CAPITOLO 38
Sento l'acqua fredda che scorre sulla mia pelle e vorrei solamente che il tempo si fermasse, vorrei cambiare tutto; vorrei non aver conosciuto Michael, Tyler e tutta la mia famiglia. Vorrei riavvolgere la pellicola e tornare a quel giorno in orfanotrofio...quel giorno in cui ho quasi detto addio a tutto, stavo per raggiungere il mio bambino.
*QUALCHE ANNO PRIMA*
Ed eccomi per l'ennesima volta sul pavimento della mia sudicia stanza a scolarmi un'intera bottiglia di scotch, sento l'alcol bruciarmi la gola ad ogni sorso ma non smetto. Voglio staccarmi da questo mondo, voglio perdermi nel limbo del tempo e non pensare più. Voglio che questo dolore se ne vada dal mio petto, però la causa non è il tatuaggio che ho fatto da qualche giorno ma è per il dolore di perdere il proprio fidanzato e figlio nel giro di pochi mesi.
Nessuno, neanche una persona mi vuole nella sua vita, le famiglie mi riportano all'orfanotrofio; l'educatrice Emily non vuole neanche che io stia in istituto ripetendomi che sono un fallimento; Cristopher mi ha abbandonato a causa del bambino e, infine, quest'ultimo se né andato dal mio grembo. Non sarei mai stata in grado di amare qualcuno, me lo avrebbero anche portato via e non avrebbe avuto la vita che meritava.
Ormai neanche i tagli sulle braccia fanno male, niente è paragonabile al dolore mentale che sto affrontando ma perdendo miseramente, perché ormai mi sta distruggendo. Non riesco più a stare in un mondo in cui nessuno mi vuole, in un mondo che non mi fa vivere ma al contrario mi sta uccidendo, anzi ormai credo di essere già morta.
Ho solo una persona adesso, la mia Luna, ma anche per lei sono diventata un peso e non potrà mai avere un'amicizia normale con una ragazza come me che si trova in un cazzo di orfanotrofio. Vorrei solo essere libera. Voglio sentire il calore di un abbraccio vero, voglio provare il brivido di scappare di casa quando si è arrabbiati con i genitori, voglio andare contro le regole per sentire anche solo una volta le grida dei genitori, voglio sentire il bacio sulla fronte quando la mamma e il papà danno la buona notte e voglio tanto fare le cene di famiglia. Ma tutto questo non è possibile, non potrà mai essere possibile.
Mi alzo dal pavimento e mi dirigo verso il letto, sono pronta...credo di essere pronta.
Afferro le lenzuola e le tolgo dal letto, inizio a piegarle e ad attorcigliarle per formare una specie di corda. È notte fonda quindi nessuno mi sentirà e nessuno potrà fermarmi.
Apro la porta e lego alla maniglia esterna il lenzuolo per poi cercare di farla passare sopra la porta, una vola che ci riesco lascio penzolare la stoffa bianca e corro a prendere la sedia dentro la camera. Chiudo la porta il più che posso e posiziono la sedia davanti a essa, salgo sopra la sedia e afferro il lenzuolo per creare una specie di cappio improvvisato. Me lo infilo dalla testa e lo stringo al collo posizionandomi meglio sulla sedia.
"Ok Kiara, non si torna più indietro" Do un calcio alla sedia su cui ero in piedi ed essa che sbatte per terra. Sento il mio corpo che cade a peso morto e resto appesa solo dal collo, il lenzuolo si stringe sempre di più attorno alla mia gola e faccio sempre più fatica a respirare. Quando l'ossigeno inizia a mancare vedo che tutto intorno a me inizia a diventare nero e non sento più niente.
Vi starete chiedendo perché, dopo quell'episodio io sia ancora viva. Beh Lucy mi ha salvato, l'unica educatrice che forse teneva a me, colei che conosce i miei genitori. Aveva sentito il rumore della sedia che era caduta ed è venuta a controllare, mi aveva salvato la vita. Vorrei che non l'avesse fatto, avrei preferito morire invece che continuare a vivere.
Non voglio che mi fraintendiate, non sto dicendo che la vita fa schifo, che è inutile e frivola ma soprattutto senza senso...io non sto dicendo questo.
