sinistro però, non vi era nulla, era chiaramentetangibile un'infossatura sotto la pelle.

Qualcosa,o meglio qualcuno doveva averglielo strappato in passato.

-Questoè colpa d'Invidia, così dopo di ciò l'ho rinchiosa in un abissocosì buio e profondo che nemmeno la misericordia potrebbe maitrovarla per donarle la grazia, se proprio vuoi rivedere tua sorellaallora continua a fare quello per cui ti ho liberata- La freddezzacon cui disse quelle parole rasentava l'inquietante.

Aiallora morse la mano della giudice, non accettando sia la suarisposta che il modo in cui la stava trattando, il guanto biancovenne allora macchiato di rosso.

Mosèsin risposta la buttò a terra, calpestando il petto della ragazza nelpunto dove vi era il marchio della superbia, scatenando le urlastrazianti di Ai, mentre dal suo marchio incominciava a fuoriuscirelentamente del sangue scuro e denso, da tanto la pressione era forte.

Laragazza a terra si dimenava, tirando calci e pugni alla giudice,senza però riuscire ad ottenere nemmeno la minima reazione da partedi quest'ultima.

-Questaè la mia determinazione Ai, mentre la tua non è nemmeno capace difarmi tremare un minimo-

-Puttana-Gorgogliò Ai, con la bocca piena di sangue.

-E'vero che non ho fatto voto di castità, ma ti pare questo il modo ditrattae qualcuno che potrebbe ucciderti semplicemente continuando afare un po' di pressione sul tuo esile petto?- La voce della ragazzaalbina era insopportabilmente calma.

Losguardo furente della ragazza sul pavimento era una risposta più chesufficente per Mosès.

Lagiudice sospirò, con un pizzico di delusione e rammarico.

-Nonvolevo farlo Ai, credevo davvero che avremmo potuto vivere tranquillesenza cercare di ammazzarci, ma a quanto pare sei talmente accecatadal tuo vizio che non riesci neppure a capire che confrontarti con mesarebbe un suicidio, quindi ora te lo insegnerò-

-Nonsei tu quella superba ora?- Domandò sarcasticamente Ai, seppur lasofferenza nella sua voce fosse palpabile.

-E'oggettivo, sono più potente di te, non è superbia, è la semplicerealtà- Continuava a pronunciare fredda ed impassibile la giudice.

Mosèsdiede un calcio ad Ai, facendola girare di schiena, poi si piegò sudi lei, tenendola ferma con un ginocchio, le prese il bracciosinistro ed iniziò a tirare, nonostante tutta la resistenza dellaragazza a terra, le dislocò la spalla.

Aisi morse la lingua talmente forte da farla sanguinare, pur diriuscire a trattenere le sue lacrime ed urla di dolore in un rantoliosoffuso.

Dopola sinistra Mosès le dislocò anche la destra, e questa volta Ai nonriuschì a trattenere le lacrime di dolore.

Cherazza di forza mostruosa doveva avere quella maledetta giudice perdislocarle con così tanta facilità entrambe le spalle?

Dopoun paio di minuti, proprio come gliele aveva dislocate, Mosès glirimise apposto le articolazioni.

Aiapprofittò di quel momento per tirare un calcio sul volto della suaavversaria, ma anche questa volta il tentativo fù inutile, perquanto l'avesse colpita, l'espressione impassibile ed autoritariadella giudice non erano scomparse dal suo volto.

-Mache diamine sei?- Domandò la ragazza ferita, lasciando che ogni suomuscolo si rilassasse.

-Unessere umano- La risposta fù breve e circoncisa, fin troppo a pareredi Ai.

-Nonscherziamo, se tu sei umana allora io sono cristo sceso in terra-Pronunciò la ragazza stramazzata al pavimento con sarcasmo misto arabbia.

Mosèssi alzò, prendendo un profondo respiro, per poi sospiraresonoramente.

-Lamia scelta di farti rivedere la tua amata sorella dipende unicamenteda te, solo io conosco dove si trova, quindi se vuoi condannarlaall'oblio continua pure a ribellarti quanto vuoi, è una scelta tua.Nessuno in questo mondo è libero Ai, né io, né tu, neppure gliangeli o i demoni lo sono, perchè prima o poi tutti dovrannosottostare alla volontà di Dio- Pronunciando gelida quelle parole lasomma giudice uscì dalla stanza, l'asciando l'altra ragazza sulpavimento.

