capitolo 36
<<E così tu lo definisci un "compagno di corso" ...Quindi baci tutti i tuoi compagni di classe?>>
Mi volto e mi ritrovo la figura di Michael davanti all'entrata di casa.
Lo ignoro e mi giro verso Tyler <<Ty credo sia ora che tu te ne vada.>> Esclamo quasi preoccupata di quello che potrebbe accadere.
<<Kiara mi devi guardare mentre ti parlo!>> Urla ed è ubriaco, riesco a percepirlo dal modo in cui parla, si mangia alcune lettere.
<<Tyler dico davvero vai per favore>> Continuo, insistente ma quest'ultimo resta fermo a guardare Michael.
<<Non ti lascio sola con Michael, soprattutto se è ubriaco>> Dice Tyler afferrandomi dolcemente un braccio.
<<Non ti azzardare a toccarla>> Gli punta un dito contro venendo nella nostra direzione. <<Allontanati dalla mia fidanzata!>> Continua ad urlare. Perché urla, perché continua ad urlare?
<<Non è la tua ragazza, non più>> Ribatte Tyler.
A queste parole Michael si blocca e inizia a farfugliare parole senza dei collegamenti tra loro, e a stendo riesco a sentirlo.
<<Tyler va via, fallo per me>> Mi volto e lo guardo negli occhi.
<<No, non posso.>> Ma nessuno qua mi ascolta!?
Michael riprende ad avvicinarsi a noi arrivando solo a qualche passo di distanza.
<<Tu>> Michael indica Tyler <<brutto bastardo, ti avevamo avvisato di starle alla larga, e adesso ti ritrovo con le tue labbra sulle sue. Cos'è che non avevi compreso?>>Gli chiede avvicinandosi pericolosamente al mio "amico."
<<Vattene!>> Esclamo rivolgendomi a Tyler.
<<Ti ho fatto una domanda! Cosa non ti è entrato nella testa di ciò che ti avevo detto?>> Michael è impaziente e s sta innervosendo sempre di più. <<Rispondo io, non hai capito un cazzo oppure adesso non saresti qua.>> Stringe i pugni e le nocche li diventano bianche. <<Sei un emerito coglione>> Finito di pronunciare queste parole fa per sferrargli un cazzotto in pieno viso ma io mi metto davanti e quelle nocche, quella mano piena di tatuaggi e anelli, finisce sul mio viso, sulla mia guancia. Cado a terra e solo adesso mi rendo conto di quello che ho fatto. Mi è arrivato un pugno in piena faccia solo perché ho voluto difendere il mio amico. Non so come possa sentirsi Michael in questo momento, non ha mai alzato le mani su una donna in vita sua e adesso il suo pugno è finito addosso a me, anche se non ero io il suo bersaglio.
Mi tocco il viso che mi fa malissimo e mi esce sangue da qualche parte ma solo quando mi tocco il sopracciglio mi accorgo che è da lì che scende il sangue.
Tyler fa per chinarsi ma io allungo la mano per bloccarlo. Allungo il braccio a afferro una stampella e poi l'altra, mi alzo con fatica da terra e davanti a me c'è Michael che è immobile a guardarsi il pugno con delle gocce del mio sangue.
<<Tyler va via.>> Ma ancora una volta resta fermo <<Vattene!>> Urlo e solo adesso si dirige verso la sua auto senza dire assolutamente niente.
Io mi dirigo verso l'entrata di casa, ma sento che Michael mi sta seguendo, sento il rumore dei sassolini del vialetto che fanno rumore ad ogni suo passo e soltanto quando sento la sua mano che si posa sulla mia spalla mi volto bruscamente.
<<Mi dispiace, non volevo.>> Esclama con voce tremolante, non perché sta per piangere ma perché si sta vergognando del gesto che ha fatto.
