capitolo 5

Il mattino seguente alla visita inaspettata di Cris, vado ad arrampicarmi giù in palestra per alleviare la tensione.

Quando esco dalla palestra sono ormai le 10 di mattina, cavolo ho passato 3 ore intere ad arrampicare e manco me ne sono resa conto.

Vado in cucina dove trovo George seduto su uno sgabello con i gomiti appoggiati al bancone.

<<Kiara puoi sederti un attimo?>> Mi indica lo sgabello di fianco al suo successivamente faccio come mi ha chiesto.

<<Che succede George?>> Vedo che è preoccupato.

<<Mi devi dire cosa è successo ieri. Sono tornato poco fa dal lavoro e ho trovato lì per terra una macchia di sangue>> Indica un punto per terra sul pavimento e continua ad osservarmi in volto.

<<Che cazzo hai fatto in viso?>> Dice indicando il livido che mi ha lasciato Cristopher.

<<Niente. George sto bene>> Cerco di tranquillizzarlo ma con scarsi risultati.

<<Chi ti ha picchiato Kiara?!>> Non posso dirglielo.

La nostra conversazione viene interrotta <<Ciao bambola, già...>> Si interrompe.

<<Oh, buongiorno Signore>> Saluta George educatamente, ma lui si alza dallo sgabello e gli va in contro a passo svelto.

Prende Michael per il colletto della maglietta e lo sbatte contro il muro.

<<Sei stato tu?! Sei stato tu a farli questo>> Indica il mio volto.

<<No George, non è stato lui>> Dico alzando il tono.

<<Allora chi è stato, qualcuno mi dice che cazzo è successo ieri!>> È disperato.

Vabbè gli devo dire tutto ma non solo di ieri sera, dall'inizio, gli dirò tutta la mia storia; non posso continuare a mentire, non posso più mentire a loro.

<<Michael ci puoi lasciare soli.>> Annuisce e se ne va.

<<George siediti, voglio dirti tutto a patto che tu non mi interrompa neanche un secondo.>>

<<Ok, ti ascolto>> Si accomoda sullo sgabello dove era prima.

Inizio a raccontarli tutto quanto senza neanche tralasciare un solo dettaglio, deve sapere della mia vita e quello che ho passato. È arrivato il momento giusto.

Finita la mia storia lui mi guarda sbalordito, non riesce a esprimere quello che vorrebbe dire e come biasimarlo...

<<Sai che tornerà vero?!>> Si riferisce a Cristopher.

<<Si lo so. Mi dispiace di non averti detto tutto prima, pensavo che, se avesse saputo degli incubi e del mio passato non mi avreste più voluto con voi>> Abbasso lo sguardo.

<<Come puoi pensare una cosa del genere.>>Esclama.

<<io e Norah abbiamo deciso di adottarti appena ti abbiamo visto, i tuoi occhi mi avevano catturato tutto di te ci ha presi.
Eri la figlia che non potevamo avere.
Dopo un incidente avvenuto in seguito alla nascita di Luke i medici ci avevano comunicato che non era più in grado di avere figli. Quindi abbiamo deciso di adottarne uno e sei arrivata tu, quindi ti saremo grati a vita.>> Non lo sapevo.

<<Grazie George, per tutto. Ma divrei essere io grata a voi per quello che avete fatto per me.
Posso chiederti una cosa?>> Gli chiedo e spero che dica di sì.

<<Dimmi>> Dice.

<<Mi puoi abbracciare?>> Gli domando con voce bassa, lui non risponde, però si avvicina e mi stringe tra le sue braccia.

Sento il suo profumo di dopobarba e di...casa, tutto all'improvviso diventa più leggero e io mi lascio andare, mi lascio andare in un pianto silenzioso. Le lacrime scendono piano, non sono lacrime di tristezza ma portano con sé la felicità di questo momento.

Mi sento davvero come se stessi abbracciando mio padre in lui rivedo una figura paterna, mi fa sentire bene, protetta e a casa.

Salgo al piano superiore con ancora il sorriso in volto per l'abbraccio con George. Apro la porta di camera mia e trovo Michael seduto sulla scrivania che mi osserva.

<<Che ci fai nella mia stanza?>> Chiedo.

<<Ciao anche a te bambola. volevo domandarti una cosa e sono abbastanza curioso di sapere la risposta.>> Dice scendendo dalla scrivania.

<<Dimmi>> Chiudo la porta e mi avvicino a lui.

<<Tu vorresti conoscere i tuoi genitori biologici?>> Ma che domanda è?!