Uscitadalla stanza si appoggiò allo stipite della porta, aspettando che lapersona che aveva fatto chiamare arrivasse.

Unpaio di minuti infatti e la figura di un ragazzo alto si stagliòdall'inizio del corridoio, era Raphael, palesemente nervoso,probabilmente perchè non capitava tutti i giorni di essere chiamatodalla somma giudice in persona.

Arrivatoledavanti, si prese un paio di secondi per riuscire a rilassarsi.

-Sonoarrivato come richiesto giudice- Disse seriamente.

Ognunodi fronte a lei utilizzava sempre un tono piuttosto formale, neavrebbe fatto volentieri a meno in realtà, la faceva sentire un po'troppo speciale per i suoi gusti.

Mosèsnotò chiaramente lo sguardo indagatore del ragazzo mentre osservavale macchie di sangue su i suoi vestiti.

-Hoavuto un piccolo disguido con Ai, devi prenderti cura di lei- Sarebbesembrata quasi preoccupata, se quello non fosse stata la voce piùgelida che il ragazzo sentiva da molto tempo.

-Nonho intenzione di avere nulla a che fare con lei, mi farà ammazzare!-Esclamò chiaramente Raphael.

Mosèsgli fece segno di abbassare la voce, era chiaro che non volrva che laragazza nell'altra stanza sentisse.

-Tuasorella deve tornare a casa dall'ospedale psichiatrico tra pochigiorni giusto?-

Ilragazzo strinse i pugni, il suo sguardo cambiò, era diventatoimprovvisamente tremendamente serio.

-Chevorresti insinuare?- Sussurrò.

-Soloche potrebbe avere un posto assicurato in una delle classi del primoanno, il migliore psichiatra d'Italia a sorvegliare le sue condizionie tutti i farmaci che quest'ultimo riterrà necessari per farlevivere una vita normale. Oppure sei un fratello maggiore talmentebravo e diligente da ottenere tutto questo da solo?-

Raphaelera tentennante, doveva valutare bene la situazione, stare con quellasottospecie di psicopatica serial killer avrebbe potuto portarlo allamorte.

MaMaya... sua sorella... era fin troppo conscio che da solo non sarebberiuscito a mantenerla e procurarle tutto quello che aveva bisogno pervia della sua sgradevole situazione.

Ese avesse rifiutato quell'offerta sarebbe stato come abbandonare lapersona che amava di più al mondo e con essa una parte della suaanima.

Quindisocchiuse le labbra ed a bassa voce rispose.

-Vabene, ma ad una condizione, vorrei che mi assicurassi che verràseguita per tutta la vita-

Perun breve istante la giudice alzò entrambe le sopracciglia.

-Certamente,comunicherò subito al dottor Esmi di prendere il primo volo per ilVaticano, in più mi assicurerò che anche quando non sarò più incarica tua sorella verrà seguita con regolarità dai migliorimedici. Sarò anche ai vertici del Vaticano, ma mantengo troppepromesse per essere adatta a questo ruolo-

Raphaelfece un sospiro di sollievo, era risaputo infatti che Mosès fossevincolata a qualsiasi promessa facesse, mai una volta nella storiaquesta importante figura aveva mancato di portarne a termine una,nonostante i grandi sacrifici che erano serviti per alcune di loro.

Almenoora maya sarebbe stata al sicuro e nel momento in cui fosse venuta inquella scuola avrebbe potuto tornare a proteggerla da vicino. Avrebbedovuto dirle del piccolo monolocale che aveva affittato per entrambi,sicuramente sarebbe stata felice di non dover vivere più con i lorogenitori.

-Vuoisolo che stia insieme a quella bestiolina o anche altro?- DomandòRaphael, per essere sicuro.

-Stallevicino e sii te stesso, se ti ha scelto ci dev'essere un motivo-

-Sembraquasi che ti stia preoccupando di lei- Commentò il ragazzo senzariflettere.

-Cisono diversi motivi: ho fatto una promessa a sua sorella ed in piùspero che avere una persona "normale" con lei la stabilizzi, odioquello che è incontrollabile ed io beh, non sono proprio la migliorepersona con cui fare amicizia- Sospirò la giudice andandosene.

Ilragazzo pensò a quello che era appena successo, aveva appenocondannato la sua vita a stare accanto a quella matta ragazzina, maalmeno sua sorella sarebbe stata in buone mani.

