capitolo 24
~Flash back~ 3 anni prima.
Sono ancora rinchiusa in questo posto, in questo infermo, ormai ho perso le speranze.
È da 15 anni che sono qua dentro, è da quindici anni che sopporto Emily e la sua violenza nei miei confronti.
Ormai non riesco più a fare niente, la mia unica ancora che mi fa ancora restare qua, l'unico motivo per cui sono ancora viva è Luna.
Ieri ho compiuto 15 anni e come sempre è stata l'unica a farmi un regalo, mi ha anche portato una ciambella con una candelina sopra.
Se non fosse per lei adesso io sarei già morta, mi sarei già uccisa.
Sono sdraiata sul letto a fissare il soffitto o meglio, a fissare le stelle che ho disegnato e al centro di queste stelle ho dipinto una luna, la mia luna.
La luna che illumina la mia strada quando mi perdo. Si, è proprio Luna che mi aiuta sempre.
Ormai queste quattro mura grigie, nonché la mia stanza, sono diventate una prigione per me.
Non voglio più restare qua, non voglio più che le famiglie mi adottano per poi restituirmi come fossi un oggetto.
È già capitato due volte non voglio che capiti una terza, mi fanno sentire una merda, un sacchetto della spazzatura, mi fanno sentire rifiutata.
Vorrei che qualcuno mi accettaasse e mi dicesse di restare con loro.
Vorrei che qualcuno mi dicesse di restare.
I miei pensieri vengono interrotti da una porta che si apre, sono le 3 di pomeriggio quindi dovrebbe essere l'orario delle visite.
Nella camera entra Luna con un ragazzo.
È alto e ha i capelli biondi, i suoi occhi sono marroni chiaro e ha una tatuaggio sulla mano, una rosa precisamente.
La rosa è sempre stata il mio fiore, il fiore che mi rappresenta.
La rosa è bellissima il suo significato è dualistico: da una parte collega poli opposti come la morte e la vita, l'impegno e la libertà, il tempo e l'eternità, la passione e la concretezza, il cielo e la terra.
Dall'altra rappresenta la bellezza e la perfezione, nonché il mistero della vita.
La rosa rappresenta la bellezza, la delicatezza e la sensualità ma allo stesso tempo è pericolosa per via delle sue spine, può ferire e far male.
Proprio come me.
Il biondo è vestito con dei pantaloncini neri della Jordan e una maglietta nera, ha anche un orecchino e una collana nera con come pendente un'ancora.
Il ragazzo continua a osservarmi, quindi decido di alzarmi.
Una volta in piedi la maglia larga grigia che ho addosso mi scopre per metà le coscie nude.
Questo tizio non smette un secondo di esplorare il mio corpo con lo sguardo.
Decido di interrompere l'imbarazzo che si è creato.
<<Ciao Lù, hai portato un amico?>> Chiedo indicando quel tizio.
<<Ciao Kia, si lui è Cristopher un mio amico, stavamo tornando da scuola insieme e volevo fartelo conoscere, visto che mi chiede sempre di te.>> Mi comunica.
<<Esatto, Luna mi ha parlato molto di te e volevo conoscerti.>> Parla Cristopher.
<<Ah bene, non sono molto presentabile però>> Dico.
Ho solo una maglia addosso e i capelli biondi spettinati, direi che non sono pronta per conoscere persone nuove.
Luna osserva la stanza in particolar modo la bottiglia di whisky per terra di fianco al letto, l'ho rubata ad un'educatrice.
<<Mi avevi promesso che smettevi>> Mi rimprovera.
È vero gli avevo promesso che avrei smesso di bere, ma non posso farci niente, io ho bisogno dell'alcol.
<<Luna l'alcol fa meno male delle persone.>> Esclamo.
<<Quanti anni hai?>> Chiedo a Cris.
<<Ho tre anni in più di te.>> Quindi ha 18 anni, ma aspe come fa a sapere quanti anni ho?
<<Come fai a sapere la mia età?>> Immagino già la risposta.
<<Luna mi ha detto tante cose.>> Ecco appunto.
<<Vabbè..>> Mi guardo intorno, ho i vestiti sparsi per la camera, ma non me ne vergogno<<Se volete potete accomodarvi>>
Mi rivolgo ai due mongoli in piedi.