Sto dicendo che io ho fatto scelte sbagliate ed ero molto immatura, credevo facilmente alla gente; credevo che le persone che incontravo mi avrebbero donato il loro amore; credevo che qualcuno, prima o poi, sarebbe arrivato per sostituire i miei genitori che mi avevano abbandonata; credevo che Cristopher mi amasse e pensavo che con lui avrei potuto avere un futuro anche se alcune volte era violento con me. Ma io mi ero illusa tutto il tempo, ecco perché non esiste il lieto fine e il "vissero per sempre felici e contenti" non esistono le favole, ma soprattutto non esiste il principe azzurro. La realtà è molto diversa dalle fiabe.
Però quello che dico io potrebbe non essere vero, dopo tutto non c'è LA VERITA', non c'è IL GIUSTO ma ognuno trova la propria verità...almeno dal mio punto di vista. Se io non incontro il principe azzurro ma solo il cattivo della situazione, questo non esclude che voi non potrete trovarlo e ricordate, non andate alla ricerca del vostro principe, non mettete fretta al tempo perché arriverà quando sarà ora che arrivi.
La porta del bagno si apre improvvisamente e sento dei passi avvicinarsi alla doccia e vedo dal vetro opaco una sagoma avvicinarsi a me, apre lo sportello della doccia ed entra dentro di essa per poi richiuderla alle spalle. Mi ritrovo a pochi centimetri dal mio corpo Tyler, nudo. Si avvicina sempre di più al mio corpo e io indietreggio fino a che la mia schiena non incontra le piastrelle fredde della doccia. Per quanto mi piacesse averlo vicino fino a ieri sera...beh adesso non vale più la stessa cosa, vorrei avere un momento per me stessa senza che lui mi stia intorno, è come se volesse controllare ogni minima cosa che faccio e mi fa altamente irritare questa questione.
Le sue labbra si avvicinano al mio collo e sento il suo fiato caldo che va a scontrarsi con la mia pelle, la sua bocca si posa sulla mia gola e il mio cuore inizia a battere più forte del solito. Vorrei non interrompere questo fantastico momento, che potrebbe prolungarsi per tanto, ma devo farlo perché tra qualche minuto ho un appuntamento con una persona che ormai non vedo da tanto. Non so per qualche motivo mi abbia chiesto di incontrarci e soprattutto non riesco a comprendere perché proprio in quel luogo, ma ho preferito non fare domande e accettare, dopo tutto non c'era tanta scelta e sarebbe stato da incoerenti non accettare.
<<Tyler, adesso non posso>> Esclamo posando le mie mani sul suo petto. Ma questo gesto ha solo peggiorato le cose, infatti vedo il suo membro farsi ancora più duro.
<<Ah no? E quale sarebbe il motivo?>> Mi chiede mentre fa scivola una mano tra le mie cosce.
<<Devo vedermi con una persona e non posso fare tardi>> Affermo e subito dopo prendo il suo polso per toglierlo dal mio sesso, anche se avrei preferito lasciarlo continuare, ed esco dalla doccia. Afferro un asciugamano e me lo avvolgo attorno al corpo e mi slego lo chignon che avevo fatto per non bagnarmi i capelli e rimetto i vestiti che avevo anche oggi. Saluto attraverso il vetro della doccia Tyler e mi dirigo verso la porta di casa, prendo il mio paio di chiavi dal davanzale e mi avvio verso la moto per andare un salto a casa mia per cambiarmi prima dell'appuntamento.
Sono passata a casa mia, mi sono cambiata e sto andando nel luogo in cui dovremmo incontrarci, non ci metto tanto ad arrivare ma una volta che giungo a destinazione il mio cuore perde un battito e tutto attorno a me diventa scuro. Sento il prato morbido sotto alle mie scarpe e il vento che mi accarezza delicatamente i capelli, il sole mi scalda la pelle e il mio respiro che piano piano si blocca, sento come una pietra che mi blocca l'ossigeno e non lo fa passare.
Faccio qualche altro passo e mi ritrovo di fronte la roccia su cui salivo sempre, per pensare e per allontanarmi da tutti. Vedo il muschio che è cresciuto su una parte di essa e un alberello che si trova tra due fessure, è da tanto che non venivo qua. Sento una mano che mi sfiora la spalla e mi volto lentamente, trovandomi di fronte la figura imponente del dottor Amberg, i suoi occhi azzurri mi fissano mentre i suoi capelli marroni vengono spostati dal vento.