Questaconsapevolezza era abbastanza da allegerirgli il peso che aveva sullostomaco.

Sentìun rantolio strozzato provenire da dietro la porta dell'infermeria,era chiaramente la voce di Ai.

Appoggiòla mano sulla maniglia e lentamente entrò, trovando in quella stanzaqualcosa che non si sarebbe mai immaginato.

Sulpavimento vicino al letto vi era una grossa macchia di sangue, eradella stessa tonalità di rosso di quello sui vestiti di Mosès.

Seguìla scia di sangue fino alla sagoma di Ai, era seduta sul letto, conil sangue che aveva macchiato anche le lenzuola candide. Era a torsonudo, con una mano si tamponava l'origine di tutto quel sangue condelle garze, mentre con l'altra si appoggiava al materasso per nonricadere distesa. Ansimava e sembrava a malapena cosciente.

Raphaeldistolse lo sguardo.

Chediamine le aveva fatto Mosès per ridurla in quello stato? Per poiuscire dalla stanza come se nulla fosse e mantenere il suo sguardogelido e la sua voce vuota nonostante quello che aveva appena fatto.

Erarimasta completamente insensibile al gesto che aveva appena compiuto,anche mentre parlava con lui nei suoi occhi non c'era nemmeno l'ombradel rimorso.

Ilragazzo ritornò a guardare in direzione di Ai, notando questa voltauna serie di cicatrici a ricoprire quasi interamente schiena, busto,spalle, collo e perfino le braccia, erano ustioni ed erano moltovecchie, come aveva fatto a non notarle prima?

Raphaelsi avvicinò alla ragazza per cercare di aiutarla.

-Ai...-

-Nonho bisogno del tuo aiuto Raphy- Disse a fatica Ai.

-Staiper morire dissanguata e non hai bisogno di aiuto?- Domandòincredulo il ragazzo.

-Ovvioche no, ho imparato a non averne bisogno a furia di non venireascoltata quando lo chiedevo-

Raphaelrimase in silenzio, sapeva che se avesse insistito per aiutarlasarebbe stata molto peggio, da quel poco che la conosceva sapeva cheavrebbe reagito male.

Quindirimase fermo ed in silenzio, pensando a quale sarebbe stata la cosamigliore da fare.

Ilbraccio della ragazza cedette, facendola ricadere sul morbidomaterasso.

Malei non fece una piega, anzi si mise a ridere di gusto.

-Losenti Raphael? Questo è il destino che ancora una volta se la prendecon me, ho le braccia che fanno male anche se non le muovo, il sangueche esce dal mio corpo come se fosse acqua e mi sta ostruendo lastrada una bastarda coi capelli bicolor del Vaticano, è più fortedi me e questo mi rende... così eccitata ed incazzata allo stessotempo! La sento Raphy, la vita scorrere in me, come non faceva datanto tempo. La sconfiggerò, umilierò, la farò pregare per la suavita, la farò agonizzare mentre mi dice dove si trova mia sorellasputando sangue e poì, se sarò in vena di carità, la uccideròdopo un paio di giorni, altrimenti potrei far passare anche a qualchesettimana, non mi sono mai cimentata nella tortura ma suona cosìentusiasmente! Ehi Raphy, ti senti anche tu vivo in questo momento?- La sua voce era delirante, mentre i suoi occhi erano intrisi di unafollia che il ragazzo non aveva mai visto, primaprovocando sul suovolto un'espressione di pietà mista a quel naturale sentimento dirigetto che ogni singolo essere umano prova per istinto.

-Sentirsivivi con qualcosa di meno violento no vero? Tipo che ne so... unfilm?- Domandò Raphael, tirando in ballo la prima cosa che gliveniva in mente.

Inrisposta ricevette l'espressione terribilmente annoiata della ragazzache ancora stava perdendo sangue sul letto.

-Sentibello, sono io che decido come divertirmi, se proprio vuoi aiutarmiin questo andiamo in camera mia un giorno, oppure ti senti piùsicuro dentro la tua?- Gli rispose Ai, con tono sbeffardo.

-Micami metto a scopare con la prima indemoniata che mi ritrovo tra ipiedi- Sospirò il Ragazzo ormai esasperato.

-Ehinon sono mica... un'indemoniata qualunque... io sono... Ai...-Nemmeno mentre stava per svenire quella ragazza perdeva la suaarroganza.