Io mi siedo sul letto e Luna di fianco a me, mentre Cris si mette sulla sedia davanti alla scrivania con una gamba rotta.
Un giorno ero arrabiatta e ho tirato un forte calcio al tavolo e per sbaglio si è rotto. Ma per sbaglio.
<<Raccontami un po' di te>> Dico a Cris.
<<Beh sai la mia età, sai il mio nome, cos'altro vuoi sapere?>> Ma tutto bene?
<<Qualsiasi cosa.>> Affermo mentre Luna ci osserva divertita.
<<Gioco a football e faccio schifo in matematica, il mio colore preferito è il nero>> È anche il mio colore preferito.
<<Tu invece, stupuscimi, dimmi qualcosa che non so di te>> No.
<<Passo>> Esclamo.
<<Come vuoi...>> Mi osserva, anzi meglio mi fissa negli occhi.
Ma che sta succedendo, è il primo ragazzo che si comporta così con me, che mi osserva e mi studia, o meglio dire...studia il mio corpo.
Stanno qua per mezz'ora fino a quando decidono di andare via perché l'orario delle visite è finito.
Saluto Luna e il tizio strano e mi rimetto sul letto.
Decido però di andare a farmi una doccia.
Prendo tutto l'occorrente e mi avvio verso i bagni che abbiamo tutti in comune, tranne i maschi che ne hanno uno separato ovvio.
Faccio la doccia, mi ovvolgo nell'asciugamo e ritorno in camera.
Appena apro la porta vedo un ragazzo seduto sul mio letto.
<<Cristopher che ci fai qua, non puoi entrare, l'orario delle visite è finito.>>
Si alza dal letto e viene verso di me.
<<Si lo so.>> Dice prima di posare le sue labbra carnose sulle mie.
All'inizio sto al bacio ma poi lo spintono.
<<Ma che cazzo fai, come ti permetti brutto pervertito.>> Non urlo oppure rischiano di sentirci.
<<Desideravo farlo dal primo momento in cui ti ho vista.>> Esclama.
<<Tu sei un pervertito pazzo>> Affermo.
<<Strano, di solito le ragazze apprezzano quando le bacio, apprezzano anche quando gli faccio altre cose.>> Ma è pervertito davvero.
<<Vattene>> Dico.
<<Puoi vestirti tranquillamente anche se ci sono io, non mi da fastidio>> Afferma.
<<A me si, non ti conosco neanche, quindi sparisci dalla mia stanza.>> Questa volta alzo la voce.
<<Va via, non voglio che tu stia qua, mi manderai nei casini>> Esclamo quasi piangendo.
Mi osserva, osserva le mie braccia nude<<Cosa sono quei lividi?>>
Sono i segni della morte, sono i segni che mi ha lasciato Emily, sono il dolore che mi infligge quasi ogni giorno e che mi infliggerà anche oggi perché ho alzato la voce, perché sto parlando con qualcuno, perché c'è qualcuno nella mia stanza oltre l'orario di visita, quindi va via.
<<Niente!>> Esclamo.
Vede che sono preoccupata e si avvicina alla finestra ascoltando quello che gli ho detto prima, ma per sicurezza glielo ripeto.
<<Vattene, va via e non tornare>> Gli dico.
Lui esce dalla finestra e pochi secondi dopo entra dalla porta il mio demone, la mia fine.
<<Con chi stavi parlando ragazzina?!>> Emily si avvicina pericolosamente a me.
<<Con nessuno>> Dico spaventata.
Il suo sguardo ricade sulla bottiglia ai piedi del mio letto.
Subito dopo mi arriva uno schiaffo in faccia.
<<È così che strasgredisci alle mie regole, ti avevo avvertita, ti avevo detto di non bere ragazzina e tu cosa fai? Non mi ascolti, niente di nuovo.>> Mi sbatte alla parete.
<<Tu sei un casino, una causa persa, le persone ti rifiutano, le famiglie ti rifiutano e ti restituiscono, sei la mia rovina, sei un disastro.>> Urla mentre prende la bottiglia e me la sbatte al muro come fa sempre.
Ma questa volta è vicino alla mia faccia, i vetri si conficcani nella pelle, sulla mia guancia e vicino all'occhio.
<<Non solo continui a bere e a sbagliare ma parli con persone in orari non autorizzati. Sei un casino. Sei un disastro.>> Continua a urlare e le lacrime iniziano a scendere dai miei occhi.