<<Buongiorno Kiara>> Mi saluta cortesemente.
<<Buongiorno Dylan>> Lo saluto a mia volta. Non è cambiato affatto in questi mesi, sempre la solita espressione, sempre la stessa pettinatura, sempre lo stesso tono di voce e sempre lo stesso fascino ma non so perché abbia voluto vedermi.
<<Come stai? Come sta andando?>> Mi chiede continuando a osservarmi.
<<Non mi lamento>> Affermo convinta. <<Perché mi hai chiesto di vederci qui?>> Gli domando senza perdere altro tempo.
<<Dimmi...Da quanto tempo è che non vieni qui?>> Questo quesito mi lascia abbastanza perplessa, non so perché lo voglia sapere e non so cosa c'entri sul fatto che lui abbia voluto incontrarmi ma decido comunque di rispondere.
<<Da quando ho ricevuto quella chiamata>> Rispondo evitando di guardarlo negli occhi. Lo sa benissimo che non vengo qua da quasi due anni e sa anche il motivo; quindi, non capisco il motivo della sua domanda, non so cosa voglia ottenere.
<<Kiara io vorrei proprio parlare di Luna, oggi, con te e vorrei che tu collaborassi>> Mi dice cercando il mio sguardo. <<So che è difficile, ma vorrei che tu ti aprissi con me. Non voglio analizzarti come prima, non ti ho incontrato in veste di psichiatra e medico ma come uomo che si preoccupa della vita di una ragazzina.>> Sembra sincero, sembra che pensi davvero ciò che ha appena detto e io vorrei parlargli e confrontarmi con lui ma ho paura che mi prenda per pazza. Ho paura che non mi capisca e che mi mandi ancora in una clinica, c'è qualcosa che non va in me e me ne rendo conto, tuttavia, non credo che sia arrivato il momento di comunicarli ciò che mi sta accadendo ormai dalla morte di Luna.
<<Kiara te lo chiedo per favore, potrei aiutarti>> Si, rinchiudendomi in un posto per pazzi mentali.
<<Non sono qui per giudicarti, né per prenderti in giro ma solo e soltanto per aiutarti. Non devi affrontare tutto da sola.>>
Magari è vero, forse non racconterà niente a nessuno e potrà dirmi cosa mi sta succedendo, potrebbe aiutarmi con tutto e io potrei vivere serenamente, magari è lui ciò di cui ho bisogno adesso. Un aiuto da qualcuno, non posso continuare a fare tutto da sola.
Gli dico di seguirmi, facciamo il giro della roccia e saliamo su di essa per poi sederci comodamente. Adesso posso iniziare a raccontarli tutto.
<<Ti ricordi quando mi ero rotta la caviglia cadendo dalle scale?>> Gli chiedo e lui annuisce. <<Il giorno che mi hai dimesso dall'ospedale, mentre Daniel e Simon mi stavano riaccompagnando a casa, gli ho chiesto di fermarsi al cimitero. Volevo salutare Luna, ma è successo qualcosa in quel cazzo di posto.>>
<<Cioè?>> Mi domanda e io allora continuo a raccontare.
<<Ero davanti alla sua tomba e ho alzato lo sguardo vedendola davanti a me, era lei in pelle ed ossa>> Il dottor Amberg mi interrompe bruscamente.
<<Kiara, è impossibile. Luna è morta, sarà stata un'allucinazione.>> Mi dice ma io scuoto la testa in segno di negazione.
<<Lo pensavo anche io all'inizio, Dylan. Ma poi...poi ho continuato a vederla, mi appariva ovunque, fuori casa, davanti scuola, per strada. Sento anche la sua voce alcune volte. Ho paura di stare impazzendo.>> Gli dico preoccupata e spaventata.
<<Non stai impazzendo, è solo che ti manca. Sei vittima, come tante persone, della "psicosi illusoria", la chiamava così Freud>> Afferma.
Io lo guardo confusa, non so cosa sia questa cosa e non credo neanche di volerlo sapere ma Dylan continua con la sua spiegazione.