<<No!>> Esclamo, senza neanche pensarci.

<<Per quale motivo?>> Non sono cazzi tuoi.

<<Non...>> Mi interrompe.

<<Non dirmi che non sono affari miei>> Odio quando la gente che mi interrompe, ma ha ragione stavo per dirglielo.

<<Sai non ci tengo a conoscere le persone che mi hanno abbandonato davanti a un cancello quando avevo solo pochi mesi.>> Non voglio conoscere i miei genitori e non credo cambierò idea.

<<Io se fossi in te vorrei conoscerli e scoprire il motivo per cui l'hanno fatto magari hanno un motivo valido>> Ma è serio?!

<<Valido per cosa! Bisogna avere un motivo valido per abbandonare una bambina davanti ad un cazzo di cancello!>> Urlo con tutta la voce che ho in corpo<<Loro non sono i miei genitori, delle persone così non potrebbero mai essere i miei genitori>> Dico infine abbassando la voce e con gli occhi lucidi.

<<Non sto giustificando quello che hanno fatto, ma ci sarà un motivo delle loro azioni e tu meriti di saperlo.>>

<<Anche se fosse, non saprei neanche da dove iniziare.>> Affermo lasciandomi cadere sul letto. Non conosco i loro nomi, non so dove vivono, non so il loro aspetto, non so niente.

<<Io invece lo so bambola>> Ammicca il suo solito sorriso.

<<Spara la tua solita cazzata>> Dico.

<<No, questa volta non è una cazzata. Chi è che li avrà sicuramente visti? Dai pensaci non puoi non arrivarci>> Lui sa già la risposta ma vuole che lo dica io.

<<Ma che ne so>> Non ho proprio voglia di pensarci in questo momento.

<<L'educatrici, quando ti hanno trovata c'erano anche i genitori..>> Ok lo ammetto questa volta è stato intelligente.

<<..Che gli hanno detto il mio nome, la data di nascita e probabilmente anche il motivo dell'abbandono>> Finisco per lui.

<<Vedi bambola, quando vuoi sei intelligente.>> Mi guarda negli occhi.

<<Io sono sempre intelligente>> Mi vanto

<<Certo, credici>> Dice ironico
<<Sbaglio o mi devi ancora quel bacio>> Speravo si dimenticasse.

<<Sai ci sono altri modi per ringraziare una persona>> Possibile che il suo pensiero è solo baciarmi, anzi forse vuole anche di più come ogni ragazzo della sua età.

<<Ma io preferisco questo modo>> Si avvicina a me per baciarmi.

<<Io non credo>> Mi scanso facendo un passo indietro.

<<Vabbè ci riproverò in un momento migliore. Allora andiamo?>> Ma a cosa si riferisce?

<<Dove?>> Chiedo.

<<All'orfanotrofio>> Ma è pazzo.

<<Io non ci ritorno lì e poi, scemo, è in Italia>> Il fatto che sia in Italia non è importante, il problema è che non voglio tornare in quel posto, dove ho trascorso tutta la mia vita fino ad adesso.

<<Allora ci conviene partire subito, dai bambola>> Subito? Ma che problemi ha?

<<Ma io..>> Cerco di dire ma mi interrompe

<<Niente ma, e poi ho già preso i biglietti per l'aereo>> Aveva programmato tutto, non ci credo, lo ha fatto per me?

<<Ma io sono minorenne non mi fanno salire su un aereo senza un adulto.>> Esclamo ma lui è già pronto a ribattere.

<<Io no, ho venticinque anni quindi andiamo!>> Afferma guardandomi.

Prendo uno zaino e ci metto dentro dei vestiti e alcuni soldi.

Saliamo sull'aereo, il viaggio dovrebbe durare 15 ore quindi mi conviene dormire.

<<Che musica ascolti>> Michael mi toglie un auricolare.

<<Non è di tuo gusto>> Dico riprendendomi l'auricolare.

<<Non sai neanche quali sono i miei gusti>> Ribatte.

<<"Miracle" dei "the score">> Gli dico la canzone.

<<Bella mi piace. Non sapevo ascoltassi i "the score" bambola>> Mi frega di nuovo l'auricolare dalla mano e lo mette all'orecchio.

<<Non sai tante cose di me>> Ci guardiamo.

<<Le scoprirò tutte>> Mi fa l'occhiolino.

<<Vedremo>>Mi rimetto comoda e cerco di dormire, spero di non fare incubi.

Apro lentamente le palpebre, non so per quanto ho dormito ma era da tanto tempo che non facevo incubi, anzi è la prima volta in tutta la mia vita che dormo tranquilla.