<<Non iniziare a frignare, sei solo una mocciosa, non vali niente, sei debole e inutile, questa è la vita reale smettila di vivere nelle favole. Sei un fallimento.>> Ricevo uno schiaffo nella guancia opposta a quella martoriata dai vetri.
La donna esce dalla stanza chiudendomi dentro a chiave.
Continuando a piangere vado davanti allo specchio e mi guardo, cerco di togliere i vetri e con dell'altro alcol, che avevo sotto il materasso, disinfetto le ferite, brucia tantissimo ma devo resistere.
Una volta finito mi siedo per terra, accanto ai vetri rotti e appoggio la schiena alla parete.
Prendo un vetro e taglio, taglio la mia carne, taglio sul polso e faccio uscire sangue.
Sono un mostro e sono un essere che non può essere salvato, sono sbagliata, sono persa e abbandonata, ci sarà un motivo per cui i miei genitori non mi hanno voluta e il motivo è che io sono...
SBAGLIATA, SONO UN MOSTRO.
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Daniel mi ha riaccompagnata a casa insieme a Kevin, dopo aver mangiato qualcosina.
Sono rimasti a casa con me, mi hanno fatto compagnia, mentre Michael era in giro con Jinny chissà dove, mia mamma e mio papà sono usciti insieme, James e Keira sono usciti con dei loro amici e Luke è andato a trovare Grace.
Ormai sono sdraiata, a pancia in su, sul divano da un po' di tempo, guardo il soffitto e mi ritorna in mente la prima volta che ho incontrato Cris.
A pensarci mi fa male, dal modo in cui osservava il mio corpo avrei dovuto capire che non aveva ottime intenzione, che lui mi desiderava non per la persona che ero ma per il mio corpo e basta.
Sento lo stomaco stringersi e crearmi dei crampi, ho bisogno di vomitare, non ce la faccio più, non voglio più mangiare, se mangio vomito e soffro.
Sdraiato affianco a me si trova il piccolo Kev che si sta rannichiando al mio fianco, è bellissimo.
<<Mamma>> Dice nel sonno e inizio ad accarezzargli la schiena piccola.
Daniel è andato a comprare del succo per suo figlio, questa volta gli vuole prendere il succo all'ACE, perché ormai beve solo quello ananas.
Piano piano mi addormento anch'io.
Sono sdraiata sulla sabbia e intorno a me non c'è niente, solo sabbia e il mare.
<<Hey Kia, a cosa pensi?>> Mi volto e affianco a me è sdraiata Luna.
<<Penso a quanto sono stata stupida a non accorgermi che tu eri incinta>> Mi volto e la guardo.
<<Kia sai che se non ti voglio dire una cosa non te la dico e non avrei mai permesso che tu lo scoprissi...Non volevo farti soffrire ancora.>> Mi dice.
<<Luna io...>> Mi interrompe alzandosi di colpo.
<<Prenditi cura del mio piccolo Kev e stai attenta ok?!>> Si alza in piedi.
<<Certo che lo farò ma in che senso stai attenta?!>> Mi metto a sedere.
<<Devi stare attenta! Stai attenta a Michael>> Esclama prima di sparire.
<<Tu hai baciato mia zia!>> Questa è la voce di Kev.
Mi sveglio di colpo e trovo Kevin che indica una persona.
<<Tesoro che succede?>> Gli domando mettendomi a sedere.
<<Lui>> Indica una persona e solo adesso alzo lo sguardo per vedere.
<<Che ci fai tu quà!?>> Urlo mettendomi in piedi a fatica.
<<Piccola lui chi è?>> Chiede tranquillo.
<<Non ti interessa Cristopher e non chiamarmi così>> Lo guardo negli occhi.
<<Perché sei tornato?>> Chiedo.
<<Io voglio te, ancora non lo capisci>> Ma è impazzito.
<<Mi hai baciato mentre dormivo?!>> È quello che ha detto Kevin.
<<Si, volevo farlo è l'ho fatto, mi mancavano le tue labbra.>> Che pervertito.
<<A me non mancavi tu!>> Urlo ancora e sono talmente distratta che non ho neanche sentito la porta aprirsi che mi ritrovo in salotto anche con Michael e Jinny.
<<Va via Cris! Vattene!>> Grido.
<<Senti coso, sparisci prima che ti metta le mani addosso>> Si intromette Michael.