Raphaelaprì lo sportello dell'infermeria, prendendo più garze possibili edel disinfettante, per poi sedersi accanto a lei sul letto.

-Senti,vaffancullo tu, vaffanculo io e vaffanculo sta cazzo di scuola, sesolo non avessi accettato quella borsa di studio ora lavorerei comeuno schiavo nelle piantagioni, ma sempre meglio che una cazzo difiglia del demonio che non la smette di perseguitarmi-

Raphaelincominciò a taponare la ferita della ragazza molto meglio che unaAi senza un briciolo di forze potesse fare, continuando a pensare cherazza di sfiga dovesse avere proprio lui, su sette miliardi dipersone al mondo, a beccarsi proprio una delle sette che avrebbepotuto ammazzarlo o farlo ammazzare in meno di qualche minuto.

-Tivoglio... bene anche... io Raphy- Pronunciò in tono drammatico lei.

-Anchementire spudoratamente ha un suo limite- Sbuffò seccato il ragazzo.

-Ahi...mi hai beccata-

Raphaelcontinuò a tamponare, fino a chè il sangue non rallentò abbastanzada permettergli di pulire la ferita, per poi iniziare il bendaggiocon bende pulite, fortunatamente nella sua scuola insegnavano ancheil primo soccorso. Le magie curative esistevano, ma più la feritaera grave più esse ci mettevano tempo a curare completamentequalcuno, quindi per i casi d'emergenza bisognava operare secondoquello che dettava la medicina, appena la situazione si stabilizzavasi poteva poi passare agli incantesimi.

-Cavoloperò Mosès deve averti colpita proprio forte per ridurre la"famigerata superbia" in queste condizioni- Ai poteva chiaramenteavvertire un sottile velo d'ironia nelle sue parole.

-Nondirmi che una cosa così basilare non ve l'hanno ancora insegnata insti anni in questa inutile scuola- Disse sorpresa la ragazza che,piano piano, si stava riprendendo.

-Neiprimi due anni si fanno dei corsi generali, è dal terzo che sisceglie quale specializzazione intraprendere, la nostra è una classedi demonologia, quindi i primi due anni abbiamo studiato storiademoniaca e in questi tre andremo nello specifico con voi settefratelli demoniaci. Ma non ti sei nemmeno informata un minimo sullascuola che frequenti?- Spiegò quasi incredulo Raphael, ormai peròsi stava abituando alle stranezze di quella tipa.

-Ilmarchio di me e dei miei fratelli non è solo la fonte dei nostripoteri, è anche la sede della nostra anima, il nostro punto deboleinsomma. E sono qui solo perchè sono obbligata, se fosse per meavrei già elaborato un geniale programma settimanale: Lunedìsgozzamento, martedì stupro e omicidio di vergini, mercoledì gitadella tortura alla casa di riposo, giovedì danza coi cadaveri delmercoledì, venerdì dormire nuda su lapidi di pietra insanguinate,sabato festa grande con svisceramento in discoteca ed infine domenicadormo-

-Sembrail discorso di un villain stereotipato-

-Villain?Che cos'è?- Chiese con seria innocenza Ai, lasciando particolarmentesorpreso il ragazzo.

-E'il cattivo nei film, fumetti e cose così- Spiegò grossolanamente.

-Uh,quindi io sono un villain?-Riflettè la ragazza.

-Ah,mica lo so io-

Raphaelsi alzò dal letto, per sgranchirsi, la tensione di doversi occuparedel primo soccorso di una tipa del suo calibro lo aveva fattoincriccare tutto.

-Nonti rivesti? La ferita è sotto controllo ormai- Domandò tanto perdire qualcosa, sicuramente non era la vista di un paio di seni adestabilizzarlo, insomma bastava andare in una spiaggia nudista o unqualsiasi sito porno per vederme montagne.

-Nah,quel coso lì... il reggiseno, mi dà un fastidio tremento, megliorestare un po' senza- Rispose Ai, senza tanti giri di parola.

-Nonmi sembra di aver mai visto quelle cicatrici- Pronunciò curioso ilragazzo indicando le ustioni di Ai.

-Sonascondere bene ciò che non voglio ricordare, solo che ora sonotroppo stanca per farlo-

Dettaquella frase cadde il silenzio tra di loro, era fin troppo ovvio chela ragazza non ne volesse parlare.