<<È un'allucinazione causata dal dolore del lutto, tipo una follia momentanea, che ci porta a vedere il volto della persona che abbia perso, ci porta persino a sentire la sua voce o il suo profumo. Secondo Freud il rimedio per tutto ciò è tagliare i legami che ti tengono uniti al morto, lasciarlo andare.>> Afferma mentre mi guarda. <<Kiara lascia andare Luna, continua con la tua vita. Lei sarà sempre con te, lei ti guarda ma devi accettare che ormai lei è morta.>>
***
Sono tornata dall'incontro con il dottor Amberg e ho appena aperto la porta della mia nuova casa, vedo che Tyler è seduto su una sedia e ha davanti a sé un computer poggiato sulla penisola, deduco che stia lavorando. Quando finalmente alza lo sguardo mi regala un sorriso caloroso, che si spegne appena scoppio a piangere, il mio fidanzato si alza velocemente e mi viene incontro, mi stringe a sé in un forte abbraccio e io mi abbandono contro il suo petto. Le mie lacrime si schiantano contro la sua camicia bianca e i miei singhiozzi riempiono la stanza. Sento che sto per soffocare, non riesco a respirare, è come se non avessi più ossigeno nei polmoni.
<<Kiara cos'è successo?>> Mi chiede preoccupato. Ma io non rispondo, non riesco a rispondere, mi scendono solo lacrime come se fosse l'unica cosa che io riesca a fare.
Sento le ginocchia che mi cedono quindi mi lasciò scivolare a terra, Tyler segue in miei movimenti e si accovaccia a fianco a me continuando a tenermi stretta tra le sue braccia. Dopo qualche istante sento le sue braccia che mi sollevano e che mi fanno sedere sul divano, Tyler si accomoda accanto a me, continuando a piangere mi porto le ginocchia al petto e appoggio la testa sul suo torace.
Tyler mi sta sempre a fianco, mi aiuta quando ho bisogno e soprattutto sta in silenzio, sa che io non ho bisogno delle parole ma dei fatti, a me basta che lui resti accanto a me, mi basta sentire il suo calore. In questo momento mi viene da vomitare, sento come se ci fosse un sasso sopra il mio petto, sento che sto per affogare nelle mie stesse lacrime, vorrei urlare e gridare al mondo che ormai mi ha ucciso definitivamente.
Ormai sono morta, ho perso Luna e anche Michael le poche persone di cui io mi fidavo ciecamente. La vita me le ha portate vie, come se io avessi fatto qualcosa di sbagliato, ma cosa? Vorrei tanto saperlo.
<<Kiara, so cosa stai passando.>> Le sue parole mi sembrano come un ronzio che passa da un orecchio all'altro. <<Ho perso mio fratello qualche anno fa, ha fatto un incidente e purtroppo non ce l'ha fatta.>>
Vorrei smettere di piangere per cercare di consolarlo, ma le lacrime non smettono di scendere, vorrei poterli porre tante domande ma dalla bocca non riesce a uscirmi neanche una sillaba.
<<Ci ho messo tanto per far sparire il dolore, ma ancora non se n'è andato totalmente e non se ne andrà mai. Kiara con questo dolore convivrai per tutta la vita, diventerà più leggero ma non sparirà mai.>> Mi spiega mentre mi accarezza i capelli biondi che ormai sono ricresciuti. <<Luna sarà sempre con te, sempre>>
<<Mi manca>> Riesco a dire tra un singhiozzo e l'altro.
<<Lo so>> Esclama e subito dopo mi dà un dolce e rassicurante bacio sulla fronte.
Non so quanto tempo passiamo qua, così abbracciati, ma si fa ora di cena e Tyler decide di preparare qualcosa io invece mi sdraio completamente sul divano con ancora gli occhi che bruciano a causa delle lacrime che sono scese senza sosta. Cerco di togliermi ogni pensiero dalla testa ma anche se ci metto tutta me stessa non ci riesco, sento le lancette che fanno "tic" "tac" questo suono insopportabile che ti penetra nella pelle, sento che è sempre più veloce come una bomba che sta per esplodere, ma in questo caso la bomba sono io.
Il suono del campanello mi riposta alla vita reale e vedo passare Tyler che apre la porta, ma a mia sorpresa entrano delle persone che non vedo da qualche giorno.