<<Non voglio le tue scuse, non dovresti neanche essere qua. Che ci fai qua?!!>> Gli urlo in faccia <<Lo vuoi capire che io non ti voglio più vedere! Lo vuoi capire che ogni secondo che passo in tua compagnia è solo del tempo in cui mi faccio del male, in cui mi distruggo! Perché non capisci che io non ti voglio qui, io non voglio vederti, non voglio più sentire la tua voce, non voglio più vedere i tuoi occhi e non voglio più avere nessun ricordo di te!>> Ormai i miei occhi sono pieni di lacrime e per la prima volta anche i suoi, vedo gli occhi smeraldo che ho davanti che diventano rossi e lucidi.
<<Ti prego Kiara...>> Lo blocco prima che lui continui.
<<Michael tu sei il mio male, tu mi fai male. Io sto cercando di sotterrare ogni ricordo che ho di te.>> Affermo e mi impongo di non far scendere neanche una lacrima. Lui sta cercando di fare la stessa cosa, infatti prima di iniziare a piangere di fronte a me si volta e se ne va.
E questa, a mia insaputa, sarà l'ultima volta che vedrò Michael per molto tempo.
Varco la soglia ma prima di salire le scale sento una voce che mi ferma. <<Tesoro stai bene?>> È la voce di mia madre. Infatti, appena mi volto mi ritrovo di fronte lei con i suoi folti capelli ricci, una maglietta larga a maniche corte e dei pantaloni della tuta, si stava preparando per andare a dormire ma come sempre era venuta in cucina a farsi una tazza di tisana calda.
<<Si mamma sto bene>> Affermo con la voce tremolante. Per fortuna la stanza è buia e le luci sono spente, ci sono solo dei raggi della luna che illuminano parte del corridoio, Norah quindi non riesce a vedere i segni che ho in faccia che mi ha procurato accidentalmente Michael.
<<Ne sei sicura?>> Mi chiede titubante.
Annuisco e aggiungo <<Sono solo stanca, ho bisogno di dormire>> ma prima che lei dica altro mi volto e salgo le scale, con una lentezza che mi innervosisce ma finalmente riesco a raggiungere la mia camera.
Chiudo la porta alle mie spalle e mi lascio cadere per terra, strisciando la schiena contro la porta.
Rimango sul pavimento e i miei occhi iniziano a versare lacrime. Michael è la mia distruzione, pensavo che con lui avrei potuto ricominciare, pensavo che lui mi avrebbe insegnato ad amare ancora, pensavo che lui fosse diverso da Cristopher, pensavo che mi avrebbe potuto aiutarmi a ricostruire il mio cuore spezzato ma ha solo preso quei pezzi e gli ha rotti in frammenti ancora più piccoli.
È riuscito ad annientarmi, gli ho permesso di avere potere su di me e lui se ne approfittato. Mi ha illuso dicendomi che mi amava, mi ha fatto innamorare di lui e io ancora adesso non ho smesso di amarlo dopo tutto ciò che mi ha fatto. Odio con tutta me stessa di non essere in grado di provare ribrezzo verso quel ragazzo.
Mentre baciavo Tyler il mio unico pensiero era rivolto a Michael e io disdegno me stessa per non riuscire a concentrarmi su un ragazzo e permetto a qualcun altro di annebbiarmi la mente.
I miei occhi continuano a riversare lacrime e faccio fatica a respirare a causa dei singhiozzi causati dal pianto. Sbatto, di proposito, la nuca sulla porta a cui sono appoggiata e un dolore lancinante si propaga in tutta la testa. Vorrei urlarmi addosso e dirmi quanto sono stata stupida e incosciente, vorrei scuotermi da sola per farmi tornare alla realtà, per farmi vedere quanto sono debole.
Io non ho mai sognato il principe azzurro, non mi è mai piaciuta l'idea di qualcuno che venisse a salvarmi, alcune volte provavo a immaginarmi come sarebbe stato stare insieme ad un ragazzo dolce, carino e affettuoso ma ogni volta provavo quasi "ribrezzo", non sono una persona che ama la dolcezza e le coccole. Ho bisogno di un po' di dramma nella mia vita. E tutto ciò mi ha portato alla rovina, quindi tutto parte da me, sono io che mi sono portata alla mia devastazione.