-Sentiio vado, ho delle cose da fare a casa- Disse il ragazzo,avvicinandosi alla porta, per poi oltrepassandola e richiudersa allespalle una volta uscito. Rivolse un ultimo sguardo ad Ai, chericambiò con uno dei suoi soliti sorrisi beffardi.

Unavolta che fù di nuovo sola Ai si lasciò completamente andare sulmaterasso.

Eradistrutta, sentiva i propri muscoli solo perchè le facevano un maletremendo, probabilmente era proprio quel dolore a permetterle diessere ancora cosciente dopo tutto quello che era successo.

Nonsi sarebbe mai aspettata che Mosès avesse potuto essere cosìpotente, senza nemmeno l'utilizzo della magia era quasi riuscita aducciderla, il tutto con la sua volontà ferrea, addirittura superiorea quella di Ai stessa.

Inquesto modo aveva reso in utile la magia di Lucifero, rendendolaimpotente, in quanto, nel luogo dove veniva tenuta prigioniera piùdi dieci anni prima, non stavano certo ad insegnarle la magia.

Avevaquindi avuto modo d'imparare solo quello che era in sua natura inquanto Superbia, con come contorno delle versioni indebolite delpotere dei suoi fratelli avendo anche i marchi degli altri vizi.

Ilproblema però era che non aveva avuto tempo per imparare per beneanche gli altri sei incantesimi dei demoni, in fondo non passòneppure metà di un anno da quando gli esorcisti le fecero queimarchi a quando lei li uccise, con conseguente incarcerazione in unodei livelli più bassi della prigione di Babele.

Riuscivaad utilizzare appena un decimo del potenziale di quegli incantesimi.

Mosèsavrebbe potuto farle molto peggio, avrebbe potuto spezzarle ognisingolo osso del corpo, lo avrebbe fatto lentamente, per riuscire amantenerla sveglia e vigile durante il processo, in modo che provassefino all'ultimo secondo il dolore più atroce.

Manon era quello che voleva commettere la giudice, Ai glielo avevaletto negli occhi, quello che voleva fare la ragazza dagli occhi delcolor del ghiaccio era impartirle una lezione o avvertimento, aseconda dei punti di vista.

"Sonomolto più forte di te, quindi sta attenta a quello che fai" eraprobabilmente stato il pensiero di Mosès.

Maallora perchè fare un patto con lei in cui le lasciava ogni libertà?

Forseper il semplice fatto che anche la somma giudice sapeva che, anche icani meglio ammaestrati, messi in una gabbia troppo stretta finisconocol mordere la mano del proprio padrone.

-Azade...-Sussurrò la ragazza osservando il soffitto.

Perun attimo Ai rivide lei e sua sorella nel giardino di casa, a giocarespensieratamente, con loro madre, sempre più stanca che le guardavacon un sorriso amaro in un angolo.

Eranorimaste solo loro due e presto sarebbe rimasta solo lei.

-Manterròla mia promessa, ti troverò Azade- Continuò, sempre a voce bassa.

Sigirò sul lato sinistro, per poi ghignare con gusto.

-Equando lo farò allora non avrò più nessun motivo per continuare afare il cane in sta stupida scuola-

Socchiusegli occhi ed in poco tempo di addormentò, stremata dalla perdita disangue e dal dolore.

Nelsogno che fece rivide la ragazza vestita di bianco che sognava spessoquando era bambina, aveva i capelli biondi, mossi ed un po'spettinati, lunghi fino a un po' sotto le orecchie, sorrideva.

Leera sempre stata familiare, ma non sapeva dire come mai, dopotuttonon aveva mai incontrato nessuno di simile nella sua vita.

-Tuasorella ti vuole bene Ai- La voce di quella ragazza senza nomeecheggiava in uno spazio senza fine.

-Loso, è sempre stata l'unica a non arrendersi mai, nemmeno nel momentopiù disperato. Fù l'unica, perfino la mamma si arrese- Per qualchestrano motivo aveva sempre saputo che con quella figura potevaparlare liberamente, probabilmente perchè non era reale.

Erasolo un sogno.

Laragazza sorrise.

-Nondimenticare mai l'amore della tua famiglia Ai-

-Checosa vuoi che ne sapiia un sogno della famiglia?- Pronunciò pungentela proprietaria del sogno.

L'entitàsorrise nuovamente, per poi sparire nella nebbia di quella stranadimensione, lasciando Ai sola.

Matanto ormai quest'ultima ci aveva fatto l'abitudine ai luoghi cosìvuoti.



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