<<Kia, Tyler ci ha chiamato. Siamo venute appena abbiamo potuto.>> Afferma Grace mentre mi viene incontro.
<<Kiara cosa è successo?>> Mi domanda Kyra e subito dopo si siede a fianco a me sul divano.
Tyler porta in salotto dei toast, lui e le mie amiche mangiano ma io non riesco a toccare cibo, ho lo stomaco completamente chiuso, credo che mangerò questa sera. Passano vari minuti ma io non riesco ancora a far uscire delle parole dalla mia bocca e le mie amiche hanno parlato con Tyler, gli hanno fatto molte domande, ma lui ha semplicemente detto che appena sono tornata a casa ho iniziato a piangere. Mi piacerebbe poter spiegare a tutti e tre ciò che è successo, vorrei raccontarli la conversazione che ho avuto con il dottor Amberg ma non credo di riuscir a dirgli tutto.
Vedo Grace che si avvicina a me <<Kiara. Io, te e Kyra questa sera usciamo. Devi sfogarti in qualche modo e dimenticare, anche solo per qualche ora, ciò che è successo. Non so di cosa si tratta, ma so che hai bisogno di pensare ad altro.>> Mi dice e io le sono grata che abbia capito.
<<Con Tyler abbiamo già parlato e per lui va bene.>> Aggiunge Kyra prendendomi per mano.
Il mio ragazzo mi saluta e mi lascia un bacio in fronte, subito dopo mi ritrovo sopra la macchina di Kyra diretta verso casa sua.
Una volta che arriviamo, scendiamo dall'auto e ci dirigiamo subito verso camera sua. Federico purtroppo non è casa, ma è giù al bar che sta lavorando.
<<Kiara cosa vorresti indossare?>> Mi chiede gentilmente la mia amica. Sto per risponderle ma improvvisamente il mio telefono squilla. È George, mio padre, strano...non mi chiama quasi mai quindi decido di rispondere alla chiamata.
<<Ciao>> Affermo. Ecco la mia prima parola da quando ho smesso di piangere, sembra quasi strano parlare.
<<Ciao tesoro. Scusami che ti chiamo adesso e scusa se ti do così poco preavviso, ma questa sera ho una cena importante e dobbiamo presentarci come famiglia.>> Mi dice mio padre.
<<Papà...in realtà avevo un impegno con le mie amiche ma posso disdire>> Esclamo e vedo il viso delle mie amiche che si fa triste e Grace che sbuffa buttando sul letto i vestiti che aveva in mano.
<<Perfetto, grazie amore mio. Allora appena puoi presentati a casa nostra e da lì andiamo alla cena. Va bene?>> Mi chiede.
<<Si sì, va bene papà, a dopo.>> Affermo e chiudo la chiamata. Mi volto verso le mie amiche e vedo i loro sguardi rammaricati e pieni di delusione.
<<Dove devi andare?>> Mi chiede Grace ma appena concluse la frase il suo telefono squilla, ma non solo il suo, anche il telefono fisso della casa di Kyra. Entrambe rispondono e appena concludono la chiamata Kyra dice che deve correre al bar, perché ci sono un sacco di persone e serve del personale in più invece Grace ha ricevuto una chiamata da Luke, mio fratello. Viene anche lei alla cena, visto che è, ormai ufficialmente, la fidanzata di mio fratello. Fa parte della famiglia.
Quindi Kyra ci accompagna a casa dei miei genitori, mentre lei torna al bar.
Una volta arrivate alla villa ci dirigiamo subito al piano di sopra per cambiarci. Ma nel corridoio incontro Keira. <<Ciao sorellina, volevo avvisarvi di una cosa.>> Ci dice.
<<Dimmi Kei>> Esclamo invitandola a proseguire. <<Il tema della serata è il color azzurro; quindi, variate il colore degli abiti dal blu, al celeste, al turchese...insomma questi colori qua.>> Ci informa ed entrambe annuiamo.
<<Grazie, adesso andiamo Kia.>> Afferma Grace.