Jinny non parla ma agisce, la vedo scattare, sta andando verso Cristopher e vuole picchiarlo, vuole ucciderlo.
Prima che possa fare qualcosa Michael la afferra per un braccio e la blocca.
<<Jin calma>> Gli dice.
<<Ascolta il tuo amico ragazzina.>> Esclama Cris verso di lei.
<<Sei un pervertito bastardo.>> Urla lei.
<<Che esagerazione.>> Dice sorridendo.
Perché è tornato, perché continua a tornare e a tormentarmi, io non lo voglio più, non voglio più vederlo.
<<Perché sei tornato ancora?>> Gli domando ancora.
<<Perché voglio te.>> Non mi avrai, mai.
<<Scordatelo, dimenticati di me.>> Cerco di andarmene dal salotto, ma Cris mi blocca per un polso.
<<Non riesco a dimenticarti piccola.>> Prima che possa reagire Jinny mi precede.
Riesce a liberarsi dalla presa di Michael e si scaraventa addosso a Cristopher.
Gli tira un pugno forte in faccia, non so se si è fatta più male lei che lui.
<<Se ti azzardi a toccarla un'altra volta, ti farò finire in ospedale.>> Grida tenendosi le nocche.
Subito dopo prende Kevin in braccio e me per mano.
Mi trascina su per le scale fino ad arrivare in camera mia.
Mi fa sedere sul letto e mette Kevin su una sedia dandogli il suo telefono per giocare, così si distrae.
<<Perché non lo denunci!?>> Mi chiede irritata.
<<Io..Io non lo so.>> E invece si che lo so.
Io non voglio denunciarlo, perché non cambierà nulla.
<<Se lo denuncio cosa cambia Jinny?Gli daranno un ordine restrittivo nei miei confronti e credi che lui lo rispetterà...no!>> Ecco ciò che penso.
<<Denuncialo per violenza sulle donne, mi avevi detto che ti aveva picchiato.>> Va da una parte all'altra della stanza, non sta ferma e io la seguo con gli occhi.
Mentre in sottofondo sentiamo la suoneria del gioco a cui sta giocando Kevin.
<<Mi ha tirato degli schiaffi mentre stavamo insieme, ma niente di esilarante.>> Dico.
<<E invece si, quello non deve azzardarsi toccarti.>> Esclama.
Mo esplodo, non no voglio più sentir parlare di lui.
<<Jinny basta!>> Urlo <<Basta! Va via voglio restare sola.>>
<<Ma io...>> Cerca di parlare.
<<Jinny, per una volta fai quello che ti dico, hai solo quindici anni, non immischiarti in certe cose. Va via.>> Gli dico.
Alle mie urla Kevin scoppia a piangere, perfetto sono pure riuscita a far piangere un bambino.
Jinny senza parlare prende in braccio Kevin ed esce dalla stanza, lasciandomi da sola.
Ho bisogno di bere, voglio bere, basta non riesco più a stare a questo mondo, ho bisogno dell'aiuto di qualcuno, ho bisogno di parlare con qualcuno al riguardo di quello che sta succedendo.
Mi sento sola e incompresa, vorrei avere Luna vicino per parlare con lei, per confidarmi. Ho bisogno che la mia migliore amica ritorni.
Ho bisogno di sentire il calore dei suoi abbracci e il profumo di tabacco nei suoi capelli a causa della mamma che fuma.
Mi ricordo che tempo fa avevo nascosto una bottiglia di vodka da qualche parte della mia camera.
Inizio a cercarla.
Apro i cassetti della biancheria intima, lancio tutto per aria, devo trovarla, ma qua non c'è niente.
Provo nella cabina armadio ma anche qua niente.
Con le poche forze che mi rimangono alzo il materasso e guardo sotto ma nessuna traccia di quella bottiglia.
Cerco ovunque, ma non trovo niente.
Luna sapeva i miei nascondigli e mi avrà preso la bottiglia quando ha fatto sparire tutto l'alcol dalla casa.
Lei mi conosceva troppo bene.
Non posso neanche andare ad arrampicare per quello che ha detto il medico Amberg.
Prendo il telefono dalla tasca dei jeans, apro spotify e collego il telefono allo stereo.
Metto la prima canzone, "Stronger" dei "the Score".