Continuo a battere la testa contro la porta come se questo gesto potrebbe liberarmi da ogni pensiero. Come se ad ogni botta, un giudizio o una riflessione uscisse fuori dalla mia mente.
Vorrei solamente porre fine a tutto.
Mi alzo da terra con ancora le lacrime che non smettono di scendere. Mi appoggio ai vari mobili per dirigermi verso la finestra, una volta raggiunta la apro e con fatica mi metto a sedere sul davanzale esterno della finestra lasciando che le gambe penzolino nel vuoto.
Sento l'aria che si scontra sulla mia pelle, la sua potenza può variare da una carezza a uno schiaffo potente. In questo momento mi balzano in testa tantissimi scenari, come reagirebbero le persone se scoprissero che io mi sono buttata da questa finestra, penso che a pochi importerebbe veramente, altri non verserebbero neanche una lacrima e si dimenticheranno dell'accaduto il giorno seguente.
Ma la vera domanda è: perché a me dovrebbe importare cosa farebbero o penserebbero le persone se io morissi?
Voglio solamente avere la mia migliore amica accanto e questo è l'unico modo per riaverla.
Mi prenderete per pazza e molto probabilmente lo so, ma lo sono già da tempo, sto impazzendo e non so come migliorare o come uscire da questa pazzia. Sto diventando un peso per la gente che mi sta accanto e ancora una volta questo è l'unico modo per far vivere tutti, compresa me, più tranquilli.
E allora chiudo gli occhi e sto per lasciarmi cadere, sto per farmi trasportare dal vento, sto per andare dalla mia Luna e stare ancora una volta insieme. Ho deciso...è arrivato il momento.
Mi lascio cadere nel vuoto spingendomi di poco con le mani, per un secondo sento l'aria che spinge ancora più forte sul mio viso ma sento una mano che mi stringe il polso e il mio corpo va a sbattere contro il muro della casa.
Qualcuno mi sta tenendo e io sono appesa, se mi lascia è molto probabile che io muoia.
Appena la persona che mi sta tenendo si sporge di poco riesco a notare i capelli biondi di Simon, quest'ultimi lancia un urlo chiamando James. Dopo qualche secondo, arriva anche l'altro fratello ed entrambi mi tirano su di peso. Mi trascinano sul pavimento e Simon mi stringe a sé, posandomi una mano dietro la nuca e l'altra attorno alla vita come se avesse paura di perdermi ancora. Io affondo il viso nell'incavo del suo collo e inizio a piangere.
Perché sono arrivati, perché mi hanno fermato? Perché devo comportarmi come una ragazza problematica? Forse perché lo sono...
Ho dei problemi, sono malata, ma malata mentalmente. C'è qualcosa in me che non funziona, cosa c'è che non va in me?
Perché devo sempre essere una delusione per gli altri? Perché non mi comporto come una ragazza normale? Per quale assurdo motivo devo sempre esagerare?
<<Kiara ma che cazzo stavi facendo?>> Afferma incazzato James.
Non rispondo, non riesco a rispondere.
<<Se non ti avessi sentito, se non avessi sentito dei colpi provenire da camera tua, tu adesso saresti...>> Simon non riesce a proseguire la frase ma in cambio mi stringe ancora di più.
<<Rispondimi Kiara cosa cazzo stavi per fare? Perché?>> Continua a domandarmi l'altro fratello.
<<James smettila>> Esclama Simo.
<<No, non la smetto. Questa non gliela faccio passare liscia, hai bisogno di qualcuno che ti aiuti sorella, lo devi ammettere a te stessa, perché con questo gesto hai superato il limite>> Una volta finita la frase si dirige a passo svelto verso la porta della mia camera. <<Quello che sto per fare...è per il tuo bene>> Esce dalla stanza e io non so più cosa aspettarmi.
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