Entriamo in camera mia e io tiro un sospiro di sollievo. <<Hai recitato bene, sembrava che stessi per scoppiare a piangere da un momento all'altro.>>
<<Grace, voglio solo cercare di non pensare. Credo che questa cena possa aiutarmi. Non credi?>> Le chiedo.
<<Dipende tutto da te, teso>> Mi dice aprendo il mio armadio. <<Allora vediamo cosa abbiamo qua...>> Inizia a frugare dentro il mio guardaroba e subito dopo tira fuori due abiti con i colori del cielo, uno per lei e uno per me.
Io scelgo di indossare quello che tende più sul colore celeste. È lungo e ha una spaccatura che arriva fino alla parte alta della coscia destra, sotto il seno ha una fascia che fa aderire il vestito alla vita e dopo lo lascia cadere delicato sulle gambe, la scollatura del vestito arriva fino alla parte alta di questa fascia e le spalline non sono troppo sottile ma ben definite.
Invece Grace ha preso il vestito che tende più al color azzurro, ha una scollatura abbastanza prosperosa ma non volgare, che fascia perfettamente il suo seno abbondante, il tessuto che ricopre i seni si intreccia per poi attaccarsi alla parte bassa del vestito, che ricade morbidamente per terra le spalline invece solo molto sottili.
Entrambe ci siamo fatte una doccia veloce e abbiamo sistemato i capelli, lasciandoli sciolti. I suoi capelli neri ormai lunghi ricadono ondulati lungo la schiena arrivando fino alla parte bassa della schiena.
Invece i miei biondi sono più corti dei suoi ma ho decido di piastrarli per evitare che la gente mi guardi male, visto che dopo averli asciugati sono diventati gonfi e quasi ricci.
Dopo aver finito di prepararci ci avviamo al piano di sotto. Tutti i miei fratelli e mio padre hanno uo smoking molto elegante, color blu scuro con la camicia o nera o bianca. Ma a mia sorpresa c'è una ragazza a fianco a mio fratello Simon, che non ho mai visto prima. Appena ci sente si volta verso la mia direzione e le sue labbra mi regalano un sorriso caloroso.
È una ragazza con dei capelli lunghi e lisci, di color arancione tendente al rosso, ma non sono i suoi naturali, sono tinti. Ha degli occhi glaciali, sono di un azzurro che mi ricorda il mare ghiacciato, ha i lineamenti delicati, tutto in lei è delicato.
Ha un vestito color azzurro accesso, come i suoi occhi, che si appoggia delicatamente sul suo corpo, non ha una scollatura profonda ma dritta orizzontale. Ha una spaccatura che arriva a metà coscia e il vestito dietro fa vari giochi di incroci. Molto delicato e fine.
<<Piacere, sono Madeline>> Esclama sorridendo.
<<Kiara.>> Mi presento <<Scusa se potrei sembra volgare, chi sei?>> Le chiedo provando ad essere il più gentile possibile.
<<Lei è la mia fidanzata>> Afferma Simon. Dopo che Camil lo ha lasciato ha fatto un periodo in cui ha sofferto molto; quindi, mi stupisce particolarmente vederlo con una ragazza. Ma lei sembra molto carina e gentile, e a lui serviva qualcuno così.
<<Adesso che ci siamo tutti, tranne Keira e James che si sono già avviati...possiamo andare!>> Esclama mio padre, con a fianco la mamma. Quest'ultima ha un vestito stupendo, di colore blu con uno spacco sulla gamba molto evidente. Alla vita ha un cinturino rigido color oro, ha solamente una spallina anch'essa grande e una scollatura a V.
<<Aspettate. Tesoro, dov'è Tyler? Lui è il tuo ragazzo.>> Mi chiede mentre osserva la stanza senza trovarlo.
<<Pensavo che non potesse venire>> Affermo ma mio padre mi guarda accigliato, come se ci tenesse alla sua presenza. <<Lo chiamo, gli dico di prepararsi.>>
<<Perfetto, passeremo a prenderlo per strada, ci farai da navigatore, amore>> Mi dice felice.
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Hey, ciao a tutti! Come state?
Ecco un altro capitolo, anche se abbastanza in ritardo, lo so ci ho messo tanto ad aggiornare...mi dispiace.
Spero però che vi piaccia, non trattenetevi dal commentare e scusatemi per eventuali errori.
Un kiss, By Light Dark
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