Alzo il volume al massimo e mi sdraio per terra a guardare il soffitto.
Le parole della canzone mi entrano dentro l'anima e mi fanno scoppiare a piangere.
Sono un disastro, faccio soffrire tutti.
Resto per almeno quattro ore sdraiata sul pavimento, ormai si sarà fatta sera, quando qualcuno entra in camera.
A fatica mi alzo in piedi e vedo Michael che mi guarda.
Vado a spegnere lo stereo e aspetto che parli.
<<Ciao Bambola, appena sei salita ho mandato via Cristopher e quando gli altri sono tornati George ci ha detto che dovremmo andare ad una cena del suo lavoro, ha invitato tutti persino Fede e Kyra.
Quindi io e gli altri ragazzi siamo andati a comprarvi un vestito, il tuo è giù.>> Mi comunica velocemente.
<<Michael...>> Mi interrompe.
<<Vado a prendertelo e faccio salire le ragazze così si preparano anche loro, quando siete pronte scendete.>> Da un ultima occhiata alla camera in disordine e poi esce.
Perché è così freddo con me adesso?!
Dopo pochi minuti entrano nella stanza Jinny, Keira, Grace e Kyra.
<<Qua dentro è esploso qualcuno cazzo.>> Afferma Grace.
E ci mettiamo a ridere, sa come farmi tornare il sorriso.
Mia sorella mi passa il mio vestito confezionato, a turno ci facciamo una doccia e siamo tutte in accappatoio.
Ci stiamo asciugando i capelli a vicenda e alcune di noi se li piastrano anche, me compresa.
Ci vestiamo, Kyra e Keira ci truccano, visto che sono le più brave.
Io ho indosso un vestito nero lungo con uno spacco laterale, una scollatura a cuore, che mette in mostra il seno, la gonna è morbida e non stretta al contrario della parte sopra.
Abbinato con delle scarpe nere con il tacco.
Keira ha indossato un vestito verde smeraldo sempre con lo spacco. Gli ricade delicato su tutto il corpo e la scollatura è meno accentuata della mia. Il tutto abbinato con una collana e scarpe color oro.
Grace ha messo un vestito rosso, per niente scollato davanti, ma dietro lascia la schiena scoperta e si intreccia.
È lungo e morbido, gli sta divinamente.
Tutto insieme a delle scarpe nere alte.
Kyra ha indossato un vestito blu con lo spacco sulla gamba, non tanto scollato e sempre con la schiena scoperta che si intrecciano dei nastri.
Ha anche un pochino di strascico dietro ed è perfetto sul suo corpo.
Le scarpe sono color carne e con il tacco alto ovviamente.
Infine Jinny ha indossato un vestito rosa, molto lungo e con la gonna che gli ricade delicata per terra, ha uno spacco sulla gamba meno evidente ma comunque perfetto per la sua età.
Tutto abbinato con delle scarpe con il tacco e brillanti argentate.
Siamo tutte pronte, prendiamo delle borsette tutte nere o bianche, che si abbinano ad ogni colore, ci mettiamo dentro il telefono e dei trucchi ovviamente anche del profumo.
Una volta del tutto pronte scendiamo al piano di sopra, ho indossato i tacchi meno alti che avevo, già faccio fatica a scendere le scale per la poca forza e quindi Grace mi aiuta.
Arrivati al piano di sotto trovo mia madre Norah con uno splendido abito.
È di un azzurro tendente al verde, la scollatura è profonda ma non troppo da risultare volgare, il vestito si intreccia dietro, tipo quello di Grace è Kyra, la gonna è lunga e mia mamma è la donna più bella che abbia mai visto.
La sua chioma dorata riccia mi ricorda troppo il sole e mi fa sorridere.
È anche molto giovane, ha partorito James a soli 14 anni, adesso ha trentanove anni, la ammiro molto ed è una donna forte.
È affiancata da mio padre George che ha uno smoching come ogni maschio della stanza. La camicia è bianca con la giacca e i pantaloni neri.
Sono stata non fortunata, di più ad essere stata adottata da una famiglia come questa.
Invece gli altri ragazzi hanno tutto nero, sembrano ad un funerale, beh anche io ho indossato tutto nero, quindi non sono da meno.
Direi che sono pronta per la serata, voglio solo distrarmi e non pensare.
Ma come sempre andrà sicuramente storto qualcosa, me lo sento...
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