Guardo di fianco a me ma vedo che Michael non c'è, ha lascito l'auricolare sul sedile. Vabbè almeno non mi assilla per un po'.

Sfrutto questo momento per andare in bagno.

Faccio i miei bisogni e quando esco vedo Michael parlare segretamente con una persona ma quando mi vede viene verso di me a passo svelto.

<<Pensavo stessi dormendo bambola>> Ammicca quel suo solito sorriso.

<<Mi sono svegliata e sono andata a pisciare>> Dico

<<Come sei formale ed educata>> Dice ironico.

<<Grazie. Dai torniamo a sederci>> Andiamo ai nostri posti e ci accomodiamo.

<<Quanto manca ancora di viaggio?>> Chiedo.

<<Un'ora>> Mi risponde.
Pensavo di più, aspe vuol dire che ho dormito 14 ore di solito dormo a stento 4 ore.

<<Chi era quell'uomo con cui parlavi prima?>> Sono abbastanza curiosa.

<<Non sono affari tuoi>> Lo dice perché è sempre quello che gli rispondo io quando gli faccio qualche domanda.

<<Ok, come vuoi>> Alzo gli occhi al cielo.

<<Eri più simpatica mentre dormivi>> Afferma.

<<Che gentile>> Ribatto sarcastica.

<<Bambola, con te sempre>> Mi da un bacio sulla guancia inaspettato, infatti rimango con gli occhi spalancati e immobile, ha le labbra morbide e calde, qualcosa dentro di me scatta.

Mi ricordo di Cristopher e di quando stavamo insieme, della sua bocca e dei suoi baci, delle sue mani e dei suoi abbracci, della sua voce e delle sue urla, del suo tocco delicato ma allo stesso tempo doloroso. Sapeva infliggermi dolore e piacere allo momento.

Una lacrima mi solca la guancia e ricade sulla maglia.

<<Che ti prende?>> Mi chiede.

<<Sto bene>> Mi asciugo la guancia e guardo fuori dal finestrino iniziando a piangere in silenzio, ma Michael mi prende il mento con una mano e mi obbliga a guardarlo.

<<Non sono scemo, ti sta distruggendo>> Ha capito davvero?

<<Perché gli hai permesso di farti questo? Perché gli hai permesso di toccarti? Perché gli hai permesso di entrare nella tua mente e di annientarla.>> Mi guarda con pena.

<<Io lo amavo>> Dico quasi sussurrando.

<<Beh lui no, lui voleva solo il tuo corpo.>> Mi lascia il mento e guarda di fronte a se.

<<Trova una persona che ti ami per quello che sei dentro e non solo per l'aspetto, che non ti faccia piangere ma sorridere, che non ti faccia sentire sbagliata ma importante e apprezzata, che non ti abbandona ma che ti accoglie, che non ti faccia sentire una merda umana ma una regina. Tu meriti una persona che ti ami davvero.>> Queste parole sentirsele dire da uno come lui è strano, ma valgono tanto.

<<Io..>> Cerco di dire qualcosa, ma le parole mi muoiono in gola.

<<Va avanti Kiara>> Fu l'ultima cosa che disse e fu anche la prima volta che senti pronunciare da lui il mio nome.

L'aereo atterra.

Non ho più parlato per il resto del viaggio, neanche in taxi ma quando l'auto si ferma davanti ad una struttura anzi più precisamente a quella struttura, l'inferno, mi vengono già i brividi.

<<Ci siamo>>Dico a Michael con voce tremante. Paga il taxi e scendiamo, mi fermo a guardare dove vivevo prima.

La recinzione arrugginita, il cancello con gli spuntoni in cima, il prato ingiallito a causa della mancanza di acqua, le persiane delle finestre mezze rotte, le mura con tante crepe e la porta marrone scuro in legno.

<<Tutto bene?>> Mi chiede.

<<Non lo so>> Non tolgo neanche un secondo gli occhi dall'orfanotrofio. Sento qualcuno stringermi la mano e solo a quel punto guardo Michael, mi ha preso per mano?!

I bambini si rincorrono o alcuni sono seduti per terra all'interno della recinzione, quella non è vita. Tutti quei bambini devono avere una possibilità, devono avere una famiglia e devono essere felici, nessuno merita di essere qua.

<<Dai entriamo>>Fa cenno con il capo di entrare e io lo seguo, non ci siamo ancora lasciati.

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Loro sono i genitori di Kiara

George Brown:


Norah Brown:

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